E' lui !!!!
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Povero Poulsen, pippero un poco lo è , ma di qui ad avere tutte le colpe :asd:
Secondo me era un acquisto evitabilissimo, visto anche che la Juve non si era liberata di Tiago, però proprio scarso non deve essere.
Cocoon ci stai invitando a trovare le differenze tra la faccia di legrottaglie e la faccina usata da te?
io dico 1: la tua faccina muove gli occhi.
ORE 6.30: Suona la sveglia (a forma di camaleonte) nella stanza di Ranieri.
ORE 6.31: La sveglia a forma di camaleonte è al suolo distrutta. Ranieri l'ha lanciata dopo aver fatto un incubo con protagonista Xabi Alonso.
ORE 8.00: Colaziona all'americana. Per Giovinco "Latte e Nesquik con i Frosties"
ORE 8.02: Giovinco fa cadere la tazza del latte sul piede destro di Cristiano Zanetti. Giovinco piange, Zanetti si rompe.
ORE 9.00: Iniziano gli allenamenti a Vinovo. Si presentano in 5... tutti gli altri sono in infermeria...
ORE 9.30: De Ceglie, Marchisio e Giovinco giocano al torello... si intromette Molinaro, che spara il pallone oltre la recinzione... Giovinco comincia a piangere. Del Piero lo sculaccia.
ORE 10.00: Sessione Lanci Lunghi: tocca a Molinaro... tutti indossano un casco protettivo per precauzione. La prima vittima è Amauri: salta troppo in alto, mentre il lancio di Molinaro è rasoterra. Amauri viene colpito alle parti basse.
ORE 10.10: Sissoko e Chiellini giocano al torello... si intromette Albin Ekdal... Sissoko, pensando che Albin fosse una ragazza, lo rincorre per tutto il campo. Ranieri è soddisfatto, pensando invece che i giocatori stessero facendo un pò di atletica.
ORE 10.15: Ekdal è a terra stremato. Sissoko gli entra in scivolata per fermarlo.
ORE 10.16: Zanetti prova ad entrare in campo; forse la botta è rientrata. Come non detto... Molinaro gli passa la palla di potenza e Zanetti, per rincorrerla, sbatte su Chiellini. Cade a peso morto e si infortuna al ginocchio. Chiellini invece sanguina, come al solito, al viso.
ORE 11.00: Amauri e Trezeguet litigano per tirare l'unico pallone rimasto (gli altri sono stati bucati da Molinaro). Tra i due litiganti interviene Iaquinta, che redarguisce entrambi in dialetto calabrese. Ranieri è soddisfatto intanto, accarezzando il suo cucciolo di camaleonte (comprato nel nuovo negozio aperto da Zebina).
ORE 12.00: Del Piero incita Buffon a fare parate "più serie"... pacca sulla spalla da parte di Alex, e Buffon cade a terra infortunato.
ORE 12.01: Knezevic e Mellberg litigano per un errore difensivo da parte del croato. Si insultano a suon di rutti e scorreggie...
ORE 12.05: Chiellini entra duro su Grygera. Il ceco, a terra, vede una luce... forse è arrivato il suo momento... vede Legrottaglie.
ORE 12.06: Legrottaglie trasporta Grygera in infermeria... poi gli recita l'estrema unzione...
ORE 12.10: Il dott. Agricola telefona a Blanc: chiede se è possibile diventare primario, dato che oramai è diventato un ospedale a tutti gli effetti...
ORE 13.00: Ranieri affida temporaneamente il suo piccolo (sacro) camaleonte a Giovinco, come premio per aver fatto il bravo durante gli allenamenti. Giovinco lancia il camaleonte pensando fosse una lucertola... Ranieri sculaccia Giovinco e lo tiene fuori per la partita successiva.
ORE 13.10: Zebina trova il piccolo camaleonte stramazzato a terra. Pensando che fosse un peccato gettarlo, lo usa come nuova opera per la sua Galleria d'Arte...
ORE 14.00: Telefonata anonima a Vinovo: dei rapitori hanno rapito Tiago. La dirigenza chiede quanto è possibile sborsare per tenerselo...
ORE 14.25: Camoranesi e Amauri vanno dal parrucchiere.
ORE 15.00: Amauri si presenta come tronista a "Uomini e Donne"
ORE 15.05: Ekdal si presenta come tronista per "Uomini e Donne".
ORE 15.06: Sissoko si presenta come corteggiatore di Ekdal...
ORE 15.20: Ranieri chiama la baby-sitter per sorvegliare Giovinco.
ORE 16.00: Del Piero finisce l'ennesima pubblicità dell'Uliveto.
ORE 16.05: Buffon finisce l'ennesima pubblicità...
ORE 17.00: La Proraso chiama Mellberg per farlo diventare il nuovo testimonial. Lo svedese rutta al telefono e chiude...
ORE 17.10: Marchisio e De Ceglie finiscono di registrare la puntata di "Amici".
ORE 18.00: Coprifuoco per Nedved. Torna all'ospizio.
ORE 18.30: Legrottaglie finisce la messa alla parrocchia nei dintorni di Vinovo.
ORE 19.00: Manninger incontra per chat una ragazza... la ragazze gli chiede se può uscire... Solo a sentire quest'ultima parola, Manninger la scarica.
ORE 20.00: Ranieri e Giovinco escono dal Disney Store: Ranieri con un pupazzo di camaleonte, Giovinco con il pupazzo di se stesso...
ORE 22.00: Ranieri rimbocca le coperte a Giovinco, Marchisio e De Ceglie... racconta di seguito la favoletta "Dell'Uomo Nero".
ORE 22.01: Sissoko sbrana Ranieri perchè si è sentito chiamato in causa...
ORE 22.05: Chiellini bestemmia (in toscano), e Legrottaglie - incazzato - gli scaraventa il Vangelo addosso... Chiellini va a dormire con il volto sanguinante.
ORE 22.10: Giovinco non riesce a dormire, ha fatto un incubo... Ranieri si infastidisce e lo sculaccia. Non verrà schierato titolare per la prossima partita.
ORE 23.00: Tiago chiama per avvertire di essersi liberato dai rapitori... risponde però Poulsen, che però non capisce nulla.
ORE 24.00: Ranieri si addormenta finalmente...
ORE 00.05: Ranieri si sveglia in preda al panico... aveva sognato che la Juve avesse comprato Xabi Alonso.
Evviva! Evviva!
http://www.gazzetta.it/Calcio/SerieA...ortunati.shtml
Anche a me piacerebbe prendere Drenthe...è grezzo ma disciplinato secondo me è un ottimo acquisto.
billo, le ore 15,00 - 15,05 - 15,06 sono bellissime , la 19,00 quasi quasi la metto in firma :asd:
Iaquinta.....ma come cazz si fa a fare male se non gioca mai :uhm:
Perche' si e' fatto male? Su tuttosporco non diceva niente.
La squadra più forte del mondo
Il campionato dei piagnoni: anno di grazia 1997. La Juventus lippiana all'apice dei suoi successi: in tre anni due scudetti, una Coppa dei Campioni, una Intercontinentale, tre finali europee su tre partecipazioni. Nonostante l'esito sfortunato dell'ultima finale persa con il Borussia Dortmund degli ex Kohler, Reuter e Paulo Sousa, la squadra bianconera è quasi unanimemente considerata la più forte del mondo per continuità di risultati e gioco espresso e riceve le lodi degli addetti ai lavori in tutta Europa, facendo inchinare anche un maestro come Alex Ferguson. [1]
Le voci contrarie sono poche e provengono tutte dalla penisola dei campanili, in particolare dall'ambiente romano, frizzante e pieno di aspettative per due squadre in crescita e su cui i nuovi presidenti, Cragnotti e Sensi, stanno investendo molto. E' il neoallenatore della Roma, di fresco esonero sull'altra sponda del Tevere, Zdenek Zeman, il critico più accanito. Nipote di Cestmir Vycpalek, ex allenatore della Juve, sostiene che, con l'avvento della Triade e dell'allenatore viareggino, lo stile Juve può considerarsi definitivamente sepolto e, impartendo una lezione del suddetto stile, definisce le vittorie juventine frutto del "****".
Il tecnico bohemienne (per ius soli e velleità artistiche) trova subito una preziosa sponda per le proprie dichiarazioni antijuventine nel quotidiano romano "Il Messaggero", di proprietà del potente costruttore Franco Caltagirone e allora diretto da Pietro Calabrese, poi successore di Cannavò alla guida della Gazzetta. [2]
La stampa romana compie il salto di qualità: da una faziosità tutto sommato folkloristica all'aperta diffamazione. La penna più velenosa è quella di Roberto Renga, tra le altre cose ospite fisso del celeberrimo Processo di Biscardi. I continui attacchi alla Juventus portati dalle colonne del Messaggero esauriscono però presto la pazienza della dirigenza juventina, che citerà in giudizio il giornalista romano e la testata, presentando una querela con annessa richiesta di risarcimento danni milionaria.
Non è però il solo Messaggero ad alzare i toni: il settembre juventino è condito da numerosi attacchi della stampa nazionale che, dopo avere aspramente criticato il mercato bianconero, non perde occasione per punzecchiare la Vecchia Signora ogni qual volta se ne presenti l'occasione. Le ragioni sono probabilmente da ricercare in un atteggiamento corporativo, in seguito a un fatto di qualche tempo prima, in procinto di approdare in tribunale. Il protagonista è l'allora misconosciuto giornalista torinese Marco Travaglio, che si autodefinisce politicamente conservatore e sportivamente juventino, con tutta una carriera davanti per smentirsi.
Il riccioluto fustigatore era infatti stato estromesso dagli accrediti stampa del Delle Alpi in seguito a una serie di articoli velenosi nei confronti di Luciano Moggi per cui, sin dai tempi del Torino, aveva maturato una particolare ossessione, collezionando multe stradali e ogni genere di questione legale che lo riguardasse, noncurante delle archiviazioni e dei proscioglimenti a suo carico.
I colleghi giornalisti si erano quindi schierati dalla parte di Travaglio e Giraudo si era prodigato per organizzare una cena riparatoria che mettesse qualche pezza dal punto di vista comunicativo all'atteggiamento apertamente ostile dei giornalisti nei confronti della Juventus. La poca diplomazia di Giraudo però determinò un'escalation del conflitto: definendo, infatti, Travaglio un giornalista "alla Pecorelli" alla presenza dei suoi colleghi, che riferirono il fatto all'interessato, fu querelato dallo stesso Travaglio.
La querelle finì per riguardare anche il povero Lucianone, indagato per favoreggiamento, per avere sostenuto di non avere sentito il riferimento a Pecorelli, cosa per altro perfettamente plausibile in una cena di 15 persone.
La trafila giudiziaria si concluderà comunque il 2 ottobre 1998, con il proscioglimento di entrambi gli imputati da ogni addebito.
Travaglio, sempre rispettoso delle sentenze, commenterà con astio la decisione del giudice di ritenere la frase di Giraudo non diffamatoria, di fatto offrendo una riabilitazione storica dello scomparso Pecorelli. [3]
La nostra posizione è un po' diversa. Non crediamo che Giraudo volesse di fatto complimentarsi con Travaglio ma nemmeno che gli volesse dare del ricattatore. Probabilmente intendeva riferirsi al suo lavoro come, di fatto, totalmente dipendente da fonti giudiziarie e istituzionali, di cui Travaglio era ed è un astuto collagista, che spesso piega le sentenze ai propri teoremi.
La battaglia giudiziaria con Travaglio aveva ad ogni modo decisamente inquinato il rapporto con la stampa.
La Juventus che si presenta ai ranghi di partenza è comunque una squadra effettivamente stellare con una difesa rocciosa imperniata sui centrali Montero e Ferrara, i favoriti di Sir Ferguson, un centrocampo solido comandato dal fosforo di Deschamps, giocatore dall'intelligenza tattica ineguagliata, e due campioni assoluti a guidare la fase offensiva: Zinedine Zidane e Alessandro Del Piero. Ma è una Juve indebolita, si legge su quasi tutti i giornali. Le cessioni di Vieri, Boksic e Jugovic non sono state adeguatamente compensate dagli acquisti, dicono i critici, che tendono a svalutare il neojuventino Filippo Inzaghi come uomo da una sola stagione, sgraziato, inadeguato tecnicamente e assistito dalla fortuna e dagli assist di Morfeo e Lentini, motivo del suo titolo di capocannoniere nella passata stagione in maglia orobica.
Lo stesso Vieri, per altro, arrivato solo la stagione precedente sempre dall'Atalanta, era stato accolto con mille perplessità, definito come statico e grezzo tecnicamente, ma, complice un finale di stagione alla grande, culminato nell'ottima prestazione nello storico 6-1 a San Siro contro il Milan, aveva visto salire la sua quotazione vertiginosamente. E in quell'estate Moggi coglie la palla al balzo per cederlo a un prezzo allora mostruoso all'Atletico Madrid, mettendo in scena la querelle più seguita dell'estate. Rimane nella storia la presunta bugia del ds toscano all'Avvocato, cui aveva assicurato la sicura permanenza del giocatore in bianconero, al punto da indurre Agnelli a esprimersi con convinzione alla stampa: "Vieri è come Brigitte Nielsen. Non si vende.", facendo riferimento a un gossip estivo riguardante la proposta indecente di uno sceicco arabo all'attrice danese. Il giorno dopo Vieri vola a Madrid. Moggi si era addirittura permesso di mentire all'Avvocato. Tra i più attenti esegeti dell'ironia di Gianni Agnelli si insinua però il dubbio: la bugia era quella di Moggi o quella della Nielsen, secondo l'Avvocato? Ai posteri l'ardua sentenza. [4]
La campagna acquisti juventini era comunque stata all'insegna della moderazione, badando a mantenere l'attivo in bilancio con cessioni importanti, e acquistando con raziocinio solo laddove ce ne fosse bisogno, e fornendo a Lippi una squadra che gli permettesse di variare modulo di gioco, garantendo quindi imprevedibilità ma anche la necessaria compattezza. Un "camaleonte solido" ante litteram, si potrebbe dire. E ben riuscito.
Le perplessità su un attacco unanimente definito dalla stampa come "troppo leggero" si diraderanno infatti subito grazie alle superprestazioni del neoacquisto Inzaghi affiancato da un Del Piero probabilmente alla sua miglior stagione.
Oltre al giovane Pippo vengono acquistati Birindelli, terzino di rendimento e dalla gran corsa, reduce da due promozioni consecutive con l'Empoli di Spalletti, Fabio Pecchia, pupillo di Lippi che lo aveva avuto a Napoli, e Daniel Fonseca, giocatore dalla lunga militanza nel campionato italiano che va ad arricchire il reparto d'attacco, i cui soli reduci dalla passata stagione sono Del Piero e il giovane Amoruso, su cui la dirigenza punta molto.
La cessione di Jugovic è probabilmente la più difficile da somatizzare per la squadra: il contributo del due volte campione d'Europa in termini di sostanza e qualità non si presta facilmente ad essere sostituito, e nonostante la costante crescita di Tacchinardi, alla Juve viene a mancare qualcosa. Tassello poi rimesso a posto nel migliore dei modi a gennaio quando Moggi acquista Edgar Davids, bizzoso centrocampista del Milan, che da campione d'Europa con l'Ajax aveva subito una brusca involuzione fino a diventare, secondo le parole dei senatori rossoneri, la "mela marcia" del gruppo. Si rivelerà probabilmente l'acquisto più fortunato della lunga serie della Triade conquistando brevemente gli onori della cronaca per le sue prestazioni eccellenti. Insieme a lui, giunge a Torino il giovanissimo uruguayano Zalayeta.
Nel complesso una squadra di grande livello e ben rodata che abbina ai grandi campioni gregari tra i migliori del panorama internazionale e dalla assoluta dedizione alla causa, tra cui spiccano il capitano Antonio Conte, gli infaticabili Di Livio e Torricelli e l'irreprensibile Pessotto. E, perchè no, il giocatore che diventerà, suo malgrado, il simbolo di questa stagione per gli interisti: Mark Iuliano.
Note:
[1] Riconoscere la superiorità altrui non è soltanto uso inglese, dato che anche noi riconosciamo che il Manchester United fu poi effettivamente il successore della Juventus come squadra più forte del mondo, conquistandone l'eredità sul campo al Delle Alpi. Ancora di più, fa piacere ricordare i tributi dei protagonisti dello squadrone dei Fergie Babies, alla grandezza della squadra di Marcello Lippi.
Alex Ferguson, allenatore tra i più celebrati degli ultimi 20 anni: "La mia squadra ideale? La Juve di Lippi. Era una squadra di vertice con giocatori come Boksic, Davids, Del Piero… Avevano talento ed erano anche una squadra che lavorava duro”.
Roy Keane, ovvero il leader indiscusso di quella squadra: "A couple of years ago I nearly went to Juve. People spoke to me about Turin, and said it is this and it is that, but Milan would be nicer. I said 'I'm not going for the bloody shops; I'm going because it's Juventus."
Gary Neville, l'uomo dietro David Beckham, è invece senza parole: http://it.youtube.com/watch?v=AZk1y7UNZzY
[2] Durante la direzione di Pietro Calabrese la Gazzetta dello Sport inaugurerà, nel settembre del 2004, alla vigilia del torneo più intercettato di sempre, una speciale rubrica del lunedì: la moviola arbitrale commentata dai due designatori Bergamo e Pairetto. In una telefonata intercettata intercorsa tra Bergamo e Pairetto, i due attribuiscono questa scelta a Carraro, considerandola un'imposizione dall'alto. Bergamo aggiunge di essersi informato sulle relazioni tra Carraro e Calabrese e di avere ricevuto come risposta dal suo interlocutore: "sono entrambi massoni".
[3] Per altro nel corso della sua carriera Travaglio avrà ampiamente modo, lui stesso, di insultare gratuitamente colleghi e non, con epiteti dal suono gentile come "lombrico", "si dovrebbe sputare allo specchio", "m**da", conquistando numerose querele per diffamazione.
[4] Nel suo libro "Un calcio nel cuore" Moggi offrirà una spiegazione leggermente diversa dell'accaduto: il ripensamento sarebbe stato dovuto a una scenata dell'ultim'ora di Vieri che pretendeva un ingaggio pari a quello offertogli dall'Atletico Madrid, ossia cinque miliardi delle vecchie lire.
La squadra più forte d'estate
"Più la sua vita è infame, più l'uomo ce l'ha a cuore; essa diventa allora una protesta, ogni suo istante una vendetta." Honore' de Balzac
Il campionato dei piagnoni - Il 1997 segna anche, nelle fantasie dei giornalisti, il ritorno della grande Inter. Nove anni dalla vittoria dell'ultimo campionato con lo juventino Trap sono decisamente troppi e dopo tre anni di insuccessi il patron Moratti è deciso a tutto per portare la squadra al vertice.
Nonostante notevoli investimenti anche l'ultima stagione si è conclusa in modo amaro: terzo posto (allora piazzamento Uefa) senza mai lottare per il titolo e finale di Coppa Uefa persa in modo tragicomico ai rigori con lo Schalke 04, con conseguente abbandono dell'allenatore Hodgson, dopo una memorabile circense scenata a bordo campo con il giovane Javier Zanetti che perde le staffe dopo una sostituzione e gli si avventa contro, trattenuto a forza dai componenti della panchina.
L'inglese lascia con un settimo e un terzo posto, l'umiliazione tremenda dell'eliminazione europea ad opera del Lugano e la cessione di Roberto Carlos da lui avallata in favore dell'utilizzo di Pistone. Poi prontamente ceduto durante l'estate. Sarà questa una costante della presidenza Moratti: una forte carenza in fase progettuale che porta ad un continuo andirivieni di calciatori. Il giornalista Franco Rossi parlerà con ironia di squadra trotzkista, in rivoluzione permanente.
La stampa lo dipinge come un presidente passionale, forse un po' inesperto e ingenuo nella fase gestionale, soggetto ad innamoramenti brevi e continui, ma tutto sommato il volto buono e signorile di un calcio sempre più cinico, disinteressato filantropo e mecenate dell'ars pedatoria. Il giusto contraltare nell'ambiente milanese del rivale Berlusconi, seppur dal punto di vista gestionale l'avvento del petroliere nel calcio italiano risulterà similmente a quello del passato (e futuro) Presidente del Consiglio in un'impennata clamorosa dei prezzi di mercato e degli oneri della gestione finanziaria.
E nell'applicazione all'etica dello sport di un concetto chiaro e che non si presta ad interpretazioni: "chi ha più soldi vince". La legittimità di questo assioma in ambito calcistico era fortemente in discussione ai tempi del Milan pigliatutto, il cui strapotere economico unito alla sapiente gestione tecnica di Capello aveva portato a un incontrastato dominio rossonero a cavallo tra '80 e '90. Il volto politicamente corretto di Moratti ha il pregio di risolvere la contraddizione: l'Inter è la squadra che spende di più, ma nondimeno è la più simpatica, gode di ottima stampa e rappresenta una risorsa per il bene collettivo del calcio italiano. La politica oculata di bilancio dei dirigenti juventini, che aveva conciliato negli anni precedenti grandi successi sportivi e gestione finanziaria sana, appare ora non più come un esempio virtuoso, ma come cinico affarismo. Le cessioni in rapida sequenza di Roberto Baggio, Paulo Sousa, Gianluca Vialli e Fabrizio Ravanelli, idoli della tifoseria juventina, si contrappongono ora alla visione romantica del calcio impersonata da Moratti, il presidente-tifoso che dei bilanci se ne frega.
Misteri della fede calcistica.
In realtà il presidente naif, quello dai grandi valori morali, dipinto come inadatto alla logica spietata del business, si dimostra piuttosto spregiudicato nel condurre gli affari della sua squadra del cuore e inaugura la stagione 1997/98 con un'estate impegnativa sotto tutti i punti di vista.
La conduzione tecnica della squadra è affidata a Gigi Simoni, ex allenatore del Napoli. Scelta avvenuta non in estate, ma in primavera se non in inverno, con il risultato di sfiduciare il proprio tecnico e di interferire scorrettamente con la società partenopea a stagione ancora pienamente in corso. Anche qui si può parlare di una costante, che si ripeterà pari pari qualche anno dopo, con Zaccheroni preso in giro, mentre esisteva già un accordo con l'allenatore della Lazio Mancini.
Poco importa perché anche Gigi Simoni è considerato nell'ambiente un signore, nonostante dopo essersi accordato con l'Inter forse non ripaghi con professionalità l'ambiente napoletano, inanellando 12 partite senza vittorie prima dell'esonero con il Napoli in zona retrocessione.
E' in realtà un allenatore vecchia maniera, epigono di Trapattoni, specializzato in promozioni dal campionato cadetto. E, nonostante i proclami da amante del calcio offensivo del presidente Moratti, viene allestita una squadra vecchia maniera.
Vengono acquistati ben 4 difensori, a sommarsi ai 5 già presenti in rosa, più un decimo nel mercato di riparazione. Sono Colonnese e Milanese, favoriti di Simoni al Napoli, Mezzano dal Torino, Sartor dal Vicenza e il nigeriano Taribo West dall'Auxerre, quest'ultimo al centro di una querelle internazionale per una storia di firma doppia: avrebbe infatti siglato un precontratto con gli spagnoli del Siviglia prima di approdare in nerazzurro. La Uefa ad ogni modo non ritiene il caso di far partire un'indagine.
Gli italiani in questa lista sono 4: presto Moratti esaurirà questo genere di fiducia nei giocatori nostrani, e tra i giornalisti di area interista la sua scelta esterofila alimenterà la vulgata di un presunto dominio di Moggi sul mercato dei calciatori italiani. In realtà si può apprezzare come gli operatori di mercato nerazzurri non fossero propriamente dei talent-scout: tutti questi giocatori, come del resto i già presenti in rosa Fresi e Galante e i futuri Cirillo, Ferrari e compagnia bella, saranno infatti destinati a carriere mediocri, tra provincia e panchina, non rivelandosi certo scelte lungimiranti. Simoni porta con sè anche il difensore brasiliano Andrè Cruz che subito finisce scambiato con i cugini milanisti, per ottenere l'aletta leccese Moriero, in un caso più unico che raro di giocatori scambiati immediatamente dopo il loro acquisto. Non ci potevano pensare prima? Altro esempio di lungimiranza e capacità progettuale.
Il centrocampo viene rinforzato con altri innesti: il francese Cauet, il brasiliano Zè Elias e l'argentino Simeone. Fatta eccezione per quest'ultimo, si tratta di giocatori di scarso spessore che dopo le stagioni in nerazzurro navigheranno in campionati minori, da Cipro alla Bulgaria alla B italiana. Ma che, nonostante un rendimento quantomeno alterno, godono di grandissima considerazione all'interno dell'ambiente nerazzurro, particolarmente propenso all'idolatria nei momenti felici per poi abbattere una feroce rabbia sugli eroi di giornata nei momenti di magra.
Il centrocampo è quindi farcito di interditori, e gli uomini di qualità tecniche presenti non sembrano essere funzionali al gioco della squadra: in fase calante l'olandese Winter, mentre il franco-armeno Djorkaeff, che gli interisti bontà loro preferiscono a Zidane, è troppo "mangiapalloni" e rallenta il gioco, che si esprime quasi unicamente attraverso contropiedi che sfruttano le eccezionali doti nel dribbling del grande acquisto stagionale di Moratti: il "Fenomeno" Ronaldo.
Che di diritto guida l'attacco nerazzurro, affiancato dal cileno (con passaporto spagnolo) Zamorano, che, tanto per chiarire il rispetto delle gerarchie in casa Inter, si rifiuta di cedergli la maglia numero 9, soprassedendo al suo orgoglio soltanto un anno dopo, per vestire una bizzarra maglia "1+8", tutt'ora indimenticata pagina dello stupidario calcistico. Bomber di razza nei suoi anni al Real Madrid, l'andino non aveva certo impressionato per feeling con il goal nel suo primo anno di campionato: 7 centri in tutto.
Tuttavia anche lui godeva di grande stima da parte della stampa, che ne apprezzava la generosità e l'abilità in elevazione. Se Del Piero e Inzaghi sono ritenuti una coppia leggerina, probabilmente inadatta a garantire un numero importante di goal, i due sudamericani invece vengono considerati complementari.
Fatto sta che se Del Piero e Ronaldo finiscono col rivaleggiare per la classifica cannonieri, Inzaghi ne mette dentro ben 18 e Zamorano 2. E qualcosa vorrà pur dire.
Roy Hodgson amava dire che "con lui si gioca in 12": probabilmente nessuno dei due Zamorano faceva più l'attaccante da un pezzo.
A completare la rosa offensiva ci sono Nwankwo Kanu, reduce da un'operazione al cuore, che proietta Moratti alla candidatura per la beatificazione (senza che poi finisca nel girone degli ignavi quando lascia il povero Brunelli al suo destino, rifiutandogli le cure) e il giovanissimo uruguayano dai tratti orientali, Alvaro Recoba, punta dal sinistro al fulmicotone ma con un desolante passaporto da extracomunitario. Gli italiani Maurizio Ganz e il futuro ds Marco Branca vengono invece scaricati a gennaio, insieme alla "bandiera" Nicola Berti, dopo essere stati scarsamente impiegati.
Insomma, all in all, non proprio uno "squadrone che tremare il mondo fa", ma pur sempre nobilitato da un Fenomeno vero. Anzi due. Andiamo a vedere.
16.12.2008 - BORRIELLO su Vanity Fair: "È un privilegio trovarmi in squadra con tre star come Ronaldinho, Kaká e Beckham. Però, su David, una curiosità di spogliatoio ce l’ho .... Scoprire se è veramente così dotato come appare sui tabelloni pubblicitari della campagna underwear Armani".
Una volta nelle docce fatti cadere lo shampoo e prova a raccoglierlo. Capirai tutto senza nemmeno bisogno di saper parlare inglese per chiederglielo.
14.12.2008 - Cobolli Gigli dopo il largo successo sul Milan gonfia il petto come fanno i tacchini: "Ricordiamo che c'erano anche due ragazzini in campo, Marchisio e De Ceglie, che sono la risposta a chi dice che si deve spendere tanto per essere competitivi".
Si dà il caso, però, che quei ragazzini furono presi dai dirigenti responsabili di cose riprovevoli (cit.) quando non costavano nulla e non li conosceva nessuno. Spendere tanto per essere competitivi magari potrà anche non servire ma spesso aiuta, a patto che non si spenda tanto per gente come Tiago, Almiron, Andrade e simili. O forse Cobolli Gigli con la sua perla di saggezza si riferiva alle squadre milanesi?
Plusvalenze finte e vergogne vere
Scrivono i giornali che nel processo in corso a Torino per le finte plusvalenze l'avvocato Zaccone, per conto della Juve, ha proposto il patteggiamento. E' probabile che la proposta verrà accolta con una conseguenza davvero paradossale: per la stessa ipotesi di reato l'hanno passata liscia l'Inter, il Milan, la Roma e la Lazio, che sulle finte plusvalenze hanno costruito i bilanci per anni e anni, e finisce per patteggiare la Juve che, per convinzione di tutti, era l'unica con i bilanci a posto.
Una convinzione, ricordiamolo, basata su dati oggettivi perché, quando il governo Berlusconi varò la legge spalma-perdite, la Juve fu una delle pochissime società che non ebbe bisogno di farvi ricorso, e quella legge fu chiamata anche salva-calcio perché effettivamente salvò le società dal tracollo dovuto proprio alle finte plusvalenze. Era successo che, a furia di compra-vendere giocatori a cifre finte e spropositate, società come quelle prima citate si ritrovavano a bilancio giocatori per centinaia di milioni ed erano impossibilitate a spesare il relativo ammortamento come la legge imponeva; con la salva-calcio, non a caso definita "una vergogna" in sede europea, quelle società hanno potuto svalutare il patrimonio calciatori e spalmare la perdita su più esercizi. Dicevamo che la Juve di Giraudo-Moggi non vi fece ricorso, aggiungiamo che Inter, Milan, Roma e Lazio sfruttarono quella legge per 900 milioni complessivi, con l'Inter ampiamente prima in graduatoria con 319 milioni. A spanne queste cifre mostrano che i bilanci di quelle quattro società erano falsi per 900 milioni e nessuna di loro ha avuto guai con la giustizia ordinaria, mentre adesso scopriamo che la proprietà della Juve manda Zaccone a patteggiare.
Una vergogna che fa il paio con quella del comportamento tenuto dalla giustizia sportiva con l'Inter, sempre per le finte plusvalenze. Vale la pena ricordare che la procura di Milano ha indagato la società del "mecenate" Moratti non solo per le finte plusvalenze e il falso in bilancio, ma anche per aver così aggirato la normativa Figc ed essersi iscritta al campionato senza averne diritto, perché senza le finte plusvalenze non avrebbe rispettato i parametri Covisoc, e che questa fattispecie di reato, per la giustizia sportiva, costituisce un illecito sanzionabile anche con la revoca dello scudetto e la retrocessione. Di fronte a questa ipotesi di illecito, la Procura Federale ha tenuto aperto il fascicolo addirittura per due anni in attesa del pronunciamento della giustizia ordinaria; solo dopo il proscioglimento della procura di Milano, questa estate l'Inter e Palazzi hanno, finalmente, patteggiato a "tarallucci e vino".
Una doppia vergogna che chiama in causa, quindi, la proprietà della Juve e la giustizia sportiva, vale a dire proprio gli "attori protagonisti" dello scandalo di Calciopoli dell'estate 2006, e non mi sembra un caso che un riferimento a quello scandalo l'abbia fatto pure l'avvocato Galasso (difensore del dottor Giraudo a Torino) in una lettera a Tuttosport.
Scrive l'avvocato Galasso (Tuttosport del 16/12, pag. 4) a proposito del patteggiamento sulle finte plusvalenze: "Le consulenze di seri e prestigiosi professionisti hanno incenerito le conclusioni delle consulenze conferite dai pm e depositate nel corso delle laboriosissime indagini. Non si riesce dunque a comprendere come a fronte di accuse prive di un minimo fondamento, si possa affermare che l'unica via di uscita sta nel patteggiamento, frase che ricorda le affermazioni di chi, all'epoca dello scoppio di Calciopoli, sosteneva che l'unica via d'uscita per la Juve era chiedere la serie B".
L'avvocato Galasso osserva che "non si riesce a comprendere..." e magari nei prossimi giorni l'avvocato Zaccone risponderà parlando di società quotate in Borsa e di piccoli azionisti. Per quanto mi riguarda, la parte di informare è stata fatta, sia per Calciopoli che per le finte plusvalenze e i bilanci falsi. Non mi resta che invitare i lettori a cercare di comprendere...
nb: giusto per buttare benzina sul fuoco: inviterei chi fa dell'etica la ragione d'essere, a reclamare, a sentenza passata in giudicato, l'apertura da parte di palazzi di un fascicolo con conseguente condanna. Tale condanna deve consistere in una penalizzazione alla juventus (ovviamente sulla classifica attuale): così da completare il processo di espiazione.
Le gestioni c.d. mafiose devono essere punite giusto?8)
Ragazzi con l'Atalanta la vedo nera, Bergamo è un campo difficile.
Lunedì 22, forum permettendo, pubblicherò una intervista all'avv. l'Avvocato Maurilio Prioreschi, difensore di Luciano Moggi nel processo di Napoli e di Franco Zavaglia nel processo GEA. Decano della professione e, senza iperboli, uno dei professionisti più apprezzati e stimati nel panorama giudiziario italiano- un'intervista pregna di significato, indispensabile per comprendere a pieno i temi emersi durante questi ultimi due anni. Le affermazioni di Prioreschi gettano luce sul metodo investigativo e sulla sostanza delle accuse rivolte agli imputati in maniera circostanziata e precisa e sono motivo di ottimismo per milioni di juventini che non solo vedono suffragate le tesi sostenute negli ultimi due anni, ma trovano nuovi preziosissimi argomenti a sostegno. Dalle schede svizzere alle accuse di Baldini, dalla natura delle intercettazioni alla loro sostanza, Prioreschi offre un semplice ma ragionato schema di interpretazione dei fatti, raccontandoci novità sui processi e sulle cause in corso ad essi collegate. Dalle schede svizzere alle accuse di Baldini, dalla natura delle intercettazioni alla loro sostanza, Prioreschi offre un semplice ma ragionato schema di interpretazione dei fatti, raccontandoci novità sui processi e sulle cause in corso ad essi collegate.
Posto una antemprima della stessa riguardante il capitolo inutilizzabilità delle intercettazioni, da lui paventata in udienza preliminare a Napoli.
Sempre durante l'udienza preliminare, Lei ha sostenuto che "le intercettazioni di queste indagini sono inutilizzabili, non sono state registrate dal server centrale dalla Procura di Roma, ma direttamente dal centro operativo dei carabinieri di Roma". Narducci ha negato. Può chiarire la questione?
PRIORESCHI: La Procura di Napoli aveva disposto che le intercettazioni venissero eseguite presso la sala ascolti della Procura di Roma, con il sistema SITO, preso in affitto dalla società TRS di Roma, autorizzando contestualmente i C.C. al riascolto. La tecnica scelta dalla Procura di Napoli sarebbe stata quella della cosiddetta “remotizzazione”. In sostanza, attraverso il sistema SITO, fornito dalla società TRS di Roma, e la relativa installazione di un server presso la sala ascolti della Procura di Roma, sarebbe avvenuta la registrazione delle telefonate intercettate, che poi, attraverso un collegamento remoto, venivano inviate presso i carabinieri del reparto operativo per il riascolto. Tale sistema è stato ritenuto legittimo dalla Suprema Corte, che da ultimo, con la sentenza delle SS.UU. 26 giugno–23 settembre 2008 n. 36359 (risolvendo un contrasto giurisprudenziale), ha stabilito le condizioni per la utilizzabilità delle intercettazioni con il suddetto sistema della remotizzazione “…condizione necessaria per l’utilizzabilità delle intercettazioni è che la registrazione – che consiste nell’immissione nella memoria informatica centralizzata (server), dei dati captati nella centrale dell’operatore telefonico – sia avvenuto per mezzo degli impianti installati in Procura, anche se le operazioni di ascolto, verbalizzazione e riproduzione dei dati registrati siano eseguite negli uffici di polizia giudiziaria”.
A ben vedere, detta condizione stabilita dalle Sezioni Unite non si rinviene nel nostro caso. Vediamo perché.
A) In data 3 novembre 2004, i carabinieri di Roma hanno chiesto al P.M. di essere autorizzati al noleggio del sistema SITO da installarsi sia presso la sala intercettazione della Procura di Roma e presso il reparto operativo. La richiesta appare singolare e superflua in quanto il P.M. aveva già autorizzato il noleggio ed il riascolto in precedenza, in data 2 novembre 2004. In realtà la richiesta dimostra che i carabinieri dovevano in sostanza eseguire direttamente le intercettazioni presso il reparto operativo. E infatti, in calce alla richiesta del 3 novembre 2004, il P.M. scrive di suo pugno: “V° SI AUTORIZZA L’USO DEL SISTEMA SITO (DELLA TRS DI ROMA) PER L’ESECUZIONE DELLE INTERCETTAZIONI DI CUI AL DECRETO 2614/04 R. (16 UTENZE ). Napoli 4/11/04”. Quindi il P.M., con questo provvedimento, non autorizza il riascolto, che era già stato autorizzato in precedenza, ma autorizza i carabinieri a dotarsi del sistema per eseguire le intercettazioni su sedici utenze.
B) Tanto ciò è vero che, nel decreto esecutivo del 5 novembre 2004 ovvero del 15 giugno 2005 (il decreto reca due date), vi è una correzione a penna con asterisco e si autorizzano i carabinieri ad installare 18 linee con sistema SITO e a noleggiare detto sistema. Se i carabinieri avessero dovuto effettuare solo il riascolto non vi era la necessità di installare 18 linee telefoniche e di noleggiare il sistema SITO che è il server. Ed infatti l’installazione del server presso il reparto operativo sta ad indicare che la registrazione delle telefonate non avveniva per mezzo dell’impianto installato in Procura, che fungeva da mero ripetitore ma, direttamente in quello di cui si erano dotati i carabinieri. E’ noto infatti che per la remotizzazione è necessaria una sola linea e un semplice collegamento remoto a dei personal computer e che su una linea possono transitare oltre 150 numeri telefonici sottoposti ad intercettazione. Scrivono sul punto i Giudici delle SS.UU. nella sentenza citata: “Le operazioni di registrazione che in forza del terzo comma, parte prima, dell’art. 268 c.p.p., debbono essere compiute esclusivamente per mezzo degli impianti installati nella procura della Repubblica, consistono dunque… nella immissione dei dati (captati presso la centrale dell’operatore telefonico e trasmessi agli impianti in Procura), nella memoria informatica centralizzata (cosiddetto server) che si trova nei locali della Procura della Repubblica a ciò destinati. I menzionati apparati permettono altresì di remotizzare agevolmente (attraverso il sistema cosiddetto client-server) l’ascolto – nonché, volendo, anche una registrazione (ovviamente derivata da quella effettuata in Procura, e da non potersi a questa sostituire), deviando anche il flusso in entrata anche verso molteplici punti di ricezione, collocabili in qualsiasi luogo (e dunque anche all’esterno degli uffici di Procura) e collegati con il sistema centrale verso cui l’operatore telefonico ha trasmesso il flusso di dati captati. Spinta più oltre, la tecnica in questione può trasformare l’impianto presente in Procura in una sorta di mero ripetitore, utilizzato esclusivamente per l’instradamento del flusso di dati dall’operatore telefonico a quello di polizia, senza l’inserimento e la registrazione di quei dati nel server (memoria informatica centralizzata) esistente nei locali della Procura; infatti, è sufficiente che presso la Procura venga occupata una linea telefonica verso cui avviene la trasmissione dei dati captati dall’operatore telefonico, immediatamente resi disponibili in remoto: un’intercettazione così effettuata sarebbe certamente illegittima, con sanzione di inutilizzabilità”.
Questo è quanto avvenuto nel caso di specie.
C) Ed infatti, il precedente decreto esecutivo del 6 ottobre 2004, autorizzava i carabinieri a noleggiare per il riascolto 1 linea con il sistema SITO. E’ evidente la differenza tra i due decreti: in quello del 5 novembre 2004 (o 15 giugno 2005) non si parla di riascolto e si autorizza l’installazione di 18 linee. Per il riascolto è sufficiente una linea, come dimostra il decreto del 6 ottobre 2004. Quindi, mentre nel decreto del 5 novembre 2004-15 giugno 2005, si dice testualmente: “…letta la nota n. 554/11-4 datata 3 novembre 2004, con la quale la II Sezione del RONO Carabinieri di Roma chiede di essere autorizzato a servirsi per la ricerca delle prove, in nome e per conto di questo ufficio di 18 linee con sistema SITO…”; quello del 6 ottobre 2004 recita : “…letta la nota n. 5545-1 datata 05 ottobre 2004, con la quale la II Sezione del RONO Carabinieri di Roma chiede di essere autorizzato a servirsi per il RIASCOLTO delle prove, in nome e per conto di questo ufficio, di 1 linea con sistema SITO…”. Non v’è dubbio pertanto che con il decreto 5 novembre 2004-15 giugno 2005, il server veniva installato presso i carabinieri, e quindi non si trattava di riascolto ma di registrazione diretta delle intercettazioni che venivano deviate dall’impianto installato in procura che fungeva da mero ripetitore. Non è altrimenti spiegabile la circostanza che in Procura era installata una sola linea e presso il reparto operativo ben 18 linee e che la Procura ha dovuto emettere questo ulteriore decreto esecutivo, che com’è noto, non è necessario per giurisprudenza costante del Giudice di legittimità. Sulla base della giurisprudenza richiamata quindi, dette intercettazioni sono inutilizzabili per violazione dell’art. 268 comma 3 c.p.p..
D) Ma non basta. Tanto è vero che le intercettazioni sono state registrate e quindi eseguite presso il reparto operativo dei carabinieri di Roma che il gestore TIM comunica direttamente all’arma gli IMSI relativi alle utenze poste sotto intercettazione e non al CIT della Procura di Roma. E questo sin dal 12 ottobre 2004.
E) Ed ancora. Risulta dalle comunicazioni riservate che la Procura di Roma ha inviato ai gestori delle reti telefoniche che il centro intercettazioni incaricato era quello del R.O.N.O. e cioè Reparto Operativo, Nucleo Operativo dei Carabinieri di Roma e non il C.I.T. presso la procura di Roma che, quindi, come già detto ha fatto solo da “ripetitore”. Intercettazioni che come risulta da dette comunicazioni sin dal primo decreto e successive proroghe, sono state eseguite direttamente dai carabinieri. A maggiore conferma di tale tesi vi sono le ulteriori circostanze che sia la trascrizione delle intercettazioni, che la riproduzione su CD/DVD, operata quest’ultima, tra l’altro, non dalla P.G. ma dalla società TRS, sono avvenute presso il reparto operativo. La questione è molto tecnica e mi scuso se non può essere semplificata ulteriormente.
Infine, una NOTA FINALE DI FIREWALL.
Insomma, al di là degli aspetti tecnici, cos'è che ci racconta l'avvocato Prioreschi?
Ci dice che, per legge, le intercettazioni dovrebbero essere realizzate dalla Procura (in questo caso di Roma), nel senso di immagazzinate in un server installato lì, e non in una caserma dei Carabinieri. Al massimo, i Carabinieri avrebbero potuto, in un secondo tempo, connettersi con la Procura per ascoltare le registrazioni, trascriverne il contenuto e compilare le loro informative d'indagine.
Invece, un passaggio fondamentale sarebbe stato saltato, le intercettazioni sarebbero state fatte direttamente in caserma, i files audio sarebbero stati creati e immagazzinati su server direttamente lì.
Ciò, sarebbe contro la legge. Una legge che evidentemente tutela i diritti delle persone.
C'è un altro aspetto molto importante che riguarda le date degli atti di autorizzazione a intercettare.
Nel primo atto, quello dell'ottobre 2004, i Carabinieri, come vuole la legge, sono autorizzati ad "ascoltare" le intercettazioni fatte della Procura.
Poi però ne viene redatto un secondo, di un mese dopo, in cui i Carabinieri verrebbero autorizzati a registrare le telefonate direttamente su un server loro, come la legge invece proibirebbe. In più, questo secondo atto, contiene uno strano scarabocchio, che pone dei dubbi sui tempi: rimane il dubbio che questo secondo atto sia invece del giugno 2005.
Quando è stato approvato questo documento? A ottobre 2004 o a giugno 2005?
Ricordiamo che le intercettazioni in questione riguardano un periodo che intercorre proprio tra l'autunno 2004 e il maggio 2005...
A questo punto, la domanda è d'obbligo: perchè i Carabinieri non hanno seguito la procedura? Perchè memorizzare le intercettazioni in un server dell'Arma a Roma e non in Procura? Cosa succedeva in quella caserma capitolina?
N.B.: sempre e solo per gettare allegramente benzina sul fuoco, inviterei i complottisti assortiti a generare delle ipotesi in merito a queste affermazioni sempreché la fantasia funzioni, come sempre, a senso unico.8)