MESSI? :rotfl: :sirotola:
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MESSI? :rotfl: :sirotola:
Nedved è sempre stato un esterno. Lippi lo "convertì" da trequartista per farlo rendere al meglio una volta venuto alla Juve. Poi Capello lo ha riportato sulla fascia.
Di sicuro il 4-3-3 soffre sulle fascie, quella partita in particolare non la ricordo.
Centrocampo a tre con Poulsen, Tiago e Sissoko sulla destra, con Nedved dietro le due punte Del Piero e Amauri.
Nel primo tempo gol di Jankulovski con tiro da parte dalla parte di un colpevole Grygera ed errore di Chimenti e raddoppio di Ambrosini di testa con ancora colpevoli Chimenti e Grygera. Poi, nel secondo tempo, gol di testa di Inzaghi con ancora un cross di Seedorf indisturbato sulla destra (nel frattempo era entrato Manninger ed era uscito infortunato Chiellini), rete di Pasquato e definitivo 4 a 1 di Ambrosini, con svarione di molti giocatori juventini.
Grygera e Sissoko preggiori in campo, quella sera.
Secondo me con Sissoko in campo e due in forma tra (Zanetti, Marchisio, Poulsen, Nedved, Camoranesi e Tiago) non avremmo un brutto centrocampo :sisi:
In realtà il tuttosport era meno delirante di quanto si creda dalla prima pagina.
L'articolo infatti è un po' meno delirante e si basa sul fatto che al Barça prima o poi le stelle le vendono sempre e che nella tradizione della famiglia Agnelli c'è sempre stato un regalo costoso alla squadra. Peccato che ad avere un sogno del genere sia un Agnelli che non controlla i cordoni della borsa e che nel 2009 non sarà presidente della juve....
Palle, cioè quelle che Giovinco deve dimostrare di avere. Tutti i grandi campioni sono passati su illustri cadaveri e non si sono fatti mettere i piedi in testa. Del Piero è diventato Del Piero passando sopra un pallone d'oro. Se Giovinco vuole prendere il posto di Del Piero allora dovrà farlo perchè Giovinco è più forte di Del Piero e non perchè Del Piero è diventato più debole di Giovinco.Citazione:
Come si fa a realizzare il sogno più ambizioso
Ora è intoccabile, ma il Barça vende sempre i suoi campioni...
Nell’arco delle prossime due stagioni è possibile che il campione sia in vendita. A quel punto servirebbero tempismo e un sacrificio che sarebbe ripagato dagli sponsor
LUCA BORIONI GUIDO VACIAGO
TORINO. Facile come scalare l’Everest senza ossigeno, ma allo stesso modo non impossibile. Sognare Messi in bianconero, insomma, non è reato per chiunque ami la Juventus, soprattutto se questo sogno è autorizzato da uno di Famiglia, cioè uno abituato a dialogare con la storia bianconera e scriverla attraverso colpi di genio, intuizioni e firme su assegni stellari. Il sogno, insomma, si può realizzare, tenendo conto di questo scenario.
EX INTOCCABILI Ora Lionel Messi è virtualmente intoccabile. Al di là della clausola rescissoria di 150 milioni di dollari, il Barcellona sta puntando tutto su di lui, la stessa cessione di Ronaldinho si inquadra nell’esaltazione della Pulce che rappresenta il simbolo della squadra.
Quest’anno, poi, Messi è in corsa per tutto: Liga (può soltanto perderla), Champions League, Pallone d’Oro... Con la maglia blaugrana può centrare un en plein clamoroso, diventando in un colpo solo il giocatore più famoso del mondo e, verosimilmente, il più costoso. Ma, attenzione: non è detto che tutto questo si verifichi e, soprattutto, bisogna tenere conto delle (vecchie) abitudini del Barcellona.
I catalani, prima o poi, vendono sempre i loro campioni.
E’ accaduto con Maradona, con Romario, con Ronaldo, con Figo, con Ronaldinho, solo per citare i casi eccellenti. Se in questo momento Messi sembra intoccabile, potrebbe non esserlo fra sei mesi o fra diciotto, quando - magari - il Barcellona avrà già trovato un suo “erede” (qualcuno ha detto Bojan Krkic? ndr) e proverà a monetizzare la megacessione. Il nocciolo è quindi stare dietro alle strategie del Barça e stare dietro ai desideri del ragazzo, che - pure lui - non vorrebbe lasciare Barcellona, in questo momento, ma poi...
NUMERI DA SOGNO La trattativa non sarebbe economica e, sicuramente, un po’ complessa per i grandi interessi che stanno dietro al giocatore, ma stiamo parlando di Barcellona e Juventus, non di due piccoli club: al prezzo giusto l’accordo si troverebbe senza grossi problemi. Ma quale sarebbe il prezzo giusto? Dipende molto dal momento in cui la trattativa si dovesse concretizzare: ora il valore effettivo di Messi (al di là della clausola di 150 milioni di dollari) è quantificabile in una cifra fra i 70 e gli 80 milioni di euro, magari proprio 75, cifra da far girare la testa. Ma che sarebbe sicuramente ripagata dall’infinita classe di Messi che, se dovesse cambiare squadra nei prossimi due anni, avrebbe ancora tutto il tempo per essere ammortizzato, visto che adesso ha ventun’anni. Servirebbe un grande sacrificio (finora la campagna acquisti più costosa dell’attuale Juventus ha visto un passivo di cinquanta milioni), un atto coraggioso che non può non partire dalla Famiglia. Cioè da John Elkann, ma in senso allargato, anche da Andrea Agnelli, che il sogno Messi l’ha esternato due giorni fa a Tuttosport.
MARKETING In definitiva: Messi può cambiare squadra nel corso delle prossime due stagioni, è un’operazione che - ingaggio escluso - costerebbe intorno ai 70/75 milioni di euro, che potrebbero essere in parte ripagati con oculate operazioni di marketing (è pur sempre uno dei tre giocatori più famosi del mondo). E dal punto di vista sportivo? Il successo sarebbe sicuro.
Ecco come.
TATTICA Se un talento è assoluto, giusto che sia assolutamente libero di esprimersi. Senza vincoli tattici. Lionel Messi è così: un fantasista d’attacco che può spuntarti all’improvviso dalla fascia destra (prevalentemente), da quella sinistra, o dal centro e che, quando lo vedi arrivare, nove volte su dieci non fai più in tempo a fermare. E’ questa la sua forza, la capacità di inventare giocate geniali associate a una notevole rapidità di esecuzione: velocità di pensiero e di azione, dunque. E il bello è che le sue giocate sono quasi sempre coinvolgenti. Nel senso che non solo appassionano ed entusiasmano lo spettatore, ma trascinano tutta la squadra: Messi gioca di sponda con i compagni e partecipa con loro a memorabili azioni d’attacco. Il Barcellona, grazie a Messi, ha costruito fantastiche azioni gol. Passando dalla guida tecnica dell’ex milanista Rijkaard a quella di Guardiola (che da giocatore avrebbe voluto giocare nella Juve), ha mantenuto lo stesso schieramento offensivo. Tre punte e via.
(questa parte la metto sottospoiler perchè qui effettivamente il giornalista incomincia a delirareSpoiler:
Se Giovinco non diventa Giovinco con le sue forze tra un paio d'anni la società prenderà una seconda punta d'alto livello che non sarà lui. Non è nell'ottica delle grandi squadre aspettare la naturale "evoluzione" del giovane ma dal giovane vogliono l'esplosione, come la sta avendo Chiellini e come forse la sta avendo Marchisio.
Il Signore è la loro forza. Loro sono la forza di mezza serie A. «Veramente tanti fratelli giocano anche in B e C e praticano altri sport». Doverosa precisazione e così sia. Storia degli Atleti di Cristo e della «rinascita» di Nicola Legrottaglie. Uno che nell'estate 2007 doveva lasciare la Juventus, a prezzo di saldo. Aveva un piede sull'aereo, pronto per volare a Istanbul, tra gli «infedeli» del Besiktas. Racconterà il difensore: «Dietro le difficoltà c'è sempre un proposito». Il suo è (anche) quello di volare, in Champions e in campionato, aspettando il Chelsea e inseguendo l'Inter. Legrottaglie che non sbaglia una partita, che torna in Nazionale dopo quattro anni e che appena può s'intrufola nell'area avversaria. Uno che fa gol, come a Bergamo, nell'ultima domenica d'Avvento. Segna e poi mostra quello che sta scritto sotto la maglia bianconera: «Gesù Vive».
Tomas Guzman è l'uomo della rinascita. Perché se amate il nuovo Legrottaglie, dovete pensare alla fiducia che gli ha dato il suo allenatore, Ranieri. Ma non dovete dimenticare un attaccante arrivato dal Paraguay alla Juve, dieci anni fa. Guzman ora ha 26 anni e gioca nel Piacenza. Ha già girato mezza Italia. Legrottaglie lo ha incontrato sulla via di Siena. Era il gennaio del 2006. Non è stata una folgorazione, ma quasi. Guzman racconta: «Nicola è rinato, ma in lui c'era un terreno fertile, sapevo che aveva ricevuto un'educazione cristiana, che voleva capire meglio il senso delle nostre vite. Ci siamo incontrati, è nata un'amicizia, con me e con mia moglie Sara. Ha iniziato a frequentare la nostra casa e poi i nostri gruppi di incontro. Preghiamo, studiamo la Bibbia, testimoniamo quello che Gesù è per noi. Così siamo rinati. Nicola, io e tanti altri atleti».
Intervista esclusiva al figlio di Umberto e nipote dell’Avvocato
Per la prima volta parla di Juve, raccontando il suo attaccamento, i suoi ricordi e i suoi sogni legati ai colori bianconeri, che per lui significano «passione e amore»
« Calciopoli è stata giustizia sommaria»
«Attendo le sentenze dei magistrati per capire veramente»
«Se Moratti ricorda sempre la stessa storia significa che un po’ la patisce.
Per me non ci sono scudetti sporchi e puliti: esistono gli scudetti e basta»
VITTORIO OREGGIA
BUONA FINE d’anno, Andrea Agnelli. Il 2008 è stato molto importante per lei e il 2009 forse lo sarà ancora di più.
« Sto seguendo con grande impegno due progetti: la Lamse, una holding finanziaria, e la crescita del Royal Park golf club, che a maggio ospiterà l’Open d’Italia. Personalmente, come consigliere federale, avrò l’occasione di seguire da vicino l’organizzazione di questo evento eccezionale. La mia testa è lì».
E la Juventus dov’è? Lontana?
« Tutt’altro, come potrebbe? Continuo a seguirla, è ovvio, anche se in maniera diversa rispetto a qualche anno fa a causa dei miei impegni professionali ».
Cosa rappresenta per lei?
«Passione e amore».
Il primo ricordo della Juventus che le viene in mente?
« Molti anni fa, mio padre mi portò a Villar Perosa, dove era in ritiro la prima squadra. Mi chiese vicino a chi volessi seder*mi durante il pranzo e risposi d’istinto: Paolo Rossi! Mi dia retta, non sono diverso da milioni e milioni di tifosi di calcio che popolano il nostro pianeta. Il mio trasporto emotivo è il medesimo. Ripeto, passione e amore».
Vivendo la Juventus “da dentro” cosa si percepisce di più e di differente?
«Non ho dubbi: più sei a contatto con i campioni e più ne scopri l’assoluta normalità. La loro forza e le loro debolezze».
Restiamo ai tifosi. In parecchi temono che prima o poi la Famiglia entri nell’ordine di idee di disfarsi della Juventus. Può tranquillizzarli?
«Fino a che la Famiglia resterà unita la Juventus non verrà toccata. Funzionava così anche quando erano in vita l’Avvocato e il Dottore».
Che poi era suo papà. A proposito, Antonio Giraudo cosa rappresenta per lei?
«Un secondo padre».
Scendiamo di parentela: Moggi?
« Un intenditore sopraffino di calcio. Le cito alcuni esempi, gli ultimi: Chiellini, Marchionni, De Ceglie, Giovinco, Marchisio, Molinaro, Paolucci, Lanzafame, Pasquato. Ma sapeva pure scegliere i collaboratori migliori, come Franco Ceravolo, l’allora capo degli osservatori».
Un passo indietro, doloroso: Calciopoli.
«C’è stata una giustizia sportiva sommaria, perché dettata da tempi ristretti. In due settimane di discussione all’Olimpico non si è avuta nemmeno la possibilità di leggere tutti gli incartamenti, la compilazione dei calendari incombeva... Ma c’è anche la giustizia ordinaria, che ha tempi più lunghi, e solo alla conclusione di questi procedimenti si potrà capire cosa è stata davvero Calciopoli. Il mio invito è alla pazienza. Rimane comunque una considerazione di carattere sportivo da svilup*pare ».
Quale?
«La Juventus non ha giocato e vinto solo in Italia. Ha giocato e vinto anche all’estero, nella nostra bacheca sono finite la Champions League, la Coppa Uefa, la Supercoppa europea. Siamo diventati campioni del mondo a Tokyo nel 1996 e sia*mo andati tante volte in finale di Champions. Aggiungo anche tre Palloni d’Oro: Zidane, Nedved, Cannavaro. E, chiudo, nella finale del Mondiale di Germania in campo c’era una montagna di bianconeri. Quindi...».
Moratti non perde occasione per girare il coltello nella piaga.
«A Massimo voglio bene, però il fatto di ricordare sempre la stessa storia significa un po’ patirla. A mio avviso non esistono scudetti puliti o sporchi, esistono gli scudetti e basta».
Sia sincero, la serie B come l’ha attraversata. Di rimbalzo, con sofferenza?
« I ragazzi che l’hanno giocata la definiscono, con il senno di poi, un’esperienza straordinaria ».
Suo padre consegnò la Juventus a un management composito, non solo di estrazione calcistica. La parola d’ordine era conti in ordine e vittorie, una formula che si è rivelata micidiale per la concorrenza...
«Non è l’unico modello. Il trading dei campioni e il trading immobiliare era un sistema di gestione. Un altro può essere quello di puntare sui giovani da affermare, copiando l’idea di Ajax e Arsenal. Dipende, insomma, da pianificazioni e pro*spettive ».
Quelle della Juventus?
«Avere sempre una grande squadra. L’attuale dirigenza ha progettato di tornare al successo in cinque anni».
Qualche giocatore che le piacerebbe applaudire in bianconero?
«Tanti...».
I nomi?
«Nessun nome. Anzi, faccio un’eccezione per un sogno: Messi».
Ci raccontava che segue sempre la Juventus...
«Sì, la seguo con amore e passione. Che poi è l’eredità lasciatami da mio padre».
E si diverte?
«I conti si fanno alla fine. Non è fondamentale vincere o perdere tre partite, sono fondamentali i risultati al 30 giugno».
Un risultato soddisfacente per lei quale sarebbe?
«Restare nell’elite della Champions League. Poi, sa, a volte è questione di un palo, una traversa, un rigore non dato».
Alzare la Champions è una eventualità possibile?
«Ho parlato con alcuni giocatori, il doppio trionfo contro il Real Madrid ha trasmesso loro la sicurezza di poter andare ovunque e contro chiunque senza timore».
Ritiene che in una squadra sia preminente il gruppo o l’allenatore?
«Una squadra di calcio è una curiosa alchimia, dipende dalla società, dai giocatori e dall’allenatore».
A suo parere, Del Piero è un miracolo biologico?
«I miracoli non esistono, semmai esiste la professionalità. Alessandro smette di allenarsi, va a casa e fatica ancora con il personal trainer. Mi aggancio a una riflessione di un mio amico su Sergio Marchionne: lavora come un matto, dalle sei di mattina a mezzanotte, disse. Ma i risultati si ottengono così. Naturale».
E siamo allo stadio, la bella casa della Juventus, il vecchio progetto della Triade finalmente realizzato. Considerazioni a margine?
«Rimango in tema: si tratta di un risultato ottenuto dopo 14 anni di battaglie. La vecchia dirigenza, con l’acquisto dell’ippodromo di Vinovo e del Delle Alpi, ottenendo importanti concessioni commerciali, da un lato ha costruito il Centro sportivo, dall’altro ha gettato le basi per finanziare il nuovo stadio. Il punto nodale, però, è un altro: sarà difficile avere dei fruitori che lo sfruttino nella maniera giusta. Questione di abitudini, di mentalità. E’ un po’ il discorso del merchandising: Ju*ventus e Milan non sono potenzialmente inferiori al Manchester United, solo che in Inghilterra appena inizia la stagione tutti i tifosi vogliono indossare la maglia nuova, in Italia invece la si tiene per cinque di anni e alla fine la si ricompra. Taroccata».
Cambiamo argomento: la Formula Uno risentirà della crisi mondiale?
«Dipende da quale sarà il sistema di finanziamento del mondo sportivo. Se a monte gli sponsor decideranno di praticare una politica diversa, anche a valle ci saranno ripercussioni. Senza dimenticare i diritti tv, che garantiscono la maggior parte dei denari per disputare una stagione di corse. Ma in assoluto ritengo che il campionato, una volta partito, farà la sua strada».
Alonso alla Ferrari piace tanto alla gente. Perché Raikkonen è troppo freddo e Massa troppo minimalista...
«Sia Raikkonen sia Massa hanno dimostrato di essere piloti da Ferrari. E onestamente era più logico vincere questo Mondiale rispetto a quello dell’anno scorso. Massa ha perso per un filo».
Si è avvertita l’assenza di Jean Todt nella gestione sportiva?
«Todt è stato un grande personaggio della Ferrari, un periodo di assestamento era inevitabile. Ma Stefano Domenicali ne ha raccolto con entusiasmo e professionalità il testimone. In fondo, la Rossa ha conquistato un mondiale costruttori e un secondo posto onorevolissimo ».
Hamilton è proprio un fenomeno?
«Il suo curriculum è straordinario. Se dimostrerà di essere davvero un campione potrà permettersi certi atteggiamenti... particolari».
L’Open di golf a Torino cosa rappresenta?
«Una tappa di passaggio per arricchire il programma che dovrebbe consentirci di portare la Ryder Cup al Royal Park».
Un’occasione un po’ prematura?
«Un treno che andava preso al volo. Il nostro obiettivo è quello, entro tre anni, di collocare l’Open d’Italia a livello di competizione di seconda fascia. Per il momento siamo in linea con l’Open del 2008».
Tiger Woods verrà mai a Torino?
«Solo con la Ryder o quando avremo organizzato un Open all’altezza. Lavoriamo duro per questo, il tempo stringe. La nostra idea è avvicinare il golf alla città, costruendo campi pratica comunali, in maniera da incentivare il movimento ».
Franco Chimenti si è candidato alla presidenza del Coni: cosa ne pensa?
«Chimenti è stato ed è un ottimo presidente del golf e ritengo che sarebbe anche un ottimo presidente del Coni. Se verrà eletto».
Sponsor dell’Open?
«Il principale dovrebbe essere Bmw».
Un paradosso, proprio nella città della Fiat?
«Può suonare strano, ma è un evento che ci è stato assegnato dalla Federazione con contratti già in essere ».
Andrea, se non fosse innamorato della Juventus, per quale squadra tiferebbe?
«Mi viene in mente lo spot di una nota marca di bibite: puoi tradire tutti, ma non la tua squadra del cuore».
Il 2009 sarà un anno di mutamenti per lei?
«Di applicazione massima ai miei progetti».
Molti tifosi la vorrebbero alla guida della Juventus. Un Agnelli al comando, il fascino sta nell’accoppiamento di cognome e società...
«Ma la Famiglia c’è già. Io adesso mi dedico a Lamse e Royal Park: con mio cugino John Elkann mi confronto quotidianamente anche su questo».
Lei è appassionato di sci e frequenta Sestrière: come si spiega che la stazione regina della Via Lattea rischi di non avere la Coppa del Mondo?
«Non me lo spiego. Però, per tutto quanto è stato fatto negli ultimi 20 anni, sono sicuro che la Coppa del mondo ce l’avrà».
Onestamente ma queste mi sembrano amenita' in ordine sparso.
Pinturiano ha preso il posto di Baggio perche' ha avuto la possibilita' di giocare al posto del primo,un po' alla volta sino a sostituirlo completamente, Giovinco quando ha avuto la possibilita' di esprimersi al posto di Pinturiano? Poche volte e quelle volte che lo ha fatto ha dimostrato di avere dei numeri. Giovinco se prende il posto di Pinturiano lo fa se dovesse giocare, ma se gioca solo scampoli un posto lo prende sicuramente...quello in panchina.
Non si sostituisce da qui a 5 anni Pinturiano in maniera indolore, ma gradatamente ed e' quello che dovrebbe fare Ranieri facendo giocare almeno parti di incontri magari gia' risolti, sino ad ora solo Marchisio, per mancanza di Centrocampisti e DeCeglie a turno con Nedved,Molinaro etc...hanno dimostrato di poter entrare e migliorarsi nell'ingranaggio Juve, ma Giovinco quando ha avuto le stesse opportunita' dei primi due?
Se non e' nell'ottica delle grandi squadra aspettare l'esplosione dei giovini perche' lo hai tenuto parlando di Giovinco=futuro? Attualmente il binomio piu' esatto e' Giovinco=preso per il c.ulo.
Ok, però sarai d'accordo con me che se Giovinco non riesce a fare fuori Del Piero sul campo e durante gli allenamenti forse non è il fenomeno che ci aspettiamo ?
Davvero vogliamo considerare campione uno che dovrebbe aspettare il declino di un altro fenomeno per prenderne il posto ?
Che poi Giovinco quest'anno abbia avuto pochissime, o forse nessuna, opportunità di giocare è un altro discorso.
O diciamo che Ranieri non capisce una ceppa di calcio (cosa possibile ogni tanto) o forse Giovinco in allenamento non riesce a convincere Ranieri a dargli una chance.
Oppure possiamo optare per la tesi che Ranieri è un allenatore/pupazzo per ventriloqui con Nedved e Del Piero che a turno gli ficcano un braccio su per il sedere e lo fanno parlare come il pupazzo Rockfeller :asd:
Però questi sono tutti possibili motivi sul perchè Giovinco giochi poco.
Quello che dico io è invece "l'erede di Del Piero deve essere qualcuno che non ne faccia sentire la mancanza perchè ne prende il posto con le sue forze e non perchè Del Piero glielo lascia."
Guarda che Pinturiano non e' che ha fatto fuori Baggio durante gli allenamenti sa? Giocando di volta in volta e facendo vedere i numeri da campione.
Quante volte e' stato impiegato Giovinco da poter dimostrare qualche cosa? Anzi a dimostrare ha dimostrato sia nelle poche uscite in B che in A di potersela giocare, ma il problema e' il "giocare".
Allo stato attuale come fai a sostituirlo a Pinturiano? Solo gambizzandolo e pure in quel caso Ranieri farebbe giocare qualche altro,cosa che ha gia' fatto.Citazione:
Davvero vogliamo considerare campione uno che dovrebbe aspettare il declino di un altro fenomeno per prenderne il posto ?
Ed allora perche' discutiamo? :asd: E' il punto su cui ruota tutto il discorso.Citazione:
Che poi Giovinco quest'anno abbia avuto pochissime, o forse nessuna, opportunità di giocare è un altro discorso.
Quindi Tiago che in allenamento a detta di tutti fa il fenomeno avrebbe dovuto giocare sempre. In allenamento puoi anche dare l'anima ma se poi si preferisce far entrare DeCeglie al posto tuo non e' che puoi inventarti scimmia da circo per impressionarlo.Citazione:
O diciamo che Ranieri non capisce una ceppa di calcio (cosa possibile ogni tanto) o forse Giovinco in allenamento non riesce a convincere Ranieri a dargli una chance.
Non ho mai ritenuto gli allenatori fondamentali per far giocare bene una squadra, con il Milan di Sacchi vincevo anche io, ma certamente Ranieri non vede Giovinco...Citazione:
Oppure possiamo optare per la tesi che Ranieri è un allenatore/pupazzo per ventriloqui con Nedved e Del Piero che a turno gli ficcano un braccio su per il sedere e lo fanno parlare come il pupazzo Rockfeller :asd:
Però questi sono tutti possibili motivi sul perchè Giovinco giochi poco.
Il giocatore che piu' assomiglia a Pinturiano e' Giovinco, a meno che non si spendano 75 e passa milioni per Messi, ma se non lo fai giocare neanche in C.I. allora non potra' dimostrare niente.Citazione:
Quello che dico io è invece "l'erede di Del Piero deve essere qualcuno che non ne faccia sentire la mancanza perchè ne prende il posto con le sue forze e non perchè Del Piero glielo lascia."
Ok, allora stiamo dicendo la stessa cosa :asd:
Ranieri: "Dispiace aver perso Nocerino"
Il tecnico della Juventus, Claudio Ranieri, esprime grande soddisfazione per il rendimento in bianconero dell'ex attaccante del Palermo, Amauri.
"Con Amauri eravamo convinti sin da subito di avere fatto un ottimo acquisto. Gol a parte, è uno che lavora sempre per la squadra. Non sono stupito del suo impatto perché è uno che ha fatto tante esperienze e gavetta. Ha vissuto il male del calcio e quindi sa come affrontare le situazioni". L'allenatore bianconero svela poi un piccolo retroscena della trattativa che ha portato il brasiliano a Torino: "Riguardo al suo acquisto mi è dispiaciuto perdere Nocerino, ma l'arrivo alla Juventus di Amauri per noi era davvero importante".
03.01.2009 08.49 di Redazione TMW.
A me no :sisi:
Mah, Nocerino ha fatto un inizio di stagione l'anno scorso piacevole,cosi' come in B, poi piano piano e' andato scemando sino a prestazioni al limite del ridicolo...
A me dispiace aver perso Maresca, quello si.