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Riferimento: Munnezza (and more...) Reprise
"L'usura mi ha rovinato: la faccio finita"
Un imprenditore minaccia di togliersi la vita: «Ero ricco, adesso vivo di carità, il sindaco mi fa la spesa»
NAPOLI - Sanguisughe sulle spalle e sul conto in banca. Per anni. alla fine, L. O., imprenditore, è stato ridotto sul lastrico. Da qui a compiere un gesto insano il passo, purtroppo, è breve. «Provateci voi a vivere quando ti hanno tolto la dignità. Un minimo devi conservarla. Perquesto ho pensato che farla finita è l'unica strada percorribile a questo punto, dopo che ho perso tutto, immobili, case e negozi. Meglio una morte dignitosa che una esistenza squallida». L. O., era un capace imprenditore di San Sebastiano al Vesuvio, in provincia di Napoli, però tutto ciò che ha costruito negli anni è stato spazzato dalla violenza e dall'avidità degli strozzini e della camorra. Anche la casa l’abitazione dove risiede, l’unica rimastagli, è stata venduta per fare fronte ai debiti.
MINACCE CONTINUE - Racconta al Corriere: «Gestivo con mia moglie 5 negozi, tre di abbigliamento e due di mobili a Portici». Il passo verso il baratro L. O. l'ha compiuto quando ha deciso di acquistare un’abitazione forse troppo lussuosa (San Sebastiano è piena di ville faraoniche) che attirò l’attenzione della camorra dell'hinterland. Iniziarono così le richieste di estorsione «esose, quotidiane e violente». «Una mattina trovai le serrande di tutti i miei esercizi forate da colpi di arma da fuoco: fu quello il primo segnale dell’inizio della fine». I malavitosi hanno messo in scena violenze d'ogni tipo. «Sequestrarono mio figlio fuori scuola. Poi toccò a me: fui portato nella casa del boss, malmenato e trattenuto per ore. M'hanno pure ammazzato il cane. Un incubo continuo».
DANNO E BEFFA - Richieste a cui è riuscito a far fronte per diverso tempo, fino a quando è scattata la fatale spirale dell'usura. «Segnò la nostra fine - dice l’imprenditore - perchè gli usurai erano tutt’uno con i criminali del clan Vollaro, attivi a Portici». Agli usurai ha ceduto tre appartamenti, due a Roccaraso «sulla centralissima via Napoli» e uno a Ercolano. I prestiti alle banche? «Appena venivano a conoscenza della mia condizione dicevano arrivederci e grazie». Al danno si è poi aggiunta anche la beffa, dice L. O., «all’esecuzione degli espropri prendono parte anche gli avvocati malavitosi che vantavano crediti nei miei confronti frutto di prestiti concessi a tassi del 30-40% al mese». L'imprenditore ha denunciato la sua triste storia alla Procura.
SOLIDARIETA' - «Adesso vivo di carità, in particolare grazie all’aiuto del sindaco di San Sebastiano, Pino Capasso, che ormai mi fa anche la spesa», dice, «e di Sergio Vigilante, presidente di un’associazione antiracket e antiusura il quale mi ha messo a disposizione il legale della sua organizzazione». Il Comune di San Sebastiano si è dimostrato particolarmente solidale: «L'amministrazione si è fatta carico anche di parte delle tasse per l'Università per il mio unico figlio, che a breve prenderà la laurea» conclude.
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Riferimento: Munnezza (and more...) Reprise
Una croce sulla sua foto e un messaggio a senso unico: «Guai a te se continui a parlare con i carabinieri, ti facciamo passare un guaio. Sappiamo dove abiti e che strada fai. Sappiamo dove abitano tuo padre , tua madre, tua sorella con il bimbo piccolo».
Minacce di morte al presidente della Municipalità Chiaia Fabio Chiosi, intimidazioni dirette ai suoi parenti più stretti, che non risparmiano neppure un bambino di pochi anni. Inchiesta sui finti invalidi, qualcuno alza il tiro. Minacce finite dritte nel fascicolo sulla fabbrica dei finti invalidi (tra sedicenti pazzi o ciechi), che hanno reso immediate le contromosse da parte degli inquirenti: da qualche giorno, il presidente della Municipalità Fabio Chiosi è sotto protezione. Nei suoi confronti massima attenzione da parte dei carabinieri del comando provinciale di Napoli del colonnello Mario Cinque.
Stesse precauzioni anche per i parenti indicati nella lettera di minacce, un testo scritto da una persona che sembra conoscere bene le abitudini del presidente Chiosi. Anonimo velenoso. Livido. Evidentemente scottato dalla collaborazione fornita dal presidente di Chiaia nei confronti degli inquirenti, dalle sue denunce nell’inchiesta che ha prodotto oltre sessanta arresti tra i finti ciechi di Santa Lucia, oltre a scoperchiare un pentolone ancora ricco di sorprese.
Qualcuno prova a intimidire un testimone autorevole, a spegnere sul nascere nuovi sviluppi. C’è un passaggio della lettera anonima che potrebbe tradire la mano di chi l’ha scritta: è il riferimento alle tante persone bisognose aiutate con i vitalizi di stato, che ora potrebbero rivalersi contro chi ha sporto denuncia. Ma chi può temere le accuse del presidente Chiosi al punto tale da minacciarlo di morte? Facile trarre conseguenze: a spingere l’anonimo a minacciare Chiosi è uno che ha paura di sviluppi a breve, magari capaci di investire anche il cosiddetto livello politico-amministrativo.
Basta continuare a leggere l’anonimo indirizzato a Chiosi: «Ti vuoi fare i cazzi tuoi? La vuoi smettere di entrare e uscire dai carabinieri di Posillipo? Racconti tutte palle: la vuoi smettere di inguaiare la gente?». Segue l’indirizzo di Chiosi, ma anche un elenco del tragitto percorso ogni giorno dall’esponente della municipalità. Particolari che evidenziano il livello di familiarità verso le abitudini di Chiosi. Indagano i carabinieri della compagnia rione Traiano del capitano Federico Scarabello e del luogotenente Tommaso Fiorentino.
Arrestati finora oltre sessanta finti ciechi (molti dei quali hanno patteggiato restituendo soldi delle pensioni), in cella anche il consigliere della Municipalità Salvatore Alajo, la moglie Alexandra Danaro, e un assortito gruppo di parenti di marito e moglie. Inchiesta del pool mani pulite dell’aggiunto Francesco Greco, condotta dal pm Giuseppe Noviello. Al setaccio il contenuto della minaccia: «Fai il bravo, che ti conviene - si legge nello scritto acquisito agli atti - stai facendo incazzare un sacco di gente importante, gente che conta».
Dalle minacce ai consigli, parole che sembrano assumere un tono premuroso, esortativo: «Fai un altro mestiere, sei un politico stimato. Perché vuoi inguaiare le persone che poi non hanno fatto niente di male, ma hanno solo aiutato i più deboli? E se li inguai, loro non fanno bene a far passare un guaio anche a te?».
Ma la frase che ha attirato di più l’attenzione degli inquirenti riguarda «la gente importante»: «Con le tue denunce stai facendo incazzare un sacco di gente importante, gente che conta». A cosa si riferisce l’anonimo? Cosa significa «contare qualcosa» a ridosso dei vicoli di Pizzofalcone? Significa poter vantare rapporti con la camorra o con un livello politico amministrativo finora rimasto solo sullo sfondo dell’inchiesta?
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Riferimento: Munnezza (and more...) Reprise
"Niente soldi, discariche allo stremo"
Emergenza mai risolta e debiti per oltre 20 milioni. I tecnici spiegano il giallo di Acerra Ferma la linea 1 Chiaiano e Terzigno sollecitano i crediti
di ANTONIO CORBO
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Rifiuti, che estate sarà? "Difficile, molto difficile". Nessuno dice di più. Il pessimismo si diffonde nel nuovo circuito politico, tra Regione e Provincia. Si comincia ad Acerra. La linea 1 delle tre è ferma da aprile, stop fino a giugno. Ma i tecnici sgonfiano il giallo dell'inceneritore: "Non c'è da preoccuparsi". Allarmano invece i debiti. Bertolaso sembrava avesse risolto tutto. Ma ha dimenticato di chiudere i conti. Il governo lascia debiti per oltre 20 milioni. "Styr e discariche sono allo stremo".
È stato un tema elettorale vincente. Decisivo in Campania. Chiuse le urne, riappare l'emergenza. Il primo punto critico è Acerra. Il sindaco Esposito ha sospeso i rappresentanti dell'Osservatorio per attriti con Roma. Nella relazione dell'11 marzo c'è una traccia. "Si è verificata una anomalia di misura per un guasto dello strumento di misura". Si scopre che il certificato della Commissione di collaudo attende "documenti afferenti analisi richieste". Ma "Partenope Ambiente" assicura che "è corretto il funzionamento dell'impianto".
Due tecnici in rigoroso anonimato spiegano il guasto. Primo ingegnere: "Crepa all'interno della camera di combustione. Un errore nella camera refrattaria. Ma è frequente in impianti sollecitati ad alte temperature". Secondo ingegnere: "Niente di grave. Una perdita di acqua. Come se si fosse rotto un piccolo tubo". Era già prevista la manutenzione ordinaria, è diventata straordinaria. Irreperibile il dirigente Luca Buonomo di "A2A" per una versione ufficiale. Acerra brucia 1300 tonnellate e non 2000, i due terzi. Peggio le discariche. Chiaiano è gestita da "Ibi", presidente Daniela D'Amico. Società che attrezzò Savignano Irpino. "Siamo al 45 per cento", dicono a Chiaiano. C'è posto per i rifiuti di Napoli e Marano nei prossimi 15 mesi.
Ma la crisi è economica. Il credito supera i 5 milioni. "Discarica aperta finché regge la famiglia D'Amico", riferiscono i 50 dipendenti. La discarica da 150 mila tonnellate dovrà ingoiarne 850 mila. Opera in condizioni di sicurezza, con uno strato di terreno e disinfettante dopo ogni colata. "Non c'è cattivo odore, quindi Ibi lavora bene", confermano i tecnici. Ma tardano i soldi di governo e Provincia. Come a Terzigno, crocevia dell'emergenza. Il nuovo sindaco, Antonio Auricchio, ha giurato che vieterà l'apertura della seconda discarica, aspetta che sia colma la "Sari". Per la "Vitiello" c'è il suo patto d'onore con gli elettori. "Berlusconi mi deve un favore, e deve farmelo ora". Fu Auricchio a cedergli gratis il simbolo "Popolo della libertà".
Difficile reperire un'altra discarica in zone diverse, Terzigno avanza 2,6 milioni di euro, 5 Chiaiano, 8-9 gli Styr di Tufino e Giugliano. Si rifà Caivano con Acerra. Con altre forniture, il debito supera i 20. Fallisce il concetto di perimetro provinciale. Napoli con 3 milioni (3 mila tonnellate al giorno, 1400 nella sola città) ha l'8 per cento della Campania e il 65 della produzione rifiuti. Chiedono già a Caldoro di rivedere il sistema. Oggi consiglio provinciale straordinario. Ma l'estate è già qui.
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Berlusconi aveva risolto tutto...:sisi: o meglio l'aveva nascosta sotto il tappeto...facendo ne più ne meno quello avevano i suoi predecessori...
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Riferimento: Munnezza (and more...) Reprise
aspettiamo prima di giudicare, però purtroppo ad ora le soluzioni a medio/lungo termine sembrano continuare a mancare.
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le uniche soluzioni a lungo termine sono cominciare a far riciclare e riutilizzare in modo da diminuire la roba buttata e piano piano fare un cernita di tutto il possibile da recuperare e bruciare il resto in maniera sicura.
Se non si fa così è inutile il problema sarà ciclico e sempiterno.
E bisogna farlo a costo di andare a mettere il naso nella monnezza della gente e recapitare multe a nastro...
Insegnare e obbligare chi può ad usare il compostaggio da quando a casa mia facciamo la cernita di quello buttiamo il peso della monnezza da buttare è diminuito del 70%
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romano, neoassessore all'ambiente: «con quei soldi facevamo 3 isole ecologiche»
La Campania dell’emergenza rifiuti
vuole insegnare la differenziata ai cubani
Delibera choc: sotto Bassolino stanziati 662 mila euro
per finanziare un progetto di eco-sostenibilità ai Caraibi
http://corrieredelmezzogiorno.corrie...l--140x180.jpg Fidel Castro
NAPOLI — Da che pulpito: la Campania vuole insegnare la raccolta differenziata agli Stati dei Caraibi: Cuba, Repubblica Dominicana, Haiti. La stessa regione che sconta un’eterna emergenza rifiuti, tipo fatica di Sisifo, sotto Bassolino ha stanziato 662mila euro di fondi europei per inviare consulenti in Centroamerica. Il loro compito, in sintesi, è spiegare le politiche di sostenibilità ambientale a cubani e haitiani. Urca. Come se i tecnici della British Petroleum, in piena tragedia in Louisiana, andassero per convegni a parlare di soluzioni ai disastri petroliferi.
DECRETO PASSATO A SAN SILVESTRO - Una cifra notevole (un miliardo di vecchie lire) prevista dalla vecchia giunta regionale con un decreto passato a San Silvestro, il 31 dicembre 2009, a poche ore dal cenone e dai fuochi d’artificio. Nello specifico: il decreto dirigenziale è il numero 214 dell’area generale di coordinamento 12 del settore sviluppo economico. Titolo: «Impegno risorse per cofinanziamento progetto europeo Caribbean sustainable waste management for a better life » ovvero, tradotto dall’inglese, gestione delle politiche ecosostenibili (dei rifiuti) ai Caraibi per migliorare la qualità della vita. Misura a favore di paesi svantaggiati che rientra nel piano regionale Paser— al centro di infuocate polemiche per le consulenze — sotto la voce «Promuovere il sistema produttivo su scala nazionale e internazionale».
http://corrieredelmezzogiorno.corrie...i--180x140.jpg Emergenza rifiuti a Napoli SOLIDARIETA' TROPICALE - Caraibi: parola che nell’immaginario collettivo evoca sole, mare, palme, turismo, ma anche socialismo tropicale castrista e povertà diffusa. Campania: parola che evoca attitudini tutt’altro che ecocompatibili, visto che la soglia di raccolta differenziata a stento tocca il 13 per cento complessivo. Non solo: appena tre giorni fa il capo della Protezione civile Guido Bertolaso ha parlato di crisi rifiuti campana non ancora risolta. Ma tant’è. Uno stanziamento di seicentomila euro e passa finito sotto la lente d’osservazione degli esperti di Palazzo Santa Lucia incaricati, per volontà del nuovo governatore Stefano Caldoro, di passare al setaccio delibere e consulenze dell’ultimo anno e cassare di diritto eventuali sprechi. Riccardo Marone, che nel dicembre 2009, era assessore alle Attività produttive, spiega al Corriere del Mezzogiorno: «Non ho memoria di un simile progetto, anche perché il decreto dirigenziale è stato approvato a fine anno, laddove l’ok iniziale della giunta viene dato molti mesi prima, se non anni, ed io ero assessore solo da giugno. Inoltre— aggiunge— al Paser attingono tanti assessorati, non solo le attività produttive». Qual è allora l’assessorato competente? Arcano che poteva essere svelato dal coordinatore dell’area 12, la dottoressa Maria Carolina Cortese, la quale però, come riferiscono dalla segreteria, risulta un giorno in riunione e l’altro non in sede.
LA «MISSIONE» INTERCONTINENTALE - Tornando al programma «caraibico», l’iniziativa non nasce naturalmente in Campania. Ha una dimensione internazionale che coinvolge più Stati, tra cui Brasile, Canada e Unione europea. Una missione che muove da princìpi di solidarietà: formare le autorità locali caraibiche sulla gestione dei rifiuti solidi urbani, che lì è un disastro. Anche se si tratta di isole tropicali che per mancanza di materia prima hanno da riciclare quantità di rifiuti decisamente inferiori rispetto ai ricchi cugini occidentali.
CONSORZIO DI BACINO SALERNO 1 - Investiti della mission di trasferire le nostre conoscenze in tema di rifiuti ai volenterosi della Repubblica Dominicana, Cuba e Haiti (ora alle prese, in verità, col post-terremoto) sono gli esperti del consorzio di bacino Salerno 1 sulla base di un partenariato con la stessa Regione Campania e organismi dell’Havana, Santo Domingo e Port-au-Prince. Pare anche che i tecnici siano già volati ad inizio anno un paio di volte in Centroamerica per questi «corsi di formazione». Il Consorzio opera nella popolosa area a nord di Salerno e, c’è da dire, a differenza degli omologhi soggetti napoletani e casertani raggiunge buone percentuali di raccolta differenziata (anche pari al 45%). Tecnici bravi, dunque. Ma detto questo, bisogna anche sottolineare, come fa il neoassessore regionale all’ambiente Giovanni Romano «che con quei soldi avremmo organizzato almeno tre isole ecologiche in Campania: costano duecentomila euro l’una. In effetti— prosegue Romano, ex sindaco di Mercato San Severino — la cifra stanziata è sicuramente alta, anche se non si discute il valore del progetto di solidarietà internazionale. Certo — ammette — suona un po’ paradossale se vogliamo che consulenti della Campania girino il mondo per insegnare tecniche virtuose di smaltimento rifiuti...».
Alessandro Chetta
04 giugno 2010
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non ho parole sono sommersi dalla monnezza e volgiono andare ad inseganre ad altri come si fa riciclarla?
ma prima di buttare via soldi nei caraibi ( perchè poi ci sarebbero state missioni e quanto altro) non possono fare lo stesso in campania?
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Il parco dei rifiuti
di Riccardo Bocca
Una discarica nella riserva naturale del Vesuvio. E sempre lì si progetta un secondo enorme impianto. L'allarme di cittadini e ambientalisti
Il cartello appeso alla rete di recinzione parla chiaro: "Area d'interesse strategico nazionale: divieto d'accesso, sorveglianza armata". Pochi metri più in là, poliziotti e militari controllano che nessuno s'avvicini o scatti foto. E fa bene, la vigilanza, a scoraggiare gli eventuali curiosi. Perché è desolante lo spettacolo offerto dalla discarica S.a.r.i. (Società agricola recuperi industriali) di Terzigno, 770 mila metri cubi nel cuore del Parco del Vesuvio. A partire dal tanfo che sale e invade le campagne confinanti.
Poi ci sono le centinaia di gabbiani che, ossessivamente, roteano nel cielo. Infine c'è l'origine di questo incubo alla Hitchcock: il cumulo dei rifiuti urbani che, per legge, dovrebbero essere trattati. "E invece non lo sono affatto", testimonia Pasquale Raia di Legambiente, "ma giacciono con la loro componente organica che genera fluidi e gas nocivi". Il tutto in un'area che non è soltanto Sito di interesse comunitario (Sic), ma anche Zona di protezione speciale (Zps) e riserva Mab (Man and the biosphere) dell'Unesco.
"Parcumiera", è il neologismo coniato dai 13 comuni che stanno battagliando per difendere quest'angolo di Campania (in corsa, malgrado tutto, per entrare tra le sette nuove meraviglie del mondo). "Il Parco nazionale del Vesuvio", sottolinea il presidente Ugo Leone, "è stato aperto nel 1995 con l'intento di favorire l'integrazione tra uomo e ambiente". Giustamente, considerato che in precedenza questa oasi naturale era marchiata da quattro discariche autorizzate (a Ercolano, Somma Vesuviana, Terzigno e Torre del Greco) e infinite altre clandestine. "Volevamo puntare sull'aspetto geologico e storico del territorio, ma ci ha colpito l'emergenza rifiuti", spiega Leone: "Oltre alla discarica S.a.r.i., inaugurata nel 2008 e già quasi satura, ne è infatti prevista un'altra. Enorme: la più grande d'Europa. E come non bastasse, stanno creando un nuovo collegamento stradale, allargando anche il precedente passaggio".
Una storia tanto grave quanto sconosciuta a livello nazionale. Prima tappa, la legge 123 del luglio 2008, che consente di sfruttare il parco del Vesuvio per "lo smaltimento in piena sicurezza dei rifiuti urbani in Campania". Non conta che la legge 394 proibisca dal 1991 "l'apertura e l'esercizio di cave, miniere e discariche" nei parchi nazionali. E tantomeno è rispettato il decreto presidenziale del 5 giugno 1995, che vieta in modo esplicito la creazione di "nuove discariche per rifiuti solidi urbani e inerti". Per cancellare ogni vincolo, spiega Pasquale Raia, "si è proceduto in deroga. Risultato: oggi il parco del Vesuvio è invaso dai rifiuti. In barba al buon senso e all'interesse comune".
Parole dure, confermate da un episodio avvenuto il 2 maggio scorso. Protagonista Judith Merkies, capo delegazione olandese degli europarlamentari in visita alla discarica di Terzigno. Dopo avere ascoltato le rassicurazioni di Giovanni Perillo, consulente scientifico della Protezione civile, che illustrava come alla S.a.r.i. il pattume fosse correttamente diviso, la signora ha infilato le mani nell'immondizia. E ha pescato un pezzo di bidone azzurro, la cui etichetta segnalava contenuto nocivo. A quel punto, la capo delegazione ha continuato a frugare, e affiancata da un collega ha estratto alluminio, plastica, un copertone e altri scarti destinati al trattamento differenziato.
"Con simili premesse", commenta Franco Matrone della Rete comitati vesuviani, "si potrebbe ipotizzare un ravvedimento delle istituzioni. Invece no: come niente fosse, si continua a puntare sulla seconda discarica. Da aprire, questa volta, nella cosiddetta cava Vitiello: una voragine di oltre 10 ettari, dov'è previsto che ogni giorno confluiscano 1.500 tonnellate di pattume".
Abbastanza per scatenare la reazione dei residenti nel parco, che l'8 maggio hanno manifestato al grido di "Vergogna! Vergogna!". Ma anche per spingere gli ambientalisti a denunciare l'arroganza del governo Berlusconi: "La conferenza dei servizi", documenta Legambiente, "si è conclusa il 30 dicembre 2009 con la bocciatura della maxi discarica. Eppure, lo scorso 28 gennaio il Consiglio dei ministri ha dato il suo benestare all'operazione".
anta è la rabbia, che i movimenti anti-discarica hanno stampato volantini a lutto per denunciare la "prematura scomparsa del Parco del Vesuvio". E non sono gli unici, a essere allarmati. All'interno della zona protetta lavorano 22 aziende che temono per i loro bilanci: "Si produce un vino noto nel mondo come il Lacryma Christi", ricorda il presidente Leone. "Ci sono i famosi pomodorini vesuviani, i friarielli (un particolare tipo di broccoli, ndr.), per non parlare delle albicocche e altre specialità...".
Ma accanto a questo patrimonio, fonte di una economia preziosa nella Campania infelix, ecco le ruspe che scavano per garantire l'accesso alle discariche. Una miopia stigmatizzata anche da Pino Capasso, sindaco Pd di San Sebastiano al Vesuvio, nonché presidente della Comunità del parco: "Sommergere di pattume quest'area è irresponsabile", afferma: "Ma altrettanto dannoso è far pagare ai nostri Comuni la raccolta differenziata più del trasferimento in discarica". Così, a suo avviso, "si generano interstizi per l'illegalità. E si rallenta, chissà quanto involontariamente, la nascita di una sensibilità ambientale condivisa".
Discorsi che tornano alla mente qualche minuto dopo, entrando nel comune di Ottaviano. All'improvviso, spunta tra i campi coltivati un ammasso illegale di rifiuti bruciati. Poi incontri una montagna di finte ecoballe, in realtà infarcite di tutto, che marciscono tra le sterpaglie. Poi ancora una collina interamente costituita da terra e rifiuti, che sbucano tra le zolle. E alla fine, ecco una distesa di rifiuti solidi urbani, coperti da una rete verde, stoccati anni addietro in pieno allarme spazzatura.
"Lì sopra", indica Pasquale Raia, "passa la strada che raggiunge il Vesuvio". Ai turisti è garantito uno splendido panorama.
http://img195.imageshack.us/img195/3800/caves.jpg
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oggi sul corriere del mezzogiorno ci sono foto dei lavori che hanno fatto agli scavi di Pompei. Hanno costruito spalti in tufo all'arena là dove non c'erano :facepalm:
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Quella della discarica nel Parco del Vesuvio è una vergogna senza fine.
Non si può far niente contro le finte ecoballe?
Del resto, così si comporta la gente della nostra terra:
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in pratica hanno spostato i rifiuti dalla città ai parchi :facepalm:
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Vabeh, ma nel napoletano c'è qualcosa che non sia parco, tutela agropastorale e abbastanza lontano dalle città ?
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lontano dalle città no perché penso abbiano costruito ovunque :asd:
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quindi li si mette in un parco nazionale? :fag:
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Metteteveli un po' dove vi pare, magari a Cuba :asd:
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scommetto che là dietro c'è lo zampino dell'ex assessore Gabriele :asd:
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Cassonetti in fiamme anche in centro
Un arresto per trasporto illegale di rifiuti
Vigili del fuoco al lavoro per tutta la notte. Bruciati cumuli di immondizia in via Dalla Chiesa. Un uomo è stato arrestato dai carabinieri per trasporto illegale di materiale ferroso. Prosegue la missione in Sicilia della commissione parlamentare d'inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti
I rifiuti dati alla fiamme di notte sono ormai diventati una costante . Roghi di cassonetti e mini discariche anche la notte scorsa e non sono state risparmiate le strade del centro. Incendi nella notte nelle vie Carlo Alberto Dalla Chiesa, Nina Siciliana, Guercio, via Sant'Isidoro e via dell'Orsa Minore dove le squadre dei vigili del fuoco sono dovute intervenire due volte. In fiamme cumuli di immondizia anche a Termini Imerese. In questi giorni la commissione parlamentare Ecomafie si trova in Sicilia anche per valutare i nodi della nuova emergenza.
I carabinieri, intanto, hanno fatto scattare un arresto e cinque denunce per trasporto e abbandono di rifiuti a Palermo e in provincia. Arrestato Francesco Geloso, 59 anni, sorpreso in piazza Don Bosco a bordo di un autocarro mentre trasportava un ingente quantitativo di materiale ferroso ed elettrodomestici, privi delle prescritte autorizzazioni. L'uomo, sottoposto al rito direttissimo, è stato rimesso in libertà a seguito della convalida dell'arresto.
I carabinieri di Cefalù hanno invece denunciato in stato di libertà cinque persone alla procura di Termini Imerese per aver abbandonato rifiuti speciali non pericolosi, in siti non autorizzati, consistenti in detriti da demolizioni edilizie e materiale da sostituzione impianti idraulici. Elevate sanzioni amministrative, per un importo totale di mille euro a due persone per avere abbandonato in strada un rifiuto ingombrante domestico nonché imballaggi in legno per il trasporto di merce alimentare. Sono già 106, di cui 56 nel capoluogo, gli arresti dei carabinieri del Comando provinciale in relazione allo stato di emergenza rifiuti dichiarato il 16 gennaio 2009.
Prosegue intanto la missione in Sicilia della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti. In prefettura, a Trapani, è stato fatto il punto sulle condizioni delle discariche dell'Isola. "Tutta la situazione siciliana - ha detto Ferdinando Dalle Nogare, dirigente generale del Dipartimento regionale acque e rifiuti - è condizionata da cosa succederà a Bellolampo (la discarica di Palermo prossima alla saturazione, ndr). Lunedì pomeriggio avremo una riunione per capire l'effettiva capacità del sito, dopodiché potremo fare dei conti".
Riguardo all'intervento attualmente in corso nella discarica di Palermo, da più parti indicata come una 'bomba ecologicà pronta a esplodere, Dalle Nogare si è limitato a dire che "si sta realizzando una vasca e dobbiamo capire qual è l'effettiva capacità, dopo lunedì riusciremo a fare una pianificazione per il futuro prossimo".
Il danno ambientale causato dal percolato a Bellolampo, è stato evidenziato dal direttore generale dell'Arpa Sicilia, Sergio Marino. "Il danno c'è - afferma - ma bisogna calcolare l'entità e se questo danno è irreversibile o è ancora controllabile. Da questo punto di vista c'è un'indagine della procura che ancora non è completata - aggiunge - alla quale stiamo dando un contribuito per quello che ci viene richiesto".
Il direttore dell'Arpa anticipa, comunque, che "la cosa più importante che la procura sta cercando è una possibile interrelazione tra il percolato che è stato avvistato al di fuori della discarica e la falda acquifera; io non ho elementi per potere dire che questa interrelazione oggi ci sia. Per quanto riguarda tutti gli altri aspetti - conclude Marino - c'è una situazione di degrado generale che può essere certamente ridimensionata con un'attività di bonifica consistente".
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Aspetta che ci mettano i seggiolini in plastica :asd:
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ma che minchia- :facepalm:
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