ma un abbordaggio noialtri mai?
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ma un abbordaggio noialtri mai?
'Zzo c'era una cosa che adesso mi sfugge...era una di quelle...ah si: "Ma come procede bbène la primavera araba nonnino, si vedono proprio bei segnali-ih, è proppio un vento diverso-oh...mi coNpri una mela candita now?"
"Maccerto Timmy, però mi prometti che ci dai un bel taglio con la ketamina d'ora in avanti, lo sai che poi sbarelli abbestia e che ti resta piccolo a farti così giovine-eh, eh-eh-eeh..."
:fag:
In b4: Eeeeeeeh ma devi avere pazienza-ah!
In bafter: E dunque pazienterò ben volentieri :sisi:.
http://www.repubblica.it/persone/201...na-23041511/1/
Ma secondo voi funziona come campagna di dissuasione...
:asd:
la 4 :pippotto:
La fatwa contro il calcio (inventato da francesi ed ebrei :rotfl: ) mi mancava :bua:
Arabia Saudita, calcio vietato: "Inventato dagli infedeli"
Il calcio non è adatto agli islamici. È questo il pensiero, trasformatosi in editto religioso o fatwa, di un mufti dell’Arabia Saudita. Il motivo sarebbe da ricondurre alle origini del gioco “impuro”, in quanto sarebbe stato inventato da ebrei, cristiani, Stati Uniti, Russia e Francia. Cioè gli infedeli. Il mufti saudita Abdullah al-Najdi, ovvero un esperto di leggi musulmane, ha quindi emesso una fatwa che vieta ai giovani di musulmani di giocare a calcio. O quantomeno, “alla maniera” degli infedeli.
In base alla fatwa emessa da al-Najdi infatti, cambiando alcune regole il gioco sarebbe praticabile. Ad esempio, bisogna eliminare tutti i termini inventati dagli stranieri, come “fallo”, “rigore”, “corner” e “fuori”; la partita va giocata in più o in meno di 11, numero fissato dagli infedeli, e gli abiti devono essere diversi dalle solite divise, in quanto poco idonee. Gli abiti di tutti i giorni vanno più che bene, secondo il mufti. Le regole non si limiterebbero alla forma, ma anche alla sostanza: vietato esultare per un gol, perché lo fanno francesi e americani: «non avete bisogno di queste cose perché il vostro goal è chiaro», ha spiegato Al-Najdi. Guai a abbracciarsi o baciarsi o festeggiare con i compagni, quindi. Il mufti ha poi affermato che non ci devono essere giocatori designati come riserve, ma i calciatori devono cambiare il loro ruolo quando uno è stanco.
L’Arabia Saudita, questa volta tramite la commissione per la promozione della virtù e la repressione del vizio, ha inoltre dichiarato guerra ai giocatori stranieri tatuati, poiché esempi poco edificanti per i giovani sauditi. Pena per chi non copre i tatuaggi prima di scendere in campo la prigione, proprio come successo qualche giorno fa la giocatore colombiano Juan Pablo Pino, che in t-shirt in un centro commerciale ha mostrato le braccia tatuate ed è stato arrestato. «I tatuaggi - si legge nella lettera inviata all'Alta commissione per la Gioventù dalla commissione - hanno effetti negativi sui giovani sauditi. Vi chiediamo di mettere al corrente tutti i giocatori stranieri della necessità di rispettare le regole e coprire i loro tatuaggi durante le partite».
Tutto questo, dalla fatwa alle restrizioni dettate ai calciatori stranieri, è in contrasto con gli investimenti che i magnati arabi stanno facendo nei vari club di calcio stranieri, uno fra tutti lo sceicco Mansour, patron del Manchester City. I guadagni ricavati dallo “sport degli infedeli” come saranno giudicati dal mufti?
Maledettissimo cavallo!
E maledizione a quando m'è venuta la malsana idea di riprendere a montare...
:bua:
Non mi ricordavo che facesse così male cadere... saranno i 7 anni ed i 10 chili di meno?
:uhm:
Li mortacci sua, se mi son rotto qualcosa domani bistecche equine.
:vendetta:
Aaaah che goduria... trasferta vicino alla Air Macchi e misure con jet acrobatici in collaudo e rientro a casa alle 17.00 tonde :D
Ziopera non mi capitava da secoli di essere a casa così presto.
Ma cesarino? :uhm:
Si è arreso e ha smesso di fare account su account? :cattivo:
No e' che quello sta parcheggiato ad un counter congruo all'avatar.
All'improvviso me lo sono ritrovato decurtato di 2-3 post che mi rovinavano l'estetica, allora l'ho dovuto riutilizzare per qualche post e riportarlo al 2001 odissea nella terra di mezzo. ;)
Se Steve fosse nato in provincia di Napoli
Steve Jobs è cresciuto a Mountain View, nella contea di Santa Clara, in California. Qui, con il suo amico Steve Wozniak, fonda la Apple Computer, il primo aprile del 1976. Per finanziarsi, Jobs vende il suo pulmino Volkswagen, e Wozniak la propria calcolatrice. La prima sede della nuova società fu il garage dei genitori: qui lavorarono al loro primo computer, l’Apple I. Ne vendono qualcuno, sulla carta, solo sulla base dell’idea, ai membri dell’Homebrew Computer Club. Con l’impegno d’acquisto, ottengono credito dai fornitori e assemblano i computer, che consegnano in tempo. Successivamente portano l’idea ad un industriale, Mike Markkula, che versa, senza garanzie, nelle casse della società la somma di 250.000 dollari, ottenendo in cambio un terzo di Apple. Con quei soldi Jobs e Wozniak lanciano il prodotto. Le vendite toccano il milione di dollari. Quattro anni dopo, la Apple si quota in Borsa.
Mettiamo che Steve Jobs sia nato in provincia di Napoli. Si chiama Stefano Lavori. Non va all’università, è uno smanettone. Ha un amico che si chiama Stefano Vozzini. Sono due appassionati di tecnologia, qualcuno li chiama ricchioni perchè stanno sempre insieme. I due hanno una idea. Un computer innovativo. Ma non hanno i soldi per comprare i pezzi e assemblarlo. Si mettono nel garage e pensano a come fare. Stefano Lavori dice: proviamo a venderli senza averli ancora prodotti. Con quegli ordini compriamo i pezzi.
Mettono un annuncio, attaccano i volantini, cercano acquirenti. Nessuno si fa vivo. Bussano alle imprese: “volete sperimentare un nuovo computer?”. Qualcuno è interessato: “portamelo, ti pago a novanta giorni”. “Veramente non ce l’abbiamo ancora, avremmo bisogno di un vostro ordine scritto”. Gli fanno un ordine su carta non intestata. Non si può mai sapere. Con quell’ordine, i due vanno a comprare i pezzi, voglio darli come garanzia per avere credito. I negozianti li buttano fuori. “Senza soldi non si cantano messe”. Che fare? Vendiamoci il motorino. Con quei soldi riescono ad assemblare il primo computer, fanno una sola consegna, guadagnano qualcosa. Ne fanno un altro. La cosa sembra andare.
Ma per decollare ci vuole un capitale maggiore. “Chiediamo un prestito”. Vanno in banca. “Mandatemi i vostri genitori, non facciamo credito a chi non ha niente”, gli dice il direttore della filiale. I due tornano nel garage. Come fare? Mentre ci pensano bussano alla porta. Sono i vigili urbani. “Ci hanno detto che qui state facendo un’attività commerciale. Possiamo vedere i documenti?”. “Che documenti? Stiamo solo sperimentando”. “Ci risulta che avete venduto dei computer”.
I vigili sono stati chiamati da un negozio che sta di fronte. I ragazzi non hanno documenti, il garage non è a norma, non c’è impianto elettrico salvavita, non ci sono bagni, l’attività non ha partita Iva. Il verbale è salato. Ma se tirano fuori qualche soldo di mazzetta, si appara tutto. Gli danno il primo guadagno e apparano.
Ma il giorno dopo arriva la Finanza. Devono apparare pure la Finanza. E poi l’ispettorato del Lavoro. E l’ufficio Igiene. Il gruzzolo iniziale è volato via. Se ne sono andati i primi guadagni. Intanto l’idea sta lì. I primi acquirenti chiamano entusiasti, il computer va alla grande. Bisogna farne altri, a qualunque costo. Ma dove prendere i soldi?
Ci sono i fondi europei, gli incentivi all’autoimpresa. C’è un commercialista a Napoli che sa fare benissimo queste pratiche. “State a posto, avete una idea bellissima. Sicuro possiamo avere un finanziamento a fondo perduto almeno di 100mila euro”. I due ragazzi pensano che è fatta. “Ma i soldi vi arrivano a rendicontazione, dovete prima sostenere le spese. Attrezzate il laboratorio, partire con le attività, e poi avrete i rimborsi. E comunque solo per fare la domanda dobbiamo aprire la partita Iva, registrare lo statuto dal notaio, aprire le posizioni previdenziali, aprire una pratica dal fiscalista, i libri contabili da vidimare, un conto corrente bancario, che a voi non aprono, lo dovete intestare a un vostro genitore. Mettetelo in società con voi. Poi qualcosa per la pratica, il mio onorario. E poi ci vuole qualcosa di soldi per oliare il meccanismo alla regione. C’è un amico a cui dobbiamo fare un regalo sennò il finanziamento ve lo scordate”. “Ma noi questi soldi non ce li abbiamo”. “Nemmeno qualcosa per la pratica? E dove vi avviate?”.
I due ragazzi decidono di chiedere aiuto ai genitori. Vendono l’altro motorino, una collezione di fumetti. Mettono insieme qualcosa. Fanno i documenti, hanno partita iva, posizione Inps, libri contabili, conto corrente bancario. Sono una società. Hanno costi fissi. Il commercialista da pagare. La sede sociale è nel garage, non è a norma, se arrivano di nuovo i vigili, o la finanza, o l’Inps, o l’ispettorato del lavoro, o l’ufficio tecnico del Comune, o i vigili sanitari, sono altri soldi. Evitano di mettere l’insegna fuori della porta per non dare nell’occhio. All’interno del garage lavorano duro: assemblano i computer con pezzi di fortuna, un po’ comprati usati un po’ a credito. Fanno dieci computer nuovi, riescono a venderli. La cosa sembra poter andare.
Ma un giorno bussano al garage. E’ la camorra. Sappiamo che state guadagnando, dovete fare un regalo ai ragazzi che stanno in galera. “Come sarebbe?”. “Pagate, è meglio per voi”.
Se pagano, finiscono i soldi e chiudono. Se non pagano, gli fanno saltare in aria il garage. Se vanno alla polizia e li denunciano, se ne devono solo andare perchè hanno finito di campare. Se non li denunciano e scoprono la cosa, vanno in galera pure loro.
Pagano. Ma non hanno più i soldi per continuare le attività. Il finanziamento dalla Regione non arriva, i libri contabili costano, bisogna versare l’Iva, pagare le tasse su quello che hanno venduto, il commercialista preme, i pezzi sono finiti, assemblare computer in questo modo diventa impossibile, il padre di Stefano Lavori lo prende da parte e gli dice “guagliò, libera questo garage, ci fittiamo i posti auto, che è meglio”.
I due ragazzi si guardano e decidono di chiudere il loro sogno nel cassetto. Diventano garagisti.
La Apple in provincia di Napoli non sarebbe nata, perchè saremo pure affamati e folli, ma se nasci nel posto sbagliato rimani con la fame e la pazzia, e niente più.
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Amaro...
:amarezza:
:cheers:
Anche il forum ce l'ha con me oggi.
:moan:
i nostri ci mettevano 24 ore in piu' ad arrivare, in quel momento gli inglesi avevano condizioni ottimali con i pirati sul ponte e gli ostaggi chiusi in una specie di stanza protetta, ergo era meglio per tutti partissero subito loro, erano i piu vicini e nemmeno a farlo apposta avevano delle squadre SAS a bordo.
fatemi infovinare, il governo è solidissimo e la maggioranza lavorerà coesa e compatta per il bene dell'italia fino al termine della legislatura?
http://video.corriere.it/inglese-la-...2-87e70525ad6b
gioaccchinooooooooooooooo :rotfl: