L’associazione Arsenale si sente in dovere di intervenire sulla questione della chiusura del cinema Lumière, balzata alla cronaca in queste ore grazie anche alla generosa raccolta di firme promossa in favore della sala da un'affezionata spettatrice (ciao Martine).
Si è diffusa la notizia che in questi giorni, parlando della crisi del cinema Arsenale, non abbiamo comunicato la contemporanea chiusura del cinema Lumière per misteriosi e sospetti motivi. La causa principale sta nel fatto che il Lumière non è di diretta proprietà dell’Associazione Arsenale, ma fa capo a una srl di cui l’Arsenale è parte, con altri soci di capitale. Il Lumière è un'esercizio commerciale, sia pure di qualità, con la necessità di far quadrare il bilancio in fondo all'anno e quindi completamente legato a logiche di mercato.
Il Cinema Lumiere chiuderà purtroppo la sua attività nel corso di febbraio prossimo. Noi pensiamo che le monosala di città siano importanti punti di aggregazione e di diffusione della cultura; pensiamo che siano baluardi contro la mercificazione della cultura che le multisale rappresentano. Purtroppo “il mercato“ respinge le proposte non allineate ed impedisce alle piccole iniziative di avere la meglio sulla grande distribuzione.
La responsabilità principale della chiusura del Lumiere è del sistema distributivo italiano che e' monopolista. L'Italia è l'unico paese europeo dove il distributore non si relaziona con le sale, ma con un agente regionale. In Toscana gli agenti per tutte le case di distribuzione sono solo due. Uno distribuisce i suoi film prioritariamente alle sale Isola Verde e Nuovo, l'altro alle sale Odeon e Arno. I film migliori, dal punto di vista commerciale, ma spesso anche qualitativo, vanno a queste sale, noi possiamo scegliere solo tra quelle pellicole che gli altri rifiutano.
Questo succede perchè nel cinema, come del resto in tutte le attività di questo paese, il libero mercato non esiste, ma tutto si basa su lobbies e monopoli. I film del Lumiere sono quindi di alta qualità, ma non appetibili commercialmente, e la sala non ce la fa a reggere economicamente.
Lo stesso Ministero dei Beni Culturali, che distribuisce i contributi alle sale d’essai, ragiona in maniera quantitativa e non qualitativa. Il contributo d’essai, infatti, è rimasto da molti anni complessivamente allo stesso livello, e viene distribuito alle sale sulla base dei giorni di proiezione di pellicole d’essai. Film come “la banda dei babbi natale“, che, dichiarati d’essai dalle commissioni ministeriali, incassano moltissimo e restano nelle multisale per molte settimane, assorbono gran parte del contributo, riducendo quello delle vere sale d’essai.
Inoltre questo autunno è venuta meno anche la risorsa offerta dall’affitto della sala da parte dell’Università che, a causa dei tagli ai finanziamenti alla scuola e alla ricerca, è stata costretta, pur con forti disagi, a riportare le attività didattiche esclusivamente in locali di sua proprietà.
Come molti cittadini e come quegli spettatori che stanno firmando una petizione per il Lumiere, e che ci fanno sentire orgogliosi di avere nel 2004 riaperto con l’originale nome di Lumiere una delle più antiche sale Italiane, siamo convinti che le monosale di citta' siano una risorsa per il territorio, tanto più se proiettano film di qualità.
L'Arsenale e gli altri soci si sono molto impegnati per cercare di far sopravvivere il Lumiere, ma il Lumiere, non e' l'Arsenale, non è cioè una associazione culturale; è una srl con soci di capitale, e' un esercizio commerciale, sia pure di qualita', e in fondo all'anno il bilancio deve quadrare come in ogni srl.
L'Arsenale e' un’associazione culturale e per far quadrare il bilancio, quando le risorse non bastano più, chiede ai suoi soci di intervenire, e, mi piace sottolineare, ai soci, non agli enti pubblici. La risposta dei soci e della città è stata ed è entusiasmante insieme alla solidarietà delle forze politiche e delle istituzioni. Il Lumiere a chi potrebbe chiedere denaro? Solo ai suoi tre soci di capitale che non possono o non vogliono più investire in una attività in perdita.
L’Arsenale ha un problema contingente che si può risolvere con una sottoscrizione, il Lumiere ha un problema strutturale di perdita legata al mercato. Andrebbe fatta una sottoscrizione l’anno.
Alcuni dicono che la scelta di aprire il Lumiere sia stata poco lungimirante e forse sbagliata. Si, sicuramente èstata commercialmente sbagliata. Sapevamo di non poter avere film commercialmente appetibili fino dall'inizio, ma pensavamo che a Pisa, cosi' come dimostrato dall'Arsenale, ci fossero molti spettatori disposti a vedere cinema di qualita', e su questo abbiamo rischiato molto lavoro e molto impegno insieme ad altri soci che con noi hanno condiviso questa utopia. Purtroppo ci sbagliavamo, i CinePanettoni di natale e le lobbies della distribuzione hanno avuto ragione e gli spettatori del Lumiere, seppur affezionatissimi, sono molto pochi, una media di 40 al giorno, e sono completamente insufficienti a far sopravvivere un cinema.
Alberto Gabbrielli