Citazione:
Toni protezionista: "Amauri non
ci serve, i campioni ci sono già"
Il passaporto di Amauri dovrebbe arrivare entro l'estate
L'azzurro contro il brasiliano. Ma Lippi lo stoppa: «Non conta ciò che dicono gli altri giocatori»
MASSIMILIANO NEROZZI
TORINO
Fosse per Luca Toni, bisognerebbe negare il visto azzurro ad Amauri. Semplicemente, il brasiliano prossimo naturalizzato grazie alla moglie ora cittadina italiana non serve, almeno secondo l’attaccante del Bayern Monaco: «Io non sarei d’accordo - ha detto Toni in un’intervista al settimanale “Chi” - perché in Italia abbiamo dei campioni eccezionali. Parlo di Marco Di Vaio e Giampaolo Pazzini. Due che non hanno problemi di carta d’identità o di passaporto». Peccato che all’ufficio immigrazione ci sia Marcello Lippi, che ha idee diverse: «Non tengo mai in considerazione le cose che dicono gli altri giocatori sulle convocazioni - ha detto ieri il ct dell’Italia - anche perché so che spesso danno risposte che si prestano a due o tre interpretazioni: e spesso viene scelta quella che fa più polemica».
Sarà maligna macchinazione, allora, perché altre risposte del genere, da giocatori diversi, già erano sbucate. La prima pietra la tirò Alberto Gilardino, guarda caso un altro attaccante, l’8 settembre 2008, dopo la prestazione molto resistibile fatta da lui e Toni contro Cipro: «Amauri è un grande giocatore - disse il centravanti della Fiorentina - ma noi stiamo bene così. Io difendo la coppia Toni-Gilardino, anche se a Cipro non è andata bene». Più che questione di cittadinanza, istinto di sopravvivenza, e mantenimento del posto di lavoro (azzurro): perché se Amauri è quello visto all’opera nella prima parte della stagione, e Toni quello formato Europei, per esempio, non c’è partita. Chiaro, poi, che il brasiliano dovrà tornarci a quei livelli, perché finora, nel 2009, ha spedito in campo quasi sempre la controfigura. Basti il banale confronto tra i fatturati, con un 2009 in stile Lehman Brothers: 13 reti in 25 partite nel 2008, una sola in 14 uscite quest’anno. Con cifre del genere, Gilardino potrebbe rispolverare il suo ragionamento settembrino: non è necessario farlo giocare in azzurro, io e Toni dimostreremo di fare la differenza.
L’unico ad aver difeso il brasiliano era stato Vincenzo Iaquinta, collega bianconero: «Amauri ci serve, sarebbe un valore aggiunto per l’Italia». Al solito, era invece entrato a piedi uniti Gennaro Gattuso, verso la fine di febbraio: «Il campione non si discute - aveva detto - ma ha gestito male la vicenda. Prima aspetta il Brasile… ma noi non siamo l’Azerbaigian o la Finlandia, noi siamo l’Italia: abbiamo vinto quattro Mondiali e il nostro calcio non ha nulla da invidiare a nessuno. Penso sia giusto che giochi con il Brasile». Un decreto di espulsione. Amauri aveva risposto la sera stessa, uscendo da Stamford Bridge: «Di quello che dice Gattuso non me ne frega nulla». Presto, si chiariranno di persona.
L'Amauri visto fino a dicembre merita la nazionale, in quanto cittadino naturalizzato e ottimo giocatore. L'amauri visto dopo la sosta natalizia può anche sacrificare la moglie sull'altare della patria che tanto i mondiali se li guarda nel salotto di casa e non perchè cittadino naturalizzato ma perchè appena sufficiente come giocatore