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FERRARA, ARIAUDO E DE CEGLIE AL BARI. CONTE ALLA JUVE?
27.04.2009 12:30 di Sergio Passacantando articolo letto 544 volte
Fonte: Christian Recalcati per 24oredisport.com
E' trapelata in queste ore una clamorosa notizia di mercato. Alvise Cagnazzo, giornalista pugliese, conduttore della trasmissione "Parliamo di Calcio" , e parte della redazione di 24oredisport.com, ci ha fatto sapere di avere avuto indiscrezioni su un possibile passaggio di Ciro Ferrara alla guida del Bari. Con l'ex bianconero, dovrebbero giungere in Puglia, ovviamente nella prossima stagone, Ariaudo e De Ceglie, entrambi in prestito. Se le voci che giungono da Bari risulteranno essere veritiere, si aprirebbero le porte bianconere per Antonio Conte.
Quindi l'anno prossimo Molinaro titolare inamovibile ? o arriva davvero zambrotta ?
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BECCANTINI (La Stampa): "Il paradosso di Ranieri"
La prestigiosa firma del quotidiano torinese commenta il delicato momento della Juventus e del suo allenatore.
27.04.2009 09:04 di Francesco Cherchi articolo letto 654 volte
Fonte: La Stampa
Che domenica: la sconfitta dell’Inter, il sorpasso del Milan, i primi gol in serie A di Barillà e Hallfredsson, indovinate contro chi. La Juventus di Ranieri ha chiuso a Roma, il 21 marzo: quinta vittoria consecutiva, l’Inter avanti di sette, il Milan dietro di sette. Da quel sabato sera in poi è stato tutto un lento e ineluttabile spegnersi: cinque partite fra campionato e Coppa Italia, zero vittorie, tre pareggi, due sconfitte, 9 gol fatti e 11 subìti. Un vero e proprio crollo, mascherato qua e là dai falò d’orgoglio che la maglia sa ancora accendere. Non ricordo una sosta più micidiale. «Servita» Italia-Irlanda, la Juve è andata in bagno e non è più tornata. L’operazione Cannavaro e il pranzo fra Blanc e Lippi hanno completato l’opera. E così, nel giorno in cui il Milan le soffia il secondo posto, ultimo Piave della stagione, la Signorina ne recupera uno all’Inter. Voto? Saccani, che a suo tempo aveva scortato il sofferto 1-0 alla Fiorentina, ha «sequestrato» un rigore, clamoroso, a Del Piero e concesso il meno lampante; paragonateli a quelli generosamente offerti al Milan, l’undicesimo e il dodicesimo della collezione, e capirete perché lo spirito (di Zamparini, per esempio) possa essere, a volte, molto più debole della carne. Il Milan vola, la Juventus barcolla. La Reggina, fanalino di coda, non segnava due gol dal 1° febbraio (2-2 con la Roma). Non si può dire che la squadra abbia giocato contro Ranieri. L’allenatore, lui, ha tirato in ballo l’estate-capestro legata ai preliminari di Champions (si sapeva) e l’elenco telefonico degli infortunati: siamo proprio sicuri che non si potesse evitarne qualcuno? Il campionato termina il 31 maggio, la benzina è finita due mesi prima. Tu chiamale, se vuoi, distrazioni. È bastato il ritorno di Zanetti perché il suo cerino, nel buio pesto del centrocampo, sembrasse un lampadario. Finire secondi o terzi non cambia nulla, almeno in chiave Champions: «grazie» a Platini, ai preliminari accede solo la quarta, che oggi è la Fiorentina. Quando le cose vanno male, Ranieri ripete che la società non gli aveva chiesto lo scudetto. Elementare, Poulsen. Detto che, probabilmente, non gli aveva nemmeno chiesto di piantarsi a metà marzo, i dirigenti sono stati i primi a perdere la bussola, con ricadute, non lievi, sul tecnico e lo spogliatoio. Il verdetto del San Paolo moltiplica rimpianti e rimorsi. Se Mourinho si spara (ma non credo), brinderà il Milan, risalito a meno sette. Dopo la Juve, le fatiche di coppa condizionano anche la capolista. Il Napoli non vinceva dall’11 gennaio, l’Inter non perdeva dal 18 gennaio. Donadoni, che aveva già bloccato il Milan, s’inventa una partita di cappa e spada, pane al pane e occhio per occhio. I campioni calano alla distanza: imbavagliato Ibra, tutto tace. Tranne Balotelli: cori, scintille, reazioni, il solito delirante campionario. Ha deciso Zalayeta, ex Juve, lo sherpa che ogni cordata vorrebbe avere.
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E ora ci tocca tenere al Milan?
SIMONE STENTI
Pazzesco, ora nello scontro diretto di San Siro del 10 maggio ci toccherà pure tenere al Milan. È la parossistica conclusione di un campionato gettato alle ortiche. Più passano le giornate e più i rimpianti si mescolano alla consapevolezza dei nostri limiti, creando una confusione mentale pericolosa anche per il futuro.
Perché, se pur con questa squadra decimata dagli infortuni, l’Inter non è mai parsa irraggiungibile, la tentazione di crederci competitivi è forte. Sarebbe bastato giocare da Juve normale e, in questo infausto aprile, fare 5 punti in più per essere ancora in corsa. (Cinque sembrano un’enormità? Sarebbe bastato vincere col Chievo, pareggiare col Genoa e vincere ieri: non risultati da extraterrestri).
Invece, siamo qui a leccarci le ennesime ferite, mentre il Milan si erge a paladino anti-nerazzurro. Che tristezza. Guai però a specchiarci in quello che sarebbe potuto essere. Molto più saggio è infilare le mani nel fango di quello che è. Sono bastati gli infortuni di Amauri e Sissoko per inabissare una stagione. Segno di una rosa non all’altezza, figlia di un progetto a tutt’oggi incomprensibile.
Dopo l’addio di Tardelli dal cda, ora si sentono gli spifferi di nuove dimissioni, quelle di Gian Paolo Montali, anche lui per disaccordo nella gestione dell’area sportiva. Se gli unici due uomini di sport del cda decidono che non è posto per loro, qualcosa non quadra. Qualunque siano i motivi delle scelta: sia di quelle che in origine li hanno convinti ad accettare, sia di quelle che li inducono ad andarsene.
Dopo questo dannato aprile, vogliamo trovare una nota positiva a tutti i costi? Se va avanti così, al Milan si convinceranno di essere forti: speriamo che la campagna acquisti ne risenta.
Quoto la parte sportiva e mi dissocio da quella societaria. Tardelli se ne è andato perchè voleva più poteri, e Montali con la juve non c'ha mai azzeccato niente, sicuramente è un peccato perchè ha fama di essere un motivatore, ma questo suo talento la juve non l'ha usato.