Tutto apposto. Non rischio un cazzo:
http://www.abruzzo24ore.tv/news/Stal...rnet/17417.htm
Come son contento!:o
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Tutto apposto. Non rischio un cazzo:
http://www.abruzzo24ore.tv/news/Stal...rnet/17417.htm
Come son contento!:o
rischi solo che ti aspetta sotto casa tua, dormi tranquillo!
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CATTIVOODORINO,MA CHE PERSONA DI MERDA SEI?:lol:
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Non ho capito il riferimento al sottoscritto. In ogni caso chiunque sia l'autore del thread:
- per essere stangato ha bisogno che ci sia reiterazione per far sì che ci sia una persecuzione effettiva
- deve aver causato uno stato d'ansia o di paura perdurante
- deve aver costretto il poverello ad aver cambiato abitudini di vita
- se passano 6 mesi e non riceve alcuna notifica legale l'ha scampata
- potrebbe dimostrare di non essere lui il mittente della mail
- deve imparare a vivere in questo pianeta
Non tiratemi in ballo con le vostre trollate/profili fake grazie.
cattivoodorino peggiore utente della storia?
:vojo::)
VIOLENZA ONLINE
Minacciare e diffamare è un reato
Farlo sul web è un'aggravante
L'insulto in rete non è libertà, ma sopraffazione
Una donna italiana ha dovuto leggere espressioni sconce, guardare immagini vergognose, subire allusioni disgustose. Non è importante che quella donna, oggi, sia presidente della Camera. «Minacce di morte, di stupro, di sodomia, di tortura», ha riassunto Concita De Gregorio, che l'ha intervistata per Repubblica . «Accanto al testo, spesso, ci sono immagini. Fotomontaggi: il suo volto sorridente sul corpo di una donna violentata da un uomo di colore, il suo viso sul corpo di una donna sgozzata, il sangue che riempie un catino a terra. Centinaia di pagine stampate, migliaia di messaggi».
Questa non è libertà: è sopraffazione. Impedire queste cose non è censura: è buon senso. Smettiamola di considerare il web come il luogo franco dove tutto è lecito: offendere, minacciare, ricattare, vomitare insulti. Lo abbiamo fatto con gli stadi di calcio, e abbiamo visto com'è finita.
Internet è troppo importante perché una minoranza di predoni, camuffati da libertari, possa rovinarla. Perché questo avverrà, se andiamo avanti così. Qualcuno invocherà leggi speciali: e arriveranno. Le leggi speciali, invece, non servono. Sono sufficienti quelle esistenti. Basta applicarle.
Minacce, diffamazione, ricatti e ingiurie sono reati: dovunque vengano commessi. La mia libertà di espressione si ferma davanti alla vostra libertà di non essere calunniati, offesi, spaventati.
Il web non è un mondo parallelo con regole proprie; è invece un fantastico strumento di condivisione e comunicazione. Non il primo, nella storia dell'uomo. Quand'è nata la televisione, nessuno ha detto: «Ehi, non è un giornale, è un mezzo nuovo! Usiamolo per minacciare, diffamare, insultare!». Tutti hanno pensato: è uno strumento molto potente, richiede molta attenzione.È giusto che mezzi riservati solo a poche categorie siano a disposizione di tutti. Anzi: è magnifico, anche se questa trasformazione ha messo in difficoltà il mondo dei media, precipitati nella più grave crisi industriale della propria storia. Fino pochi anni fa, solo giornalisti, autori, conduttori televisivi e radiofonici potevano far conoscere le proprie opinioni al pubblico.
Oggi tutti possono dire tutto a tutti, in ogni momento e da ogni luogo. Ma devono ricordare: un grande potere comporta una grande responsabilità. L'offesa, invece, sta diventando consuetudine. Ci sono migliaia di persone per cui scrivere a un personaggio pubblico «Se ti trovo ti uccido!» o «Meriti una pallottola tra gli occhi!» è uno sfogo, protetto da una gioiosa impunità. Frasi del genere erano sgradevoli, se pronunciate tra gli amici al bar. Scritte su Facebook o rilanciate da Twitter possono avere una diffusione esponenziale, e diventano un'altra cosa. Non è più una questione di cattivo gusto; è materia di diritto penale.
Domenica, dopo la sparatoria davanti Palazzo Chigi, Laura Boldrini ha commentato, forse per imperizia: «La crisi trasforma le vittime in carnefici». La crisi c'è, le vittime ci sono; le colpe, anche. Ma non bisogna concedere attenuanti alla violenza. Neppure alla violenza verbale. Altrimenti qualcuno penserà che un'ingiustizia - e quante ce ne sono, purtroppo - possa giustificare qualunque cosa: sconcezze, odio, deliri aggressivi. Questa non è libertà: è un ritorno all'età della pietra. Ma un urlo dalla caverna arrivava a venti metri; un tweet minaccioso parte dal nostro tavolo e fa il giro del mondo.
Provi pensare questo, chi ha vomitato assurdità dopo l'attentato al brigadiere Giangrande: se i carabinieri, angosciati per la sorte di un collega, volessero conoscere nomi, cognomi e indirizzi degli autori di certi commenti violenti, lo potrebbero fare senza difficoltà. Firmarsi @odioilmondo non consente di scrivere «Vi devono ammazzare tutti!». Non è solo una frase idiota, disumana e odiosa. È apologia di reato e istigazione a delinquere (art. 414 codice penale).
Gli irresponsabili del web, quasi sempre nascosti dietro l'anonimato, sono solo una minoranza chiassosa. Chi ha cuore la libertà della rete - quella vera - intervenga prima che sia tardi. Ricordando agli interessati che scherzano col fuoco. Gli strumenti per conoscerne le loro identità ci sono, come dicevamo; le norme penali anche. Manca, purtroppo, una giustizia lineare, rapida e proporzionata. Le sanzioni italiane, infatti, sono sempre spaventose, lente e improbabili; quando dovrebbero essere ragionevoli, rapide e certe.
Ha ragione Arianna Ciccone, organizzatrice del Festival Internazionale del Giornalismo a Perugia: «Le leggi che valgono nella vita "fisica" sono le stesse che valgono nella vita "virtuale". Il punto è farle applicare, ma anche nella vita reale». L'impotenza giudiziaria italiana - condita di parole, profumata di retorica, coperta dalle solite enunciazioni di principio - ci sta presentando il conto. C'è chi si permette di non pagare un lavoro o una fornitura, e irridere il creditore («Avanti, fammi causa!»); e chi può minacciare, insultare e diffamare, sapendo di farla franca.
Minacciare, insultare o diffamare sul web non è un'attenuante, ripeto. È un'aggravante, invece. Perché il web è potente, geniale, libero, egualitario. Sporcarlo è un una vergogna, non soltanto un errore.
Beppe Severgnini4 maggio 2013 | 10:22
Ancora con BSev? Ma basta! Ma cosa siete, dai! Poi avete anche il coraggio di dare a me del pazzo?
Allora la reiterazione alla fin fine è una boiata, perchè bastano 2 messaggi su fb oppure 2 mail oppure 2 sms oppure 2 chiamate oppure due post/pm qui e potrebbe bastare quello per la reiterazione.Ovviamente tutti quei "disagi" che subisci andrebbero dimostrati.Ovviamente se tu non denunci ma la cosa è di dominio pubblico può scattare la persecuzione di reato d'ufficio, senza che tu muova un solo dito.Ovviamente se c'è una relazione affettiva/legale c'è un aggravante.Ovviamente se tu denunci qualcuno e la cosa va a vuoto, ti becchi na bella denuncia na calunnia.Gradirei comunque capire il post che hai scritto prima :smugqualcosa:
Ragazzi, sentitevi liberi di fare quello che volete agli altri su internet! Finchè non usate il telefono tutto andrà bene! Questa è la casa delle libertà!:oCitazione:
L’invio di un messaggio di posta elettronica contenente insulti non costituisce, secondo i giudici della Suprema Corte, una “molestia” sanzionabile ai sensi dell’art. 660 del codice penale, come invece avviene per l’insulto via sms o con il citofono. Il fatto non è previsto dalla legge come reato, è quanto sancito nella sentenza della Cassazione n. 24510 dello scorso 30 giugno, e la motivazione risiederebbe nel fatto che l’invio di un messaggio di posta elettronica non presuppone un’interazione diretta tra mittente e destinatario, né comporterebbe un’intrusione diretta del primo nella sfera del secondo; al contrario di quanto avviene invece con gli sms, le telefonate e le citofonate inopportune che, in quanto più aggressive, costituiscono molestie e sono per l’appunto sanzionabili.
:uhm::spy:
Punto 1: "Quelle che", quante sono e che intervallo di tempo coprono?
Punto 2: Percepisci la differenza tra "offesa", "insulto" e "minaccia"?
Perchè le persone fanno e parlano di cose di cui non hanno le benchè minima idea e poi implorano aiuto e spiegazioni facendosela addosso?
Un minimo di buon senso e senso civico?
Altrimenti lunedì prendi, vai da un avvocato e gli spieghi la cosa. Tanto difficile?
Seguo questo individuo con una certa regolarità da ormai sei anni e la cosa a lui non è mai andata giù.
Cosa vuol dire "Seguo questo individuo con una certa regolarità da ormai sei anni e la cosa a lui non è mai andata giù."?
Io seguo questo forum da più di 10 anni ma non si chiama stalking (che non è niente altro che PERSECUZIONE/PERSEGUIRE).
Il fatto di essermi iscritto qui e di aver scritto solo in questo thread fa di me uno STALKER?
Dai su usate la cabeza.
Also:
Citazione:
Ed invero sebbene la decisione della Suprema Corte possa sembrare al primo esame troppo restrittiva in realtà fonda le sue ragioni su distinzioni prettamente tecniche: “la posta elettronica utilizza la rete telefonica e la rete cellulare delle bande di frequenza, ma non il telefono, né costituisce applicazione della telefonia che consiste, invece, nella teletrasmissione, in modalità sincrona, di voci o di suoni”, la Corte osserva che “la modalità della comunicazione elettronica è asincrona dunque non c’è contemporaneità nello scambio mittente-destinatario. La comunicazione si perfeziona solo e quando il destinatario, connettendosi a sua volta all’elaboratore e accedendo al servizio, attivi una sessione di consultazione della propria casella di posta elettronica e proceda alla lettura del messaggio” ed ancora “l'azione del mittente si esaurisce nella memorizzazione di un documento di testo (con la possibilità di allegare immagini, suoni o sequenze audio-visive) in una determinata locazione dalla memoria dell'elaboratore del gestore del servizio, accessibile dal destinatario”.
In conclusione, interrogatasi la Cassazione sulla possibilità di equiparare «la molestia col mezzo del telefono all'invio di corrispondenza elettronica sgradita, che provochi turbamento o, quantomeno, fastidio», la risposta è stata negativa; le missive elettroniche, infatti, richiedono tecnicamente maggior tempo rispetto ad una telefonata o ad una citofonata per giungere al destinatario e non comportano un’interazione immediata tra mittente e destinatario, da qui il loro carattere meno turbativo della privacy e della quiete di chi le riceve!
E allora non vuoi capire. Se i contenuti lo consentono, sei perseguibile. Se io ti minaccio di morte qui, sono perseguibile. In pm? Sono perseguibile? Via mail? Sono perseguibile.
E non vuole entrare in testa. Perchè tanto l'importante è fare gli idioti e sboroneggiare. Poi ci si lamenta se la vita è una pena, ma di cosa vi lamentate?
Ho visto il tuo also: non hai la minima idea della tecnologia che usi :thumbup:
Dovrebbero davvero fare una patente che ti consenta di accedere al servizio "Compro e posso possedere un computer".