...
In Italia - e più in generale in Europa, dove dettano legge tipi alla Barroso - certe cose si finge di non vederle. A Londra, invece, ci si lavora sopra alacremente. Per fare soldi prima che sia troppo tardi. A Barclays Capital lo hanno fatto. E l’ultimo outlook sembra una lista di condannati a morte pronti a mettersi in fila per il death row: le liabilities esterne, ovvero l’esposizione netta verso l’estero, della Grecia sono all’87% sul Pil, uno scherzetto da 208 miliardi di euro. Quelle spagnole si attestano a quota 91% del Pil (950 miliardi di euro), quelle portoghesi al 108% sul Pil (177 miliardi di euro), quelle irlandesi al 63% (123 miliardi), quelle italiane al 23%, ovvero 347 miliardi.
Uniamo quel pozzo senza fondo di esposizione non ripagabile causa default tecnico e fine della carità da parte del Fmi e della Banca Mondiale che è l’Est europeo e il titolo di quella che possiano definire eurozona allargata di Club Med, Irlanda e Balcani tocca quota 2 trilioni di euro di esposizione netta. Barroso non lo sa, lui si limita ad accusare chi fa analisi troppo catastrofiche: se lo sapesse - o non fingesse di ignorarlo - forse sarebbe meglio. Siamo a livello, per capirci, della messe di porcherie finanziarie accumulatesi nell’era Greenspan unendo subprime/Alt-A, CDO e SIVS: insomma, una bomba ulteriore pronta a fare boom.
E sulla cui esplosione in molti stanno puntando forte: talmente forte da portare, come conseguenza diretta, il peggioramento “artificiale” della situazione sull’assicurazione del debito e quindi il premio che questo richiede. Siamo al paradosso che se anche la Grecia metterà in atto il suo piano di riforme draconiano - e con essa Portogallo e Spagna - questo non escluderà il rischio di default, poiché i mercati “decidono” chi deve fallire, non si limitano a osservare e comportarsi di conseguenza. Chi opererà in Borsa, nel futuro, potrà fregarsene di conoscere punti di resistenza, triangoli ascensionali e discensionali di un titolo, andamento ciclico, linee di trend e quant’altro: ormai, si gioca duro.
I titoli, le Borse regolamentate, sono preistoria. L’euro, nei fatti, ha trasformato il rischio di cambio in rischio di credito: lo sa Barroso, lo sa Trichet, lo sanno tutti. Visto che Landesbank, in Germania, ha comprato cedole spagnole ritenendole sicurissime, salvo poi vedere il mercato immobiliare iberico esplodere. I titoli subprime AAA a 10 anni pesano nei bilanci esattamente come quelle emissioni avvelenate giunte da Madrid e dal suo paradiso economico artificiale: ora la bomba è innescata, o si scarica in qualche modo - ovvero facendo indebitare ulteriormente i governi - o si salta.
E il destino appare poco differente scegliendo tra le due opzioni: non far nulla significa naufragare, metter mano al debito per intervenire la stessa identica cosa. E gli hedge funds, questo lo sanno. La quota di debito statale da ripagare quest’anno per la Spagna è del 17% sul Pil, peggio del 12% della tanto vituperata Grecia: ma Barroso, questo non lo sa. Non vi ricorda qualcosa questa situazione? Non vi ricorda terribilmente l’inizio del 2009 e il rischio di default sistemico dell’Est europeo, con possibile contagio delle borse globali, del mercato delle commodities e degli indici di credito iTraxx?
Beh, all’epoca ci pensarono G20 e Fondo Monetario a mettere in campo uno scudo da 750 miliardi di dollari che evitasse il cataclisma: oggi chi può farlo? Pensate davvero che esistano ancora margini per manovre di stimolo a costo zero? Pensate davvero che l’America, alle prese con il rischio iper-inflattivo innescato dal dato di crescita fuori previsione, si farà molte remore nel mandarci a fondo se questo servirà a colpire noi ma soprattutto uina parte del mercato di export e diversificazione monetaria della Cina?
I contratti al Chicago Mercantile Exchange (Cme), un barometro molto consultato dai grandi speculatori internazionali, dimostrava dati alla mano che la scorsa settimana le posizioni di short netto contro l'euro sono salite in un giorno da 39.500 contratti a 43.700, per un controvalore di 5,5 miliardi di euro.
E la Germania, cosa farà? Accetterà il suo destino insieme agli amichetti europei in nome dello spirito comunitario o scaricherà il Club Med e opterà per un deutsch mark II in logica di peg? Molti di voi si chiederanno: ma allora cosa si dovrebbe fare per evitare questo scenario catastrofico?
Occorrerebbe seguire l'esempio di Hong Kong, che durante l'attacco speculativo del 1997-1998 ha alzato i tassi di interesse, e i governi dovrebbero intervenire direttamente sui mercati finanziari. Avranno il coraggio di farlo?
Domande che occorre cominciare a farsi, perchè il tempo stringe e nelle sale macchine dei fondi speculativi i motori vanno a tutta forza. Speriamo non disturbino troppo i sonni di Barroso.
http://www.ilsussidiario.net/News/Ec...a/print/66178/