Originariamente Scritto da
Kyo999
Questo non è totalmente Stalker...ma ce lo vedrei bene, nel gioco :)
I racconti del bar
E così, tu ti vanti, qui, davanti a tutti, delle tue imprese…ragazzo.
Sai, di novellini come te ne passano tanti, qui. Passano, parlando, dicono, declamano. E dopo due giorni li trovano spappolati in un mulinello.
Ragazzo, ragazzo, cosa vuol dire uccidere un succhiasangue? Sconfiggere i banditi? Niente. Niente, ragazzo. Niente rispetto a quello che ho vissuto io.
State zitti, eh? Non lo acclamate più? Parlate. Dite, anche voi. Lo incoraggiate. Ma è sbagliato. E’ falso. State solo illudendo questo…stalker, chiamiamolo così.
Amici, lo sapete bene. Uno stalker non è uno che ammazza un mutante, o che trova qualche Fiore di pietra, qua e là. No. Uno stalker, è quello che va a cercare sottoterra. Sotto, sempre più sotto. Fino in fondo. Sotto. E’ dentro la Zona che si nasconde tutto. Dentro. Non sopra. Dentro.
Te lo racconto, ragazzo, cosa vuol dire essere uno stalker…cosa vuol dire respirare, camminare e sparare sotto trenta metri di terra.
Ero al Rostok…andavo verso lo Yantar. Perché? Non è importante, il perché. Ci andavo.
E stavo seguendo i binari nella stazione vecchia…calmo, tranquillo. Niente da segnalare. Finché lontano non vedo un gruppo di banditi, venire più o meno verso di me.
Sporchi, schifosi, maledetti parassiti…volevo tendergli una trappola e farli secchi tutti. Non si erano accorti di me, perciò mi sono infilato in piccolo cubicolo di servizio, lungo i binari…una piccola costruzione quadrata, di cemento. Da lì li avrei sterminati, sparando non appena fossero stati vicini.
Ma ragazzo, sai come sono le lande desolate, vero? Tu che sei un grande eroe…
Lì dentro c’era solo un tavolo e un paio di sedie distrutte. Ma io ho l’occhio allenato, e ho notato subito che in un angolo le mattonelle del pavimento erano diverse dalle altre. Più usurate.
Mi sono avvicinato velocemente, spinto dalla curiosità. Ne ho smossa qualcuna…e sotto c’era una scala di metallo.
Tu cos’avresti fatto? I banditi o lo scala? E’ una cantina, ho pensato, non ci sarà niente di importante sotto…pensiamo ai banditi.
E dopo dieci minuti tengo in mano il mio Abakan fumante, mentre per terra ci sono quattro bastardi morti sui binari. Mi sono sentito orgoglioso di aver eliminato simile gentaglia. Ma non ho scordato la cantina…
Avevo deciso di andare sotto a controllare, e l’ho fatto. Ragazzo, ti vanti di essere un vero duro…ma sono sicuro che a vedere quel buio saresti scappato via urlando.
Solo a vedere il buio.
Sotto la botola, sotto le scale c’era una piccola stanza…sembra va solo una specie di magazzino.
Ma l’ho detto, e voi lo sapete, che io ho l’occhio allenato…e in mezzo a scatoloni, tubi e ciarpame ho individuato il profilo di una porta. Una porta metallica, pesante.
Con una serratura magnetica, a codice…ragazzo. Eh, ragazzo. Io, lo Sparviero, ho trovato un laboratorio al Rostok. Tu, lo stalker conosciuto come Mangusta, hai ucciso da solo un succhiasangue. Vuoi ancora vantarti? Ma senti il resto, prima…oh, il resto, amico mio. Il resto.
Era un laboratorio, si. La porta era malandata, semidistrutta. Aperta. Sono entrato tenendo avanti lo SPAS e con la torcia accesa…
Si, mi sono chiesto anch’io il perché. Perché sotto una stazioncina di manutenzione dovrebbe esserci un laboratorio? O…ah, no. Tu ti stai chiedendo perché sono entrato…
Si, te lo stai chiedendo, ragazzo, lo leggo nei tuoi occhi. Leggo che tu saresti andato via.
Ho varcato la porta e mi sono guardato attorno.
Nessun rumore, nessuna luce…un lungo corridoio diritto davanti a me.
Dovevo essere un tre, quattro metri sotto il pavimento della costruzione, non troppo profondo. Cavolo, sono stato in posti peggiori, mi sono detto, vediamo se c’è qualche gingillo interessante.
Vado avanti, il corridoio è lungo una decina di metri…e termina con una porta socchiusa. La apro piano, ma cigola come una dannata…e ci sono le scale. Altre scale, che vanno più giù. Sempre più giù.
Una scala a chiocciola, di ferro, che scende…e davanti a me, proprio oltre la porta, un cadavere. Si, ragazzo, un altro presunto stalker, un po’ come un tizio che conosco…
Era lì da almeno due mesi, mezzo putrefatto, la tuta tutta piena di morsi. Bene, mi dico. Che c’è qui sotto?
Frugo il corpo e non trovo nulla di che…un AK arrugginito, una Fort scarrellata…e poi, nello zaino, vodka e pane ammuffito.
Un novellino. Uno sprovveduto. Un morto.
Ma i morsi ci sono e sono belli evidenti…eh, morsi, si. Ma ragazzo, non sembravano morsi di mutante…né quelle strisce che lasciano i tuoi amati succhiasangue.
Amico, erano morsi fatti da una bocca umana. Si vedevano bene, in certi punti di quelle braccia marcite…segni impressi con forza.
E sulla tuta altre tracce meno evidenti.
A che stai pensando? Zombi? Snork? Eh, ragazzo…
Scendo piano lungo la scala…ogni passo mi sembra che faccia un casino infernale.
Dopo dieci minuti di discesa tocco di nuovo un pavimento di cemento. Un lungo corridoio, con stanze laterali…porte aperte, porte chiuse. Ci sono un paio di luci d’emergenza accese, sui muri incrostati di salnitro…un ronzio di macchinari elettrici…e poi.
Poi, ragazzo? Poi…faccio un passo avanti nel corridoio, e sento lontano, davanti a me, una cosa strana. Lì sotto, sotto terra, sento qualcuno che dice Amen.
E poi Amen, amen, amen, amen, amen, amen…
Sei cattolico? Ortodosso? Non ha importanza. Sai cos’è. E sai come non potesse c’entrare nulla, lì.
Chi è là, urlo, e punto il fucile. Ma niente, la voce si interrompe. Di botto. Sento solo il ronzio.
E allora mi chiedo, si, mi chiedo che ci faccio lì e se devo andare via. Certo, ho avuto paura. Sono un essere umano, è normale.
Ma ricordati che il coraggioso non è colui che non sente paura, ma chi prosegue controllandola.
Si, sono andato aventi. Tengo lo SPAS ben stretto e mi avvicino alla prima porta a sinistra.
In quel momento credevo che ci fossero zombi, nel sotterraneo…lo sai che parlano da soli. Quel pensiero mi aveva tranquillizzato, se li sai prendere non sono difficili da eliminare. E quando entro nella stanza, e la trovo piena di cadaveri decomposti, mi sento proprio sicuro che lì è pieno di zombi. C’era una puzza incredibile…un odore…un odore di morte. La morte fatta ad odore. Amico mio…
Esco subito da quella camera. L’altra, di fronte, è vuota…poche casse rotte, un tavolo, una lampada fracassata…un ufficio riadattato a magazzino…
La esploro per bene, facendo luce con la torcia, poi torno nel corridoio.
E verso il fondo vedo una luce. Una luce bianca, intensissima…guardo, stupito.
Ragazzo. Lì in fondo c’era Gesù. Si. Gesù. Non ti prendo in giro. C’era un uomo con barba e capelli lunghi, in tunica bianca, che mi guarda e sorride e avanza verso di me.
Non cammina. Sembra volare. Io…mi vengono i brividi a pensarci. Ragazzo, fossi stato lì…
Io non sono religioso. Ma so riconoscere un’immagine di Gesù. E quello era Gesù. In carne e ossa. Che mi viene incontro e…e…
E ad un certo punto si mette ad urlare, a urlare come un pazzo. Grida orribilmente e mi viene incontro correndo mentre la luce diventa fortissima.
Ho rischiato di morire d’infarto. E’ indescrivibile, davvero…forse…forse qualcosa mi è morta davvero, dentro, in quel momento. L’immagine mi arriva addosso e sparisce in un lampo. L’urlo finisce. Rimane solo, di nuovo, il ronzio elettrico.
Pensi di nuovo che ti racconti balle, eh? Ascolta la fine. Vedrai. Ho le prove. Ho tutto. Tutti, qui, sanno chi sono…tutti.
Gesù sparisce. Cioè, l’immagine…il grido, tutto. Resto due minuti buoni immobile, come un statua. Ho un terrore addosso che mi ghiaccia le ossa.
Riesco a riprendermi quando vedo che in fondo al corridoio, da dove era arrivata quella…cosa, quel sogno…in fondo c’è una luce. Flebile, una luce verde.
Mi muovo di nuovo, faccio due passi in avanti. Mi sento stordito, mi sento malissimo…decido di controllare comunque le altre stanze.
Apro una porta alla mia sinistra…è buia come le altre. Faccio luce.
E troco tutti i muri ricoperti da scritte. Ovunque. Ce ne sono pure per terra, sul soffitto…guardo meglio. Sono in rosso. E’ sangue. Sangue con cui sono state scritte preghiere.
Oh, amico mio…che cos’era quel posto. Cos’è quel posto, cos’è questo posto…la Zona tira fuori il meglio e il peggio dell’uomo.
Erano preghiere in latino, credo, lo conosco un poco…il latino.
E li ho realizzato che davvero c’era qualcosa che non andava. Gesù? Si, dovevo realizzarlo dopo aver visto Gesù. Ma sai com’è, uno forse ci spera…o…o no, non intendevo quello. Cioè…io…ero rimasto molto colpito, e poi terrorizzato.
Insomma, mi fu chiaro che lì sotto c’era qualcosa che causava allucinazioni, tipo il Bruciacervella. O forse c’era un controllore. O…
Sento un rumore dietro le mie spalle. Non pensavo più agli zombi, alla loro presenza….
Mi giro, pensando d’improvviso agli zombi. E non vedo uno zombi, illuminato dalla mia torcia. No.
Vedo…santo dio. Vedo un succhiasangue che mi fissa. A un metro da me. Un succhiasangue che agita i suoi tentacoli…e poi...
Gli punto il fucile ma prima che io possa urlare o sparare quel coso…oh. Ragazzo, quel coso si mette a parlare, e a dire che la messa è iniziata, di stare in silenzio, e a pregare e a dire cose in latino.
Si, si…mi sento impazzire quando dice amen e gli sparo due colpi, gridando. Al primo svanisce nel nulla. Ma non è invisibile…semplicemente non c’è più. Non c’è mai stato.
A quel punto mi viene da vomitare e da piangere insieme. Una sensazione stranissima…mai provata.
E lo faccio, piango e vomito, per terra, sul pavimento ingombro di scritte. Mi inginocchio sul mio pranzo, piangendo e tenendomi la testa…
E urlo di nuovo quando vedo il fucile, buttato accanto a me, muoversi da solo e girare su se stesso. Mi allontano di scatto e quello smette.
Che cosa…che avventura, lì sotto. Che…che orrore. Si, ragazzo…esatto. Orrore.
Pianissimo allungo una mano verso il fucile che si fa raccogliere senza problemi. Lo imbraccio. Niente. E’ il mio solito SPAS 12.
Esco barcollando dalla stanza e vedo che il corridoio è illuminato. Illuminato da decine di candele appese ai muri. Mi sento morire.
Un tappeto rosso ricopre la strada verso la fine del corridoio, e delirante, con la bava alla bocca alla bocca inizio a correre, a correre come un pazzo verso la porta, la bellissima porta di mogano che c’è lì in fondo…corro, e attorno a me ci sono cori d’angeli e di arcangeli…trombe del paradiso.
La porta si spalanca, e dietro di essa una bellissima sala s’illumina di luce bianchissima…su un piedistallo si erge un trono, con attorno quattro figure, i banditi che ho ucciso sopra, che ora nelle loro tuniche bianche mi indicano il personaggio sulla pedana…un corpo mummificato, grigio e senza occhi, con una veste papale, che mi chiama gran voce e si sbraccia e mi accoglie…
Corro…corro ragazzo verso di lui…piango…perché sembra essere la cosa più piena di senso lì, lì sotto, qua attorno, in tutta la mia vita…poi…e poi…
Poi sono ad un metro da lui, e vedo che dietro il trono non c’è luce bianchissima…ma un tavolo operatorio arrugginito e insanguinato. E allora…
Allora…urlo, impazzisco ancora di più, e invocando tutti i cieli e tutti i diavoli prendo lo SPAS e lo scarico in faccia al cadavere vivente.
Si…si. E finisce. Ragazzo, finisce tutto…
Mi sveglio forse dopo un’ora, dopo tre ore, dopo un giorno…mi gira terribilmente la testa…e mi guardo attorno.
Sono in una stanza vasta, sporca, piena di macchine e scaffali e scrivanie e vasche di vetro…e davanti a me, ai piedi di un lettino da chirurgia, con quello che resta dalla testa attaccato a decine di fili elettrici…c’è un uomo. Un corpo ferito, emaciato, a tratti decomposto. Ma il sangue e le ferite indicano che fino a poco prima era vivo.
Uno scheletro, quasi, con pochi muscoli attaccati…ma vivo, qualche ora prima.
E attorno a lui…centinaia di ossa e resti umani. Solo a quel punto sento la puzza, simile a quella della prima stanza che ho trovato…ma peggio.
Non so cosa fosse. Trovai diversi fascicoli, tieni, guarda coi tuoi occhi, fascicoli che parlavano del laboratorio X22 e di esperimenti sul pensiero fisico, sul viaggio astrale…sulla presenza fuori della mente della mente stessa. Dati, tabelle, analisi…esperimenti.
Ho preso tutta la documentazione importante e sono scappato da lì. Non potevo restarci un minuto di più.
Di questi dati ci capisco poco e niente…li voglio portare agli scienziati per sapere cosa succedeva là sotto, e a chi.
Ma forse…un’idea ce l’ho, ragazzo.
Io sono uno stalker, un vero stalker. Tu un novellino. Ma sapere che negli armadietti, lì sotto, trovai un abito da prete e dati su un certo padre Andrej…
Beh. Sono certo che non ci stupisce allo stesso modo.