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Franco Baldini alla Juve: "Verrei volentieri da voi"
29.06.2007 09.59 di Ilario Imparato articolo letto 3122 volte
Fonte: La Stampa
Declinata due volte l’offerta bianconera, l’estate scorsa, con la tempesta di calciopoli all’orizzonte, e un mese fa, quando già era partita la ricerca al sostituto di Bettega, stavolta è stato lui ad alzare il telefono per chiamare casa Juve: «Verrei volentieri». Da ieri, infatti, Franco Baldini non è più domiciliato a Madrid: l’addio è stato ufficializzato insieme a quello di Fabio Capello, dal direttore sportivo del Real, Predrag Mijatovic. Lo stesso che un anno fa, di questi tempi, brindava insieme al tecnico e all’ex ds della Roma a Pantelleria, saldando, di fatto, il Real Madrid di Ramon Calderon. La coppia italiana è durata dodici mesi, nonostante la Liga riportata nelle stanze del Santiago Bernabeu. «Abbiamo deciso di non continuare con Capello la prossima stagione», ha detto Mijatovic, mentre l’allenatore è in Cina, in vacanza. «Non è stata una decisione facile - ha spiegato - perchè Capello ha lavorato bene, ha vinto il campionato ma, non è la persona adatta per portare la squadra verso ciò che noi ci proponiamo». L’imputazione è la solita: aver istigato il brutto gioco, o non averlo reso abbastanza piacevole. Pazienza, se poi è arrivata la vittoria, dopo anni di mazzate. «E ci sono stati momenti in cui tutti i giornali e la maggioranza dei tifosi chiedevano la sua testa». Come se un club di pallone fosse una democrazia.
Di nuovo libero, Baldini ha ripensato a quella porta che gli era stata aperta in corso Galileo Ferraris, per partecipare alla rifondazione della Juve, la grande nemica. Il colloquio con il presidente bianconero, Giovanni Cobolli Gigli, non è andato come si aspettava: dentro al cda, non tutti hanno dimenticato i precedenti rifiuti del dirigente, il primo dei quali servito in tempi cupi. La Juve pensò a Baldini appena azzerato il vecchio cda: parlò anche con John Elkann, ma, alla fine, non se ne fece nulla. «Dissi no - raccontò poi - perché alla prima riunione avrei dovuto provare a spiegare quale fosse il più grosso male di questo mondo. Cioè il fatto che i diritti televisivi venissero venduti soggettivamente. E, loro, giustamente, avrebbero potuto obiettare: scusa, ma chi ti paga? Non era aria». Finì poi a Madrid che, a pensar male, forse s’affacciava già dietro l’angolo e, dove, non risulta si spartiscano i diritti tv. A Torino, hanno nuovamente pensato a lui qualche settimana fa, sondando i candidati per il dopo Bettega: «No grazie», il sugo della risposta. Baldini, forse, si sentiva ancora nelle torre di controllo del Real. Visto com’è finita, la Juve diventa un atterraggio invitante, proprio dove regnò la Triade a lungo combattuta ai tempi della Roma.
La discussione interna alla Juve ha socchiuso l’entrata, senza però chiuderla a chiave: un sostituto di Bettega potrebbe essere scelto ad agosto e, insieme a Oreste Cinquini, sarà candidato anche Franco Baldini. L’intuito e il valore, racconta il curriculum, non si discutono, avendo piantato i pilastri per lo scudetto giallorosso: in fondo alle trattative per Emerson, Batistuta, Samuel e Zebina c’è la sua firma. Il dialogo non è, e non sarà, comunque banale. Anche perché Baldini è una persona capace, intelligente, ma pure societariamente ingombrante: non facile inquadrarlo in un semplice ruolo da consulente anche se questo, in teoria, già ha fatto al Real. «Blanc è cresciuto - aveva detto solo due giorni fa Cobolli Gigli - e dopo un anno, con la sua struttura è in grado di gestire il mercato». E c’è il ds Alessio Secco che, pur inizialmente impallinato da critiche e sospetti, sta ben pilotando il mercato. A Baldini non resta che aspettare: stavolta, un sì o un no, devono dirlo gli altri.
Onestamente, Baldini è davvero in gamba.