Probabilmente this... :sisi:
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Su La7 c'è Renzie che tiene un comizio da 2 ore
manco le domande je fanno più
vomito
http://www.pietroichino.it/?p=33500
IL MODO IN CUI LA NORMA DELLO STATUTO PIÙ CONTROVERSA VIENE DI FATTO APPLICATA SPIEGA MEGLIO DI QUALSIASI TRATTAZIONE GIURIDICA LA NECESSITÀ DI ADOTTARE UNA TECNICA DIVERSA DI PROTEZIONE
Lettera pubblicata sulla Rivista italiana di diritto del lavoro (2003, III, pp. 185-186), poi ripresa dal Corriere della Sera il 7 agosto 2003 – Per una rassegna di casi e documenti sullo stesso argomento pubblicati su questo sito v. Articolo 18: una norma che merita di essere cambiata.
Caro professor Ichino,
dal 1970 lavoro come tecnica-modellista e responsabile della qualità in un’azienda di confezioni a conduzione familiare che occupa circa 50 dipendenti, ditta presso la quale inizialmente ero dipendente, poi ne sono diventata socia avendone acquisito una piccola quota di partecipazione.
Nel 1990 la ditta assunse un’operaia cucitrice che, dopo circa 6 mesi di regolare lavoro, si rese assente dal lavoro con regolare certificazione medica per 13 mesi consecutivi: motivo della malattia, un forte esaurimento nervoso causato dalla morte della madre, avvenuta cinque anni prima. Allo scadere del periodo di comporto, la dipendente, non avendo più diritto a restare assente senza perdere il posto, si presentò al lavoro e subito ebbe una discussione con me in quanto non trovò nello spogliatoio la propria divisa lasciata lì 13 mesi prima, giungendo a minacciare di rovinare dei capi in lavorazione.
Passata una settimana, la stessa dipendente incominciò a insultare l’amministratore accusandolo di essere un ladro in quanto non le aveva retribuito alcuni giorni di malattia (questi le erano stati trattenuti in quanto durante il periodo di malattia era risultata assente dalla sua abitazione a un controllo dell’Inps). Durante questa discussione la dipendente finse di cadere a terra come fosse stata spinta o addirittura picchiata dal datore di lavoro, aggressione smentita da tutte le altre dipendenti presenti alla scena.
Da qui ha inizio l’odissea della nostra azienda. Su consiglio dell’Unione industriali di Bergamo l’operaia viene licenziata per insubordinazione; la stessa impugna il licenziamento e avvia la causa, a seguito della quale dopo un anno il giudice del lavoro di Treviglio dà ragione all’azienda. In appello, anche il Tribunale di Bergamo conferma la legittimità del licenziamento. La dipendente allora propone ricorso alla Cassazione, la quale rimanda il fascicolo al Tribunale di Brescia per appurare alcuni punti. Il tutto si risolve nuovamente con una sentenza favorevole all’azienda.
A questo punto la dipendente propone un secondo ricorso alla Cassazione, la quale nuovamente rimette la causa al giudice di appello. Si arriva così alla data maledetta del 6 marzo 2003, quando il Tribunale condanna l’azienda al reintegro della dipendente e alla corresponsione di tutte le mensilità dalla data del licenziamento (anno 1992) sino alla data del reintegro (2003), con interessi e rivalutazione monetaria, contributi previdenziali e relative sanzioni per l’omissione nell’arco di undici anni, oltre a tutte le spese processuali per i sei gradi del giudizio. Oltre a ciò ‑ non dimenticando che abbiamo comunque sostenuto enormi spese per l’assistenza prestata dal nostro legale ‑ poco dopo la sentenza la dipendente ha comunicato che rinunciava al posto di lavoro, ottenendo così, sempre a norma dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, il pagamento di ulteriori quindici mensilità di retribuzione.
E adesso, come fare a pagare un debito così grosso, per una ditta che lavora nel settore tessile, noto per avere margini di guadagno bassissimi?
Si sono prospettate due soluzioni:
portare i libri in Tribunale e chiudere la ditta lasciando senza lavoro cinquanta persone, oppure ipotecare i beni personali dei soci (nel mio caso un appartamento ad uso di prima casa acquistato dopo 25 anni di lavoro con mutuo;
lo stesso per quanto riguarda l’amministratore). Tra le due ipotesi abbiamo scelto la seconda, perché siamo persone corrette, che amano il proprio lavoro e la realtà che sono riuscite a costruire in oltre trent’anni di attività; e che altrimenti si sentirebbero in colpa verso gli altri dipendenti dell’azienda, che hanno anch’essi dei figli da mantenere e il mutuo da pagare. Così mi ritrovo a 58 anni a ipotecare di nuovo il mio appartamento per altri 15 anni, per poter pagare undici anni di retribuzioni e contributi a una persona, che per questo periodo dice di non aver mai lavorato (ma siamo in una zona con tasso di disoccupazione praticamente inesistente).
Caro professor Ichino, io ho sempre avuto fiducia nella giustizia, ma adesso non più. Mi scuso per lo sfogo e le faccio i miei complimenti per l’obbiettività con cui lei ha illustrato sul Corriere i gravi difetti di funzionamento della nostra legge sui licenziamenti.
Antonia Lavelli
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per esperienze simili posso dire che è uno spaccato tutt'altro che raro
l'articolo 18 è solo un aspetto, che però permette anche queste storture imbarazzanti.
Ovvio che sarebbe da rivedere tutto l'iter, la giustizia ha delle pecche non indifferenti. Però mi sembra una strada più difficilmente percorribile che non le aggiustatine di Renzi chiamate jobs act.
Che poi non so nemmeno se siano delle aggiustatine eh
Ma proprio per questo Renzi è finito nel calderone della feccia politica degli ultimi 30 anni. Non ci prova nemmeno a fare le "riforme" che servono. Solo parole condite da stronzate.
Ormai servono una dittatura o uno shock violentissimo per cambiare questo paese. Il resto ha fallito miseramente: troppo corrotto, troppo mediocre e troppo imbavagliato.
Ora va solo trovato il metodo per mutare la repubblica italiana.
Temo anche io che non abbiamo speranza, come già detto le persone che prosperano a spese degli altri sono ormai troppe e troppo potenti. A tutti i livelli.
Sta cosa è sfuggita di mano e ormai non si può più cambiare.
Mi sorprende che fino ad ora nessuno ha perso la testa facendo qualche cazzata, a parte i casi di alcuni imprenditori suicidi
A questo punto, con la progressiva deflazione in avvitamento, un possibile default sul debito pubblico e uscita violenta dall'euro diventano sempre più plausibili, nonostante lo spread sia calmierato momentaneamente dalla "madre di tutte le bolle" (Roubini dixit).
Ma, c'è un'altra questione però che ci azzoppa: è la l'età media della nostra nazione.... siamo una nazione vecchia. Ma forse lo shock potrebbe risvegliare il rancore sedimentato da troppo tempo.
Ellapeppa :asd:
Persone disoneste/scansafatiche/approfittatrici ci sono sempre state e sempre ci saranno, cosi' come la castacriccacoruzzzzione.
Pensa te, c'erano anche quando l'economia cresceva del 3/4% l'anno e la disoccupazione era meno della meta' di adesso.
Ergo, un fattore costante NON puo' essere usato per spiegare una circostanza unica (cioe' la peggiore crisi economica da un secolo a questa parte, esclusi i periodi bellici).
Per carita', gli aneddoti son tanto suggestivi, se vai sul sito di qualche gruppo kommunista ne trovi altrettanti di tenore opposto.
Sai quanti sono i casi di reintegro per art. 18 all'anno in Italia, in media? Tipo 5 o 6. Rendiamoci conto dell'inutilita' di questo argomento.
ehm, il punto non è che ci sono figli di buona donna, ovviamente in ogni categoria.
Figurati se 'sta cosa cambia
Il punto è che ci sono figli di buona donna che, a seconda della categoria di appartenza, possono permettersi di comportarsi da figli di buona donna senza conseguenze e anzi a spese degli altri.
E questo non lo stanno cambiando, perchè chi ha la possibilità di cambiare è lo stesso soggetto che da questa situazione ci guadagna.
E anche perchè i forestali calabresi votano (es.)
La questione è maledettamente complicata, anche perchè il sistema è così complesso che è difficile anche verificare gli effetti di quello che si fa...
:boh2:
Per quanto riguarda la revoluCion, vi dico la mia idea.
Lo shock violento ci potrebbe essere solo se lo stato improvvisamente non dovesse essere più in grado di pagare gli stipendi a Forza Armate e Forze dell'Ordine.
Allo stato attuale quello che vedo è un progressivo e graduale impoverimento della nazione, con la fuga di chi se lo può permettere, un arricchimento dei "privilegiati" (amministratori corrotti in primis) a scapito delle classi meno abbienti che saranno sempre più povere, ignoranti e sfruttante. Diventeremo un paese latino americano, con punte di eccellenza gastronomico/turistiche e nulla di più.
Se fossimo stati negli anni 70 ti avrei dato ragione... Ma siamo in un mondo globalizzato. Quindi ci aspetteranno nuovi shock e data l'entità del nostro debito pubblico, il fatto di avere banche sistemiche e il fatto di essere la terza economia dell'area, renderà il graduale impoverimento molto più difficile.
E' tutt'altro che costante, siamo in forte crescita, sotto il profilo della corruzione. Quella maccheronica dei Carminati ma soprattutto quella istituzionalizzata del giro della politica e delle migliaia di partecipate che stanno strangolando il paese.
La crisi c'è per tutti, se l'Italia ne soffre molto più di altri un motivo ci sarà. Ed è questo.
Purtroppo si, per me.
Aggiungo, a mio avviso alcuni altri paesi Europei avranno un futuro prossimo migliore, tipo Danimarca, UK, Germania e tutta la Scandinavia.
Ma per l'Italia la vedo durissima, un declino costante con un gap tra ricchissimi e poverissimi in continua crescita.
La classe media e' in via d'estinzione. La classe media in Italia e' gia' agli sgoccioli.
Comunque facciamo pausa, con un bellissimo articolo stile pravda del Corriere :asd:
http://www.corriere.it/politica/14_d...30c624ee.shtml
:uhoh:
Io fra poco devo lasciare la Scozia per seguire la moglie in Arabia, scelta che condivido poco ma che al momento è importante per soldi/carriera. Tenendo conto che credo sia impossibile dirlo con certezza, quali economie terranno duro e saranno "tranquille" per portare la famiglia?Citazione:
http://www.ilsole24ore.com/art/notiz...707#navigation
C'è del marcio in Scandinavia: così declina il modello nordico
Svezia, Finlandia, Norvegia e Danimarca si scoprono più fragili sotto i colpi della crisi economica, dell'insostenibile pesantezza del Welfare di fronte alle sfide demografiche e migratorie, delle tensioni innescate dal populismo. A complicare il quadro, ora, si aggiunge il crollo del petrolio
Cosa intendete poi per classe media? Reddito o carriera?