:rotfl:
Grazie, mi hai rallegrato la giornata.
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Libia, Gheddafi in tv, nega di aver lasciato il Paese
TRIPOLI (Reuters) - Il leader libico Muammar Gheddafi oggi è apparso in televisione in segno di sfida alla rivolta contro i suoi 41 anni di potere, negando di avere lasciato il Paese.
Le sue forze hanno represso violentemente le proteste antigovernative, e gli scontri, iniziati la scorsa settimana nell'est del Paese, infiammano ora anche la capitale Tripoli.
Nella sua prima apparizione televisiva da quando la rivolta è iniziata, Gheddafi, con un ombrello in mano, ha fatto una dichiarazione di 22 secondi. Ha smentito la notizia secondo cui sarebbe scappato in Venezuela, dal presidente Hugo Chavez suo amico.
"Voglio far vedere che sono a Tripoli e non in Venezuela. Non credete ai canali che appartengono a cani bastardi", ha detto Gheddafi.
"Volevo dire qualcosa ai giovani nella Piazza Verde (a Tripoli) e stare fino a tardi con loro ma è iniziato a piovere. Grazie a dio, è una buona cosa", ha aggiunto Gheddafi, che prese il potere con un golpe militare nel 1969 rovesciando re Idriss.
Le potenze mondiali hanno condannato l'uso della violenza contro i manifestanti, e il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon accusa la Libia di avere sparato sui civili "da aerei da guerra ed elicotteri".
"Deve cessare immediatamente", ha detto Ban. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu terrà un vertice sulla Libia in giornata, riferiscono diplomatici.
Le forze di sicurezza hanno ucciso decine di manifestanti, dicono associazioni umanitarie e testimoni.
Intanto si moltiplicano le crepe nel sostegno a Gheddafi. Alcuni ambasciatori stanno dando le dimissioni e si uniscono alle proteste. Un gruppo di ufficiali delle forze armate ha chiesto ai soldati di "unirsi al popolo".
Le proteste, iniziate a Bengasi, si sono estese a Tripoli dopo avere raggiunto diverse città dell'est.
Due piloti hanno disobbedito agli ordini e hanno portato i mirage su Malta dove hanno chiesto asilo politico
( fonte Corriere online di oggi )
Pare confermino i voli di attacco sulla folla
Si mette malissimo... a 'sto punto è auspicabile un ponte umanitario, quella è una vera guerraCitazione:
Opposizione libica minaccia di tagliare gas a Italia
In un messaggio postato su Facebook dal sito di opposizione libica "17 febbraio" gli abitanti della regione occidentale della Libia, dalla città di Nalut fino a Gherban, hanno minacciato di tagliare le forniture di gas all'Italia e all'Ue. "Dopo il silenzio che avete osservato sui massacro perpetrato da Gheddafi, abbiamo deciso di tagliare il gas libico che parte dal campo d Al Wafa e che passa per la nostra regione verso l'Italia e il nord dell'Europa attraverso il Mediterraneo", si legge nel messaggio.
Addestrati mica tanto, equipaggiati si. Tuttavia gli americani non sono stupidi, e evidentemente avevano una mezza idea che forse sarebbero stati costretti a tornare lì. Ai talebani infatti avevano ceduto stinger e milan alimentati con batterie modificate all'uopo che avessero garantito il funzionamento del missile per un anno/ un anno e mezzo. Almeno io la so così. infatti non mi risulta ci siano state perdete americane causate da quegli stessi sistemi d'arma.
Io ammetto di essere cinico, ma godo al pensiero di Gheddafi messo in conto al papa. Soprattutto ora grazie alle schifezze che stà facendo.
Secondo me dovremmo intervenire, anche solo con il pretesto di impedire ulteriori violenze sui manifestanti, mettendo così in sicurezza i manifestanti stessi, i nostri investimenti, un bacino energetico importantissimo per l'europa nonchè per evitare che si instauri qualche governo estremista antioccidentale.
Se gestita accuratamente credo anche che la popolazione locale possa essere convinta di averci dalla loro parte (hanno si sostenuto il pagliaccio, ma quando questo ha dato di matto sono subito intervenuti per fermarlo). Il problema è invece se non interveniamo.. Ormai pare chiaro che l'equestre colonnello è finito, se riescono a toglierselo dalla spese da soli noi rimarremo sempre ai loro occhi come quelli che appoggiavano il bastardo.
Infine credo che (e questo mi renderà come minimo poco popolare) noi tutti siamo cinici e pensiamo soprattutto al nostro benessere. La vampata di indignazione c'è ora solamente perchè la notizia delle rivolte è fresca, fa discutere, viene rimbalzata su tutti i media. Facile adesso far passare chi pensa al solo proprio interesse come cinico senza cuore. Per lo meno sono coerenti.
Quando la televisione o i giornali non parlano di massacri o di bambini che muoiono di fame o di altri avvenimenti terribili, tutti pensano solo a quanto si paga la benzina al litro. Ma i massacri e le morti di inedia sono sempre là, e lo sappiamo tutti. Solo non c'è un'informazione martellante che ce li sbatte davanti agli occhi. Ma in quel caso nessuno viene colpevolizzato per pensare al bene di lusso, nessuno viene stigmatizzato perchè spende decine di euro al mese per sfamare un animale da compagnia mentre potrebbe spenderli in aiuti o in adozioni a distanza. La verità è che in quel momento le vite dei bambini africani contano meno per noi del benessere del nostro cane. E' terribile ma è così. Nessuno di noi rinuncia alle comodità di ogni giorno per essere lo schindler del 20xx.
Quindi non me la sento assolutamente di stigmatizzare chi rimane coerente con il proprio cinismo, anche se tendo ad appartenere alla schiera di chi si indigna di fronte alla barbarie quando questa gli viene schiacciata sul muso.
Navi stellari iraniane a largo dei bastioni di Suez :look:
non ho letto tutto il thread... volevo sapere se la valanga di miliardi che abbiam dato alla Libia son gia partiti, eran rate ecc...
ritornano indietro con i profughi :sisi:
e quanto gli abbiam dato fin'ora si sa?
io spero che il gruppo 17 febbraio tagli i rifornimenti di gas all'europa.
spero che il petrolio vada a 700$ al barile.
vi serve olio vegetale europeo tracciabile?
meglio così. :asd:
bel post, che mi sento di condividere; tuttavia accentuerei un pò sul fatto che ci passa un mare di possibilità tra Santa Teresa o Schlinder e gli esperti strateghi da forum che commentano i massacri come se stessero giocando a risiko, con la stessa competenza di un banbino che sposta i carrarmatini.
Partito la tastiera, del cellulare.
500 morti non sono un cazzo? Ma cosa doveva massacrarne migliaia per strappare una dichiarazione di condanna?
In libia è successo quello che sta succedendo non per culo o sfortuna, forse ti sfugge che è un pase un pelino diverso da egitto e compagnia che in confronto sono democrazie scandinave.
Intanto, alla batcaverna:
Citazione:
IL VIMINALE
«Unità di crisi aperta all'opposizione»
Maroni appoggia la richiesta di Casini. Maxi-tendopoli in Sicilia per gestire gli sbarchi
Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni (Afp) ROMA — Il piano di emergenza che in queste ore viene messo a punto al Viminale è quello che prevede lo scenario peggiore. Perché in Libia vivono da tempo oltre un milione di clandestini provenienti da altri Paesi della regione e il crollo del regime di Gheddafi potrebbe spingere molti di loro a mettersi in viaggio verso l’Europa e dunque sulla rotta che passa per l’Italia. Il clima di tensione che si respira nel nostro Paesetrova conferma quando la Difesa decide di alzare il livello di allerta nelle basi dell’aeronautica, mentre l’Interno coordina gli interventi di sicurezza in collegamento con l’Unione Europea. Ma la trova soprattutto nella decisione del ministro dell’Interno Roberto Maroni di appoggiare la richiesta del leader Udc Pierferdinando Casini per la creazione di una «unità di crisi» aperta ai partiti dell’opposizione. I due ne avrebbero parlato in colloquio telefonico e stasera la questione sarà affrontata nella riunione convocata a palazzo Chigi.
Schierati aerei e flotta navale
Il sistema di controllo sulla costa libica è già saltato, il contingente della Guardia di Finanza che fino a qualche giorno fa pattugliava porti e spiagge insieme ai poliziotti locali è stato trasferito presso l’ambasciata italiana a Tripoli. Gli ufficiali di collegamento che sono ancora operativi hanno comunicato di non avere più interlocutori con i quali trattare. Vuol dire che non c’è più alcuna vigilanza e dunque bisogna riorganizzare il sistema di sorveglianza con i mezzi navali e con gli aerei. Perché le notizie arrivate ieri in serata— sia pur non controllate — parlavano di decine di barconi pronti a salpare appena le condizioni del mare lo consentiranno. Non a caso si è deciso di mobilitare la nave Marina Elettra dotata di un particolare sistema radar e di controllo tecnologico che consente l’intercettazione delle comunicazioni. Fino a ieri sera era nel porto di La Spezia, ma nelle intenzioni dei vertici militari c’è quella di farla salpare con a bordo le unità speciali di contrasto all’immigrazione clandestina, in grado di fronteggiare l’arrivo dei pescherecci e dei barconi carichi di migranti.
Il finanziamento da 100 milioni di euro
Era stato proprio Maroni — di fronte al precipitare della situazione in Libia — a sollecitare Silvio Berlusconi a convocare con urgenza un vertice interministeriale. In primo piano c’è l’emergenza immigrazione, ma ci sono anche le ripercussioni di questa crisi sull’economia italiana. «Rischiamo di fare la fine di Costantinopoli» , ha sottolineato il titolare dell’Interno illustrando al presidente del Consiglio i pericoli provenienti dalle rivolte che infiammano l’intero Maghreb. E non celando i propri timori per il fermento di quell’area islamista che, secondo numerosi esperti, si muove per fomentare e per cercare di orientare i movimenti popolari. Sabato scorso, mentre in Cirenaica esplodevano le proteste, il prefetto Rodolfo Ronconi, responsabile del Dipartimento Immigrazione del Viminale, ha presieduto la riunione con i responsabili degli Affari Internazionali della commissione europea per mettere a punto il piano di intervento in mare. L’Italia ha già schierato i mezzi navali della Marina, della Finanza e della Guardia Costiera e quelli aerei per la sorveglianza dall’alto. Ora scatta la missione Frontex, ma anche questo potrebbe non bastare tenendo conto che la Tunisia e l’Egitto non sono affatto pacificate e pure il Marocco appare in fermento. L’Italia ha chiesto alla Ue un finanziamento da 100 milioni e domani Maroni rinnoverà questa esigenza nell’incontro a cinque che precede la riunione dei ministri dell’Interno dei 25 Stati membri dell’Unione prevista giovedì a Bruxelles.
Caserme e tendopoli per migliaia di posti
Il vertice di domani al Viminale coinvolgerà Francia, Grecia, Cipro e Malta, direttamente coinvolti insieme alla Spagna nella nuova ondata migratoria che arriva dall’Africa. Maroni comunicherà quanto è già stato deciso di fare in Italia per essere pronti a gestire le migliaia di extracomunitari che potrebbero arrivare nei prossimi giorni e quelli che sono già approdati dopo essere partiti dalla Tunisia. Al momento viene confermata la scelta di farli rimanere in Sicilia: la Protezione Civile ha trasferito il materiale per allestire tendopoli in varie aree e così «sfollare» il centro di accoglienza di Lampedusa e soprattutto l’intera isola ormai occupata da migliaia di migranti. I Cie e le altre strutture italiane hanno una capienza complessiva di oltre 6.000 persone, ma si punta ad avere almeno altrettanti posti e dunque si devono individuare le aree dove creare i villaggi. Una soluzione estrema che però non viene affatto esclusa, tenendo conto della gravità delle informazioni che arrivano dalla Libia e più in generale dal Nordafrica. Chi chiede asilo dovrebbe invece essere alloggiato nel Villaggio degli Aranci a Mineo, in provincia di Catania, anche se il Cir, Consiglio Italiano per i Rifugiati, ha chiesto ieri al ministro di valutare un’ipotesi alternativa nel timore che «in una struttura così grande si perda il controllo della situazione» . La scelta definitiva dovrebbe essere fatta oggi, inserita in un progetto complessivo che si muove seguendo le regole previste dallo stato di emergenza umanitaria decretato nei giorni scorsi. Un piano da sottoporre all’Unione Europea dove Maroni ribadirà che l’Italia non è in grado di fronteggiare da sola «una situazione che rischia di trasformarsi in un a catastrofe per tutto il nostro continente» .
Fiorenza Sarzanini
22 febbraio 2011
fortunatamente hanno pensato di far insorgere un problema tecnico e la borsa italiana e' chiusa.
sarebbe meglio la lasciassero chiusa qualche giorno... :look:
comunque bella situazione, l'italia qualsiasi posizione prenda ufficialmente ha da perderci dal punto di vista economico...Citazione:
LIBIA E GHEDDAFI:
COSA C'E' (DAVVERO)
DIETRO LA RIVOLTA
di Marcello Foa
Non siamo di fronte a rivolte spontanee ma indotte, che mirano a replicare nel nord Africa quanto avvenuto alla fine degli anni Ottanta nell’ex Unione Sovietica. E in Libia...
Per capire che cosa sta accadendo a Tripoli bisogna considerare innanzitutto il quadro strategico. Non siamo di fronte a rivolte spontanee, ma indotte che mirano a replicare nel nord Africa quanto avvenuto alla fine degli anni Ottanta nell’ex Unione Sovietica. Anche allora la rivolta partì da un piccolo Paese, la Lituania, e all’inizio nessuno immaginava che l’incendio potesse propagarsi ai Paesi vicini e non era nemmeno ipotizzabile che l’Urss potesse implodere. Il Maghreb non è l’Unione sovietica e non esistono sovrastrutture da far saltare, ma per il resto le analogie sono evidenti. La Tunisia è il più piccolo dei Paesi della regione ed è servito da detonatore per la altre volte. A ruota è caduto il regime di Mubarak, la Libia è in subbuglio, domani forse Teheran e, magari sull’onda, Algeria, Marocco, Siria. Che cos’avevano in comune i regimi tunisini, egiziano e libico? Il fatto di essere retti da leader autoritari, ormai vecchi, screditati, che pensavano di passare il potere a figli o fedelissimi inetti.
Non è un mistero: le rivolte sono state ampiamente incoraggiate – e per molti versi preparate – dal governo americano, come dimostrato qui e qui. Da qualche tempo Washington riteneva inevitabile l’esplosione del malcontento popolare e temendo che a guidare la rivolta potessero essere estremisti islamici o gruppi oltranzisti, ha proceduto a quella che appare come un’esplosione controllata, perlomeno in Egitto e in Tunisia. Perché controllata? Perché prima di mettere in difficoltà Ben Ali e Mubarak, l’Amministrazione Obama ha cementato il già solidissimo rapporto con gli eserciti, i quali infatti non hanno mai perso il controllo della situazione e sono stati gli artefici della rivoluzione. Non scordiamocelo: oggi al Cairo e a Tunisi comandano i generali, che anche in futuro eserciteranno un’influenza decisiva. Washington ha vinto due volte: si è assicurata per molti anni a venire la fedeltà di questi due Paesi e ha messo a segno una straordinaria operazione di immagine, dimostrando al mondo intero che l’America è dalla parte del popolo e della democrazia anche in regimi fino a ieri amici.
Le dinamiche libiche sono diverse perché Gheddafi non era un alleato degli Stati Uniti e perché le Ong legate al governo americano non hanno potuto stabilire contatti e legami con la società civile libica; insomma, non hanno potuto fertilizzare il terreno sul quale far germogliare la rivolta. Che però è esplosa lo stesso. Per contagio e alimentando non la fedeltà dell’esercito, ma il suo malcontento. Come in tutte le rivoluzioni sono le forze armate a determinare l’esito delle rivolte popolari. Gheddafi in queste ore paga gli errori commessi in passato. Come ha rilevato Domenico Quirico sulla Stampa, il Colonnello, da vecchio golpista qual’era, non si è mai fidato dei generali e ha proceduto a numerose purghe. Gli uomini in divisa per 42 anni lo hanno temuto, ma non lo hanno mai davvero amato. Così ora molti di loro o si danno alla fuga o passano con i rivoltosi soprattutto nelle città lontane da Tripoli. Gheddafi può contare solo sulle milizie private e su una piccola parte dell’esercito; è questa la ragione di una mossa altrimenti inspiegabile come quella di reclutare centinaia o forse migliaia di miliziani africani.
La conseguenza è inevitabile: sangue, sangue e ancora sangue. L’impressione è che Gheddafi alla fine sarà costretto a fuggire. L’immagine, ridicola, del Raìs in auto con l’ombrello ricorda quella di Saddam Hussein braccato dagli americani nei giorni della caduta di Bagdad. In ogni caso la situazione rischia di essere molto imbarazzante per l’Italia. Se il regime dovesse cadere, la Libia tornerebbe ad essere il porto di partenza verso le nostre coste per decine di migliaia di immigrati. Se dovesse resistere, per noi sarebbe imbarazzante mantenere buoni rapporti con un leader sanguinario. E in entrambi i casi ballerebbero contratti milionari per le nostre aziende. Eni in testa. Non dimentichiamocelo: buona parte dei nostri approvvigionamento energetici dipendono proprio dal Nord Africa. L’esplosione controllata rischia di essere comunque devastante per gli interessi del nostro Paese
Non abbiamo scelta e l'Italia non può certo influire sugli eventi, ma è inevitabile chiedersi: il prezzo è giusto?
http://www.ilgiornale.it/esteri/ecco...e=0-comments=1
Non ho capito, sono io che vivo in una realtà alternativa dove le dichiarazioni di condanna sono arrivate copiose ?
Si può dire che le posizioni del Governo italiano siano state tiepide, ma a causa della fitta diplomazia intrapresa negli anni precedenti ci troviamo ovviamente in una situazione non felicissima.
Per il resto, non sono d'accordo con l'idea che la Libia sia in una condizione drammaticamente diversa da quella di Egitto & Co., se non nella misura in cui l'ammorbidimento di Gheddafi è iniziato in epoca molto più recente.
Su N dittatori, uno sbrocca. E' successo anche dopo la caduta del muro, per dire.
Terribile...Citazione:
Un abitante della città costiera libica di Al Bayda ha raccontato oggi in lacrime di come le forze di sicurezza hanno ucciso 26 civili la notte scorsa con raid aerei e usando mezzi corrazzati. Marai Al Mahry, che ha perso il fratello Ahmed nei bombardamenti, ha detto che la situazione attuale ''e' peggio di quanto si possa immaginare. Ci bombardano con gli aerei, ci stanno uccidendo con i carri armati''.
Citazione:
"Ci stanno uccidendo con coltelli e macete". È questo il messaggio di sos arrivato al cellulare di don Mosie Zerai, presidente dell'Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppo e lanciato da alcuni profughi che si trovano in Libia. "Profughi Eritrei, Etiopi, Somali chiedono aiuto, ricevo sms dove descrivono la tragedia - spiega il sacerdote -. Vanno nelle case dove vivono gruppi di africani scambiati per mercenari del regime. Decine di questi ragazzi sono quelli che sono stati respinti dall'Italia. Altri stanno morendo nelle carceri libiche come Mishratah, sotto bombardamenti, chiedono aiuto! L'Europa e l'Italia potrebbe offrigli spazi nel suo piano di evacuazione che è già in atto. Chiediamo che venga valutata - è l'appello di don Zerai - la possibilità di salvare la vita di queste persone, anche dando un rifugio provvisorio nell'Ambasciata Italiana".
Bene, a parte il livello dell'articolo (già, di suo, assolutamente inutile) che è da:Citazione:
Niente di grave in Libia, un semplice genocidio
di Oliviero Beha
Mentre eravamo occupati con Ruby e le nefandezze (da provare) eventualmente penali, e l’immagine accartocciata del nostro Presidente del Consiglio (senza bisogno di prove), era scoppiata la crisi tunisina, e poi quella egiziana come si dice “in diretta tv”.
L’attinenza era lo “zio Mubarak”, per gli spiritosi media italiani, e solo qualche avveduto analista di affari esteri aveva cominciato a parlare di crisi d’area, assai più incendiabile dell’attualità emersa. Poi da qualche giorno ecco gli sbarchi a Lampedusa, e la notizia degli 80 mila in arrivo a breve e medio termine sulle nostre coste che giungeva dal Viminale. Come a dire “occhio, che qui la situazione si fa grave” naturalmente dal punto di vista del nostro Paese in relazione alla peraltro serissima questione- accoglienza in piena levitazione.
Già che c’era, Maroni come qualunque altro politico avvertito e avveduto su quello che stava succedendo, avrebbe potuto dirci che entro il 2050 e con previsioni per difetto le migrazioni dall’Africa, da alcuni paesi dell’Asia e in generale dalle aree del Terzo/Quarto Mondo in decomposizione, sono già calcolate intorno ad almeno 40 milioni di cristi. Nel senso di “poveri cristi”, cristiani o musulmani che siano. Un esodo biblico? Forse qualcosa di più, dando un’occhiata alla storia.
Ma questi numeri sono incontrollabili e bisognerebbe essere capaci di valutarli e spiegarli, e mentre i 40 milioni danno l’idea di un fenomeno Kolossal di difficile uso politico strumentale da parte di qualcuno contro qualche altro diventando immediatamente “la Storia” di questo secolo e la sua dimenticata geografia, gli 80 mila di Maroni sono assai più maneggiabili e sembrano dirci:” occhio, italiani, siciliani, pugliesi, calabresi, e tutti coloro dotati di costa e poi gli altri, occhio perché ci stanno arrivando addosso orde di migranti alla rinfusa e quindi star lì a sottilizzare tra clandestino, irregolare, rifugiato politico, bisognoso d’asilo ecc. è un esercizio puramente accademico”.
Così quelli sbarcano, gli italiani a partire dalle istituzioni sono nei casini perché non si vuol farne un problema europeo quale ovviamente è per non “cedere particelle di sovranità”, i media si dividono come da copione maggioritario alimentando la confusione, e l’opinione pubblica si sente lo “sbarcato” in casa con un allarmismo e una drammatizzazione che non portano ovviamente a nulla se non a una paura utilizzabile elettoralmente. Come purtroppo e troppo spesso accade al contrario con la declinazione del cosiddetto “buonismo” non seguito dalle pratiche necessarie.
Ma adesso assistiamo “semplicemente” al genocidio libico e alla rivolta o rivoluzione contro il Rais: sì, esattamente quel simpaticone sanguinario del Colonnello che ha sempre trattato da pari a pari con molti Grandi della terra e recentemente in particolare con il nostro Berlusconi con cui ha stipulato un famoso trattato sui “respingimenti”. Davvero su Gheddafi non si immaginava nulla? O addirittura non si sapeva nulla ? Davvero l’esplosione dell’Africa minore è una novità paragonabile all’estrazione del Lotto? O non ci è stato mai detto nulla perché la politica e la diplomazia hanno le loro leggi, recentemente e fortunatamente violate da Weakiliks ?
E adesso il problema delle compagnie e imprese italiane, da Eni a Impregilo, è davvero l’unico dei problemi che ci riguardino insieme ovviamente al “rischio-sbarchi” un po’ appunto come il discorso di questi vent’anni sui migranti preso a spizzichi e bocconi e non nel suo insieme? Certo, gli interessi economici da sempre hanno la prevalenza. Ma guarda caso, il tutto rientra in un pasticcio di fine epoca, o di passaggio epocale di cui nessuno sembra volersi far carico neppure in analisi teoriche che però poi trovino uno sbocco nell’attenzione alla realtà cangiante e alla pratica politica di questa attenzione. Succede il finimondo, e noi qui a misurare il calo della Borsa. Davvero è un mondo cui il gatto ha mangiato il polmone e nel caso dell’Italia, così vicina così lontana da Gheddafi, anche il cervello e la coratella
http://t0.gstatic.com/images?q=tbn:A...-etEOspupPnBzq
Due domande:
1) Wikiwutt???
2) Mr. Beha, è già partito per Tripolilandia ad aggiustar torti e salvarci, noi tutti, dal "discreditoh" di questo occidente insensibile et crudele?