"Nessuna gerarchia", ma Ferrara ha scelto titolari e riserve
http://www.lastampa.it/sport/cmssezi...ferrara07g.jpgIl tecnico bianconero Ciro Ferrara
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Il tecnico faccia a faccia
con la squadra: «Esperienza
e militanza contano»
MASSIMILIANO NEROZZI
TORINO
Vige democratica eguaglianza, o quasi, solo in attacco, perché poi sul resto del territorio spesso finiranno per comandare precise gerarchie. Questi i principi costituenti di casa Juve, messi in chiaro da Ciro Ferrara pure con colloqui individuali. Sulla parola, il tecnico azzera le graduatorie ovunque («non ci sono»), ma ieri è parso categorico solo parlando dei quattro supereroi che stanno davanti, Amauri, Iaquinta, Del Piero e Trezeguet, molto meno per il resto della compagnia.
Ecco la legge per lo status di punta: «Ho quattro attaccanti di alto livello e dovrò fare delle scelte. Ma è sbagliato dire che ci sono gerarchie». Tutti uguali, più o meno, al netto degli stati di forma. Poco dopo, l’allenatore bianconero voleva abolire le gerarchie ovunque, ma alla domanda se ci fossero negli altri reparti, s’è dilungato nella spiegazione: «Oggi ho parlato con altri giocatori che vivono un dualismo - ha spiegato Ferrara - e ho detto che dalla prossima settimana non avremo respiro. E l’unico modo per fare recuperare è il turn over: e tutti devono essere pronti».
Discorsetto che, ovvio, si fa a chi è rimasto a sedere, o ci rimarrebbe senza Champions incombente. Non fosse chiaro, però, che non tutti sono titolari, com’è giusto che sia in una squadra, Ferrara ha precisato: «Poi ci saranno altri che avranno più possibilità, chi ha militanza ed esperienza: non posso dare gli stessi minuti a tutti, non posso dire, “traquillo, le giocherai tutte”. Non sarebbe onesto farli giocare tutti allo stesso modo, ma gliel’ho detto».
Truppe avanzate a parte, è inevitabile che in una squadra dove ogni postazione ha due pretendenti, ci siano titolari e sostituti. E Ferrara l’ha sempre detto chiaro ai giocatori, fin dal ritiro di Pinzolo. Quando parlò con Poulsen, dicendo che non c’era posto per lui, all’epoca, quando confessò il Trezeguet in bilico, o nell’ultimo colloquio con Cristiano Zanetti («il posto sicuro non posso garantirlo a nessuno»). Del resto, anche prima dell’esordio contro il Chievo, una settimana fa, Ferrara si risparmiò una delle più grandi frottole nella storia dello sport moderno: sono tutti titolari. Preferì dire qualcosina di diverso, in linea con una carriera che ha attraversato gruppi vincenti, Napoli, Juve e Nazionale: bene, quei gruppi - disse sostanzialmente - si basavano e si basano anche su chi gioca meno, ma quando arrivava il turno, dà il massimo e non fa rimpiangere chi si solito va in campo.
Succederà così pure in questa Juve che Ciro sta edificando, curando gli equilibri dello spogliatoio non meno degli assetti sul prato. Perché, infortuni e stati di grazia a parte, Legrottaglie farà il cambio (deluxe) di Cannavaro e Chiellini, Poulsen potrà rimpiazzare Felipe Melo e Tiago farà molto comodo per far rifiatare Camoranesi.
Oggi all’Olimpico di Roma, per esempio, toccherà a molti titolari, a cominciare da Diego e Felipe: «Stanno bene, non ci sono problemi». E al mediano, Ferrara ha spiegato un paio di cose per evitare altre palle perse da brivido: «Anche lui ha capito che in certi momenti e in certe parti del campo è meglio non rischiare: ha qualità e quantità, può permettersi certe giocate, ma non in zone pericolose». Ovviamente, vincere sarebbe importante: «Non tanto per la classifica, ma per la convinzione che può darci». E poi, finalmente, taglia la metafora con Guardiola: «’Sta storia che tutti intorno alla quarantina sono uguali a Guardiola non ha senso». Per averlo, bisogna iniziare a vincere.