A chi è interessato a quanto sta accadendo in Libia, consiglierei di fare molta attenzione a non degnare della minima considerazione i resoconti sulle dimostrazioni a Tripoli, Bengasi, Cirene, ecc. pubblicati dalla stampa e trasmessi dalle TV occidentali. Particolarmente fasulli mi risultano essere i rapporti forniti dai network e dai giornali americani, oltre a quelli pubblicati dall’ormai tristemente nota carta da cesso nostrana, da Repubblica, al Corriere, passando per l’Unità e il Manifesto.
Sento parlare di migliaia di morti, di aerei militari libici che sparano sulla folla, di Gheddafi in fuga verso il Venezuela (notizia già clamorosamente smentita dalla sua odierna apparizione in TV), di mercenari stranieri assoldati dal regime libico per reprimere i manifestanti (ha il sapore di una cazzata megagalattica), dell’intera zona est del paese nelle mani dei dimostranti e di settori ribelli dell’esercito. In realtà, girando per la rete, non ho trovato nessuna conferma a queste notizie agghiaccianti. Non ci sono fotografie o filmati di morti e massacri, le TV occidentali continuano a trasmettere all’infinito gli stessi tre o quattro filmati di gente in agitazione che potrebbero essere stati girati ovunque (e infatti sembrano essere stati almeno in parte girati in Bahrein e in Yemen, vedi più sotto), le poche notizie che riescono a filtrare dai blog libici smentiscono tanto i massacri quanto le adunate oceaniche, le stesse notizie secondo le quali i manifestanti controllerebbero la zona orientale del paese avrebbero bisogno perlomeno di qualche conferma dal posto, che finora non c’è stata.
Tutto fa pensare, insomma, che in Libia stia accadendo esattamente ciò che abbiamo già visto accadere in Egitto e Tunisia: una rivolta di piccole dimensioni organizzata, finanziata e gestita dai servizi segreti americani, fomentata attraverso i social network, diretta da leader addestrati dalle ONG americane in appositi seminari e infine costruita, ingigantita e spesso inventata di sana pianta dai media occidentali per essere offerta al pubblico dei teleutenti come gloriosa e legittima rivoluzione di popolo contro l’ennesimo demone antimperialista.
Quale sarà l’esito di queste sommosse e quale sarà il destino della Libia non dipende, come sempre, da ciò che i guitti della rivolta a cottimo potranno fare o non fare, ma dagli accordi che gli organizzatori della stessa riusciranno a stringere con i vertici militari, con i servizi segreti e con le industrie del paese. E poiché la Libia, a differenza dell’Egitto o della Tunisia, non è governata da poteri amichevoli verso gli USA, rappresenta uno snodo economico-energetico fondamentale per il Mediterraneo e per l’Europa e vede operare al proprio interno gli interessi di diverse potenze emergenti che non intendono abbandonarla al controllo statunitense senza vender prima cara la pelle, l’osso risulterà in questo caso molto duro da rodere per i burattinai della rivoluzione e per i loro zombi teleguidati.
Qui di seguito traduco un brano dell’articolo “Libia: va in onda il grande imbroglio” dei portoghesi Khatarina Garcia e Peter Blair, tradotto e pubblicato un paio di giorni fa sul sito in inglese della
Pravda.
“La cosa difficile, soprattutto in Libia, era creare le condizioni per mettere i manifestanti contro Gheddafi, considerato che gli stessi servizi d’intelligence avevano già informato Washington che il governo libico gode del sostegno popolare e che tutta la popolazione ricorda ancora bene i bombardamenti perpetrati dall’amministrazione Reagan, nel corso dei quali dozzine di cittadini libici vennero uccisi a sangue freddo dagli attacchi americani, compresa una figlia di Gheddafi.
Giovedì 17 [febbraio], Ashur Shamis, un attivista dell’opposizione libica che vive a Londra e che è stato reclutato dall’intelligence britannica (MI6) e americana (CIA), ha ricevuto informazioni dall’ambasciata statunitense nel Regno Unito e ha dovuto ammettere, con un certo imbarazzo, che i media hanno utilizzato immagini delle proteste in Bahrein e nello Yemen spacciandole per immagini di rivolte a Tripoli e Bengasi, le principali città della Libia, il che contribuisce a smascherare l’operazione di propaganda montata dai media e dagli organi di comunicazione che lavorano congiuntamente contro la Libia e l’Iran.
Il Congresso americano ha autorizzato la Casa Bianca a raddoppiare l’ammontare dei finanziamenti approvati nel 2011 per spese di propaganda, disinformazione e per campagne mediatiche contro quei capi di governo che ostacolano gli interessi USA nel mondo; è il caso di personaggi come Muammar Gheddafi, Mahmoud Ahmedinejad, Hugo Chavez, Evo Morales, Rafael Correa, Raul Castro, Daniel Ortega, Cristina Kirchner, Fernando Lugo, Kim Jong II. Si è stabilito di acquistare spazi nei media dei paesi guidati da questi leader, sui giornali, sulla radio, nelle riviste e nei network televisivi. Questi personaggi avrebbero sempre dovuto essere definiti “dittatori” e gli operatori della propaganda avrebbero dovuto ricevere direttive dagli addetti stampa dei rispettivi paesi, oppure, nel caso in cui con essi non vi fossero buone relazioni diplomatiche, dagli agenti della CIA operanti all’interno del paese.
Il budget complessivo del progetto ammontava a un miliardo di dollari, ma nel caso del Brasile solo 120 milioni di dollari sono stati destinati a questo tipo di operazioni.
La scorsa settimana si è tenuto un incontro tra rappresentanti della CIA. La Central Intelligence Agency, il Dipartimento di Stato e il Dipartimento della Difesa hanno convenuto sul fatto che, oltre a finanziare le operazioni contro Gheddafi e Ahmadinejad nei loro rispettivi paesi, si sarebbero dovuti destinare alcuni milioni di dollari ai loro oppositori, allo scopo di consentire l’organizzazione di manifestazioni e di dare avvio ad una campagna mediatica contro questi personaggi, cercando di coinvolgere anche i loro alleati dell’America Latina, i cui partiti d’opposizione avrebbero dovuto essere portati a sostenere le posizioni statunitensi.
L’utilizzo di immagini delle manifestazioni tenutesi in Bahrein, dove si trova ancorata la Quinta Flotta statunitense, e nello Yemen, altro alleato degli Stati Uniti, come se si trattasse di proteste avvenute a Tripoli e Bengasi, ha fatto parzialmente saltare i piani degli Stati Uniti contro la Libia. Ieri gli studenti libici di tutto il mondo hanno deciso di organizzare manifestazioni di sostegno a favore di Gheddafi e del governo libico.
I servizi segreti degli USA e di altri paesi hanno deciso di infiltrare agenti provocatori per disperdere queste manifestazioni. Per farlo, la CIA e gli addetti stampa delle ambasciate USA hanno fatto diffondere notizie di contropropaganda, facendo riportare dai media di tutto il mondo che gli studenti erano stati costretti a manifestare in favore di Gheddafi per non perdere i contributi allo studio, dando così avvio ad un piano che viene coordinato dalla stessa Casa Bianca.
Foto e immagini diffuse dai mezzi di comunicazione alternativa e da un gruppo di studenti europei che dalla Libia si stavano recando al World Social Forum di Dakar, in Senegal, confermano la veridicità delle dichiarazioni rese dal governo libico e da Gheddafi, considerato una minaccia per il sistema nordamericano. Il potere dei movimenti studenteschi e della gioventù libica è virtualmente alla guida delle università del paese, dopo la Rivoluzione Culturale che Gheddafi stesso aveva guidato. [...]
Il controllo sulle notizie che riportano ciò che accade in Medio Oriente è così forte in Occidente che, sebbene in tutte le manifestazioni, dalla Tunisia all’Egitto, siano state bruciate bandiere americane, fotografie di Obama e anche di George Bush, tutte queste immagini sono state censurate dalle agenzie di stampa e dai network televisivi controllati dalla Casa Bianca.
http://img17.imageshack.us/img17/465/tripoliy.jpg
Nella foto: le manifestazioni di sostegno del popolo libico al governo di Muhammar Gheddafi tenutesi a Tripoli, utilizzate dai media occidentali come immagini di manifestazioni contro Gheddafi.
http://blogghete.altervista.org/joom...nale&Itemid=47