Io ho fatto la tombolata! Ho vinto un pacco di durex tropical, gusto mela c'è scritto.
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Io ho fatto la tombolata! Ho vinto un pacco di durex tropical, gusto mela c'è scritto.
non sapevo che la mela fosse un frutto tropicale :asd:
Il TV lo hai scelto dietro oculato consiglio di un'entità superiore :tsk:
Comunque il 3D casalingo non c'entra un cazzo con quello al cinema, è mille volte superiore :asd: io aborro totalmente il 3D, uscivo dalla sala insoddisfatto e col mal di testa, dopo averlo provato a casa mi sto però ricredendo.
Quoto pin , il 3D sul divano é godibile :sisi: ovviamente ogni tanto e se fatto bene.
Stavo giusto pensando di prendere altri 2 occhiali.
Sono...esattamente dieci ore filate che non sento nelle orecchie il termine "migranti-ih".
Non pensavo di dormire tanto.
Da gennaio scatterà un leggero aumento delle raccomandate da 3.60 a 5.40...non è troppo leggero?
4/10 :asd:
Finiremo terzomondisti e sessualmente neutri, tipo manichini neggri della Rinascente.
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Caccole del ca**o, il giorno di Natale TUTTI i tgmerda aprono coi migranti-ih, seguono rotture di i co*lioni sui barboni(pardon, i "clochards"), brevi stronzate femminicide nel mezzo e chiusura con maghrebinZ assortiti.
Una volta mi piaceva guardare i tg natalizi perché, in mezzo alle solite ca**ate, ci infilavano quei bei servizi da gourmet; ora è un cupio dissolvi senza fine, sembra di vivere in un racconto di Matheson :facepalm:
Come siete egoisti :no: Non avete sentito Letta? Nel 2014 ci sarà la ripresa, quindi si potranno alzare le tasse per finanziare nuove politiche di accoglienza :snob:
buone feste marbo :fag:
http://roma.corriere.it/roma/notizie...76dcb748.shtml
probabilmente sembrava camera mia :asd:
Vi denuncio tutti per violazione della legge mancino :fag:
Capito? Analfaboti :snob:Citazione:
http://dizionari.corriere.it/images/info.gifEcco perché gli stranieri usano meglio l’italiano
di Stefano Izzo
Due dei cinque finalisti selezionati finora dai giudici di Masterpiece sono di origine straniera. Nikola Savic, serbo, trentasei anni, in Italia da quando era un ragazzino, campione di thai boxe. E Jelena Kuznecova, ventisettenne dalla Lettonia, in Italia da nove, centralinista. Entrambi laureati a Bologna, grintosi, sorridenti, tante letture alle spalle. Quando sono arrivati non sapevano una parola di italiano, e adesso eccoli in pole position per vincere un talent di scrittura in quella che di fatto è la loro seconda lingua.
«Ma com’è possibile?» si chiederà qualcuno.
«Hanno vinto perché sono più personaggi e in tv funzionano meglio» risponderanno le malelingue.
«Erano il minore dei mali» commenterà lo spettatore deluso dal livello medio.
«È soltanto un caso» si potrebbe tranquillamente minimizzare.
Eppure Walter Siti – non un tizio qualunque ma il vincitore dell’ultimo Premio Strega – nell’indicare la propria preferenza per Savic ha parlato di «una scrittura attenta all’espressività, allo scorrere del tempo, alle trasformazioni del protagonista», sottolineando che rispetto agli altri concorrenti c’era in lui una componente fondamentale: il bisogno di scrivere, l’urgenza.
A volte non conta soltanto come si racconta, ma perché.
E la Kuznecova? Una voce fresca, lineare, accurata, secondo la triade De Cataldo-Selasi-De Carlo, che ha fatto notare come la provenienza estera sia nel suo caso un «valore aggiunto», una spinta a raccontare le cose in maniera nuova, come un italiano non farebbe mai.
E gli errori grammaticali, l’ortografia disastrosa, la sintassi zoppicante?
Difetti inevitabili e non di scarsa rilevanza, per rimediare ai quali servirà a entrambi lavorare molto, con o senza il supporto di un editor.
Intanto, se questi due ragazzi hanno battuto i loro colleghi nonostante i problemi linguistici, è perché possiedono qualcosa in più. Sì, ma cosa? Oppure, ribaltando il punto di vista: cosa manca ai nostri aspiranti scrittori? Forse un immaginario potente, la freschezza, il coraggio, uno sguardo capace di allontanarsi dal proprio ombelico, di creare un’epica del quotidiano, di allargare l’orizzonte. In sintesi: la capacità di pensare loro stessi e il loro ambiente – che sia l’Italia intera, una città o il più piccolo dei paesini di provincia – come un mondo che si può reinventare.
E se a monte di tutto questo ci fosse anche un problema di istruzione, di scarsa abitudine alla lettura (anche da parte degli scrittori, come faceva notare Paolo Di Paolo)? L’Italia è uno dei paesi europei in cui si spende meno per la cultura: circa il 7% del bilancio familiare, ovvero la metà di quanto accade nei paesi scandinavi, decisamente meno di inglesi, francesi, tedeschi, spagnoli… ma anche, a ben vedere, dei lettoni e dei serbi. Sarà un caso?