non me sembra una risposta degna questa
cmq sia io domani se qua la temperatura corporea non sale (temo per la mia salute :bua: ) vado a vedere district 9
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e chi se la ricorda la storia, ci sta il bambino che trova la bimba pesce poi lo stregonepapà se la vuole riprendere, e scatena un maremoto, loro scappano poi arriva la madre della tipa e appiana tutto (se non ricordo male)
è un film per bambini con un target molto più basso del solito
è logico che se cerchi il nuovo porco rosso o un'altra città incantata rimani deluso, il confronto è impietoso
Esatto. Di solito tendo a fare il confronto tra film dello stesso regista, in prima istanza!!! :timido:
Perchè Jackie Brown fa un po' cagare?? Forse perchè la gente si aspettava altro da Tarantino?? :o
Poi non è che un artista debba rimanere fedele sempre allo stesso format, a volte i cambiamenti, piccoli o grandi, piacciono (Una storia vera?? ) altre volte no.
:natale:
non è brutto, è speciale :timido:
:cattivo:
:asd:
è proprio lo scopo che è diverso, è completamente diverso da tutti gli altri film
No dai Ponyo è bello, e mi ha fatto tornare bambino. Però secondo me va visto in lingua originale, ho visto un po' di quello italiano ed effettivamente il doppiaggio lo fa quasi diventare una min.chiata.
Il mio preferito di Miyazaki è Monohoke assieme alla città incantata :sisi:
I miei preferiti sono La città incantata, Howl, Totoro, Porco Rosso, Laputa. :sisi:
i'm not your hellvis is now a meme :rotfl:
Jackie Brown è il miglior Tarantino.
sarà una reazione ai film più s*******ti, ma jackie brown è un film molto più completo rispetto ai precedenti.
i film più recenti non li considero poichè di un altro periodo.
Jackie Brown mi ha divertito, è sicuramente meglio di Deathproof, che è una minchiata indifendibile, ma Tarantino voglio ricordarlo per Pulp Fiction o per le Iene! :timido:
O forse anche per Inglorious Bastards che andrò a vedere sabato!! :sisi:
Metto in chiaro il mio punto di vista: Jackie Brown, Deathproof, Pulp Fiction, Kill Bill, Le iene.
I film sono in ordine di preferenza.
Sarò pazzo io, ma per me il lavoro di Tarantino è chiaro solamente in questo modo.
a me death proof è piaciuto un sacco.
ma non mi metto granchè a paragonare i vari film, sono tutti molto diversi l'uno dall'altro.
anche se ho una intima predilezione per kill bill 1 e 2 :o
Ah, ok, allor aper sti regista abbiamo un metro di paragone diverso. :sisi:
O meglio la mia scaletta è uguale alla tuam eccezione fatta per i primi due. Poi io metterei anche la prima parte di Dal Tramonto all'Alba.
Secondo me Death proof è una cagata senza precedenti. Dialoghi così scialbi non me li sarei mai aspettati in un film di Tarantino.
ma come si fa a definire kill bill discreto? bo
bè, death proof ha i suoi perchè...anche io sostengo che certi dialoghi sono un po' noiosi ma ha delle scene secondo me da paura, ovvero: tutta la prima metà, secondo me è bella, soprattutto tutto quello che si svolge nel locale ha dei tocchi di una certa classe qua e là...poi la scena dell'incidente, e conseguente dialogo dei due poliziotti in ospedale.
Poi nella seconda parte, a fronte di alcune scene un po' tediose (mi piace il pezzo in cui si fermano alla stazione di servizio, meno ad esempio certi dialoghi di passaggio qua e là), ha dalla sua tutto l'inseguimento in macchina, da quando lui comincia ad andargli addosso fino alla fine, che m'è piaciuto un sacco, stile rude-anni 70-macchina scassona e mi piace il finale/non finale.
Certo però che rispetto a Kill Bill 1 e 2, Pulp Fiction e Le Iene che reputo film perfetti, questo mostra qualche punto debole. Jackie Brown ha ritmi di altro tipo, ma m'è piaciuto molto, anche lì ci sono alcune cose che mi piacciono moltissimo (la morte della bionda, la colonna sonora, il personaggio di jackie ecc) in un contesto che nel complesso cmq reputo ottimo.
dai, do' anche io i numeri:
Le Iene: 9
Pulp Fiction: 10
Jackie Brown: 7,5
Kill Bill 1: 8,5
Kill Bill 2: 7,5
death proof: mi son rifiutato di vederlo
Episodio di four rooms: 7
inglorius basterds: 7,5 (faccio un pronostico :asd:)
Spulciando carmillaonline.com ho trovato questo articolo per caso. Offre spunti assai interessanti.
Perché Death Proof è un capolavoro
di Mauro Gervasini
L’accoglienza del nuovo film di Quentin Tarantino Death Proof, segmento espanso del dittico Grindhouse uscito con l’episodio di Robert Rodriguez Planet Terror solo negli Stati Uniti, dimostra quanto il giornalismo cinematografico sia schiavo del marketing. Siccome l’operazione è stata venduta come una decalcomania del cinema di serie B o C, quello low budget proiettato nei cinemini periferici (le grindhouse, appunto), tutti, specie i critici, si sono fatti bastare l’informazione e hanno ripetuto quest’unico concetto. Death Proof sarebbe quindi il solito pastiche del regista di Kill Bill: una lunga citazione che tritura (to grind…) titoli, autori, colonne sonore. Insomma: niente di nuovo sotto il sole. Anzi - si è detto e scritto - l’ex enfant prodige continua ad avere un certo talento ma deve crescere, i suoi divertissement cinefili hanno stufato, non se ne può più. Fin qui la pubblicistica istituzionale più qualche critico militante e snob che sceglie la via più facile perché Quentin è troppo cool e troppo cazzone per piacere (ancora) ai piani alti.
Se davvero Death Proof fosse quello che dicono e scrivono, Tarantino sarebbe un pazzo e avrebbe realizzato un’inutile schifezza. Davvero un film di genere che comincia con quindici minuti di dialogo in un’auto si sarebbe potuto proiettare in una grindhouse? Non era Roger Corman a dire che l’exploitation è valida se si ammazza qualcuno entro un quarto d’ora dall’inizio e si mostrano le tette dell’attrice non oltre i primi dieci minuti? L’incredibile miopia nei confronti di Death Proof è la prova che non si è più capaci di guardare il cinema. Lo si vede, certo. Se ne assorbe la superficie ma non si riflette neppure più sull’evidenza. Possibile che nessuno – nessuno! – abbia pensato che non è un caso se i protagonisti sono controfigure? E che addirittura una di loro, Zoe Bell, è una vera stunt, cosa che innesca un doppio corto circuito teorico?
Un concetto sul quale autori e intellettuali postmoderni sono tutti d’accordo: il cinema è morto. Quello di Tarantino riesce a essere “a prova di morte”. Si è rigenerato dalle ceneri riciclando energia dai frammenti di visioni eterogenee (poliziottesco, Hong Kong, blaxploitation, horror…) per creare una sintesi inedita e potente. Non si può dire uno sguardo nuovo, perché Godard, con Fino all’ultimo respiro, fece per primo la stessa cosa (solo con riferimenti diversi, all’epoca considerati comunque bassi) ma con sguardo rinnovato, questo sì. Quel che resta del cinema è sembianza, spettro digitale, algida perfezione, Death Proof replica la modalità di riproduzione sporca, il cambio di formato, il montaggio sconnesso. Quasi un dietro le quinte della forma spettacolare contemporanea, il suo body double, la controfigura, appunto. È lei che si fa male sul serio. Della finzione rappresenta il lato vero.
Si è detto che sì, va bene, Tarantino è bravo ma riflette sul cinema come in una eterna seduta di autocoscienza, con tutto l’onanismo intellettuale tipico di un topo da videoteca. Gli mancherebbe la visione del mondo. Chi la pensa così si merita Lars von Trier tutta la vita!! Il fine dell’autore di Pulp Fiction è un immaginario: già di per sé, quindi, una weltanschauung. Concepita sull’asse radicale degli estremi: ellissi e dilatazioni, piani sequenza interminabili e accelerazioni vorticose, clichè primari dell’avventura (erotismo e violenza) e dialoghi estenuanti, passione vorace per i generi e modalità espressive d’autore. Il risultato non è la destrutturazione del racconto bensì una sua diversa formulazione, dove l’esotismo è dato dal cinema stesso. Come dire: al posto della Terra di Mezzo o del Mar dei Carabi i film e le musiche, le locandine e i gadget.
Scrivono però i gazzettieri: quelli di Tarantino non sono veri personaggi ma silhouette. Una critica ideologica per la quale l’autenticità si misura in funzione del realismo oppure delle possibilità di identificazione. Il genere ha una sua nobiltà quando l’eroe è un personaggio ordinario in situazioni straordinarie. Quentin si ribella allo schema: se non si accetta che la Sposa, Zoe e Stuntman Mike siano straordinari a priori, il giudizio sarà falsato. Quindi un personaggio può essere valutato solo se coerente in relazione al contesto. Nel suo immaginario è assolutamente logico che le vittime si vendichino con meticoloso furore dei cattivi. Lo spessore è dato dal loro eccedere la maschera e gli stereotipi imposti dal genere. Non esistono altrove personaggi come la Sposa di Kill Bill o Abernathy e Kim, perché nessuno si era spinto così oltre. Death Proof è il punto estremo della riformulazione; il più teorico e strepitoso dei film di Quentin Tarantino.