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Riferimento: nazionalizzare le banche e dazi le uniche cure alla crisi? [Crisi Econom
Ma fatemi capire una cosa, adesso, il fatto che la BCE abbia accettato di rifinanziare il debito dei PIIGS accendendo le stampanti provoca effettivamente un aumento del circolante e quindi una riduzione del valore dell'€ ?
E soprattutto, di quanto potrebbe ridursi ? Se non ho sbagliato a leggere le cifre, il "bailout" è dello stesso ordine di grandezza dell'attuale circolante totale, quindi a questo punto l'€ potrebbe addirittura scendere sotto la parità, no ?
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nofaxe2
ot
spiegami dove sarebbe la concorrenza?
Fra la pubbliche e le private (quest'ultime con 2 entrate oltre all'onerosa iscrizione anche il finanziamento statale)
Semplice: lo Stato provvede ad offrirti un buono scuola del valore del tuo "mantenimento pluriennale" nella scuola pubblica, una sorta di costo unitario per istruirti.
E tu puoi decidere con quei soldi se accettare il buono ed andare in una privata o rimanere in pubblica.
Una riforma simile garantirebbe la libertà di scelta delle famiglie e il diritto allo studio di ciascuno, dove meglio preferisce.
E ti parlo avendo usufruito dell'istruzione pubblica dalle elementari sino all'univerisità (senza particolari lamentele sul livello dell'istruzione, a dirla tutta)
Citazione:
Scuole privati accettabili solo a condizione che gli esami per l'ottenimento di qualsivoglia pezzo di carta siano pubblici, standardizzati e condotti rigorosamente in sedi pubbliche e insieme agli studenti delle scuole pubbliche e con metodi di valutazione che impediscono imbrogli a cazzo.
D'accordo su questo.
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Il Nero
...quindi a questo punto l'€ potrebbe addirittura scendere sotto la parità, no ?
Vorrei capirlo anch'io...
Ma se l'euro si indebolisce, chi ne trae vantaggio? Le esportazione EU dovrebbero aumentare (quelle tedesche in primis) o comunque la crisi attenuerebbe questo effetto?
Altra cosa: dollaro forte servirebbe a far ripartire l'economia usa?
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Hatsu, ripetimi sta storia del convertire EurI in USD:
:look:
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Piccola domanda... ma la Cina? farà un mega capitombolo?
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Il Nero
Ma fatemi capire una cosa, adesso, il fatto che la BCE abbia accettato di rifinanziare il debito dei PIIGS accendendo le stampanti provoca effettivamente un aumento del circolante e quindi una riduzione del valore dell'€ ?
E soprattutto, di quanto potrebbe ridursi ? Se non ho sbagliato a leggere le cifre, il "bailout" è dello stesso ordine di grandezza dell'attuale circolante totale, quindi a questo punto l'€ potrebbe addirittura scendere sotto la parità, no ?
Il target che mi danno per fine anno e' 1.11 USD
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Originariamente Scritto da
Hatsu
Il target che mi danno per fine anno e' 1.11 USD
Quindi calo molto lento ? Mi andrebbe benissimo. :sisi: :asd:
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Originariamente Scritto da
Il Nero
Quindi calo molto lento ? Mi andrebbe benissimo. :sisi: :asd:
Cosi mi viene detto. Ma sai come sono ste previsioni, sempre meglio pensare con la propria testa. Soprattutto considerando il past record delle investment banks. :asd:
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vista la situazione, lo scarso coordinamento dei paesi dell'eurozona e le misure ad minchiam intraprese, il rinvio al (a sto punto forse) 2011 per le regole sul trading book stabilite da Basilea, purtroppo sto topic avra' vita molto lunga. :stress:
potrebbe stabilire un record di longevita' su backstage nella categoria "topic non IN RILIEVO".
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Da zerohedge:
http://www.zerohedge.com/sites/defau.../Austerity.jpg
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Odysseus
Vorrei capirlo anch'io...
Ma se l'euro si indebolisce, chi ne trae vantaggio? Le esportazione EU dovrebbero aumentare (quelle tedesche in primis) o comunque la crisi attenuerebbe questo effetto?
Altra cosa: dollaro forte servirebbe a far ripartire l'economia usa?
Qualcuno saprebbe rispondermi o è difficile fare previsioni in questo momento?:look:
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Originariamente Scritto da
Odysseus
Qualcuno saprebbe rispondermi o è difficile fare previsioni in questo momento?:look:
Il risultato teorico e' che gli export dovrebbero diventare piu competitivi, ma gli import (soprattutto della materia prime) diventano piu' costosi.
In pratica pero' e' troppo presto per fare previsioni, il mondo reale e' molto piu' complesso di quello teorico purtroppo.
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L'energia costerà molto di più, ma farà da contraltare a ciò che le nostre imprese esporteranno di più.
Se soltanto avessimo tirato su qualche centrale nucleare...i costi energetici sarebbero ridotti.
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Citazione:
C'è anche un po' da vedere su COSA lavorano questi precari.
Io sto avendo in questi giorni esperienza diretta dall'interno e posso dirti che una buona parte dei precari tirano avanti (almeno qui in Campania) su progetti di insegnamento della sarcazzo-cosmologia che praticamente se non esistessero nessuno se ne accorgerebbe tranne quelli che ci mangiano, appunto.
guarda, bell'esempio, ma vivo con un insegnante, quindi si, hai fatto un esempio di qualcosa che non funziona, ma immagino che neanche sai come funziona la scuola italiana.
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Gnappo_gheyz
guarda, bell'esempio, ma vivo con un insegnante, quindi si, hai fatto un esempio di qualcosa che non funziona, ma immagino che neanche sai come funziona la scuola italiana.
L'unica cosa che sono riuscito a capire è che sono sommersi da un'infinità di graduatorie sorrette da regole incomprensibili. :asd:
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Default
L'energia costerà molto di più, ma farà da contraltare a ciò che le nostre imprese esporteranno di più.
Se soltanto avessimo tirato su qualche centrale nucleare...i costi energetici sarebbero ridotti.
sono teorie. In UK , in teoria, la Sterlina svalutata del 25% avrebbe dovuto scatenare la madre di tutte le rinascite in export.
A maggio 2010 la bilancia dei pagamenti e' peggio di quella del 2008.
Il discorso e' che se non comprano gli occidentali, chi compra?
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Originariamente Scritto da
stuckmojo
sono teorie. In UK , in teoria, la Sterlina svalutata del 25% avrebbe dovuto scatenare la madre di tutte le rinascite in export.
A maggio 2010 la bilancia dei pagamenti e' peggio di quella del 2008.
Il discorso e' che se non comprano gli occidentali, chi compra?
Il problema è che gli UK non hanno un settore manufatturiero ed il loro settore dei servizi è decisamente spostato verso i servizi finanziari.
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Originariamente Scritto da
Il Nero
Aspettiamoci un altro bel mercoledì nero....:asd:
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C'è doping nel Pil di Germania e Francia?
Sono ormai molti coloro che si sono convinti ex post che nell'ultimo decennio è stato di gran lunga preferibile avere un moderato aumento del Pil, come hanno fatto Italia e Germania, piuttosto che ostentare un'espansione economica apparentemente brillante al 4% annuo costruita sui debiti (pubblici o privati), "scassando" alla fine i conti patrimoniali aggregati nazionali, come hanno fatto Grecia, Irlanda e Spagna.
Meno facile risulta "convertire" i più irriducibili ammiratori del modello anglosassone (di cui pure noi stessi apprezziamo molte virtù) del fatto che anch'esso ha "deragliato". Infatti, è piuttosto indigesto dover ammettere che anche la superiore crescita di Stati Uniti e Gran Bretagna rispetto alle manifatturiere Italia e Germania sia dipesa negli ultimi 10-15 anni più dalla "droga" del debito che non dai servizi avanzati o dalle nuove tecnologie.
Eppure le statistiche della Federal Reserve indicano chiaramente che dal 2001 al 2007, prima che la crisi dei mutui subprime scoppiasse, negli Stati Uniti il debito aggregato di famiglie, imprese e pubblica amministrazione era aumentato di oltre 12mila miliardi di dollari correnti a fronte di una crescita del Pil di 3.700 miliardi, dunque con una leva non propriamente efficiente, pari a 3,4 dollari di debito per ogni dollaro di aumento del prodotto. Parallelamente, in Gran Bretagna, dalla metà degli anni 90 in poi, il debito delle sole famiglie è aumentato in valore assoluto più di quanto non sia avvenuto in Italia, Germania e Francia tutte assieme.
Pur considerando questi enormi squilibri, permane la diffusa convinzione di una "lentezza" di fondo dell'Italia non solo verso le economie "dopate" ma anche rispetto a paesi "virtuosi" a noi più simili come Germania e Francia perché, prima della crisi mondiale, in base alle statistiche ufficiali noi avevamo comunque accumulato qualche punto di crescita del Pil in meno anche nei confronti di tali paesi. Ma ne siamo davvero così certi?
I ritardi strutturali dell'Italia nei riguardi di Germania e Francia indubbiamente esistono e vanno recuperati: ad esempio in termini di efficienza della pubblica amministrazione o di costi dell'energia rispetto alla Francia, di ricerca o di formazione rispetto alla Germania eccetera. Ciò non si discute assolutamente. Ma, forse, è lecito invece nutrire qualche interrogativo sull'attendibilità delle statistiche dell'ultimo decennio relative al Pil dell'Italia e dei due nostri più grandi partner nell'Euroarea.
È noto che nel nostro paese da qualche tempo si dibatte sull'"esattezza" dei dati del Pil italiano. A parte la questione del "sommerso" (che è un problema di misurazione enorme), c'è chi ha avanzato l'ipotesi che un utilizzo di deflatori del Pil troppo "aggressivi" abbia trasformato la nostra recente crescita economica, tutt'altro che disprezzabile a valori correnti, in un'espansione in volume eccessivamente "sacrificata". Ciò riguarderebbe soprattutto il settore manifatturiero (come hanno messo in evidenza recenti analisi di Fulvio Coltorti del Centro studi di Mediobanca), ma anche altri comparti. E poiché la crescita del Pil si misura in volume ed è in volume che si fanno le comparazioni dinamiche con gli altri paesi, ecco che dall'eccessiva "autoflagellazione" che ci siamo imposti a livello di deflatori potrebbero originare non pochi problemi interpretativi e di ricostruzione storica, inclusa anche la fondatezza delle controverse ipotesi di "declino".
Per la verità l'Istat, sotto la presidenza di Enrico Giovannini, sta oggi lavorando molto per recuperare alcuni ritardi nella costruzione di indici dei prezzi alla produzione per le attività dei servizi e per i beni importati che potrebbero condurre a nuove chiavi di lettura della nostra crescita recente. Inoltre anche l'impiego di nuovi deflatori basati sui prezzi all'esportazione, anziché sui valori medi unitari del commercio con l'estero come avviene tuttora, potrebbe determinare qualche futura revisione statistica. È da tenere conto, peraltro, che così come eventuali "errori" nei valori medi unitari possono compensarsi, lo stesso potrebbe accadere anche con i prezzi all'export e all'import. Forse, perciò, alla fine non ne risulterà rivoluzionata la dinamica dei dati aggregati del Pil ma le novità potrebbero essere rilevanti a livello settoriale, ad esempio nel manifatturiero la cui crescita in volume negli ultimi è stata con ogni probabilità più forte rispetto a quanto sinora certificato dalle statistiche ufficiali.
Senza contare che rimane aperta la questione se, in questa fase storica di enorme cambiamento della nostra industria manifatturiera, i dati in volume siano efficacemente rappresentativi della realtà. Infatti, l'industria italiana negli ultimi anni ha mutato radicalmente pelle generando meno volumi e meno produzioni tradizionali e più valore aggiunto e più produzioni innovative. Non era forse questo che tanti economisti invocavano e auspicavano che facessero i nostri imprenditori, nel delicato passaggio tra la fine dell'era delle svalutazioni competitive e l'avvento della concorrenza cinese, con cui l'Italia ha dovuto fare i conti prima di tutti gli altri paesi avanzati? Perché, allora, continuare a misurare in volume il comportamento delle nostre imprese negli ultimi dieci anni ricavandone un'idea di declino mentre invece vi è stata grande capacità di reazione e un progresso in termini di innovazione, di aumento della produttività e della competitività in valore?
Tuttavia, il problema di fondo potrebbe essere un altro. Infatti, piuttosto che dibattere esclusivamente su eventuali "errori" nelle statistiche dell'Istat, forse varrebbe la pena guardare agli altri paesi e chiederci se non vi siano stati per caso "errori" nelle statistiche altrui. Noi abbiamo fatto un piccolo esercizio esplorativo i cui risultati ci hanno suscitato non poche perplessità. Sulle quali sarebbe interessante che si aprisse un dibattito, non solo in Italia, ma anche con gli esperti degli altri paesi.
Abbiamo considerato le dinamiche del valore aggiunto ai prezzi base di Italia, Francia, Germania ed Euroarea nel 1999-2007, cioè nel periodo che va dall'avvio dell'euro a poco prima dello scoppio della crisi mondiale. Dall'analisi disaggregata dei dati a 31 settori (di fonte Eurostat) è emerso quanto segue.
Innanzitutto, mentre in volume, tra il 1999 e il 2007, quanto a crescita cumulata del valore aggiunto totale l'Italia (+12,5%) va peggio di Francia (+17,6%), Germania (+14,6%) ed Euroarea (+19%), a valori correnti il nostro paese (+37,5%) è più o meno in linea con Euroarea (+39,6%) e Francia (+39,1%) e va molto meglio della Germania (+20,2%).
Sono i deflatori che fanno la differenza, ma la loro dinamica comparata suscita non pochi dubbi. Infatti, si ha l'impressione di una massa di prezzi che procedono decisamente in ordine sparso nei diversi paesi. Tra l'altro, anche dal lato della domanda, l'Italia sul periodo esaminato ha una crescita cumulata del deflatore dei consumi finali di 3 punti percentuali superiore a quella dell'indice dell'inflazione, mentre la Germania presenta una situazione che è l'esatto opposto, con il deflatore dei consumi che ha un progresso di 3 punti percentuali circa inferiore a quella del relativo deflatore. Inoltre, il nostro deflatore dell'export cresce cumulativamente nel 1999-2007 oltre 7 volte di più di quello tedesco!
Ma concentriamoci sul lato dell'offerta per evidenziare le maggiori curiosità. Rispetto all'Italia la Germania presenta molte divergenze. Per il totale dell'economia il nostro deflatore del valore aggiunto aumenta 4,5 volte di più di quello tedesco, mentre nella manifattura il deflatore italiano cresce 6 volte di più di quello tedesco. I più significativi divari settoriali in termini di maggior incremento dei nostri prezzi manifatturieri riguardano: tessile-abbigliamento, pelli-calzature, legno, derivati del petrolio, carta-editoria, chimica, gomma-plastica, prodotti a base di minerali non metalliferi, apparecchi elettrici, mezzi di trasporto.
Ma non è tutto. Nelle costruzioni il nostro deflatore aumenta più del doppio rispetto a quello tedesco. Nel commercio, mentre il deflatore italiano cresce del 12%, quello tedesco cala dello 0,5 per cento. Nei trasporti e telecomunicazioni i nostri prezzi crescono del 5,3%, mentre quelli tedeschi diminuiscono del 2 per cento. Nella finanza i nostri prezzi aumentano del 18,6%, mentre quelli tedeschi scendono del 5,1 per cento. Nell'immobiliare i prezzi italiani aumentano circa 4,5 volte di più che in Germania.
Rispetto alla Francia le differenze nel complesso sono meno marcate rispetto al confronto con la Germania. Infatti, il deflatore italiano del valore aggiunto totale aumenta circa il 4% in più di quello francese, grosso modo con lo stesso scarto che si riscontra anche tra la crescita della nostra inflazione e di quella transalpina. Tuttavia permangono alcuni aspetti poco chiari. Ad esempio, nella manifattura il nostro deflatore aumenta cumulativamente del 16,7%, mentre quello francese in otto anni diminuisce del 4,7%! I principali divari in termini di maggior crescita dei nostri prezzi manifatturieri rispetto alla dinamica dei prezzi francesi riguardano: tessile-abbigliamento, legno, derivati del petrolio, carta-editoria, chimica, gomma-plastica, apparecchi elettrici, mezzi di trasporto. Nella finanza, inoltre, i nostri deflatori crescono del 18,6% mentre quelli francesi solo del 2,2 per cento.
In altri termini, si ha l'impressione che il valore aggiunto di Germania e Francia sia cresciuto in volume più del nostro soprattutto perché gli uffici statistici di tali paesi sono stati particolarmente "generosi" con i deflatori delle loro economie. Impressione sbagliata? Queste incongruenze forse hanno spiegazioni che noi, che non siamo degli specialisti, non sappiamo spiegare. Ci auguriamo che altri possano riuscirvi. Allontanando così il dubbio che il Pil in volume degli altri maggiori paesi Ue e della stessa media dell'Euroarea (che è influenzata massicciamente dal peso di Germania e Francia) nel periodo 1999-2007 sia aumentato più di quello italiano non tanto per l'impiego di prezzi "sbagliati" da parte dell'Istat ma soprattutto per qualche "stranezza" nelle statistiche altrui.
Marco Fortis da http://www.ilsole24ore.com/art/SoleO...-Francia.shtml
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Citazione:
Originariamente Scritto da
stuckmojo
sono teorie. In UK , in teoria, la Sterlina svalutata del 25% avrebbe dovuto scatenare la madre di tutte le rinascite in export.
A maggio 2010 la bilancia dei pagamenti e' peggio di quella del 2008.
Il discorso e' che se non comprano gli occidentali, chi compra?
Infatti vale anche per l'Italia: proprio nel 2009 l'Istat ha certificato che il Paese ha avuto una bilancia commerciale quasi a zero (come mai era successo negli ultimi anni) nonostante un euro a 1,5.
Ed ora è in netto peggioramento, a causa dei costi energetici che continuano a lievitare.
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Per la serie sputtaniamo un po' i democratici e i loro media :asd:
Sempre sul Community Reinvestment Act (non che sia la prima volta :bua:)
Fra parentesi, povero Clinton, secondo me all'epoca non era nemmeno una stupidata potenziare quella carterata, ma l'avrebbe dovuto repeallare dopo un paio di anni al massimo.
1999:
Citazione:
All of this suggests that Clinton’s efforts to increase minority access to loans and capital also have spurred this decade’s gains. Under Clinton, bank regulators have breathed the first real life into enforcement of the Community Reinvestment Act, a 20-year-old statute meant to combat “redlining” by requiring banks to serve their low-income communities. The administration also has sent a clear message by stiffening enforcement of the fair housing and fair lending laws. The bottom line: Between 1993 and 1997, home loans grew by 72% to blacks and by 45% to Latinos, far faster than the total growth rate.
Lenders also have opened the door wider to minorities because of new initiatives at Fannie Mae and Freddie Mac–the giant federally chartered corporations that play critical, if obscure, roles in the home finance system. Fannie Mae and Freddie Mac buy mortgages from lenders and bundle them into securities; that provides lenders the funds to lend more.
In 1992, Congress mandated that Fannie and Freddie increase their purchases of mortgages for low-income and medium-income borrowers. Operating under that requirement, Fannie Mae, in particular, has been aggressive and creative in stimulating minority gains. It has aimed extensive advertising campaigns at minorities that explain how to buy a home and opened three dozen local offices to encourage lenders to serve these markets. Most importantly, Fannie Mae has agreed to buy more loans with very low down payments–or with mortgage payments that represent an unusually high percentage of a buyer’s income. That’s made banks willing to lend to lower-income families they once might have rejected.
But for all that progress, the black and Latino homeownership rates, at about 46%, still significantly trail the white rate, which is nearing 73%. Much of that difference represents structural social disparities–in education levels, wealth and the percentage of single-parent families–that will only change slowly. Still, Apgar says, HUD’s analysis suggests there are enough qualified buyers to move the minority homeownership rate into the mid-50% range. [Ed: brilliant.]
...But with discrimination in the banking system not yet eradicated, maintaining the momentum of the 1990s will also require a continuing nudge from Washington. One key is to defend the Community Reinvestment Act, which the Senate shortsightedly voted to retrench recently. Clinton has threatened a veto if the House concurs.
The top priority may be to ask more of Fannie Mae and Freddie Mac. The two companies are now required to devote 42% of their portfolios to loans for low- and moderate-income borrowers; HUD, which has the authority to set the targets, is poised to propose an increase this summer... Barry Zigas, who heads Fannie Mae’s low-income efforts, is undoubtedly correct when he argues, “There is obviously a limit beyond which [we] can’t push [the banks] to produce.” But with the housing market still sizzling, minority unemployment down and Fannie Mae enjoying record profits (over $3.4 billion last year), it doesn’t appear that the limit has been reached.
Now:
http://4.bp.blogspot.com/_orkXxp0bhE...2006-graph.jpg
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http://www.wallstreetitalia.com/arti...?IdPage=942992
Citazione:
Wall Street: la pacchia è finita. Ok Senato a più vasta riforma dagli anni '30
Finito il tempo dei "rodei" messi in atto dal sistema finanziario americano, come ha detto anche il numero uno della maggioranza democratica. Obama ha così incassato un'altra vittoria. E decisamente il mondo della finanza, come ha detto il presidente, ha "fallito" nei suoi tentativi di ostruzionismo.
Il Senato degli Stati Uniti ha approvato ieri sera la più vasta riforma del sistema di regolazione finanziaria americano dagli anni 1930, priorità legislativa del presidente Barack Obama.
I senatori hanno adottato questo testo con 59 voti contro 39, alcune ore dopo un primo voto che aveva messo fine al dibattito sul progetto di legge alla Camera alta.
Il Senato dovrà ora conciliare la sua versione del progetto di legge con quella adottata nello scorso mese di dicembre alla Camera dei rappresentanti, prima che il testo possa essere inviato alla Casa Bianca per la promulgazione da parte del presidente Obama.
Il testo introduce nuovi sistemi di monitoraggio del rischio nel sistema finanziario e rende più semplice la liquidazione di grandi istituti finanziari vicini al fallimento.
Sono previste inoltre nuove regole per i complessi strumenti finanziari derivati, per molti tra i principali responsabili del tracollo di Wall Street di fine 2008.
Nascerà anche una nuova agenzia per la protezione dei consumatori.
"Non si potrà scommettere più con il denaro della gente", ha dichiarato il capo della maggioranza democratica Harry Reid dinanzi alla stampa al termine della votazione. "Quando questo progetto di legge sarà promulgato, il rodeo a Wall Street sarà terminato", ha insistito.
Reid ha anche espresso soddisfazione per l'approvazione del testo anche da parte di quattro repubblicani "coraggiosi" che si sono dissociati dal resto del partito. Due democratici, che volevano ottenere voti sui loro emendamenti, hanno votato "no".
"Questo progetto di legge promette di rallentare la crescita economica poiché impone una pesante regolamentazione alle imprese, piccole o grandi", ha dichiarato il repubblicano Richard Shelby al Senato affermando che "gli americani meritano di meglio".
Intanto, dopo l'approvazione della riforma sanitaria Barack Obama ha celebrato così una nuova vittoria, quella contro Wall Street.
Wall Street, ha detto a tal proposito, il presidente americano, ha "fallito" nel suo tentativo di ostruzionismo.
Cià, parliamo un pò di questa mega-riforma che a sentire Obama salverà il mondo intero dalle orde malvagie dei banchieri avidi..
Che effetti avrà? Dove posso trovare una analisi dettagliata?
Per esempio la scuola austriaca la considera il male in terra.
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Originariamente Scritto da
Edward Green
Per esempio la scuola austriaca la considera il male in terra.
Hai appena avuto anche il mio parere :stress:
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Da quel che ho letto pare che vogliano mantenere tutte le strutture finanziarie, ma sottoponendole ad un controllo governativo più stringente.
Il che è una pessima idea, considerando che buona parte degli interventi che ci hanno portati in questo casino sono stati governativi o su spinta governativa.
Personalmente avrei visto con favore una serie di regole chiare e restrittive (che ne so, limitazione del leverage, restrizione sulle tipologie di investimenti dei fondi pensione, divisione delle TBTF, ecc.), invece qui sembra che più che altro si vogliano mettere in piedi un'infinità di controllori, comitati, cazzi e mazzi che non risolveranno una ceppa.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Il Nero
Personalmente avrei visto con favore una serie di regole chiare e restrittive (che ne so, limitazione del leverage, restrizione sulle tipologie di investimenti dei fondi pensione, divisione delle TBTF, ecc.), invece qui sembra che più che altro si vogliano mettere in piedi un'infinità di controllori, comitati, cazzi e mazzi che non risolveranno una ceppa.
Giusto.
Oltretutto, non l'ho seguita molto bene, ma se non sbaglio prevede nuovi ruoli per FM&FM, che dovrebbero fungere ancora di più da "garbage collector".
:alesisi: