Dieselgate VolkswagenPötsch: "A rischio l'esistenza dell'azienda" La riunione del 9 novembre in cui avrebbe dovuto assumere la carica di presidente è stata anticipata di oltre due mesi, nel mezzo dell'uragano dieselgate, e ora
Hans-Dieter Pötsch deve aspettare soltanto due giorni per raggiungere il vertice del colosso
Volkswagen. Un ruolo che otterrà nel momento più delicato nella storia del Costruttore, come lui stesso sa bene: la crisi, ha detto il dirigente austriaco ai suoi colleghi "minaccia l'esistenza stessa dell'azienda".
Dopodomani i chiarimenti alla Kraftfahrt-Bundesamt. Nell'imminenza della "deadline" di mercoledì, fissata dall'agenzia tedesca Kba per presentare una soluzione credibile alla crisi (in Germania le auto irregolari sono 2,8 milioni), Pötsch si è comunque detto "certo" della possibilità dell'azienda di superare il momento di difficoltà "facendo i dovuti sforzi", secondo quanto riportato dal
Welt am Sonntag.
La Faz: dieci manager sollevati dall'incarico. Sempre mercoledì, aggiunge la
Frankfurter Allgemeine Zeitung, durante la riunione straordinaria del board, si esamineranno gli ultimi risultati dell'indagine interna. Stando alle indiscrezioni, intanto, la conta dei manager costretti alle dimissioni sarebbe arrivata intorno alla decina: ben più dei quattro nomi circolati finora, tra quello di Winterkorn e i tre non ancora confermati ufficialmente (Hatz, Hackenberg, Neusser).
L'imperativo: riconquistare la fiducia. Di certo, considerati i 30 miliardi di euro bruciati in borsa nell'arco di tre settimane (dal massimo storico di aprile inoltre, quando avevano raggiunto i 253 euro, le azioni VW hanno perso quasi il 65% del loro valore), risalire la china non sarà facile. E richiederà prima di tutto un'operazione di riscatto presso il pubblico tutt'altro che immediata.
La campagna stampa nel giorno della riunificazione. Il primo passo in questo senso è stato fatto ieri, con un'emblematica campagna pubblicitaria sulla stampa tedesca: in occasione dei 25 anni della riunificazione delle due Germanie, la VW ha acquisito una pagina intera sui principali quotidiani nazionali per rassicurare il pubblico. "Vogliamo dire soltanto una cosa: faremo tutto il possibile per riconquistare la vostra fiducia", recitava il messaggio.
La Merkel difende la credibilità tedesca. La stessa Merkel, come riportato da
Bloomberg, è intervenuta sulla vicenda a margine delle celebrazioni, definendo il dieselgate "un evento drammatico", e sottolineando come il Costruttore debba chiarire rapidamente l'accaduto. "Credo che la reputazione dell'industria tedesca non sia stata scossa al punto da non considerare più la Germania un luogo adatto per fare business", ha poi chiarito la cancelliera ai microfoni della radio
Deutschlandfunk.
Schulz: "Grave colpo all'economia del Paese". Un punto di vista non condiviso dal presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz: "È difficile credere al livello di negligenza e possibilmente di intento criminale che è stato riscontrato", ha affermato il rappresentante dell'Spd, che ha definito lo scandalo come "un grave colpo all'economia tedesca nel suo insieme". La sua preoccupazione è quella di molti tedeschi, secondo un sondaggio riportato ieri dall'edizione domenicale della Faz: il 41% degli intervistati vede un danno d'immagine sul lungo termine per i Gruppo. Soltanto l'11% del campione, però, non comprerebbe più una VW a seguito dello scandalo.
Accuse anche per le centraline Continental. Ulteriori indiscrezioni sono quelle che riguardano i partner di Wolfsburg. La truffa del dieselgate, che per ora sembrava legata esclusivamente a centraline di gestione prodotte dalla Bosch, pare possa coinvolgere anche quelle fornite dalla Continental per il 1.6 TDI EA 189. Per il momento, l'azienda di Hannover, in risposta alle accuse lanciate dalla
Bild am Sonntag (secondo cui non basterebbe un aggiornamento software, ma sarebbe necessaria una sostituzione del pezzo), replica: "Non abbiamo indicazioni sull'uso scorretto dei nostri prodotti".