Aspetto il 22 giugno, giorno della finanziaria straordinaria in UK per vedere se questi hanno i cojones.
Se ho tempo, quel giorno staro' col dito sul grilletto di un grosso spread bet sul FTSE e sulla Sterlina.
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Dopo tanti articoli pro-rigore, mettiamo qui uno di quei classici articoli "spendi per crescere" che stanno popolando molti quotidiani (economici e non) in questi giorni.
L'unica cosa in cui posso essere francamente d'accordo è quando sottolinea l'incoerenza della politica economica del G20 e di altre "istituzioni" sovranazionali. Per il resto è un po' da :facepalm:, specie l'irrisione nei confronti dei rischi del continuare a marciare alla stessa canzone....Citazione:
Il G20 e i falchi del rigore dimenticano la crescita
di Paul Krugman
A quanto sembra, i falchi del disavanzo hanno preso il controllo del G20. Il comunicato rilasciato dopo l'incontro dei ministri dell'economia a inizio giugno prende le distanze dalla posizione pro-stimoli prevalente nelle riunioni del G20 dei mesi precedenti. «I paesi con forti problemi di bilancio devono accelerare il ritmo del consolidamento», recita la dichiarazione. «Accogliamo con piacere la volontà, annunciata recentemente da alcuni paesi, di ridurre il deficit nel 2010 e rafforzare la situazione del bilancio e degli istituti di credito».
È una drastica inversione di rotta rispetto al comunicato precedente, rilasciato a fine aprile, che, fra le altre cose, faceva appello a «persistere [nelle politiche di stimolo] fino a quando il settore privato non sia saldamente nelle condizioni di trainare la ripresa».
Operare drastici tagli alla spesa pubblica nel corso di una grave depressione economica è un metodo costoso e inefficace per ridurre il debito dello Stato. Le misure di austerità sono costose perché deprimono ulteriormente l'economia, e sono inefficaci perché la contrazione della spesa pubblica frena il gettito.
È chiaro che la cosa giusta da fare è aspettare: l'economia dev'essere forte abbastanza da consentire alle Banche centrali di usare la politica monetaria per compensare le contrazioni dell'attività economica innescate dall'austerità di bilancio. Ma no: i falchi del deficit esigono tagli in un momento in cui il tasso di disoccupazione nella zona euro rimane su livelli preoccupantemente alti e in molte nazioni i tassi d'interesse sono prossimi allo zero.
Qualcuno potrebbe dire che la situazione della Grecia rappresenta un monito contro la crescita sfrenata del debito, ma è un paragone che non calza a pennello. I paesi che in questo momento hanno un problema di debito pubblico, come la Grecia e la Spagna, si trovano in una situazione molto specifica: fanno parte dell'euro e al contempo si ritrovano con asset fortemente sopravvalutati a causa degli enormi afflussi di capitale avvenuti nel corso dei boom precedenti. Il risultato di questa combinazione è la prospettiva di anni di deflazione. I paesi che non si trovano in questa situazione esplosiva non hanno ragione di procedere a tagli della spesa nell'immediato: al 7 giugno, i titoli di stato decennali in Gran Bretagna fruttavano un interesse del 3,51 per cento, negli Stati Uniti del 3,21 per cento e in Giappone dell'1,27 per cento.
Ma allora da dove nasce la domanda di un'austerità immediata? La risposta è che i ministri dell'Economia e i governatori delle banche centrali del G20 sono convinti che tagliando la spesa si potranno rassicurare gli investitori (si presuppone che gli investitori dubitino che i governi mondiali introdurranno spontaneamente riforme di bilancio a lungo termine). Tutta la tesi poggia sul presupposto che i mercati mondiali si troveranno in difficoltà se le principali economie non si mostreranno pronte a sacrifici. Il fatto che questi sacrifici possano o meno servire a qualcosa (o se esista qualche prova che i mercati reagirebbero sfavorevolmente a un'assenza di sacrifici), sembra che non conti nulla.
Riepiloghiamo: una politica accorta, secondo le raccomandazioni del G20 e di altre organizzazioni che la pensano allo stesso modo, consiste nel distruggere la ripresa economica per soddisfare ipotetiche richieste degli investitori, richieste che in realtà gli investitori non avanzano. Complimenti.
I potenti sono stati due anni ad aspettare dopo la crisi prima di capire che politiche di aumento della spesa sono da delirio e non più sostenibili e questo signore rilancia con la stessa minestra riscaldata? Aspettare non serve a nulla, più si aspetterà, più l'economia, gonfiata da una decina d'anni, tenderà a sgonfiarsi...se il sistema non si sostiene più bisogna intervenire strutturalmente non con politiche monetarie...
...e questo sarebbe un premio Nobel? Spero per la sua intelligenza che faccia dichiarazione simili perchè prezzolato dalla cricca di Obama e GS...
quindi la soluzione alla crisi è accettare il fatto che saremo più poveri, non c'è nessuna ripresa da aspettare ma semplicemente vivevamo sopra le nostre possibilità?
Allora quanto diverremo poveri? Quanto perderemo? Il nostro stile di vita come sarà modificato?
Beh, a ben vedere Krugman ha ragione.
Fare austerità adesso significa tagliare le gambe a quel poco di crescita che si iniziava ad intravedere, senza aumentare in modo sostanziale la solidità delle finanze pubbliche.
Sarebbe il caso di affrontare il fatto che senza una ripresa economica non dico vigorosa ma almeno misurabile, non c'è modo in cui gli Stati Occidentali possano riprendersi dal baratro di bilancio in cui sono caduti senza tagliare servizi assolutamente essenziali. Mettersi a fare manovre di austerità in un contesto simile ha un valore pressoché puramente cosmetico.
Ciò detto, secondo me è il caso di mettere un po' di puntini sulle "i" di questo famoso "vivere al di sopra delle proprie possibilità". Basta andarsi a vedere due dati storici sulla distribuzione dei redditi (un dato "riassuntivo" utile è l'indice di Gini, altrimenti potete consultarvi studi integrali) e scopriamo che nella gran parte dei Paesi occidentali la stragrande maggioranza dell'aumento di PIL da metà anni '80 in poi è andato dritto nelle tasche del 10-20% più "ricco" di popolazione.
A fronte di redditi evidentemente fermi al palo, delocalizzazioni, precarizzazione del lavoro ed altre amenità, le classi medie e basse sono state tenute a bada con:
1) Incoraggiamento senza quartiere del credito privato "facile" (dai mutui alle rate ai prestiti).
2) Flusso senza fine di prodotti a basso costo dall'Estremo Oriente.
3) Spesa pubblica.
La soluzione alla crisi per i lavoratori, dal mio punto di vista, è scendere in strada, recuperare un po' di quello spirito metà-900 così affascinante e passare alla violenza fisica.
Nero perdonami, ma cosa c'entra il Gini in questo caso?
I Paesi occidentali si sono permessi lussi che non si potevano permettere, e l'unico modo per farlo era aumentare il debito pubblico. Come poi tali soldi siano stati utilizzati e' marginale.
mica tanto. Quei soldi in gran parte sono stati utilizzati per creare posti di lavoro inesistenti, stipendi che in realtà sono sussidi e personaggi che campano senza avere idea di che cosa sia il lavoro vero
tutto ciò a livello di spesa sociale comporta una catastrofe, nelle democrazie (infatti in una dittatura ci si limiterebbe a mandare a calci in culo i parassiti, non che desideri la dittatura, s'intende)
C'entra perché spiega mai il tenore di vita delle classi medio-basse sia rimasto sostanzialmente stabile (o comunque è salito in modo ampiamente e sottolineo ampiamente compatibile con la crescita del PIL) e da un momento all'altro si scopre che "abbiamo vissuto sopra le nostre possibilità".
Che poi se andiamo a vedere, gli unici due Paesi occidentali che hanno registrato davvero un aumento significativo del debito pubblico dal 1995 al 2008 sono Germania e Francia. Certo, avremmo potuto e dovuto contenere di più le spese in vista di una possibile crisi, ma come si suol dire del senno di poi son piene le fosse. Ma rimane il fatto che fare l'austerità adesso non ha alcun senso. Il debito pubblico deve scendere quando l'economia sale e viceversa, altrimenti che funzione anticiclica è ? Tanto in ogni caso l'Europa nel suo complesso è ben lontana dal punto di non ritorno sugli interessi del debito (Giappone anyone ?).
Quindi quello che volevi dire e' che ci siamo indebitati per finanziare i nostri sprechi. Il che e' incontestabile, ma anche irrilevante. Quegli sprechi sono semplicemente un tipo di lusso che non ci si poteva permettere. A livello macro a me interessa poco se il tenore di vita dell'italiano medio si e' alzato o meno, a me interessa che nel complesso l'azienda Italia si e' overindebitata.Citazione:
C'entra perché spiega mai il tenore di vita delle classi medio-basse sia rimasto sostanzialmente stabile (o comunque è salito in modo ampiamente e sottolineo ampiamente compatibile con la crescita del PIL) e da un momento all'altro si scopre che "abbiamo vissuto sopra le nostre possibilità".
Dissento pure qua.Citazione:
Che poi se andiamo a vedere, gli unici due Paesi occidentali che hanno registrato davvero un aumento significativo del debito pubblico dal 1995 al 2008 sono Germania e Francia. Certo, avremmo potuto e dovuto contenere di più le spese in vista di una possibile crisi, ma come si suol dire del senno di poi son piene le fosse. Ma rimane il fatto che fare l'austerità adesso non ha alcun senso. Il debito pubblico deve scendere quando l'economia sale e viceversa, altrimenti che funzione anticiclica è ? Tanto in ogni caso l'Europa nel suo complesso è ben lontana dal punto di non ritorno sugli interessi del debito (Giappone anyone ?).
Innanzitutto guardare il periodo 1995-2008 porta a conclusioni non corrette: il debito italiano e' esploso all'inizio degli anni 80, dopotutto. Che poi si stia stabilizzato non lo rende di certo meno pesante o preoccupante.
Credo poi che la situazione di alcuni Paesi europei sia molto, molto grave. Di certo non si puo' dire che "è ben lontana dal punto di non ritorno sugli interessi del debito".
Riguardo austerity VS growth, il problema e' che e' politicamente inaccettabile utilizzare in maniera la crescita per diminuire il debito. Inoltre, e' piu' educativo ricorrrere all'austerity.
Krugman e' un Keynesiano convinto, e cio' di per se non e' necessariamente un male. Solo che allo stato attuale la sua soluzione al problema e' "more of the same", e il "same" non e' che abbia funzionato molto bene sino ad ora. Per cui dissento. Finora ho avuto ragione io.
Ma aspetta, su questo non ci siamo capiti. Il mio punto non era di mettere in dubbio che l'Italia nel complesso sia sia indebitata eccessivamente, perché questo è incontestabile.
Volevo soltanto evidenziare che quando si parla di "vivere al di sopra delle proprie possibilità" l'80% delle persone reagiscono con "eh !?!?", e guardando i dati di distribuzione del reddito è molto facile capire il perché. Per questo ho parlato di "mettere i puntini sulle i". Era una roba completamente separata dalla storia di Krugman.
Intendevo dire che la consapevolezza della necessità di abbassare/controllare il debito non è una cosa saltata fuori con questa crisi. Certo ripeto si sarebbe potuto/dovuto fare di più, ma del senno di poi ... D'altronde credo che alla luce dei fatti recenti sia plausibile vedere l'UE come un'entità unica nella gestione del debito, e nel complesso non stiamo tanto male.Citazione:
Dissento pure qua.
Innanzitutto guardare il periodo 1995-2008 porta a conclusioni non corrette: il debito italiano e' esploso all'inizio degli anni 80, dopotutto. Che poi si stia stabilizzato non lo rende di certo meno pesante o preoccupante.
Credo poi che la situazione di alcuni Paesi europei sia molto, molto grave. Di certo non si puo' dire che "è ben lontana dal punto di non ritorno sugli interessi del debito".
Il punto è che non ci sono i dati per dire che effetto abbia fatto il "same" perché il risultato dell'alternativa "restiamo con le mani in mano" non è stato mai presentato.Citazione:
Riguardo austerity VS growth, il problema e' che e' politicamente inaccettabile utilizzare in maniera la crescita per diminuire il debito. Inoltre, e' piu' educativo ricorrere all'austerity.
Krugman e' un Keynesiano convinto, e cio' di per se non e' necessariamente un male. Solo che allo stato attuale la sua soluzione al problema e' "more of the same", e il "same" non e' che abbia funzionato molto bene sino ad ora. Per cui dissento. Finora ho avuto ragione io.
E direi che contrarre la spesa pubblica (perché parliamo di contrazione, non di mancata espansione) in una fase di debole uscita da una crisi economica è abbastanza nuovo come approccio.
Certo, se diamo per buono che l'intervento pubblico sia ininfluente ai fini della ripresa economica ed aggiungiamo l'effetto destabilizzante di debiti sovrani così elevati, è ovvio che l'austerity sia la scelta migliore, ma se questo si verificasse vorrebbe dire che:
1) Il Keynesismo è una cazzata, e in tal caso ci sarebbe da ridere.
o
2) L'efficienza "di sistema" della spesa pubblica è praticamente nulla, ma in tal caso servirebbero rimodulazioni piuttosto che tagli.
o
3) Gli investitori sono effettivamente terrorizzati dal debito pubblico UE al 75% mentre non hanno alzato neanche un sopracciglio per il Giappone oltre il 150% e l'effetto di rientro di capitali sarà più forte dell'effetto della contrazione della spesa pubblica (questa è forse la più verosimile, ma semplicemente perché ritengo che una parte consistente del denaro al momento si muova in realtà seguendo un'agenda che non ha un cazzo a che fare con il mercato, l'economia, o qualunque altro parametro reale).
Al contrario, se ha ragione Krugman l'intervento di austerità rischia di avere il risultato netto di aumentare il rapporto debito/PIL e contemporaneamente abbassare il PIL.
Il punto è che io le prove schiaccianti dell'inefficacia del "same" ancora non le ho viste (lasciando da parte il fatto che sia stato gestito in modo molto discutibile).
PS: Non ho capito questa frase:
Perché hai lasciato qualche parola per strada e non sono riuscito a ricostruirla. :asd:Citazione:
Riguardo austerity VS growth, il problema e' che e' politicamente inaccettabile utilizzare in maniera la crescita per diminuire il debito
Si questo lo avevo capito, ma quando si parla di "vivere al di sopra delle proprie possibilita'" si parla a livello statale, non certo del singolo.Citazione:
Ma aspetta, su questo non ci siamo capiti. Il mio punto non era di mettere in dubbio che l'Italia nel complesso sia sia indebitata eccessivamente, perché questo è incontestabile.
Volevo soltanto evidenziare che quando si parla di "vivere al di sopra delle proprie possibilità" l'80% delle persone reagiscono con "eh !?!?", e guardando i dati di distribuzione del reddito è molto facile capire il perché. Per questo ho parlato di "mettere i puntini sulle i". Era una roba completamente separata dalla storia di Krugman.
Quindi il problema e' far capire a tutti il concetto che purtroppo ogni singolo cittadino e' parte dello Stato stesso. In ogni caso, capisco quello che stai dicendo :)
Imho siamo sull'orlo di un baratro invece. Ma non solo l'EU lo e', intendiamoci. Siamo di fronte a un problema che e' figlio di un modus operandi che e' andato avanti per decenni in tutto il mondo occidentale. I livelli di debito sono troppo alti, e non possiamo ripagare. Le banche centrali non possono continuare in eterno a stampare denaro, creare veicoli di supporto finanziario e stimoli in eterno. Si sta solo posticipando l'inevitabile, come si e' fatto con alcune banche.Citazione:
Intendevo dire che la consapevolezza della necessità di abbassare/controllare il debito non è una cosa saltata fuori con questa crisi. Certo ripeto si sarebbe potuto/dovuto fare di più, ma del senno di poi ... D'altronde credo che alla luce dei fatti recenti sia plausibile vedere l'UE come un'entità unica nella gestione del debito, e nel complesso non stiamo tanto male.
Fino ad ora quello che e' stato fatto e' stato largamente keynesiano. Pensa a tutti i vari stimulus packages che sono stati utilizzati per risollevare l'economia.Citazione:
Il punto è che non ci sono i dati per dire che effetto abbia fatto il "same" perché il risultato dell'alternativa "restiamo con le mani in mano" non è stato mai presentato.
E direi che contrarre la spesa pubblica (perché parliamo di contrazione, non di mancata espansione) in una fase di debole uscita da una crisi economica è abbastanza nuovo come approccio.
Certo, se diamo per buono che l'intervento pubblico sia ininfluente ai fini della ripresa economica ed aggiungiamo l'effetto destabilizzante di debiti sovrani così elevati, è ovvio che l'austerity sia la scelta migliore, ma se questo si verificasse vorrebbe dire che:
1) Il Keynesismo è una cazzata, e in tal caso ci sarebbe da ridere.
o
2) L'efficienza "di sistema" della spesa pubblica è praticamente nulla, ma in tal caso servirebbero rimodulazioni piuttosto che tagli.
o
3) Gli investitori sono effettivamente terrorizzati dal debito pubblico UE al 75% mentre non hanno alzato neanche un sopracciglio per il Giappone oltre il 150% e l'effetto di rientro di capitali sarà più forte dell'effetto della contrazione della spesa pubblica (questa è forse la più verosimile, ma semplicemente perché ritengo che una parte consistente del denaro al momento si muova in realtà seguendo un'agenda che non ha un cazzo a che fare con il mercato, l'economia, o qualunque altro parametro reale).
Al contrario, se ha ragione Krugman l'intervento di austerità rischia di avere il risultato netto di aumentare il rapporto debito/PIL e contemporaneamente abbassare il PIL.
Il punto è che io le prove schiaccianti dell'inefficacia del "same" ancora non le ho viste (lasciando da parte il fatto che sia stato gestito in modo molto discutibile).
I risultati sono stati una crescita che e' ancora estremamente debole e vulnerabile ed una ulteriore degenerazione dei conti pubblici.
Senza contare che, allo stato attuale delle cose, continuare a stimolare l'economia e' semplicemente impossibile in quanto non ci sono davvero i mezzi finanziari per farlo e nessuno puo' permettersi di aumentare il proprio debito. Q
Scusa, ero di fretta :asd:Citazione:
PS: Non ho capito questa frase:
Perché hai lasciato qualche parola per strada e non sono riuscito a ricostruirla. :asd:
Volevo dire che generalmente non e' poiliticamente accettabile fare tagli durante un periodo di sostenuta espansione economica. Sarebbe, ovviamente, la cosa giusta da fare ma molto spesso e' stato fatto il ragionamento "stiamo crescendo di nuovo, il peggio e' alle spalle, business as usual".
Il punto è tutto capire se valga la pena o meno di aspettare "ancora un pò". Da una parte rischio è di entrare in un tunnel tipo la Lost Decade jappo in cui "ancora un pò" è diventato un secolo ed il debito pubblico jappo è schizzato alle stelle da livelli bassissimi (al momento l'EU non è in grado di reggere una tale impennata dell'indebitamento, ovviamente). Dall'altra parte tagliando si rischia di strangolare la già affannosa ripresa.Citazione:
Imho siamo sull'orlo di un baratro invece. Ma non solo l'EU lo e', intendiamoci. Siamo di fronte a un problema che e' figlio di un modus operandi che e' andato avanti per decenni in tutto il mondo occidentale. I livelli di debito sono troppo alti, e non possiamo ripagare. Le banche centrali non possono continuare in eterno a stampare denaro, creare veicoli di supporto finanziario e stimoli in eterno. Si sta solo posticipando l'inevitabile, come si e' fatto con alcune banche.
I risultati in effetti sono stati meno che entusiasmanti, però non abbiamo avuto la possibilità di vedere ciò che abbiamo evitato, quindi non so fino a che punto le considerazioni sull'inefficacia dei provvedimenti possano essere precise. :sisi:Citazione:
Fino ad ora quello che e' stato fatto e' stato largamente keynesiano. Pensa a tutti i vari stimulus packages che sono stati utilizzati per risollevare l'economia.
I risultati sono stati una crescita che e' ancora estremamente debole e vulnerabile ed una ulteriore degenerazione dei conti pubblici.
Beh però tra continuare con i sussidi ed iniziare con i tagli draconiani si possono anche prendere strade intermedie eh. :asd:Citazione:
Senza contare che, allo stato attuale delle cose, continuare a stimolare l'economia e' semplicemente impossibile in quanto non ci sono davvero i mezzi finanziari per farlo e nessuno puo' permettersi di aumentare il proprio debito.
In effetti questo è un problema non da poco nonché uno dei punti deboli del keynesismo. :sisi:Citazione:
Volevo dire che generalmente non e' poiliticamente accettabile fare tagli durante un periodo di sostenuta espansione economica. Sarebbe, ovviamente, la cosa giusta da fare ma molto spesso e' stato fatto il ragionamento "stiamo crescendo di nuovo, il peggio e' alle spalle, business as usual".
La partita fondamentale si gioca comunque sulla crescita. Se per una qualsiasi combinazione di effetti i tagli non producono una riduzione della crescita, potrebbe anche essere l'inizio di una stagione nuova per la gestione finanziaria degli Stati europei, ma se il PIL rimane fermo al palo o peggio diminuisce, nessuna politica di tagli riuscirà ad abbassare il rapporto debito/PIL.
Permettimi di dissentire. Sarà che io vivo in una delle zone più ricche d'Italia (Romagna) ma qui il tenore di vita è andato continuamente innalzandosi, in particolare nel periodo 2000-2007. E credo che sia stato più o meno così in tutta l'Italia settentrionale...
E parlo proprio della classe medio/bassa: operai in piccole cooperative, dipendenti statali (scuola, sanità, trasporti), impiegati despecializzati...famiglie con livello di istruzione medio o basso (nessun laureato) che hanno tranquillamente uno o due figli, 2 macchine (il 50% delle auto nel mio quartiere ha meno di 3 anni...) più scooter o moto e alcuni anche il camper, appartamento o villetta senza mutuo e magari anche la seconda casa, televisore nuovo, consolle di gioco e pc, stereo, 2 vacanze all'anno, la macchina nuova al figlio quando fa i 18 anni e un bel po' di tempo libero per hobby o amenità simili...credo che in Italia la generazione nata negli anni '50 e '60 abbia raccolto molto anche seminando poco.
Se poi guardiamo quelli col titolo di studio, li troviamo in giro con bmw, mercedes e audi e con villetta da 500 000 euro...
Vedo ex conoscenti o compagni di scuola che hanno mollato la scuola dopo le medie o comunque senza diploma di maturità che hanno trovato lavoro senza problemi e vanno in giro col suv o con la moto sportiva...
Io ti parlo delle mie conoscenze, del mio quartiere e della mia città poi non so...sicuramente al Sud la situazione è molto diversa...
Su Krugman stendo un velo pietoso. Come sempre, chi parla di ripresa ignora i dati fondamentali. La ripresa = centinaia di miliardi di denaro pubblico €$£ stampato dalle banche centrali, con risultati mediocri. In USA, il mese scorso i pignoramenti di case per mutui non pagati sono saliti del 44%! durante la ripresa!
L'unica teoria conosciuta dai vari Greenspan, Bernanke e Krugman in primis e quella di un intervento pseudo-Keynesiano che pero' non e' fondato sulla creazione di surplus durante una crescita economica vera, ma basato sui soldi del monopoly. Questo e' il problema fondamentale. Il periodo 2001-2007 e' stato quello della miracolosa "recovery" grazie all'intervento delle banche centrali. Gia' quello fu un intervento fallimentare che avrebbe dovuto fare pensare. Invece il "feel-good factor" ci ha fatto dimenticare del problema fondamentale: L'occidente ha troppi debiti e vive in maniera non sostenibile. (forse tranne i Norvegesi)
Lo ripeto, passeremo da crisi a crisi, con conseguenze sempre peggiori se non ci accorgiamo che buttare benzina sul fuoco non aiutera' certo a spegnerlo ma solo a bruciare la poca benzina che ci resta.
di sicuro non gli industriali che hanno aperto all'estero ^^
Beh, no, però non è che ci siamo molto lontani. Più che altro il modo in cui è stato applicato ed ha servito come giustificazione alle classi politiche.
Vero anche questo. Fra parentesi, mi verrebbe da fare un parallelo con la crisi per l'assumption ovvero la nazionalizzaione del debito delle colonie fra gli stati americani del 1790, e la nostra situazione attuale.
A proposito, una curiosità: nel caso improbabile e puramente ipotetico che l'UE federalizzasse i debiti pubblici dei suoi stati membri, che fine farebbero i debiti pubblici intermembro? (ie: Spagna verso Germania, Italia verso Francia). Di fatto sparirebbero, a fronte di un carico maggiore nei confronti dei paesi meno indebitati, o sbaglio?
E' la stessa curiosità nel caso di, ad esempio, annessione di uno stato (es: Austria 1938 dal Reich), che fine fanno i debiti pubblici dell'annesso? Vengono presi in carico dal nuovo ente?
V. Dopo. Sicuramente è stato abusato ed ha una buona % di cazzataggine.Citazione:
Certo, se diamo per buono che l'intervento pubblico sia ininfluente ai fini della ripresa economica ed aggiungiamo l'effetto destabilizzante di debiti sovrani così elevati, è ovvio che l'austerity sia la scelta migliore, ma se questo si verificasse vorrebbe dire che:
1) Il Keynesismo è una cazzata, e in tal caso ci sarebbe da ridere.
Questo è pressochè sicuro :bua:Citazione:
2) L'efficienza "di sistema" della spesa pubblica è praticamente nulla, ma in tal caso servirebbero rimodulazioni piuttosto che tagli.
La vedo in una via di mezzo, dall'idea che mi sono fatto io l'inevitabile baratro è ancora evitabile, ma siamo all'alternativa fra "lacrime oggi" o "sangue fra vent'anni", almeno per come mi sembra di capire...
Guarda, per quanto lo tenga in scarsa considerazione non riesco a dire che è stato SEMPRE sbagliato l'approccio keynesiano, però sicuramente è stato abusato (e dato questo nome a schifezze di spesa che sono un po' ai limiti)Citazione:
Fino ad ora quello che e' stato fatto e' stato largamente keynesiano. Pensa a tutti i vari stimulus packages che sono stati utilizzati per risollevare l'economia.
I risultati sono stati una crescita che e' ancora estremamente debole e vulnerabile ed una ulteriore degenerazione dei conti pubblici.
Vero, però andrebbe fatto :|Citazione:
Volevo dire che generalmente non e' poiliticamente accettabile fare tagli durante un periodo di sostenuta espansione economica. Sarebbe, ovviamente, la cosa giusta da fare ma molto spesso e' stato fatto il ragionamento "stiamo crescendo di nuovo, il peggio e' alle spalle, business as usual".
Quello che cercavo di dire io, ma in parole migliori :asd:
:bua:Citazione:
Questo e' il problema fondamentale. Il periodo 2001-2007 e' stato quello della miracolosa "recovery" grazie all'intervento delle banche centrali. Gia' quello fu un intervento fallimentare che avrebbe dovuto fare pensare. Invece il "feel-good factor" ci ha fatto dimenticare del problema fondamentale: L'occidente ha troppi debiti e vive in maniera non sostenibile. (forse tranne i Norvegesi)
Lo ripeto, passeremo da crisi a crisi, con conseguenze sempre peggiori se non ci accorgiamo che buttare benzina sul fuoco non aiutera' certo a spegnerlo ma solo a bruciare la poca benzina che ci resta.
Concordo
A proposito, un articolo interessante sull'efficacia della canalizzazione di fondi statali su interessi locali tramite lobbying e spesa pubblica :bua:
PRENDETELO CON LE PINZE, Visto che anche se ho potuto confermare l'esistenza dello studio, non l'ho trovato da leggermelo, quindi c'è solo l'interpretazione dell'articolista, che pur proveniente da una fonte affidabile, resta sempre e comunque un minarchista convinto
Citazione:
Of all the myths helping to sustain the unsustainable status quo in Washington, D.C., among the most widely accepted is the belief that a politician’s seniority translates into tangible economic benefits for his or her district. In fact, this perception works hand-in-glove with another central government myth – the one about politicians being able to create private sector jobs with your tax dollars in the first place.
Perpetuated by aspiring elected officials at all levels of government (and parroted by an intellectually incurious mainstream media), these Keynesian pillars have gone virtually unchallenged for years – allowing government to continue devouring additional chunks of private sector industries it claims to be strengthening.
In recent years, however, public distrust of government has fueled renewed skepticism regarding these two myths – although the academic appetite to challenge them theoretically has been predictably lacking.
In fact, the research that could end up blowing these myths out of the water seems to have come about accidentally – or at least as an afterthought. Three professors at Harvard Business School – Lauren Cohen, Joshua Coval and Christopher Malloy – were examining the correlation between politically-connected firms and powerful legislative committee chairmen when they stumbled upon something “unexpected.”
What did they discover? Something free market advocates have known for years: Government spending kills jobs.
“It was an enormous surprise, at least to us, to learn that the average firm in the chairman’s state did not benefit at all from the increase in spending,” says Coval. “Indeed, the firms significantly cut physical and R&D spending, reduced employment, and experienced lower sales.”
The study – which examined government earmark and budget data from the past four decades – found this trend to be consistent across all variables. Specifically, it affected both large and small firms in large and small states, and it followed the ascension of committee chairmen in both the House and Senate. Also, the study found that the damage to the private sector was “partially reversed” when the committee chairmen either lost their seats or gave up their gavels.
Talk about turning conventional Washington “wisdom” on its ear.
“Fiscal spending shocks appear to significantly dampen corporate sector investment and employment activity,” the researchers state plainly.
In other words, government spending directly supplants private sector investment – substituting expensive, cumbersome bureaucracies where efficient, profit-driven companies would have otherwise operated. Needless to say, this “crowding out” of the private sector not only costs jobs – it also comes at a tremendous up-front cost to the taxpayers.
Unlike other studies into the effects of government spending on private sector activity, this research’s focus on committee chairmanships provides a unique “exogenous” (or independent) variable.
“We show that becoming a powerful committee chair results in a significant increase in federal funds flowing to the ascending chairman’s state,” the report reveals. “Thus, a congressman’s ascension to a powerful committee chair creates a positive shock to his or her state’s share of federal funds that is virtually independent of the state’s economic conditions.”
That critical consideration has been routinely ignored by numerous prior studies – most of which have returned “inconclusive” findings regarding the extent to which government growth has been cannibalizing the free market.
These results could not have come at a more opportune time for limited government champions.
Across America, hundreds of incumbent politicians are currently facing the fight of their political lives. In years past, these incumbents would have no doubt relied on their seniority and their ability to secure government funding for their districts as central planks of their reelection platform. Fortunately, the scales are falling from the public’s eyes regarding these so-called “economic development” expenses.
In fact, a recent Rasmussen Reports poll found that only 18 percent of voters believe additional government spending will improve the economy. Conversely, two out of three American voters believe that cutting taxes is the best way to stimulate economic growth.
Voters clearly no longer want politicians who promise to “create jobs,” they want politicians who promise to get out of the private sector’s way.
Howard Rich is chairman of Americans for Limited Government .
http://www.corriere.it/economia/10_g...4f02aabe.shtmlCitazione:
Debito pubblico: record ad aprile
Toccati i 1812,79 miliardi di euro. Entrate fiscali in calo nei primi 4 mesi del 2010
Debito pubblico: record ad aprile Toccati i 1812,79 miliardi di euro. Entrate fiscali in calo nei primi 4 mesi del 2010
MILANO - Debito pubblico ancora a livelli record: ad aprile si è attestato a 1.812,790 miliardi di euro, il livello assoluto più alto mai raggiunto. Lo comunica la Banca d'Italia.
ENTRATE FISCALI IN CALO - Secondo Bankitalia inoltre le entrate fiscali sono in calo nei primi quattro mesi del 2010. Le entrate tributarie da gennaio a aprile 2010 si sono attestate a 104,7 miliardi di euro in calo di 2 miliardi in valore assoluto e dell'1,8%. Il calo dell'1,8% delle entrate tributarie nei primi quattro mesi del 2010 è in rapporto all'analogo periodo del 2009. Nel solo mese di aprile le entrate tributarie - comunica la Banca d'Italia - si sono attestate invece a 25,122 miliardi di euro in calo del 2,5% rispetto ad aprile dell'anno precedente.
Cioè per rendere più competitive le imprese...ad esempio abbassando i vari balzelli.
Un'impresa mediamente per pagare 1000 euro netti ad un operaio ne deve spendere circa 2500 lordi. Un qualcosa di abominevole.
:facepalm: