Una bianca distesa di neve copriva le colline intorno al campo. Sergej e Tristan camminavano in mezzo al bianco.
Un vento fortissimo sferzava le tute tanto da rendere difficoltoso muoversi.
"Lo sai che io, lì dentro non ci sono mai entrato."
"Credevo avessi detto..."
Anche se Sergej non vedeva il viso di Tristan capiva ciò che voleva dire.
"Beh, hai mentito, e ora purtroppo dovrai entrarci."
"Lo so, ma...."
"...Hai paura?"
"...un pò"
"Qualcuno deve controllare lì dentro, è da giorni ormai che sentiamo quei rumori dal campo... abbiamo controllato ovunque; probabilmente sono solo dei cagnacci, basterà qualche colpo in aria e scapperanno e rompere le palle da un'altra parte."
"Sergej, sai che mi fido di te, siamo qui da 5 anni ormai e non mi hai mai fatto dubitare di te, quindi sono pronto. Entriamo."
"Sei davvero un fifone senza palle. Mi chiedo per quale motivo tu sia riuscito ad arrivare fin qui." Gli disse Sergej sorridendo.
Risero entrambi.
Erano già davanti alla porta da un minuto circa. Il fabbricato lo conoscevano entrambi benissimo,almeno esternamente, era una delle poche costruzioni intorno al campo. Era ancora in costruzione quando fu abbandonato, infatti non era intonacato, erano visibili i mattoni rossi e i pilastri grigi di cemento armato. La neve non era riuscita a coprirne la bruttezza di bianco.
Entrando si ritrovarono nel buio più assoluto; il rumore del vento, fuori assordante, diventò ovattato e lontano, una volta varcata l'entrata, naturalmente sprovvista di porta. Accesero le torcie e iniziarono a cercare qualcosa, dei cani, una colonia di ratti, non lo sapevano.
I loro scarponi toccavano sul pavimento rieccheggiando per le stanze abbandonate. Tristan entrò in una piccola stanza, le finestre erano sbarrate da travi di legno.
"Qui qualcuno ha passato la notte."
"Davvero" Disse Sergej non troppo sorpreso. "Credo fosse qualcuno di passaggio, non c'è neanche qualcosa su cui dormire, doveva avere con se un sacco a pelo, quindi probabilmente era un viaggiatore"
"Posso farti una domanda che non ti ho mai fatto in tutto questo tempo?"
"Certo ma ricordati: Vale sempre la pena di fare una domanda, ma non sempre vale la pena darle una risposta." disse mentre con la torcia controllava la stanza successiva.
"Che lavoro facevi prima di venire qui?"
"Per un lungo periodo della mia vita ho insegnato, ero professore di filosofia all'Università"
"A Kiev?"
"Si, vivevo vicino alla facoltà. Ma ormai saranno 15 anni che non ho una classe mia."
"Ecco da dove arrivano tutte le frasi intelligenti che dici"
"Non tutte" disse ghigniando un mezzo sorriso.
Il piano terra era stato controllato, così si avviarono verso il piano superiore.
Un colpo secco immobilizzo entrambi. Sergej fece cenno a Tristan di seguirlo e imbracciò l'AK-74/U che aveva con se.
Ho solo mezzo caricatore, maledizione! pensò. Tristan nel frattempo gli copriva le spalle, tremante.
Sergej salì le scale lentamente e cercando di tenere d'occhio tutte le direzioni. La scala finì, e alla sua sommità si aprivano due stanze. Sergej proseguì verso quella da cui credeva provenisse il suono.
La stanza era vuota, anche qui le finestre sbarrate, tranne una.
"Porca puttana, il vento ha staccato un fottutissimo pezzo di legno marcio, mi stava venendo un colpo, alla mia età"
Tristan iniziò di nuovo a respirare attraverso i filtri della maschera.
Passarono all'altra stanza, anche questa con le finestre sbarrate, tutte, e completamente vuota.
"Bene, qualunque cosa fosse, deve essersi dileguata, forse ci ha sentiti ed è scappata senza che noi ci accorgessimo di nulla. Vedi, questo è solo uno stupido vecchio palazzo, forse ora qua ci sarebbero uffici. Pensalo così, sembrerà molto più noioso."
Scendevano le scale mentre Sergej batteva la mano sulla spalla di Tristan.
"Non vedo l'ora di scaldarmi con un bicchiere di quella schifosissima merda trasparente che chiamiamo ancora vodka."
"Beh almeno è alcolica" dicce Tristan, rincuorato e escusivamente felice di tornare al campo. Si sarebbe fatto anche lui un bicchierino di vodka.
"Però l'abbiamo trovata in quel deposito, sarà vecchia di almeno 25 anni." Erano già all'uscita.
Sergej si voltò in attimo e subitò si fermò. Una fievolissima luce filtrava lungo il pavimento in una stanza dove erano passati 3 minuti prima.
"Come ho fatto a non notarla."
Tristan, vista anche lui la luce, era tornato un fascio di nervi. Imbracciò il fucile.
"Sergej, tieni, è un caricatore di riserva"
Sergej prese il caricatore e tirò un lungo respiro. Si avvicinò alla stanza. Il fascio di luce proveniva da una millimetrica fessura sotto il pavimento di legno. Sergej tastò col piede: sotto c'era un pò di vuoto.
Spostò una trave, che era solo poggiata, e sotto una botola,anch'essa aperta solo per una fessura, da cui fuoriusciva la luce, ora più intensa.
"Cazzo Sergej non aprirla, andiamo al campo a chiamare qualcuno"
Sergej non lo ascoltò e aprì la botola lentamente, la luce diventò più forte e inondò tutta la stanza.
"Qui c'è una scala..." Sergej iniziò a scenderla.
"Cazzo, andiamo via"
Traistan seguì Sergej tentando di prenderlo per il braccio, mentre insieme percorrevano lentamente un corridoio, pulito, illuminato alla perfezione, se non per una striscia di sangue che lo percorreva fino a dentro una stanza.
Tristan raggelò, rimase immobile,e iniziò a stritolare il fucile, brandendolo e girandosi con fare paranoico.
Sergej continuò fino alla stanza; gli stivali quasi scivolavano sul sangue.
E' fresco. Dio mio.
Come aveva imparato nell'esercito aprì la porta lentamente con la mano sinistra, il dito pronto sul grilletto.
Tristan avrebbe voluto urlare per scaricare la tensione nervosa, ma quella non glielo permetteva.
Sergej vide ciò che c'era nella stanza.
Un uomo lo fissava con occhi pieni di terrore, spalancati. Muoveva la bocca per parlare, ma la gola era recisa e con essa anche le sue corde vocali. Lo spingere del diaframma per respirare fece uscire con fiotti e bolle il sangue che gli aveva invaso la trachea. Vista la pozza su cui era disteso, doveva avere anche altre ferite.
Cazzo,cazzo, cazzo.
"Tristan, cazzo! vieni qui, dobbiamo aiutare quest'uomo"
Tristan rinvenne dal suo intorpidimento di tensione e raggiunse Sergej.
"Oh, dio"
Sergej cercò di caricare il corpo e si sporco la tuta bianca di un rosso acceso.
Guardò ancora negli occhi quell'uomo che muoveva la bocca e capì cosa diceva.
Via Via Via!!!
Uscirono di corsa nel corridoio, tanto che Tristan stava per scivolare sul sangue.
Mentre la scala si faceva più vicina sentirono dei passi, e un rantolo, lento e profondo come il rumore che esce da una caverna, ma non videro nulla.
La fretta di uscire e un brivido che lungo le gambe e la schiena arrivava come una martellata al cervello furono le sole cose che sentì Sergej.
"Cazzo esci esci!!" urlò a Tristan.
I passi si fecero più vicini e il rantolo pesante, doveva essere a non più di due metri, ma Sergej non vedeva nulla.
Un peso venne meno, Sergej si girò d'istinto e vide.
Il collo reciso dell'uomo era tra le dita di una creatura di fattezze umane, ma che umana non era. Quella iniziò a stritolare il collo, il sangue schizzo con violenza e la pressione intraoculare crebbe, facendo quasi uscire gli occhi dalle orbite; finchè il collo si spezzò definitivamente e la testa cadde con un tonfo netto sul pavimento di linoleum. Irrimediabilmente sporco di sangue.
La creatura iniziò a bere letteralmente l'uomo. Mentre Tristan e Sergej guardavano con gli occhi spalancati e immobilizzati dal terrore.
Quando ebbe finito, iniziò a muoversi verso loro ringhiando, e l'instinto di sopravvivenza ebbe la meglio sul terrore.
L'Ak-74/U iniziò a sparare e a colpire, ma non fermò la creatura.
"Scappa!" urlo Sergej a Tristan, che in un attimo era già sulle scale.
30 pallottole colpirono la creatura e il caricatore finì, Sergej iniziò a correre verso la scala e la botola.
La creatura affamata era ferita e non riuscì a essere veloce quanto un uomo terrorizzato.
Uscirono, e chiuserò la botola, girando il manubrio per bloccarla. Senza pensare corsero; corsero fuori, in mezzo alla neve,e accecati dalla luce, corsero fino al campo, dove vennero soccorsi dai compagni increduli.
Qualche tempo dopo, la botola venne saldata e sigillata. E il campo spostato.
Tristan morì un anno dopo di inedia, aveva smesso di magiare e diventò debole e scorbutico, apatico, e all'arrivo dell'inverno, l'ipotermia lo uccise.
Sergej fece un funerale per l'uomo che aveva tentato di salvare, di cui aveva trovato la piastrina in una tasca della tuta.
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NOME: Lev
COGNOME: Sorokin
RUOLO: Fisico (Dip. Effetti Somatici)
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