Siamo in un caldo maggio di molti anni fa.
All’incirca nell’epoca in cui il grunge di Seattle toccava il suo vertice di popolarità e i fratelli Coen iniziavano a rivoluzionare l’iconografia cinematografica di noi giovani ricchi di sogni ed ideali.
Sarà stata la calda fragranza degli alberi in fiore.
Sarà stato l’esaltante e adrenalinico clima da Notte prima degli esami (la struggente canzone di Venditti, non l’insignificante omonimo film).
Sarà stato l’ormone mostruosamente in palla.
Ma quando, ancora parzialmente imberbe e del tutto impreparato alla vita, il nostro giovane Bado la vide, ebbene, fu amore a prima vista.
Innanzitutto era bellissima.
Ma non di un bellezza qualsiasi.
Era bella di una bellezza pura.
Direi rara.
Ogni suo movimento irradiava leggerezza, ogni suo gesto era una carezza al mondo.
Vestiva con uno stile tutto particolare, niente a che vedere con le ridicole mode a cui tutti andavamo dietro.
Si, insomma, avete capito bene.
Lei NON ERA COME TUTTE LE ALTRE: LEI ERA DIVERSA.
Ma facciamo un passo indietro.
Galeotta fu proprio l’imminente maturità
Un nostro amico ci informa che il presidente esterno della commissione che hanno nominato per la nostra classe insegna in una scuola del paese vicino, che lui conosce un po’ di gente che è nella sua classe, perché non andiamo a conoscerli così ci dicono com’è il professore, etc. etc.
E così il mio gruppo di amici comincia a frequentare quell’altro gruppo e ho l’opportunità di conoscere lei.
Incredibile a dirsi, lei è anche tremendamente simpatica ed intelligente.
E’ solare.
E’ interessata ad un sacco di cose.
Ha un grande senso dell’umorismo.
Sì, è vero: è un po’ timida. Ma quel tipo di timidezza che intenerisce.
Quando ride le si formano due adorabili fossette ai lati della bocca.
Non so se l’ho già detto, ma è bellissima.
Inutile negarlo: quando siamo tutti in giro insieme ogni mio sforzo è teso a colpirla, a farla ridere (quando sono io a farle venire le fossette ai lati della bocca mi sciolgo di piacere… o mio Dio… quanto è bella… potrei morirne), a farle notare che esisto.
Intanto il tempo passa, ogni scusa è buona per uscire insieme.
Di pomeriggio a studiare, di sera a divertirsi, nel weekend a fare un giro.
Infine anche la maturità è passata, ma ormai il nuovo gruppo di amici si è stretto: ci conosciamo da poco ma l’affiatamento è grande.
Decidiamo anche di programmare insieme le vacanze in campeggio, perché no.
E intanto io mi struggo d’amore, perché lei è perfetta.
Inevitabilmente succede che anche lei si leghi a me, è evidente che ci sia feeling.
Ci cerchiamo, ci sentiamo, ci piacciamo.
In poco tempo mi trovo ad essere il suo taxista ufficiale: non importa quale sia il programma della serata, io vado a prenderla e tutto il resto non conta.
Non conta che lei è di strada, ma mica tanto e mica sempre.
Non conta che ogni volta che io suono il citofono, lei, tutte le volte, ci metta DECINE DI MINUTI a scendere.
Non conta che passo più tempo in macchina a scarrozzarla che a fare ciò che mi diverte.
Perché a me basta stare con lei.
Ma più passano i gironi e più il mio desiderio si fa grande.
Lei è l’acqua che acuisce la sete anzichè placarla.
Voglio che sia mia (beninteso, siamo già una coppia indissolubile, mancano solo quei piccoli particolari che differenziano due GRANDI AMICI da due MOROSI).
Tutti si sono accorti che tra noi c’è feeling, molti amici mi hanno incoraggiato.
“Si vede che vi piacete, cosa aspetti a farti avanti?”.
Ma è tutto troppo speciale per rovinarlo con qualche passo falso.
Se devo fare una cosa, la voglio fare bene.
Allora aspetto la grande occasione per parlarle, per DICHIARARLE IL MIO INFINITO AMORE.
Ma è più difficile di quanto pensassi… le occasioni in cui siamo soli non sono molte, e non vanno mai bene.
Passano molte serate in cui io fremo per portarla in un luogo appartato ma non ci riesco.
Passano infiniti momenti durante i quali vorrei prenderle il volto tra le mani e baciarla ma non oso.
Passano i dieci giorni di vacanza in campeggio alla fine dei quali mestamente realizzerò che è maledettamente difficile trovare un cazzo di tramonto sul mare sulla fottuta costa adriatica.
Ormai settembre è alle porte, quei pochi mesi sono volati.
La magica atmosfera delle serate estive senza impegni si va dissolvendo, la dura realtà quotidiana sembra tornare a bussare alle nostre porte.
Sta per iniziare una nuova vita.
Nuove amicizie, l’università..
BASTA!, non posso più aspettare: stasera glielo dico.
Passo a prenderla alla solita ora.
Lei sale in macchina alla solita ora+30 minuti, come sempre.
E’ bellissima, come sempre.
Chiaccheriamo come sempre.
E’ incredibile come ci intendiamo.
Ma io sono un po’ teso.
Sento uno strano formicolio alla bocca dello stomaco, un po’ come prima degli esami.
Andiamo in mille posti diversi, prima a salutare uno, poi in quel locale che c’è un po’ di gente, poi a casa di Tizia che è tornata dalle vacanze.
Alla fine ci ritroviamo soli, io e lei.
Siamo sotto casa sua, non ci sono più scuse.
E’ un posto di merda, non è come me lo sono immaginato migliaia di volte.
Lei non agevola per niente le cose (come fa a non capire…), sta per scendere.
La fermo, mi impappino.
Blaterò parole pompose e senza senso come “basta è ora di finirla con questa farsa, devo dirti una cosa che penso da tanto tempo”.
E la frittata è fatta.
La più classica delle FALLIMENTARI DICHIARAZIONI D’AMORE.
“Mi sono accorto che l’amicizia non mi basta più”.
“Credo che mi sto innamorando di te”.
“…[inserire parole a caso ma che ti facciamo vergognare a morte quando in futuro ripenserai alla scena]…”
Lei è imbarazzata.
Non capisco: non dovrebbe saltarmi addosso per cingermi con le sue braccia e confidarmi che è da sempre perdutamente innamorata di me?
Bofonchia qualcosa del tipo “non me l’aspettavo [ma come, ormai lo sapevano tutti…], non avevo capito, mi spiace [come ti spiace?], per me non è scattata la stessa cosa, ma per me sei speciale, non voglio perderti…”
Il mondo intorno a me comincia ad annebbiarsi.
Ma cosa sta succedendo, non mi starà mica dicendo che…
No aspetta! Le mie orecchie captano, tra le sue scuse imbarazzate, qualcosa del tipo “magari in futuro le cose potranno cambiare ma adesso io ti vedo solo come un amico..”
Basta, non aspettavo altro!
Il mondo torna a colorarsi, la nebbia si dirada e il sangue ricomincia ad irrorare il cervello.
Col senno di poi è evidente che lei intendesse dire “sei entrato nella friend zone, sei tanto caro, ma non so più come dirti senza farti soffrire troppo che non ho la minima intenzione di mettermi con te”.
Ma inspiegabilmente il mio cervello si attacca con le unghie a quel “in futuro” e capisce: “guarda oggi non so perché ma non ti rispondo di si, ma se continui a comportarti ESATTAMENTE come hai fatto finora, senz’ombra di dubbio alcuno, nel giro di POCHISSIMO tempo sarò tua!” :fag:
Così passano ancora un paio di settimane, lei finge che non sia successo nulla, io sfrutto il fatto che lei voglia rimanere amica e continuiamo come prima.
Dopo poco però io non resisto più e comincio ad invitarla al cinema DA SOLI, o in un luogo romantico DA SOLI.
Lei imbarazzata cerca di coinvolgere altre persone nell’uscita, oppure rifiuta con scuse poco plausibili (“eh no quel film ho promesso a mia cugina che lo andiamo a vedere insieme”:fag:).
Alla fine una sera la spunto io.
La porto nel posto più romantico del mondo.
La serata è perfetta.
Siamo soli.
C’è un panorama mozzafiato.
Il cielo terso ci regala lo splendore di tutte le stelle del firmamento.
Le cingo la vita con le braccia e la bacio appassionatamente.
Limoniamo per 5 minuti.
Poi lei mi interrompe e mi dice che non è giusto perché così mi prende in giro, lei non prova le stesse cose, bla bla.
Finalmente il mio cervello connette (erano mesi che girava a vuoto, in CORTO CIRCUITO CON L’AMORE) e capisco che mi sono intascato un bel due di picche.
Quella notte piango.
Ci metto un po’ a capire che devo tagliare i ponti con lei altrimenti ricasco sempre nello stesso circolo vizioso (perché lei chiaramente, con la scusa che non mi vuole perdere come amico, non smette di dare per scontati i miei passaggi in macchina).
Alla fine appendo la licenza del taxi al chiodo, prendo le distanze, mi dedico ad altri giri di amici, ai compagni di corso all’università, passano i mesi.
E ad un certo punto conosco un’altra ragazza.
Ma non come l’altra, lei è VERAMENTE DIVERSA.
Ma questa è un’altra storia.