Ho visto il video in cui un sviluppatore diceva che con la nuova espansione si potrà arrivare al livello 80. Mai giocato a WoW :cattivo: E' troppo tardi iniziare per te? :look: fine Ot :sisi:
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Ancora deve uscire l'exp...si le informazioni che hai sono giuste...e non è mai troppo tardi :mmh?:
C'è una sezione apposita. Partite comunque dall'assunto che io sono pro e tutti gli altri n00b, incluso quindi anche Angelo :sisi:
:asd:
Già solo che sei speccato 0/0/61 è da bannarti :asd: ora transfero e, come si usa da me, duelliamo scommettendo 10g a botta :sisi:
ma che duel...io odio il pvp.
Mò basta però :asd: (e fatti pure tu msn :mad: )
Bellissimi sti discorsi " ma se io in pvp ti bindo e di pwno dopo ci patchiamo in modo che respawniamo in un megazot! :asd:
BF2 e' la via..... :telodicevo:
Lavacca è serissimo :|
Sai quanti whisp "Aò bella...ma sei davvero na ragazza disponibili?" :sirotola:
ed io che dovendo dare il mio contatto msn dò quello di uccio :)
:offtopic: e non spammate! :asd:
buonanotte merdhacce :ciaociao:
ho capito c'è bisogno di uno dei miei articoli per riportare il thread nei parametri prestabiliti
Dossier doping: la sentenza di primo grado
Il 26 novembre 2004 Riccardo Agricola viene condannato a un anno e dieci mesi di reclusione per somministrazione di Epo e abuso di farmaci (I farmaci considerati “dopanti” erano: Mepral iniettabile, Orudis iniettabile, Voltaren, Bentelan fiale, Depo-medrol fiale, Esafosfina, Neoton, Samyr, Tricortin 1000, Solu-medrol fiale, Flebocortid fiale, Flantadin compresse, Deflan compresse, Bentelan compresse, Lidocaina fiale, Xylocaina, Liposom forte. Tutti regolarmente dichiarati e presenti nelle “farmacie” delle squadre di serie A). Non viene toccato Giraudo che sarebbe rimasto all’oscuro delle pratiche del medico sociale. Dalle motivazioni (300 pagine pubblicate il 24 febbraio 2005) leggiamo che l’ad bianconero è assolto per insufficienza di prove, ma qualcuno storce il naso. Ma è proprio questa assoluzione a costituire un inedito controsenso, travestito da finezza: dati gli elevatissimi costi dell’Epo, com’è possibile che il medico sociale, in tutta segretezza, ne facesse uso? Dove prendeva i soldi per procurarselo? Inoltre, non ci sono né scontrini, né ricevute che ne testimoniano l’acquisto e neppure strani versamenti o prelievi sui conti correnti, peraltro indagati.
Dure le reazioni dell’ambiente bianconero: la dirigenza parla di sentenza predeterminata da un certo sentire comune e di un verdetto già scritto da 3 o 4 anni. Giraudo e Agricola fanno riferimento alla non regolarità delle perizie di D’Onofrio (che poi vedremo essere elemento cardine in appello):
Questo perito del tribunale ha dato pareri completamente opposti su situazioni scientifiche identiche, un parere di tipo A su Conconi, di tipo B per Ferrari e poi di tipo C nel processo alla Juventus […] La sentenza rappresenta un teorema innovativo, stravagante: si vuole dimostrare che usando farmaci leciti si alterano le partite, e sono considerazioni fuori dalla bibbia dello sport. Ma nessuno ha mai detto quali partite sarebbero state alterate in sei anni… ( Parole di Agricola le prime, di Giraudo le seconde. Ricordiamo che D’Onofrio toppò clamorosamente anche alcune analisi riguardo al ciclista Pantani)
Ed ecco riaffacciarsi l’annosa questione: condannati senza che una sola volta si sia stati pescati con le mani nel sacco (leggi “positivi ai controlli”). È il medesimo ragionamento che starà alla base dei risultati di Calciopoli: si altera la classifica pur prescindendo dall’alterazione delle singole gare… La rabbiosa difesa dell’entourage bianconero, via via più esplicita e dettagliata, viene esposta da Giraudo nel programma di Sky, Fuori Zona, del 2 dicembre 2004: D’Onofrio ha svolto la sua perizia senza metodi scientifici, indirizzandola e interpretandola a suo piacimento. Per gli stessi valori riscontrati, in un caso ha fornito un’interpretazione, in un altro ne ha fornita una differente e, nel terzo (quello della Juve), un’altra ancora. Dalla perizia si legge che vi sono dati “interessanti” nelle variazioni di emoglobina, ferritina, transferrina ed ematocrito solo in 2 giocatori su 19 (non considerando che gli sbalzi si sono verificati in periodi in cui i due calciatori erano infortunati) e, errore decisivo, nel produrre questi dati vengono considerati solo i picchi nei valori ematici e non, come deontologicamente corretto, le loro medie (sono presi in esame tre anni di attività e 20 controlli per ogni calciatore mediamente). Incredibile constatare come sia proprio la stessa perizia di D’Onofrio e Muller a dar ragione alla tesi difensiva della Juventus. Considerando i valori di tutti i calciatori juventini (ben 480 esami in totale, quindi un campione altamente probante), la media di essi risulta essere perfettamente in linea, se non sotto, ai valori consentiti. Riportiamo un pezzo decisivo al riguardo, preso direttamente dalla “Perizia per il giudice Dott.Giuseppe Casalbore del 31 maggio 2004:
La media dei valori di emoglobina riscontrati nella casistica degli atleti della Juventus, considerando i 480 casi valutabili, è pari a 14,7 g/dl. […] Questi valori, sia come media generale che come media dei singoli atleti, rientrano pienamente nella distribuzione normale. Un solo atleta fornisce una media pari al limite inferiore (Padovano), nessuno fornisce risultati medi prossimi ai limiti superiori della distribuzione normale.
Il valore medio di ematocrito è di 43,8% […] Il livello medio, lievemente inferiore a quello della popolazione generale, è perfettamente in linea con lo studio di Malcovati e coll., che hanno osservato nei calciatori italiani un valore medio totale di emoglobina di 14,8% e un valore medio di ematocrito di 43,7%.
Quindi la Juventus presenta un valore di emoglobina al di sotto del valore medio e un valore di ematocrito superiore alla media di un ridicolo 0,022%, larghissimamente compreso nei parametri consentiti di discostamento dal valore medio (in gergo tecnico range):
Secondo la letteratura, i coefficienti di variabilità individuale dei principali parametri ematologici sono pari al 4,6% per l’emoglobina e al 3,0% per l’ematocrito.
Vedremo come il Parma, che presenta valori enormemente superiori a questi, non abbia avuto il benché minimo problema con la Procura Antidoping.
Ma c’è dell’altro: la Juventus, nella perizia di D’Onofrio, non solo può vantare parametri medi regolari ma, anche nei casi in cui un esame (tra tutti i 480) riveli valori al di sopra di un limite, ciò rientra in un’oscillazione consentita:
I valori eccedenti i limiti superiori sono in numero inferiore all’atteso e rientrano ampiamente nella percentuale di meno di 1% fornita da Marcovati e coll.
Quindi, seguendo la procedura e la metodologia promossa dal Coni dopo lo scoppio della bomba doping, la Juventus è perfettamente “in regola”. Ecco spiegato il motivo delle lamentele di Giraudo e Agricola: la perizia “super partes” di D’Onofrio non gode di alcun riscontro scientifico validante. L’ad bianconero, infatti, spiega che l’ematologo «non ha usato i metodi del Coni per i valori ematici, perfettamente nella norma: se avesse usato i metodi in vigore nello sport, la Juve non avrebbe avuto problemi. Invece no, lui si è inventato un metodo del tutto nuovo, che non ha riscontro a livello scientifico non solo nello sport ma nel mondo. Voglio solo ricordare che in quegli anni la Juve ha partecipato alle competizioni internazionali, andando in finale e vincendo e nessun nostro giocatore è mai risultato positivo ai controlli dei laboratori internazionali» e aggiunge che «nei blitz di Guariniello e della Finanza non è mai stato trovato un prodotto simile all’Epo, né fatture che attestassero acquisti di quel tipo, né fondi neri né tracce sui conti correnti». Infine, vanno segnalate tre anomalie che lasciano qualche ombra sulla correttezza dello svolgimento processuale:
1 - la perizia di D’Onofrio non è completa perché non sono state prese in esame tutte le cartelle cliniche dei calciatori, ma solo alcune di esse: inspiegabilmente sono state escluse, tra le altre, le schede di Marocchi, Porrini, Jugovic, Kohler, Carrera e Inzaghi.
2 - L’ematologo si sofferma quasi esclusivamente sui valori di emoglobina i quali, essi soli, non possono costituire prova sicura di utilizzo di Epo.
3 - Il giudice Casalbore ha respinto la richiesta della difesa di chiamare a testimoniare i due calciatori accusati di aver assunto eritropoietina.
Giraudo, nel chiudere la sua accorata difesa, se la prende con Guariniello, colpevole di eccessivo protagonismo: «Mi ha colpito una frase della sua requisitoria: “la Juve per dieci anni non ha vinto e poi ha ripreso a vincere. E noi non capivamo il perché”». Guariniello, inoltre, ha fornito «una lista dei farmaci dichiarati dalle squadre di A all’antidoping, e la Juve si posiziona solo a metà di questa speciale classifica». Va rimarcata, oltretutto, la correttezza dei dirigenti juventini nell’accettare la sentenza senza isterismi, ma solo dichiarandosi sicuri del proprio operato: è lo stesso ad bianconero a fare i complimenti al giudice Casalbore: «nonostante l’avessimo criticato durante le udienze, è stato un arbitro bravissimo».
Tra le reazioni illustri alla sentenza si registra lo storico battibecco tra Marcello Lippi e Zdenek Zeman durante Stadio Sprint, trasmissione Rai condotta da Enrico Varriale:
"Non devo essere soddisfatto o amareggiato da una sentenza - ha risposto Lippi -. Prima di tutto non è definitiva, e poi non cambia il mio apprezzamento e la stima che ho per tutte le persone che hanno lavorato con me nella Juve, tecnici, dirigenti e giocatori, alcuni dei quali continuano a giocare e vincere in quel club, e non hanno mai smesso di farlo. Altri, come Di Livio, Torricelli, Ravanelli e Carrera, anche quando sono andati altrove sono sempre stati portati ad esempio per la loro serietà nel lavoro, ecco perchè la mia Juve vinceva: per la stratosferica forza morale che aveva in quel periodo". […]
La parola è tornata a Zeman, che ha voluto fare una puntualizzazione: "Io non ho discusso le persone (a dire il vero qualche nome l’ha fatto…, nda) - ha detto il boemo - però ho sentito dire che Lippi con Guariniello ha parlato di tre grammi di creatina, mentre nel libro che hanno scritto (Lippi e Agricola n.d.r.) hanno parlato di venti. Quindi si contraddicono da soli".
Lippi si è risentito: "Zeman fa tanto il moralista - ha sottolineato l'attuale ct della Nazionale - però molti dei giocatori che hanno lavorato con lui hanno raccontato che lui diceva 'perché' gli altri devono prendere la creatina e noi no? Mica siamo più scemi...".
Il botta e risposta è continuato con la parola a Zeman. "Io l'ho sempre detto - ha detto il boemo -: alla Lazio abbiamo preso tre grammi di creatina al giorno, perchè lo facevano anche in Nazionale. Noi lo abbiamo fatto per un mese, ma tre grammi non sono venti. E poi il problema non è la creatina. Ognuno dovrebbe dichiarare ciò che ha fatto. Io l'ho fatto, altri no, eppure sei anni sono un periodo di tempo sufficiente, e abbastanza ampio".
"A Zeman dico che non è giusto criticare un sistema e continuare a farne parte", è stata la frase con cui, nel 'match' televisivo, si è reinserito Lippi.
"Ma io voglio cambiarlo e farlo diventare più pulito", è stata la risposta conclusiva del boemo, che ha poi affermato comunque che non avrebbe problemi a dare la mano al ct della Nazionale (ANSA, 28 novembre 2004)
L’onda lunga delle sentenze arriva a coinvolgere ancora una volta esponenti della politica. I deputati Maurizio Paniz (Forza Italia) e Salvatore Buglio (DS), facenti parte dello “Juventus Club Montecitorio” chiedono un’interrogazione parlamentare, nella quale si invita il ministro di grazia e giustizia Castelli (milanista) a verificare l’operato del giudice Casalbore. Il presidente della Camera, Casini, chiude però ogni spiraglio definendo inammissibile la richiesta, mentre Luciano Violante si fa beffe dei suoi colleghi definendo la richiesta «un’iniziativa goliardica che non merita alcun commento». Di nuovo due pesi e due misure: alle prime dichiarazioni di Zeman, l’interpellanza dei cinque ministri a Veltroni era stata giudicata saggia, ora invece la si respinge con sarcasmo.
Ma in quanto a contraddizioni siamo solo all’inizio: il senatore a vita Andreotti partecipa al dibattito e risponde a chi chiede l’intervento della giustizia sportiva: «essa è abbastanza anomala. Per funzionare davvero forse dovrebbe avere una competenza esclusiva, che non ha. E così rimane a mezza strada. Non ha una propria procedura, e assomiglia più a un comitato di signori che si occupano di calcio». Vedremo due anni dopo come verrà dimostrato l’esatto contrario: discorsi fiume sulle competenze esclusive (“l’alveo”) della giustizia sportiva e sul cattivo gusto che qualche squadra dimostrerebbe nel cercare di subordinarla a quella ordinaria. Siamo al paradosso più completo.
A chiudere la trafila di interventi post-sentenza giunge la dichiarazione quanto mai opportuna ed eloquente di Giovanni Verde, capo della procura antidoping del Coni:
Negli anni fra il 1994 e il 1998, a cui fa riferimento il processo, non abbiamo avuto casi di positività che facessero pensare ad una pratica abituale di questo tipo, né ci sono state dichiarazioni e testimonianze
Dossier doping: il processo d'appello e l'assoluzione
Il 27 ottobre 2005 comincia il processo d’Appello, presieduto dal giudice Gustavo Witzel. Il 14 dicembre arrivano le sorprese: la sentenza di primo grado viene ribaltata. Agricola e la Juventus sono innocenti, completamente:
La somministrazione di epo, data per certa dal perito D'Onofrio nelle fasi finali del processo di primo grado? Il fatto non sussiste, secondo quanto certificato ieri. La frode sportiva e l'abuso di farmaci? Il fatto non costituisce reato, «perché la legge 401 del 1989 non può essere applicata in quanto non è dimostrata l'alterazione delle prestazioni con la somministrazione dei medicinali», ha poi spiegato Anna Chiusano, legale di Giraudo. «Viene meno, dunque, tutto il castello accusatorio». Crollato come un castello di carte buttato giù da una folata di vento. Resta, innocua, un'ammenda di duemila euro che Giraudo dovrà pagare per violazione della legge 626, quella sulla sicurezza dell'ambiente lavorativo: i medicinali trovati presso la sede d'allenamento della Juventus non erano infatti conservati in un magazzino a norma. Guariniello e i quattro magistrati che sostenevano l'accusa accusavano il colpo: nessuna dichiarazione, dritti nell'ufficio ai piani superiori del PalaGiustizia a pensare magari al ricorso in Cassazione, ultimo grado di giudizio.
«Non lo temiamo – ha subito detto Agricola, condannato in primo grado a un anno e dieci mesi -. Questa sentenza cancella tutto quanto detto e fatto in sette anni e due mesi lunghissimi: un'esperienza che è stata distruttrice sulla mia persona dal punto di vista fisico e morale. Mi riprenderò. Prima di dire o fare certe cose, però, bisognerebbe pensarci non una ma mille volte. Tredici mesi fa, in occasione della sentenza di primo grado, dissi che avrei voluto verificare se l'esperimento giudiziario che veniva fatto sulle mie spalle avrebbe mantenuto la propria forza anche nei gradi successivi:
quell'esperimento è miseramente fallito, ma l'assoluzione appena arrivata mi ripaga solo parzialmente di quello che ho patito»” (Alessandro Parisi, Il Giornale, 15 dicembre 2005)
Agricola e Giraudo esultano e si abbracciano in aula. La gioia dei due juventini viene pesantemente stigmatizzata da Zeman, che la definisce «l’immagine della loro sconfitta morale». Ma, probabilmente il boemo non ha ben compreso cosa significhino sette anni di continue calunnie e non si rende conto che esultare dopo essere stato diffamato in tutti i modi è la reazione più normale che ci si possa attendere. Il popolo juventino attende invece di vedere la modalità e l’intensità dell’esultanza zemaniana dopo la vittoria di un campionato o di una qualsiasi altra competizione. Zeman, caduta l’accusa principale, cerca di far di tutta l’erba un fascio puntando il dito una volta di più contro Giraudo, reo di assommare su di sé tutti i mali del calcio: «un dirigente dannoso. Da quando sono arrivati i grandi manager come lui, il calcio ha smesso di essere uno sport ed è diventato un business». È opportuno ricordare che questo pernicioso trend manageriale del mondo del pallone non è iniziato con Giraudo ma molto prima, con il Milan della seconda metà degli anni Ottanta. Se poi si vuole a tutti i costi parlare degli svantaggi e dei problemi che l’avvento di questa categoria di dirigenti ha causato, allora è meglio rifarsi a scenari più propriamente finanziari, dove non è stata la Juventus a primeggiare per nefandezze e irregolarità. È lo stesso Giraudo a rispondere piccatamente al tecnico boemo con parole che pesano come macigni:
Questa è una sentenza durissima, per chi la saprà leggere. Tappa la bocca a tanti, in particolare a quei soloni che scrivevano, dopo aver sentito un ragionamento di Guariniello, come se si trattasse di una sentenza passata in Giudicato. La tanto sbandierata farmacia è una cosa ridicola e comica. Tutti voi abbiate la compiacenza di aprire il vostro armadietto dei medicinali e di contare quanti farmaci vi sono: ne troverete alcune decine. Quando sono stato interrogato ho dimostrato come dal ’92 le rose della Juventus siano cresciute (fra prima squadra e giovani siamo circa 500) e la spesa medica pro capite sia diminuita. La Juventus aveva gli stessi farmaci che utilizzavano le altre squadre, nella stessa misura. E li dichiaravamo, come tutti gli altri.[…]
Poi l’ultima stilettata a Zeman: “Non mi interessano le sue esternazioni su vari aspetti della vita. È un allenatore, per me anche modesto, e mi auguro che non abbia fatto parte di un’associazione nata per dar vita a questo processo. C’è una sentenza, l’importante è che la legga bene visto che ora ha tanto tempo per farlo. Adesso mi aspetto che anche le altre vicende finite nell’occhio del ciclone, come passaporti falsi e fidejussioni, siano valutate approfonditamente come ha fato il Tribunale di Torino nel nostro caso. ( ANSA del 14 dicembre 2005. Il futuro però smentisce Giraudo: fino ad ora nessuno ha indagato su passaporti e fideiussioni).
È doveroso sottolineare che Guariniello, in quanto di stanza a Torino, non avrebbe potuto per ragioni di competenza indagare eventualmente su altre squadre. In tutta Italia, quindi, si è mossa solo una procura, che sfortunatamente è quella sotto la cui giurisdizione ricade la Juventus.
Concetti che non fanno una grinza e che rispediscono al mittente anni di accuse e di insinuazioni.
In sintesi, l’abuso di farmaci non costituisce reato e la somministrazione di Epo non sussiste, ovvero, nessuno alla Juventus ha mai fatto uso di eritropoietina.
L’avvocato Anna Chiusano, figlia dell’allora presidente bianconero Vittorio, parafrasa Boskov e dichiara «reato è quando la legge lo prevede» e, francamente, non si può darle torto. Su questa stessa linea si inserisce il commento di Giorgio Candola nell’edizione post-sentenza de Il Giornale:
Una Waterloo (per Guariniello, nda), e senza neppure la consolazione di sparire a Sant’Elena. […] Restano due anni di gogna mediatica per la Juventus, per il suo medico sociale e per il suo amministratore delegato. Cosa ne facciamo? Gettiamo tutto dietro le spalle? Oppure ci prepariamo a contare l’importo del risarcimento danni? E chi, in questo caso dovrebbe essere colui che risarcisce uno dei più grandi club calcistici del mondo di un simile crollo d’immagine? Troppe domande, anzi le solite domande di fronte a una sentenza di appello che è il negativo d’una foto mandata in giro per due anni.
Lo chiamavano “teorema di Guariniello”, giornali e tv lo hanno sbandierato come una verità assoluta, ci hanno ricamato sopra. Era fasullo. Suonava fesso come una campana incrinata. Qualche avvisaglia dell’affanno dell’accusa si poteva intuire nel corso del dibattimento. Insolito vedere il Pm anticipare le proprie linee guida a Le Monde. Insolito assistere alla sua offensiva sul Coni per chiedere, in corso d’opera, la revisione delle regole antidoping (aizzare i media e cambiare le regole in corsa sono due pratiche che rivedremo sovente contro la Juventus, nda).
Con lo stesso tono e, se possibile, con maggior forza insiste l’editoriale “Giustizia e verità” di Giancarlo Padovan, su Tuttosport del 15 dicembre:
La sentenza con cui la terza sezione della Corte d'Appello di Torino ha assolto in secondo grado l'amministratore delegato, Antonio Giraudo e il medico del club, Riccardo Agricola, riabilita la Juventus, ripristina la verità, riafferma i princìpi della giurisprudenza. La riabilitazione bianconera coglie uno snodo fondamentale nello smantellamento dell'ipotesi di uso di Eritropoietina, la famigerata Epo: non c'era e non veniva somministrata, dunque alla Juve non veniva praticato doping, né sistematico, né occasionale. Sul piano morale e sportivo è questo il successo più vistoso da ascrivere alla difesa e il riconoscimento più ampio reso dai giudici agli imputati: insussistenza del fatto, inesistenza del reato. Era quanto, dalle colonne di questo giornale, senza ambiguità o reticenze, avevamo chiesto fin dal 27 novembre 2004, il giorno successivo al primo verdetto: «Siamo di fronte ad una sentenza - scrivemmo allora -, restiamo in attesa della verità. Il verdetto di assoluzione nei confronti di Antonio Giraudo costituisce un comprensibile motivo di soddisfazione per la Juventus, ma la condanna del dottor Riccardo Agricola costringe il club a puntare tutto sul processo d'appello. (...) È vero, tecnicamente, con Giraudo è stato scagionato il club. Tuttavia di questo club il dottor Agricola era, è e, a quanto è stato detto, resterà il responsabile sanitario. Quindi se Giraudo nel processo incarnava la Juve, Agricola appartiene ad una struttura vitale all'interno della società. Per parte del club ottenere giustizia significa adesso incassare anche l'assoluzione del suo medico. In caso contrario sarà confermata la tesi di Guariniello». Stavolta la Juve non ha vinto, ma stravinto. Guariniello non è stato battuto, ma azzerato, l'impianto accusatorio disintegrato, della sua linea non è rimasto nulla. Il pubblico ministero non è il solo a uscire metaforicamente malconcio dall'esito del secondo processo. Lo schiaffo nei confronti del giudice monocratico è altrettanto sferzante: per la terza sezione della Corte d'Appello, non è applicabile al doping una legge - quella sulla frode sportiva - creata per altro scopo (calcioscommesse e affini), né si può parlare di doping in assenza di una lista di sostanze e senza indicazione dei metodi. Un autentico abbaglio giuridico, dunque, in attesa delle motivazioni (tempo novanta giorni) destinate a rendere ancora più buio il quadro per l'accusa. Sentenza inequivocabile perché pronunciata da una corte, quella presieduta da Gustavo Witzel, che ha fama di durezza e severità almeno quanto è considerata rigorosa, perfino rigida. Guariniello ricorrerà per Cassazione con pochissime speranze, mentre Riccardo Agricola si avvia ad ottenere il proscioglimento anche davanti alla Disciplinare calcistica e l'archiviazione del fascicolo aperto dalla Federazione medici sportivi. Agricola è in credito di sette anni e due mesi con la Giustizia. Da ieri la Giustizia ha cominciato a risarcirlo con la verità.
D’Onofrio, il grande sconfitto, reagisce con distacco alla lettura del dispositivo assolutorio ma non fa mancare, ai giornalisti, una sua notazione personale:
Questa sentenza chiude un fronte, con un altro esito le indagini avrebbero potuto espandersi. Così è chiaro che il calcio è intoccabile. […] Rispetto la sentenza. I giudici avranno ritenuto non sufficienti gli indizi a carico. Quello che è certo è che da oggi in poi nessuno più indagherà su cosa accade nelle infermerie delle squadre di calcio ( ANSA del 14 dicembre 2005).
Stupisce questa improvvisa sete di pulizia e di giustizia: quello che conta non è la Juve ma la salute, il bene del calcio. Verità incontrovertibili, per la carità, ma ancora non si comprende perché la strada che porta a questi utopistici obiettivi, debba passare per forza sopra il cadavere di una società colpevole solo di non aver avuto giocatori positivi ai test.
La sentenza afferma che la perizia di D’Onofrio è di valore probatorio «molto modesto», dando quindi ragione alle argomentazioni difensive di Giraudo e Agricola. Inoltre, «lo stesso professor D’Onofrio ha ridimensionato la valenza dei dati osservati, adeguandosi almeno in parte alle spiegazioni e alle opinioni giunte sul versante delle difese». Significativo il commento di Agricola riguardo alla validità probatoria della perizia ematica: «[D’Onofrio] non è stato super partes, abbiamo documenti in cui ribadiva che dai parametri del sangue non si possono trarre certezze sull’uso di Epo, eppure negli stessi giorni si accaniva sulla Juventus, inventando un metodo di valutazione inesistente presso la comunità scientifica». Il medico poi punta il dito anche contro i consulenti che hanno partecipato al processo, accusandoli di pregiudizio: «Mi hanno stupito i comportamenti contrastanti e incomprensibili di alcuni esperti che, in sede di commissioni scientifiche, dicevano una cosa e nell’aula di tribunale ne affermavano una completamente opposta. Ci sono consulenti, ad esempio, che hanno sottoscritto il protocollo Io non rischio la salute del Coni e poi lo hanno rinnegato in aula. Perché? Altri, invece, hanno scritto libri sui farmaci dopanti: nessuno di questi è stato utilizzato da noi. Come mai gli stessi scienziati in tribunale hanno detto che i nostri farmaci avrebbero dovuto essere considerati doping? Non so se questi due esempi bastino per parlare di pregiudizio».
Per completare il quadro delle reazioni e delle considerazioni dopo la sentenza, chiudiamo con un’interessante considerazione giraudiana:
Una Corte conosciuta per la sua severità ci ha dato completamente ragione.
Sarebbe lecito, in virtù di questa affermazione, conoscere da chi fosse composta e di che pasta fosse fatta quella Corte. Oliviero Beha e Andrea Di Caro, nel loro “Indagine sul calcio” si limitano a citare una volta il nome del presidente, Gustavo Witzel, il che stona con il panegirico di due intere pagine (480-81) indirizzato a tessere le lodi del giudice di primo grado, quel Casalbore di cui ci si premura di elencare carriera e successi ottenuti. Come dire, la prima è una Corte come si deve, la seconda non si sa. Per la severità e la correttezza di Witzel (che in aula ha più volte bacchettato Agricola) chiedere a chi ha lavorato con lui o a chi è dell’ambiente.
Parliamo di cose serie e non di quel pattume di WoW
Legrottaglie bianconero fino al 2010
Citazione:
Dopo l’intesa raggiunta nei giorni scorsi a seguito dell’incontro con il direttore sportivo Alessio Secco, è stato firmato il rinnovo del contratto tra la Juventus e Nicola Legrottaglie. Il difensore barese, il cui precendente accordo scadeva al termine della stagione in corso, ha prolungato fino al 2010.
Un premio più che mai meritato per uno dei protagonisti assoluti di questo primo scorcio di stagione. A 31 anni compiuti da poco e dopo aver superato i guai fisici che ne avevano condizionato il rendimento nel recente passato, Legrottaglie si sta dimostrando uno dei migliori difensori italiani in circolazione.
migliori difensori italiani è una forzatura dato che qualche amnesia ce l'ha ancora: sicuramente il momentaccio è passato. Speriamo continui a migliorare
-4
Legrottaglie mi sta sorprendendo, devo ammetterlo.
Insomma, credo che stia sorprendendo praticamente tutti i tifosi della Juve. Probabilmente, in questo inizio di stagione si sta davvero rivelanso uno dei migliori difensori in giro. Speriamo che si mantenga su questi livelli fino alla fine del campionato.
Non è che mi fidi tanto...