Lo scopo è essere competitivi su scala globale.
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Esistono numerosi dibattiti/studi/ecc sulla lenta scomparsa della classe media in Occidente, non solo in Italia. Per esempio gli Usa sono una super-potenza, ma hanno dei livelli di diseguaglianza da fare schifo.
E per "mascherare" la cosa negli ultimi decenni si è ricorsi all'indebitamento anche per mangiare un panino.
Edit: Articolo a caso: http://www.linkiesta.it/c-e-un-indic...a-classe-media
Bah, francamente è come giocare con la roulette russa. Non c'è da stupirsi se poi, polarizzando i redditi (o ricchi o poveri) crolla il mercato interno.
penso di si, in fondo li ha partoriti l'ex ad della wolkswagen
confermo. I dati li trovi cercando la ricerca dello iab.
l'unica differenza tra grandi e piccoli è che i piccoli licenziano i lavoratori a tempo indeterminato e li sostituiscono con i mini worker. le grandi assumono senza licenziare
Non è particolarmente significativo perchè se anche fossero assunti tutti quanti nel campo servizi (diciamo più genericamente non-tradeables), l'effetto sarebbe quello di comprimere il costo della vita, e di conseguenza rendere possibili salari più bassi in termini nominali nel settore merci (diciamo più genericamente tradeables), con conseguente vantaggio competitivo.
In effetti è quasi esattamente ciò che è accaduto.
Ma in realtà tutti questi barbatrucchi che implicano manipolazioni dirette o indirette del livello dei prezzi funzionano solo dentro Magic Euro, l'effetto "reale" dei minijob è un leggero efficientamento del mercato del lavoro locale e basta direi ... Peraltro penso che i minijob in Germania ci siano da tipo 6000 anni, hanno avuto un boom in seguito alle riforme di Schroeder che hanno tagliato i benefici di disoccupazione che erano sostanzialmente una specie di reddito di cittadinanza ...
EDIT: Mi correggo i Minijob nella loro forma attuale sono anch'essi farina del sacco di Schroeder ... Ciò non toglie che il taglio dei benefici di disoccupazione credo sia stato la riforma più significativa del pacchetto Hartz ...
Eppure mi pare di ricordare che gli stipendi medi in germania siano i più alti d'europa e il costo della vita incida su di essi al minimo europeo, quindi o sono ininfluenti nel meccanismo di creazione di lavoratori poveri o in qualche modo hanno un effetto positivo e contrario in merito.
Cosa intendi per i tagli di hartz?
Gli stipendi reali in Germania sono tra i più alti d'Europa, quelli nominali per niente ... Appunto ... ! E se invece di guardare i livelli assoluti osservi le dinamiche, noti che il livello assoluto degli stipendi in Germania è cresciuto enormemente meno che nella media della zona Euro, ed enormemente meno di competitor diretti tipo Francia, Italia e UK. (fonte: http://stats.oecd.org/#)
Per i tagli intendo che c'è stata una significativa riduzione di durata ed importo dei benefici, che prima della riforma (2005 ?) erano tali che sostanzialmente un sacco di gente campava di quelli e amen ... Invece tagliando hanno portato parecchi a cercarsi un lavoro volenti o nolenti, aumentando l'offerta di lavoro e quindi blablabla.
Guarda che l'inflazione nel periodo dell'Euro è stata ampiamente inferiore ai 15 anni precedenti. :asd:
E' solo che prima la Lira recuperava periodicamente svalutando, mentre nell'Euro le differenze (anche se più piccole) hanno continuato ad accumularsi. :sisi:
Ora se ragionate un attimo su quella dinamica salariale capite anche il nocciolo delle misteriose magiche sicuramente complottistiche ragioni per cui la superelite burocratica (= non sul mercato) italiana sostiene con le unghie e con i denti che l'Italia senza Euro diventa un deserto infestato da coccodrilli di lava ...
In realtà è vero l'esatto contrario.
Gli stipendi reali tedeschi -parecchio superiori rispetto a quelli dei competitor europei- si sono svalutati dall'introduzione dell'euro ad oggi, mentre la loro produttività aumentava -e già era superiore alla nostra-.
D'altro canto in Italia ed in altri paesi europei i salari reali sono rimasti invariati (ovvero i salari nominali sono cresciuti tanto quanto è cresciuta l'inflazione -poco-) mentre la produttività ristagnava.
Quindi se da una parte i salari reali stavano convergendo, la produttività divergeva e questo ha creato le basi per gli squilibri della bilancia commerciale che si sono visti in particolar modo tra Francia e Spagna da una parte e Germania dall'altra (l'Italia per quanto ne dicano gli antieuro è sempre intorno alla parità).
Non ho capito l'utilità di guardare alle variabili reali, che non tengono conto dei (significativi) effetti dell'inflazione, quando ci sono le variabili nominali che evidenziano entrambe le dinamiche simultaneamente ... Basta guardare le dinamiche degli ULC (nominali) e quelle della Labour Share (reale) per rendersi conto che circa metà dell'effetto di "perdita di competitività" è nominale ...
L'Italia "intorno alla parità" è mitologia. Dall'ingresso nell'Euro al fondo della crisi abbiamo perso 6 punti di bilancia delle partite correnti. Non siamo Singapore, 6 punti sono un valore enorme ...
Sono le variabili reali ad incorporare gli effetti dell'inflazione che, seppure minimamente, è stata differente tra Italia e Germania.
L'ingresso nell'euro lo abbiamo fatto dopo una botta di svalutazione non da poco, è chiaro che siamo scesi. Ma sia la media 1991-2013 che la media 1998-2013 è intorno allo 0.
91-14
http://i59.tinypic.com/fc8ly1.jpg
98-14
http://i62.tinypic.com/2a5zua0.jpg
http://i62.tinypic.com/2m6a25w.jpg
Mmm ... No ... Le variabili che contano alla fine di competitività di prezzo sono quelle nominali, è questo che sto cercando di dire. :asd:
Mettendo in mezzo le variabili reali elimini l'effetto dell'inflazione, il che non ha particolare ragion d'essere per varie ragioni ... La più rilevante è che escludendo gli effetti nominali ci si focalizza esclusivamente sulla dinamica produttività/labour share, che è una rogna immensa da controllare rispetto alla dinamica monetaria ...
Ma Bio Pane che modo brutto di fare i grafici e incasinare i dati che hai scelto. :asd:Citazione:
L'ingresso nell'euro lo abbiamo fatto dopo una botta di svalutazione non da poco, è chiaro che siamo scesi. Ma sia la media 1991-2013 che la media 1998-2013 è intorno allo 0.
91-14
http://i59.tinypic.com/fc8ly1.jpg
98-14
http://i62.tinypic.com/2a5zua0.jpg
http://i62.tinypic.com/2m6a25w.jpg
Guarda te ne faccio uno più leggibile:
http://www.tradingeconomics.com/char...1231&average=5
Interpretazione: Il tendenziale della bilancia commerciale va in vacca dopo l'ingresso nell'Euro, così come era andato in vacca dopo l'entrata nello SME, raggiungendo addirittura valori medi molto peggiori di quelli che fecero saltare in aria la parità Lira/Marco nel '92. :asd:
NB: "Venivamo da una svalutazione" non è che qualcuno ha premuto il bottone rosso con scritto SVALUTAZIONE e la Lira è scesa ai livelli decisi da Maga Magò, dopo la svalutazione la Lira raggiunse e rimase al suo valore naturale di mercato per un pò di tempo, incredibile dictu i livelli della Lira del '92-'98 e i conseguenti di export erano quelli naturali di mercato, sono quelli prima e dopo che sono farlocchi. :asd:
Ogni 2-3 mesi si ritorna a questa discussione... :bua:
La benzina è giusto diminuita oggi :asd:
:fag:
Nell’annus horribilis della crisi in Italia, il 2012, il 50% dei contribuenti ha vissuto con poco più di mille euro al mese. Il dato è eclatante e fotografa un paese in cui tutte le buste paga si fanno inesorabilmente più sottili (per tutti: dipendenti, autonomi e imprenditori; si salvano i pensionati) ma dove i così detti Paperoni non sentono affatto la crisi: una minuscola fetta di contribuenti, il 5%, dichiara un quarto del totale. E stupirà anche un altro dato, tra quelli raccolti dalle dichiarazioni dei redditi del 2012 e diffusi oggi dal ministero dell’Economia: in Italia possediamo case all’estero per un valore complessivo di 23 miliardi di euro. Intanto, il 90% degli italiani dichiara un reddito fino a 35.819 euro.
I redditi medi
Più di 41,4 milioni di contribuenti hanno assolto nel 2013 l’obbligo della dichiarazione dei redditi. Il numero dei contribuenti risulta in lieve aumento (+0,2%) rispetto all’anno precedente. Secondo i dati, il reddito medio arriva a mala pena ai 20mila euro, per l’esattezza a 19.750 euro (lordi). Ma non è quello che l’italiano “medio” si mette in tasca: «Se si sposta l’attenzione sul reddito complessivo dichiarato dal contribuente mediano, che rispetto alla media non è influenzato da valori outlier (ossia particolarmente elevati) - spiega il Mef - il valore scende a 15.654 euro. Ciò significa che la metà dei contribuenti non supera tale valore».
Circa l’80% dei lavoratori autonomi e la stessa percentuale degli imprenditori con contabilità ordinaria dichiara al fisco un reddito inferiore a 20.000 euro. Sotto la stessa soglia sono invece circa il 60% dei dipendenti e il 70% dei pensionati.
Dal punto di vista della distribuzione della ricchezza, la regione con reddito medio complessivo più elevato è la Lombardia (23.320 euro), seguita dal Lazio (22.100 euro), mentre la Calabria ha il reddito medio più basso con 14.170 euro.
Il divario ricchi e poveri
Un divario fortissimo è quello tra ricchi e poveri: nel 2012 il 5% dei contribuenti con i redditi più alti ha dichiarato il 22,7% del reddito complessivo. Si tratta di una quota maggiore di quella dichiarata da metà contribuenti, quelli con redditi più bassi. Oltre 113.000 contribuenti hanno dichiarato immobili all’estero per un valore di circa 23 miliardi di euro, mentre i soggetti che risultano aver dichiarato attività finanziarie detenute all’estero sono circa 130.000 per un ammontare di 28 miliardi di euro.
Imprenditori più poveri dei dipendenti
Il dicastero di via XX Settembre fa anche un confronto tra le dichiarazioni del 2012 e quelle del 2008, l’anno in cui iniziò la crisi. Gli effetti della recessione sono evidenti. Nel 2012 risultano 350 mila lavoratori dipendenti in meno rispetto al 2008. In compenso i lavoratori autonomi tra il 2008 e il 2012 sono 128mila in più. Tra il 2008 ed il 2012 il reddito medio dei lavoratori dipendenti è sceso del 4,6%, quello dei pensionati è invece cresciuto del 4,6%. Il reddito medio dei lavoratori autonomi è sceso del 14,3%, quello degli imprenditori dell’11%. Gli imprenditori sono più poveri dei lavoratori dipendenti. I lavoratori autonomi hanno il reddito medio più elevato, pari a 36.070 euro, mentre il reddito medio dichiarato dagli imprenditori è pari a 17.470 euro. Il reddito medio dichiarato dai lavoratori dipendenti è pari a 20.280 euro, quello dei pensionati pari a 15.780 euro.
:rotfl:
A proposito di "rivoluzione energetica". Dato che non sono esperto, quanto effettivamente potrà pesare sul futuro lo shale oil?
1) Questo articolo dice che andiamo incontro al disastro: http://ugobardi.blogspot.it/2014/03/...i-segnala.html
2) Questo qua invece inaugura la nuova era dello shale oil: http://temi.repubblica.it/limes/shal...page=undefined
Sapete dirmi quale è la situazione reale?
Vitor, :rotfl: ma dove vogliamo andare :rotfl: