Sarai mica uno di quelli che crede che gli americani non sono mai stati sulla Luna?
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Banner non so cosa risponderti francamente, dato che quello che hai quotato (peraltro eccessivamene WOTando mica male), una persona che legge correntemente la lingua inglese (ancor meglio se conosce vagamente Agenda 2010) e sa leggere un grafico capisce *univocamente* che la Germania sta facendo meno di prima per ridurre le disuguaglianze e sta trendando più forte degli altri Paesi OECD.
Alcuni estratti dai tuoi stessi quote, senza WOTare:
Esattamente Agenda 2010.Citazione:
Growth in part-time employment also contributed to the upward inequality trend
[...]
In 1995 out of work income for long-term unemployed with unemployment insurance coverage was 75% of their former take-home pay. By 2005 this had fallen to 65%
:boh2:Citazione:
The German tax-benefit system reduced inequality by 29% in 2008 – down from 33% in 2000
Gli altri trend sono tutta roba OECD e non giustificano neanche vagamente la differenza di trend tra Germania e OECD ... Che poi peraltro per la posizione iniziale della Germania, ci stava anche bene eh, per carità ...
Ma se tu vuoi dirmi che si fa meno di un tempo per contrastare le disuguaglianze ci sto. Il problema è trasformarmi questa frenata, per altro non eccessiva considerando appunto il punto di partenza, in una tendenza verso il modello usa dove le disuguaglianze manca poco che siano un obbiettivo dichiarato.
Sono due cose troppo distanti, anche solo concettualmente, per dirmi che una tende all'altra.
http://www.reactiongifs.com/wp-conte...lmost-care.gif
Ah ho capito cosa hai capito. Non intendevo quello. In effetti la frase era un pò vaga. :asd:
Però il problema è che si si propongono le stesse ricette e le stesse priorità a economie come la nostra che di "punti equità" da spendere ne hanno ben pochi, io non faccio fatica ad immaginarmi robe altro che US (lì almeno hanno come obiettivo dichiarato l'uguaglianza di opportunità, poi che falliscano miseramente è altro :asd:)
ennesima interpretazione del siscal compact
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014...bblico/955018/
segue estratto:
Citazione:
La regola del debito – E’ lo spauracchio di molti commentatori, ma si tratta di un vincolo molto più morbido di quanto possa sembrare. E, peraltro, già contemplato da tempo nei trattati europei. I Paesi con un debito che supera il 60% del Pil devono ridurre la parte eccedente di un ventesimo ogni anno fino a riportarlo al di sotto di questa soglia. La regola può effettivamente generare confusione e ha dato origine all’equivoco più grande. Siccome l’Italia ha un debito di 2.107 miliardi di euro, più del 132% del Pil, si è pensato che dovesse ridurlo di circa mille miliardi (la parte eccedente il 60%, appunto) di un ventesimo l’anno: i famigerati 50 miliardi. In realtà la diminuzione che interessa è quella del rapporto tra il debito e il Pil, non del suo valore assoluto. Ossia: se il Pil cresce, il debito può restare comunque oltre i 2.100 miliardi (o persino salire) e in proporzione scendere comunque. Non solo. Il valore del prodotto interno lordo da utilizzare ai fini della regola del fiscal compact non è quello “reale”, di cui si legge abitualmente sui giornali (per esempio: nel 2014 il Pil italiano crescerà dello 0,7%) ma quello nominale, cioè non depurato dagli effetti dell’inflazione. Per esempio, se in un dato anno la crescita economica è pari allo 0,5% e i prezzi aumentano dell’1% il Pil nominale crescerà dell’1,5 per cento. Questo offre margini aggiuntivi per ridurre il quoziente debito/pil senza tagli alla spesa. Ovviamente i margini saranno più ampi in periodo di forte crescita economica e/o alta inflazione, minori se, come accade ora in Italia, la crescita è asfittica e l’inflazione è bassa. Inoltre, spiega Angelo Baglioni, economista dell’università Cattolica di Milano, il ritmo di discesa del debito (il famoso ventesimo, ndr) viene ricalcolato ogni anno sulla base del triennio precedente. Quindi, se il debito inizia a scendere la quota da ridurre si assottiglia via via: se ho un debito di 200 e lo riduco di un ventesimo arrivo a 190, quindi l’anno successivo il ventesimo richiesto non sarà più 10, ma 9,5. Inoltre, essendo calcolata come media annuale del triennio la riduzione può essere nulla se si prevede che l’anno successivo sarà di un decimo.
Per farsi un’idea, si consideri che alcune simulazioni hanno evidenziato come con un debito al 120% del Pil sarebbe sufficiente una crescita nominale (Pil reale + inflazione) del 2,6% per ottenere automaticamente una riduzione del debito pari al ventesimo richiesto dal fiscal compact. Si tenga presente poi che tra il 2000 e il 2007 la crescita nominale italiana è stata in media del 3,6% annuo. Prendiamo per buone le stime dell’Fmi, stando alle quali nel 2015 il Pil reale italiano salirà dell’1,1% e l’inflazione dell’1 per cento. L’incremento del Pil nominale dovrebbe essere quindi del 2,1 per cento. Mancherebbe quindi uno 0,5%-0,7% per ottenere una crescita sufficiente ad abbattere il debito di un ventesimo. Si parla insomma di 7-10 miliardi di euro, ammesso che il gap non venga compensato nei due anni successivi. Fin qui tutto bene, o quasi. Che cosa succederebbe, però, in una situazione come quella del 2013, quando per effetto del calo del Pil reale e della bassa inflazione il Pil nominale è addirittura arretrato? In teoria, ma solo in teoria, una puntuale applicazione della regola comporterebbe effettivamente esborsi nell’ordine di decine di miliardi di euro. Sono tuttavia previste una serie di circostanze attenuanti che sospendono l’applicazione del vincolo in situazioni di particolare difficoltà, precisa Giuseppe Pisauro, economista dell’università La Sapienza. Tra queste tutti i fattori che condizionano il ciclo economico e allontanano l’economia di un paese dal suo potenziale di crescita.
e qui le note dolenti:
quindi, unendo le cifre, si dovrebbero tirare fuori, se tutto va male, dai 12 ai 17,5 miliardi all'anno :uhm:Citazione:
Pareggio strutturale e deficit – Le nuove regole europee in materia di bilanci pubblici ribadiscono il limite del deficit al 3% del Pil ma aggiungono un nuovo parametro. Che è, questo sì, la vera novità del fiscal compact. Si tratta del fatto che il deficit strutturale non deve superare lo 0,5% del Pil (l’1% per i paesi più virtuosi). Il deficit strutturale è quello calcolato tenendo conto degli effetti del ciclo economico: per esempio considera se il calo delle entrate dello Stato o l’aumento della spesa per sussidi di disoccupazione è temporaneo e legato a una fase di crisi. Detto in altri termini, un Paese è in deficit strutturale se le spese sono superiori alle entrate anche ipotizzando che l’economia marci al massimo delle sue potenzialità. Qui però sorgono non pochi problemi: quantificare l’ipotetica crescita potenziale è estremamente complesso e non mancano gli elementi di arbitrarietà. Un recente studio degli economisti Stefano Fantacone, Petya Garalova e Carlo Milani pubblicato su lavoce.info ha messo in luce come in tal senso stiano prevalendo orientamenti piuttosto penalizzanti nei confronti dell’Italia.
Le vere cifre – In condizioni normali (dove per normale si intende una crescita nominale del 2-2,5%) il pareggio strutturale, spiegano fonti dell’Unione europea, è in linea di massima sufficiente per garantire il ritmo di riduzione del debito richiesto dal fiscal compact. La regola sulla riduzione del debito diventerà pienamente operativa dal 2016 e fino a quella data il parametro che viene tenuto sotto sorveglianza è appunto il pareggio strutturale. Su questo fronte potrebbe emergere qualche difficoltà. Dalla Ue non si sbilanciano su quello che ciò potrebbe comportare in tema di aggiustamento dei conti (attraverso tagli o nuove tasse) negli anni a venire. Ricordano però come, rispetto a quanto previsto nell’ultima legge di stabilità, siano ritenuti opportuni interventi aggiuntivi di aggiustamento pari allo 0,4 – 0,5% del Pil, ossia tra i 5 e 7,5 miliardi di euro. Secondo Fedele De Novellis del centro Ref ricerche, le stime del governo sull’evoluzione dei conti pubblici partono da due assunzioni molto favorevoli ma contraddittorie. Si prevedono infatti sia un’accelerazione della crescita economica sia tassi di interesse sui titoli di Stato a livelli bassissimi, anche per effetto delle misure messe in campo dalla Bce proprio per sostenere la crescita. La vera difficoltà, continua De Novellis, non è tanto quella di raggiungere il pareggio di bilancio strutturale quanto il modo in cui ci si arriva. Farlo mentre si cerca di abbassare la pressione fiscale è ovviamente più complicato.
Le sanzioni – Che cosa succede se un Paese non rispetta i vincoli di bilancio? In teoria, se il debito in eccesso non scende può essere sanzionato anche se presenta un deficit “a norma” (entro il 3% del Pil). L’eventuale avvio della procedura viene però deciso tenendo conto dei fattori che influenzano il ciclo economico e valutando tre parametri: deviazione dal Pil potenziale, riduzione rispetto ai tre anni precedenti, prospettive per i tre anni successivi. Soltanto se lo Stato sotto esame è fuori dai parametri da tutti e tre i punti di vista possono scattare le sanzioni. Che devono comunque essere votate dal Consiglio europeo e precedute da una serie di avvertimenti. Un iter barocco e tortuoso il cui esito rischia di essere quello della montagna che partorisce il topolino.
Il dinamico duo Renzi/Cottarelli ne tirerà fuori almeno 60 :tsk:
Se non ci riusciamo, no problem:
Se non riusciamo a stare nei limiti previsti non succede un cazzo, e se succede succederà chissà quando. Son sempre più convinto che 'sto FC sia poco più di una dichiarazione d'intenti... ma immagino che i tizi del "50 miliardi all'annoooohhh" non se ne convinceranno mai... anche perché immagino che i 50 miliardi rappresentino un argomento troppo appetitoso nel dar contro alla merkel ed alle UE. Vedasi i grillini in televisione che continuano a sparare 'sta cifra, ma non solo...Citazione:
Le sanzioni – Che cosa succede se un Paese non rispetta i vincoli di bilancio? In teoria, se il debito in eccesso non scende può essere sanzionato anche se presenta un deficit “a norma” (entro il 3% del Pil). L’eventuale avvio della procedura viene però deciso tenendo conto dei fattori che influenzano il ciclo economico e valutando tre parametri: deviazione dal Pil potenziale, riduzione rispetto ai tre anni precedenti, prospettive per i tre anni successivi. Soltanto se lo Stato sotto esame è fuori dai parametri da tutti e tre i punti di vista possono scattare le sanzioni. Che devono comunque essere votate dal Consiglio europeo e precedute da una serie di avvertimenti.
Ma te non eri quello che due anni fa postava TuttoSpread minuto per minuto perché non stavamo dentro il 3% di deficit/PIL perché abberlusconah Brigitte bardo bardo eccetera?
Adesso invece sostieni che chi se ne fotte tanto non succede niente?
Io ho semplicemente detto, e lo faccio da mesi, che 'sto FC è molto meno duro di quanto tanti non sostenesse (diavolo, 50 miliardi all'anno... :asd: )e mi pare che le interpretazioni del trattato stiano andando sempre più in quella direzione.
Francamente non capisco perché tirare fuori quel che sostenni qualche anno fa, o meglio sì, evidentemente hai bisogno di fare il duro da culo da quattro soldi per sentirti ganzo. Complimentoni eh :asd:
Lettoniente del fiscal compact ma vedo che tutti son preoccupati. Ora mi informo su wikipedia e poi dispenso saggezza :tsk:
Letto questo
http://www.ilpost.it/2014/04/17/fiscal-compact/
Ora sono un espertone e inizierò a postare :alesisi:
Brancaccio me lo ricordo nel momento della crisi. Diceva che l'euro non sarebbe arrivato all'estate 2012.
E' un ottimo indice contrarian !
La storia dei 50miliardi è la stessa dei 6 premi nobel contrari all'euro, una semplificazione utile alla propaganda che sentiremo spesso in campagna elettorale. Anche ieri è stata ripetuta dalla Meloni a matrix, in questo caso i premi nobel erano addirittura diventati 7. Avranno dato il nobel a borghi o bagnai oppure al ragazzo della terza C (candidato per Fdi) :jfs2:
Se ci mandiamo questa gente, in europa, ci aumentano l'austerità :asd:
Questa parte della roba de ilpost che ha linkato pin è da incorniciare:Ci mancano solo i fiumi di latte e miele come scenario baseline. :asd:Citazione:
Nel conto del rapporto fra debito e PIL, inoltre, il riferimento non è il PIL reale, bensì quello “nominale”: cioè, in sostanza, il PIL reale più l’inflazione. Secondo quanto riportato da Giuseppe Pisauro su La Voce, le cifre di cui si sta parlando «in tempi normali sono valori bassi: con un debito al 120 per cento del PIL e il pareggio di bilancio è sufficiente che il PIL nominale cresca del 2,5 per cento». Tenendo conto del fatto che la BCE si sta spendendo molto per tenere l’inflazione al 2 per cento (e facendo quindi in modo di aumentare il valore del PIL nominale di ciascun paese del 2 per cento). L’ISTAT prevede che nel 2014 il PIL aumenterà di circa lo 0,75 per cento, al netto dell’inflazione: potrebbe quindi non essere necessario agire sul numeratore, cioè tagliare per ripagare il debito pubblico, e risolvere il problema lavorando all’incremento del PIL attraverso misure rivolte alla crescita (cioè sul denominatore).
Lo sa anche mia nonna che l'Italia ha diminuito significativamente il proprio rapporto debito PIL nel 2000-2007, con condizione economiche simili a quelle che vengono qui proposte come baseline, senza bisogno di alcun lacrime e sangue. Peccato che questo sia perfettamente irrilevante per il discorso perchè le condizioni economiche dell'Eurozona nel futuro prevedibile NON sono quelle del 2000-2007.
Straordinaria la perla sulla BCE che si sta spendendo molto.
I criteri di definizione dei parametri del FC sono semplicemente demenziali.
Dato che se n'era parlato en-passant, mi ero incuriosito su chi fosse esattamente l'Hartz dietro le riforme del mondo del lavoro tedesco. Mi aspettavo un illustrissimo accademico/giuslavorista/economista o una combinazione delle tre cose...poi l'ho googlato:|
Mi ha sempre fatto sorridere la peculiare capacità teutonica di prendere iniziative con determinazione e serietà, affidandosi però a personaggi di dubbia estrazione (Adolf docet).:asd:
Minchia Manu :|
non ti ha mica dato del decerebrato. Anche io ho visto che le tue ultime uscite cozzano pesantemente con quanto sostenevi ai tempi di Monti. Non vado a riprendere i post perché non è il caso, ma se qualcuno ti fa notare la cosa non é che devi sentirti toccato e rispondere come una checca isterica, basta solo dire che hai cambiato visione/opinione/salamadonna
Di normale non me la prenderei per un post del genere (sono iscritto da più di 10 anni, ne ho lette e scritte tante pure io) il punto è che non è la prima volta che il signor chiwaz ha uscite del genere nei miei confronti. Una volta va bene, due pure, poi all'ennesima provocazione/trollata gratuita comincio a rompermi le scatole, non so te. :boh2:
Toh, un esempio recente, ma se mi ci metto ne ritrovo altri anche più fastidiosi
http://www.***************.it/forum/...1#post13707325
E non avevo scritto nulla contro di lui, come puoi vedere... e non credo di essere uno che stuzzica, in generale. Cioè, boh... quella di voler fare il "duro da culo" è l'ipotesi più innocente che mi sia venuta in mente, poi non saprei :asd:
Ecco, questo articolo è una buona sintesi di come ragionano questi qua: http://www.comedonchisciotte.org/sit...icle&sid=13251
L'integrazione delle più grandi economie emergenti è stato uno dei più importanti sviluppi positivi degli ultimi 20 anni. Ha permesso a centinaia di milioni di persone che vivono nei paesi in via di sviluppo di sfuggire alla povertà, ed ha permesso alle multinazionali occidentali di svilupparsi in mercati che prima erano inimmaginabili.