Faranno il botto e saremo nella merda fino alla fronte
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Se silvio regge al prossimo giro fa il botto il PDL...se gli viene qualcosa in questi due anni sono cazzi.
Il sindaco disponibile di fronte all'ipotesi di una coalizione con Grillo e Berlusconi
RENZI: SONO PRONTO A FARE IL PREMIER
Bersani e Errani convinti di avere il sostegno decisivo di molti senatori 5 Stelle. Il lavoro di «scouting» sarebbe andato in porto
Il sindaco disponibile di fronte all'ipotesi di una coalizione con Grillo e Berlusconi
Renzi: sono pronto a fare il premier
Bersani e Errani convinti di avere il sostegno decisivo di molti senatori 5 Stelle. Il lavoro di «scouting» sarebbe andato in porto
Matteo Renzi, sindaco di Firenze (Fotogramma)
ROMA - Il futuro Gianni Letta di Pier Luigi Bersani, ossia Vasco Errani, ha aiutato il segretario del Pd a fare i calcoli. Alla fine i due si sono guardati negli occhi e si sono detti. «È fatta».
Il segretario del Pd e il suo braccio destro sono convinti: al Senato, oltre ai parlamentari che fanno riferimento a Mario Monti, c'è un gruppo di grillini pronti a sostenere il governo presieduto dal leader del Partito democratico. Li hanno contattati, ci hanno parlato a lungo, il lavoro di «scouting» è andato in porto e ora possono tirare un sospirone di sollievo. A questo punto, dicono inorgogliti i bersaniani, il governo guidato dal segretario del Pd è praticamente fatto. Ma in quello stesso partito c'è chi non ci crede, chi fiuta la trappola, chi, come Massimo D'Alema, ritiene che le trattative con il Movimento 5 stelle possano condannare a morte il centrosinistra. Dalla sua Firenze Matteo Renzi guarda ai movimenti del suo partito con un mix di disincanto e preoccupazione. Il sindaco rottamatore vorrebbe un Pd con maggiore «verve» però si è ripromesso di non ostacolare il manovratore Bersani e si attiene a quel che ha detto in tempi non sospetti. Il che, ovviamente, non gli preclude il campo della politica. Ci è nato e cresciuto in quel territorio, del resto. Ai collaboratori, agli amici, a qualche «suo» parlamentare ha spiegato che cosa intende fare: «Vedo che alcuni giornalisti scrivono che io potrei fare il premier, che potrei fare il segretario. Tutte illazioni. E cavolate. La realtà dei fatti è questa: io non mi farò mai cooptare dal partito. Manco morto! Nessuno dei vertici potrà mai dire: "Il nostro prossimo candidato premier sarà Renzi". Perché a quel punto io dico: no, grazie. Altra cosa è se il Partito democratico va alle consultazioni da Giorgio Napolitano con una rosa dei nomi. Cioè, senza dire che la richiesta è quella di Bersani secca.
Se per riuscire a superare lo stallo che si è creato e che, certamente, non fa bene al Paese, il Pd si presentasse con più nomi di possibili candidati alla presidenza del Consiglio e se fra quei nomi ci fosse anche il mio, allora io ci penserei seriamente». A fare che? Non il candidato premier di una coalizione di centrosinistra alle prossime elezioni, ma il possibile presidente del Consiglio di una grande coalizione, che comprenda Grillo e anche Berlusconi, e che riesca finalmente ad avviare «le tante riforme da fare». «In quel caso potrei accettare di prendere in mano la situazione. So bene che ci potrei rimettere le penne, che mi converrebbe lasciar perdere, ma è una sfida che mi avvince».
E Renzi non ritiene di tradire la fiducia di Bersani quando spiega queste cose ai fedelissimi: «Io sono stato leale fino all'ultimo». La correttezza non gli vieta di spiegare qual è la sua versione dei fatti, nè di illustrare la sua analisi su quello che è successo. Tradotto dal politichese all'italiano: Renzi è pronto a dire perché il centrosinistra che si riteneva vincitore abbia mancato l'occasione della vita: «Quando dicevo che avremmo dovuto dimezzare i parlamentari e azzerare il finanziamento pubblico, tutti mi trattavano come un demagogo da strapazzo, anche nel partito, senza capire che quello era il modo per sgonfiare Grillo». I vertici del Pd non hanno seguito i suggerimenti del sindaco di Firenze, sconfitto dalle primarie, e hanno preferito andare dietro al vincitore di quella tenzone: «Hanno optato per il partito identitario. E il partito identitario più di quei voti non riesce a prendere». Già, di quei voti che sono tre milioni e mezzo in meno di quelli che prese Walter Veltroni. L'ex segretario lo ricorda: «Forse ora capiranno come fosse importante quel 34 per cento».
Se Veltroni sente ancora su di sé le ferite inflittegli da un partito non esattamente solidale, Renzi, memore di quell'esperienza, si tiene alla larga dai giochi e i giochetti del Pd: «Arrivano per le riunioni del partito con le loro belle auto blu e litigano. Io preferisco rimanere a Firenze e andare in giro in bicicletta. Non voglio essere coinvolto in queste storie». Rifugge dagli alterchi e dalle polemiche, il sindaco di Firenze, ma quando parla con il suo gruppo di futuri parlamentari (una cinquantina, circa) spiega. «La verità è che noi abbiamo perso queste elezioni il giorno in cui abbiamo respinto la gente dai seggi delle primarie, quando abbiamo deciso che dovessero votare solo i militanti. Con che faccia, poi, potevamo chiedere a tutta questa gente che abbiamo cacciato di andare a votare alle politiche per noi?».
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che la tendenza suicida tipica del csx sia contagiosa?
Prima regola della politica: mai credere a quello che scriva la Meli sul PD.
Edit: CVD
"Ciò che volevo per l'Italia l'ho detto per le primarie. Ho perso. Adesso faccio il sindaco. Non ci possiamo permettere neanche i rimpianti". Così il sindaco di Firenze Matteo Renzi sul suo account di twitter.
Ma allora il virgolettato dell'articolo è una balla colossale, oppure Renzi ha una doppia personalità.
Bhe che Renzi sia il futuro è indubbio.
Se del del PD, del PD sotto altro nome o di altro partito ora non possiamo saperlo.
Ma certamente nessuno vorrà sostituirsi a Bersani in questo momento, figuriamoci Renzi che le mosse le studia benissimo...
Lo ripeto: appena se ne presenterà l'occasione, Renzi si piglia i giovani più in gamba dal PD e dal M5S (edit: ma anche del PDL) e si fonda un movimento suo.
Madonna santa il Corriere tra l'intervista a D'Alema in quanto D'Alema e sta bufala su Renzi sta facendo un disastro dietro l'altro.
Certamente tutta la parte dei sindacati la butterà nel cesso...
Che comunque questi estremi sono sempre pericolosi, ma è anche colpa dei sindacati che si sono fermati negli anni 70, tutelano solo determinate categorie di lavoratori e gli altri sguazzano nel fango e si sorbiscono gli scioperi.
Cambiando argomento...
Vendola ? Si è più sentito ?
L'altra sera al TG3 serale intevistato dalla Berlinguer...
Riassunto: noi siamo pronti per cambiare il mondo, saremo umili forti e coraggiosi, l'importante è che Grillo decida cosa fare. :facepalm:
Soliti discorsi per riempire 10 minuti di monologo senza dire 'na ceppa, dimostrando nel contempo che non sanno proprio dove attaccarsi per avere la maggioranza.
Senza contare la mimica facciale mentre parla la Berlinguer... Sembrava di vedere Checco Zalone :rotfl:
Arriva la cavalleria... e sono incazzati neri!! :mad:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013...ennaro/516626/
Citazione:
Dai servizi segreti alla Chiesa, il partito del “governissimo” vuole Amato e De Gennaro
di Marco Lillo
C’è un partito più potente dei partiti che tifa per le larghe intese tra il Pd e il Pdl . Sono i politici trasversali di lungo corso, i manager di stato e i burocrati sopravvissuti a mille ribaltoni che tremano ogni volta che sentono parlare di accordo tra Beppe Grillo e Pier Luigi Bersani.
Il partito del governissimo si muove nel silenzio, non appare in tv, ma ha le idee molto chiare sugli uomini giusti per costruire una diga morbida e assorbente all’urto della nuova politica. Istituzioni secolari come la Chiesa e la massoneria vedono come il fumo negli occhi il governo di scopo. E sperano che Bersani non riesca nella missione impossibile di strappare al Movimento 5 stelle la fiducia al senato. Un Governo Bersani appoggiato da Grillo che si impegni a realizzare pochi punti come il taglio dei costi della politica e la lotta al conflitto di interessi è uno scenario antitetico a un governo Bersani appoggiato da Berlusconi. E nei palazzi romani gode di maggior credito e popolarità la seconda ipotesi.
I grandi quotidiani dedicano paginate all’Europa in ansia e ai mercati in fibrillazione e sembrano quasi auspicare un clima da solidarietà nazionale. L’architrave di questa stagione sarà la nomina del presidente della Repubblica. In caso di larghe intese, il primo nome sul campo è quello di Giuliano Amato. L’ex consigliere di Bettino Craxi che i grillini vedono come il fumo negli occhi per la sua pensione d’oro, potrebbe essere il Capo di Stato migliore (quasi scontato) per mettere d’accordo Pd e Pdl. Il Cavaliere potrebbe sancire l’inciucio accettando la presidenza del senato e la nomina di Amato al Quirinale sarebbe la cornice per il riordino del settore della sicurezza e della difesa. Il sottosegretario con delega ai servizi segreti, Gianni De Gennaro, potrebbe essere il nuovo presidente di Finmeccanica dove verrebbe confermato nel ruolo di amministratore delegato Alessandro Pansa, un manager recentemente al centro delle cronache per i favori chiesti a Mediobanca a beneficio della ex moglie del ministro Vittorio Grilli nel 2007. Pansa rischierebbe di saltare in caso di accordo Grillo-Bersani, con grande dispiacere di Ignazio Moncada. Molti lettori non conosceranno neanche il nome di questo 64enne torinese, in ottimi rapporti con Pansa, formalmente presidente di una controllata periferica del gruppo Finmeccanica, la Fata, ma meglio noto come il “grande burattinaio”. Così lo definiva l’ex presidente della banca del Vaticano, lo Ior, Ettore Gotti Tedeschi nella conversazione con l’ex presidente di Finmeccanica Giuseppe Orsi, intercettata dai Carabinieri nel ristorante Rinaldi al Quirinale nel maggio del 2012. Moncada, oltre a essere molto amico del capo dei servizi segreti del Dis, cioé del Dipartimento Informazione e Sicurezza, Giampiero Massolo, è in buoni rapporti sia con gli ex socialisti, come Giuliano Amato e Giulio Tremonti, che con gli ex Ds, come il torinese Piero Fassino.
Quanto a De Gennaro, se anche non riuscisse a raggiungere la presidenza di Finmeccanica (anche il ministro della difesa Giampaolo Di Paola potrebbe aspirare a quella carica, nonostante il divieto di porte girevoli con la Difesa) il sottosegretario non finirebbe ai giardinetti. Per lui, in caso di larghe intese e di presidenza Amato, potrebbe liberarsi la poltrona di segretario generale del Quirinale. Proprio Amato lo promosse a capo della Polizia nel 2000 e poi lo portò con sé al ministero nel 2007 quando Antonio Manganelli divenne Capo della Polizia nel solco della continuità. Una poltrona che, sempre se prevalessero le larghe intese, potrebbe finire a un altro uomo fidato di Gianni De Gennaro: l’attuale numero due del Dis Pasquale Piscitelli, prefetto dal 2003 e poi capo della segreteria di De Gennaro al Dipartimento della Pubblica sicurezza prima di diventare suo numero due al Dis. Piscitelli sarebbe il capo della polizia ideale per un governo trasversale mentre in un Governo di sinistra appoggiato dal Movimento 5 stelle risalirebbero le quotazioni dell’attuale Capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, già capo del servizio segreto civile con il Governo Prodi.
In questo valzer, secondo gli osservatori più attenti, rientrerebbe anche il passaggio del prefetto di Perugia Vincenzo Cardellicchio alla Presidenza del Consiglio. Un passaggio decretato il 26 febbraio dal Consiglio dei ministri presieduto da Monti nonostante fosse stato nominato a Perugia solo nel maggio 2012. Anche Cardellicchio è considerato vicino a Gianni De Gennaro e potrebbe essere nominato al Dis dopo l’eventuale spostamento di Piscitelli al vertice della Polizia.
Dal Quirinale al Viminale, insomma, la filiera Amato-De Gennaro, blinderebbe gli apparati di sicurezza nel segno della continuità e della fedeltà atlantica. Sempre che prevalgano quelle larghe intese che tanto piacciono anche Oltreoceano. Un po’ come accadde nel 1996 quando Antonio Maccanico tentò di dare vita a un governo che andasse da D’Alema a Berlusconi prima delle elezioni che propiziarono la nascita del primo Governo Prodi sostenuto da Rifondazione Comunista. Allora i poteri forti, gli americani, la massoneria e il Vaticano erano favorevoli all’inciucio. La sensazione è che anche stavolta sia così.
da Il Fatto Quotidiano del 28 febbraio 2013
Per andare dove? Renzi aspetta che passi il "morto che parla" sulla sponda del fiume, se si gioca bene le sue carte sarà accolto come il salvatore del PD e metterà (almeno inizialmente) a tacere l'ala tradizionalista del partito che poteva minacciare una scissione.
Intanto la strappona del PD, quella che è più a Ballarò che a casa sua, ha detto che Bersani è pronto a fare un passo indietro. Il bello è che dovrebbe fare spazio a gente come... lei stessa, perché è ggiovane. Un po' come se Berlusconi si ritirasse per fare spazio a Capezzone.