9/11/2010 (7:3) - DOMANI TORNA LA SERIE A: MAI COME QUEST'ANNO SQUADRE DECIMATE DEI GUAI FISICI Il calcio italiano si è ammalato
http://www.lastampa.it/sport/cmssezi...fortuni01g.jpgQuello dell'interista Samuel e l'ultimo di una serie di koFOCUS
Serie A 2010/2011: calendario, risultati e classifica
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Infortuni, si alza la media rispetto
all'Europa: terreni, preparazione
e gare ravvicinate tra le cause.
L'accusa dei medici sportivi:
«Contano di più i preparatori»
GUGLIELMO BUCCHERI
ROMA
Uscire dal campo con i cerotti è diventato un calvario che, mai come in questi primi tre mesi di stagione, sta prendendo in ostaggio il campionato italiano. I tecnici urlano contro la malasorte, le squadre cambiano volto e i tifosi si interrogano: l’Italia del pallone in un anno è riuscita a capovolgere anche le statistiche che solo dodici mesi fa ci vedevano sotto la media di 3 calciatori infortunati per club su ogni mille ore giocate (il nostro indice nel 2009 segnava un tasso di 2,3 giocatori ko per ogni 1000 ore, quasi un punto in meno rispetto a ciò che accadeva in giro per l’Europa).
Il calcio «malato» entra, così, in tackle sui piani di volo di squadre come Inter («Non possiamo essere quelli dell’anno scorso per colpa dei troppi contrattempi fisici. L’infortunio di Samuel ci ha buttati giù di morale», raccontava ieri Moratti), Juve e Fiorentina, ma anche Roma e Milan perdono il buonumore quando si parla di infermeria. Un tackle che se analizzato «scientificamente» trova le sue spiegazioni. Campi ricoperti di sabbia o zolle, intensità del gioco e l’alta frequenza delle partite, gare notturne e preparazione non adeguata, ma per gli esperti c’è di più. «Oggi - spiega Maurizio Casasco, presidente della federazione Medico Sportiva - la figura del responsabile medico di una società non è quella che dovrebbe essere. C’è l’allenatore, poi il preparatore atletico e basta: al dottore spetta intervenire solo quando si manifesta l’infortunio. I presidenti scelgono i medici sociali più con la logica del legame di amicizia che con quella della conoscenza professionale e, in alcuni casi, è l’aspetto economico a decidere. Se chiedi di meno - continua Casasco - il posto è tuo...».
La casualità, per il numero uno dei medici sportivi, incide «ma solo in percentuale». L’ingresso in infermeria ha altre spiegazioni. «All’estero, penso all’Inghilterra o agli sport americani, il medico è parte integrante del club. Da noi, questo accade nelle nazionali dove, in effetti, si verificano meno incidenti. Il ruolo dei preparatori atletici - precisa Casasco - è importante, ma solo il medico può avere quelle conoscenze specifiche che possono preservare il giocatore». Il calcio italiano guadagna posizioni nella classifica dei campionati con i cerotti, una corsa al vertice che nasce dal gioco. Perché in Spagna minore è l’incidenza degli infortuni? «Perché - spiega Walter Di Salvo, oggi direttore della performance di tutto il Qatar, ieri preparatore atletico della Lazio di Eriksson, del Manchester United e del Real Madrid - in tema di lesioni, lo stile di gioco di una nazione o di un club ha la sua incidenza.
Prendiamo il Barcellona. Là la palla corre veloce, uno, due tocchi e via al compagno: così il rischio di un contatto è limitato e quando un giocatore come Iniesta o Xavi apre il gioco, chi riceve il pallone lo fa in maniera “pulita”, ovvero va incontro alla palla senza dover fare movimenti scomposti...». Di Salvo, in Spagna, è diventato anche il direttore scientifico della preparazione del Real Madrid e assicura come «la cultura di imparare a giocare palla a terra sia, da loro, un imperativo fin dalle selezioni giovanili».
Inter, Juve, Fiorentina, ma non solo. Interminabile è la fila di chi entra ed esce dall’infermeria. «Non c’è più tempo per fare un’adeguata preparazione estiva, colpa - così Casasco - delle televisioni e dell’aspetto commerciale del calcio. E, poi, spesso accade che ci affidiamo ad allenatori stranieri o anche italiani che arrivano ad allenare giocatori abituati da tre o quattro anni a certi tipi di lavori fisici. Il risultato è quello di alterarne la metodologia». L’inversione di tendenza del nostro pallone sembra destinata a durare. «Molti colleghi - dice il presidente della federazione medici sportivi - mi avevano anticipato che questo sarebbe stato un anno peggiore del precedente».