LE STRANEZZE DEL CASO CASSANO
L’
affaire Cassano si è concluso senza la risoluzione del contratto: ed infatti, il C.A., come si leggeva sul sito ufficiale della Sampdoria, ha in data 16/12/2010 disposto la sospensione del calciatore dagli allenamenti e dalla retribuzione (che pertanto non è dovuta) dal 29/10/2010 (data dell’inoltro della richiesta della sanzione) al 31/01/2011, nonché la riduzione della retribuzione annua nella misura del 50% dal 01/02/2011 al 30/06/2013, data di scadenza del contratto di lavoro sportivo.
Sicché, in disparte le suddette sanzioni disciplinari, il contratto di Cassano era rimasto pienamente valido fino al 2013.
Di conseguenza, la Sampdoria sembrava (in apparenza) non aver ottenuto quanto richiesto.
E’ opinione dello scrivente come in realtà alla Società doriana “
fosse andata più che bene” in quanto la decisione del Collegio consentiva alla società genovese:
- di ridurre le spese di stipendio in favore del calciatore;
- e di conservare integre le possibilità di sfruttare il valore del calciatore.
Ed infatti, la Sampdoria, rimanendo titolare del cartellino del giocatore avrebbe potuto sfruttarne il valore tanto sportivo – in quanto sarebbe stato (all’epoca) possibile un effettivo reintegro tale da consentire lo sfruttamento delle prestazioni sportive – quanto economico, posto che non essendo stato risolto il contratto nulla avrebbe vietato alla società genovese la vendita al miglior offerente.
In ragione di ciò, mi sembra davvero paradossale ed assurdo che la società genovese, tanto attenta ai bilanci, abbia di fatto liberato il calciatore, decidendo peraltro di concedergli una deroga, facendolo allenare con il Milan, prima dell’apertura ufficiale del calciomercato, nonché di pagare un terzo dei 5 mln di euro dovuto al Real Madrid in caso di cessione del calciatore.
Invero, come riportato
da corrieredellosport.it, Garrone avrebbe asserito a tal proposito che «la dignità non ha prezzo. Per questo ho deciso di contribuire a quei 5 milioni da versare al Real Madrid».
È però mia opinione che la Sampdoria, così facendo, invece di punire il calciatore e di dargli una lezione esemplare, lo ha invece favorito, consentendogli di andare in un club più blasonato a guadagnare molto di più.
In tal modo, la Sampdoria ha di fatto annullato gli effetti e i benefici della pronuncia del Collegio Arbitrale: un suicidio economico/sportivo.