24/03/2011 - PERSONAGGIO
Lippi lancia un messaggio alla Juve:
"Tornerò ad allenare, ma all'estero"
http://www3.lastampa.it/fileadmin/me...e/lippi01g.jpgMarcello Lippi, 63 anni ad aprile, ieri ha guidato la Juve degli ex
in occasione del derby contro la Sla all'Olimpico di Torino
L'ex ct rompe il silenzio che durava dal ko nel Mondiale sudafricano: «In Italia lo farei solo per questioni di cuore»
MASSIMILIANO NEROZZI
TORINO
Alla Juve non si comanda. Di più, quando per otto stagioni è stata la tua casa e l'hai arredata con tredici trofei, razziati ovunque, da Roma a Tokyo. Se sei Marcello Lippi, insomma: «Non voglio più allenare in Italia - confessa nel pomeriggio dentro la hall dell'hotel, che fa un po' ritiro -, lo farei solo per una questione di cuore». E il suo, lo porta sempre su quella panca, come ieri sera, ad allenare lo squadrone che fu: «È dai Mondiali che non parlo - racconta poi nel tunnel dell'Olimpico -, lo faccio stasera perché torno in panchina, come avevo detto, questo è il motivo. Perché torno a lavorare, e lo faccio molto volentieri, per la lotta contro la Sla. È bellissimo vedere tanti giocatori con cui ci siamo abbracciati tante volte, con le lacrime agli occhi: è stato bello rivederli. E anche quelli del Torino, tanti campioni, tanti non li vedevo da tempo». Detto tutto d'un fiato, felice, finalmente sereno, mica come la cupa sera di Ellis Park, dove la sua Italia fu distrutta dalla Slovacchia e lui peggio, costretto alla resa incondizionata: «Tutta colpa mia».
Ha ancora voglia invece, Lippi, «di allenare, di far tutto». Di Juve, anche se poi sulla soglia del prato, si fa più diplomatico: «Tornerò ad allenare - spiega - se capiterà una situazione che mi piace, che mi darà uno stimolo importante, lo farò ancora. La voglia di fare ancora due-tre anni c'è. In Italia no, all'estero». Ma il messaggio ormai è lanciato, «lo farei solo per una questione di cuore», e se la Juve vorrà, e non è affatto detto, basterà alzare il telefono. «Con Agnelli ci siamo fatti un saluto». Meglio essere cauti, urbi et orbi, perché tra lui e la Juve l'attrazione fatale è sempre continuata. Del resto, l'arena l'ha sempre invocato, l'ultima volta domenica scorsa, in mezzo alla burrasca: «Sono andato via dalla Juve sette anni fa - dice - e ogni volta che la Juventus in questi anni ha avuto delle difficoltà, regolarmente è stato fatto il mio nome. Questo significano gli otto anni passati insieme, e il rapporto che c'è con la tifoseria. È una forma di affetto che c'è».
Mica tutte chiacchiere però, o gossip, o striscioni appesi in curva: «Contatti con la Juve? In passato - sorride, con gli occhi furbetti che brillano -, qualche anno fa ci sono stati dei contatti, qualche tempo fa, qualche anno fa». Galeotta fu la focaccia in riva al Mar Ligure, durante il regno, prossimo alla caduta, di Ranieri. Si vede da qui che Lippi ha digerito la tensione e si ritrova tranquillo: fino a qualche tempo fa, alla stessa domanda, azzannava chiunque. Non gufa o trama, però: «Sono due anni che alla Juve stanno lavorando persone molto serie, che stanno mettendo tutto il loro entusiasmo e la loro voglia. Per adesso le cose non stanno andando come sperano tutti gli juventini, magari ci vorrà un po' più di tempo, ma continuando a lavorare con questa serietà e con questo entusiasmo le cose non potranno che migliorare». Come fa Alex Del Piero, uno dei suoi ragazzi: «Da lui non sono sorpreso, perché campioni di questo livello oggi con la professionalità e l'amore che hanno per il proprio lavoro, e con la cura nella preparazione, possono durare fino a 40 anni». Figurarsi se fai l'allenatore: magari ti capita di vincere un Mondiale, di sfasciarne un altro e di tornare a casa. Dove ti porta il cuore.