La dice lunga sul tuo modo di informarti.
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L'articolo è ironico, ma anche in maniera palese.
Bastava usare un po' di buon senso per realizzare che evidentemente il consumatore medio americano tutto fa meno che leggere il WSJ.
Tutto la questione ruota attorno al fatto che quello che si sapeva di politica monetaria pre 2008 non funziona più come dovrebbe.
Vedi il moltiplicatore monetario ancora azzoppato, trappola della liquidità e quant'altro.
In realtà il portafoglio di risparmio è cambiato, cambiare i ripiani della cucina un tempo era percepito come risparmio, i guadagni inconto capitale degli immobili erano tali che la gente per risparmiare poteva comprare la casa più grande.
Con tutte le conseguenze che ne derivano.
https://www.elliottwave.com/images/f...dandsaving.jpg
Questo è il "conundrum" nonstante si abbassa il prezzo del consumo, la gente consuma meno.
Il problema a mio aprere risiede in diversi fattori ma principalemnte in un errore contabile, il confine tra consumo e risparmio è convenzionale e non così netto.
ANche comprare una bugatti veyron e rivenderla fra 10 anni al doppio del prezzo potrebbe considerarsi risparmio, ma non dal punto di vista della contabilità FED.
a qualcuno non è piaciuto il voto dei turchi... :snob:
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8 giugno 2015
Turchia: dopo il voto crollano Borsa e lira, interviene la Banca centrale
di Alberto Negri
Finisce un’era: dopo 13 anni di potere ininterrotto dell’Akp e di Tayyip Erdogan, la Turchia è una svolta storica. Il partito religioso conservatore del primo ministro Ahmet Davutoglu resta il primo partito ma sotto il 41% non ha più i numeri in Parlamento per governare con un monocolore: all’orizzonte, nel medio periodo, si profilano elezioni anticipate o un governo di coalizione che per il momento ha contorni assai improbabili e anche un governo di minoranza dell'Akp - la soluzione per il momento più percorribile - rimanda comunque a scenari da anni 90, quando il Paese non riusciva a darsi un esecutivo stabile.
Gli investitori hanno subito misurato il peso dell'inedito panorama turco: la Borsa di Istanbul in apertura ha segnato un -8,2%, poi è risalita fino a -6%, e la lira turca ha perso quasi il 5 per cento a quota 2,8 sul dollaro e 3,08 sull’euro. Male anche il rendimento del bond decennale, che sale al 9,64% dal 9,32% di venerdì scorso. La Banca centrale di Istanbul è intervenuta a difesa della valuta annunciando un taglio dal 4% al 3,5% dei tassi applicati sui depositi in dollari e dal 2% all'1,5% su quelli in euro. I mercati, come è noto, non amano l’instabilità e la Turchia da qualche tempo segna il passo dopo un decennio di boom economico che l’ha trascinata di slancio tra le prime 16 economie mondiali.
Erdogan vede fortemente ridimensionato il suo potere e intaccato il carisma di un leader che voleva confrontarsi con l’eredita di Kemal Ataturk, il padre della patria. In un certo senso è l'ultima vittima di quelle primavere mediorientali di cui pensava di diventare il punto di riferimento: il modello turco non ha sfondato e Ankara, che nel 2011 sperava in una rapida caduta di Bashar Assad in Siria, confina adesso per oltre 400 chilometri con il Califfato che ha alimentato appoggiando il passaggio dei combattenti islamici e fornendo armi ai jihadisti. Non ha più ambasciatori in Egitto, in Israele, a Damasco, in Libia e diversi altri ne ha ritirati in giro per l’Europa dopo che il Vaticano ha parlato del genocidio degli armeni di un secolo fa.
Eppure questo baluardo della Nato rimane un Paese strategico per tentare di frenare la disgregazione dilagante degli stati del Medio Oriente, ospita 1,6 milioni di profughi siriani e qui si concentrano con il passaggio di pipeline e gasdotti gli interessi energetici della Russia, del Caucaso, dei vicini iraniani e arabi.
Queste elezioni erano un referendum sul suo progetto di continuare a dominare la scena con una repubblica presidenziale: Erdogan, che soltanto l’anno scorso era stato eletto dal popolo con il 52% dei voti, ha pagato alle urne i suoi inauditi atteggiamenti autoritari mentre ha vinto Salahettin Demirtas, il leader curdo che, allargando la sua base elettorale e distaccandosi dalla retorica della guerriglia del Pkk, è riuscito a far votare il suo partito Hdp anche dai turchi.
È la prima volta che i curdi, con il 13%, ottengono un risultato così clamoroso: un’affermazione che come ha ammesso subito lo stesso Demirtas è stata ottenuta con i voti presi in prestito dal Chp, il partito repubblicano che ha ottenuto il 25% mentre i nazionalisti dell'Mhp si sono aggiudicati il 16,5%.
Questo successo potrebbe avere riflessi importanti nel processo di pace con la guerriglia del Pkk ma anche sul piano regionale, oltre i confini della stessa Turchia, perché i curdi sono stati i primi, insieme agli sciiti, a opporsi all’avanzata dell’Isis combattendo strenuamente nell’assedio di Kobane. I curdi hanno avuto un’apertura di credito senza precedenti da parte degli elettori e il loro leader Demirtas ora deve capitalizzare questa fiducia. Non potrà certamente fare una coalizione con l’Akp: “sarebbe un tradimento”, ha dichiarato.
È anche la rivincita delle minoranze, con un tocco multi-etnico e di pluralismo religioso, c'è anche questo oggi nel nuovo Parlamento turco dove entrano per la prima volta anche quattro cristiani e due yezidi. Uno eletto nelle file dell’Akp, Markar Yasan, giornalista armeno di Yeni Safik, Selina Dogan per il Chp, il partito repubblicano, due nelle liste del partito filo curdo Hdp, Garo Paylan, di origini armene, ed Erol Dora, avvocato della comunità siriaca di Mardin. Due sono i rappresentanti eletti della piccola comunità degli yezidi, salita alla ribalta dopo le persecuzioni del Califfato in Iraq, Feleknas Uca di Diyarbakir e Ali Atalan di Batman.
Una cosa è certa: la Turchia affronta un orizzonte nuovo, cambieranno i dati economici, sociali e forse anche la politica estera improntata ai sogni neo-ottomani e alle spericolate avventure mediorientali di Erdogan con Fratelli Musulmani e jihadisti. Il Sultano ha perso lo scettro del comando assoluto: come reagirà? Forse sta già misurando in solitudine con i suoi passi le mille stanze del faraonico palazzo di Ankara che doveva essere il simbolo delle sue ambizioni.
8 giugno 2015
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cosa che la dice lunga su quelli che sono i valori della finanza e dei mercati. :tsk:
meglio il rischio di una dittatura rispetto all'instabilità di un voto rappresentativo della frammentazione de corpo elettorale e quindi della democrazia... e meglio certe dittature/pseudodittature di altre, possibilmente da destabilizzare finanziando le avanguardie dei promotori dell'esportazione della democrazia.
la schizofrenia regna sovrana. :bua:
be', ai mercati interessa solo fare soldi (del resto è il loro scopo). poi se li fanno pure con hitler va bene uguale :sisi:
l'importante è che il PIL globale cresca, se poi incidentalmente questo porta un aumento di ricchezza esclusivamente al solito 5% a discapito del restante 95%...beh sticazzi, è il libero mercato. Evidentemente quel 95% si merita di essere ridotto alla fame in quanto non abbastanza dinamico :smug: :dinoflyeconomy:
http://www.corriere.it/economia/fina...incipale.shtml
Wall Street, chi si rivede: 8 reduci del 2008
Anche negli Stati Uniti a certi livelli non paghi. A meno che non sei sfigato come Madoff...
Non c'è stata alcuna azione di responsabilità, cosa dovrebbe pagare?
Fallire è uno degli outcome possibili dell'attività di impresa, a meno di avere colpe (o condotte dolose) specifiche non dipende poi neanche esclusivamente dagli amministratori, ci sono almeno 3 organi sociali che concorrono al controllo dell'attività degli amministratori che sono più che altro esecutori.
Agli azionisti faceva piacere prendere certi rischi fintanto che pagano un dividendo, a rimetterci sono stati loro, giustamente come dovrebbe essere.
Solo da noi il fallimento è un onta che ti rende disonorevole.
Dare la colpa a lehmann brothers della crisi significa non aver capito nulla. Il suo fallimento è una conseguenza della stessa.
Poi è vero che il fallimento ha acuito la crisi, ma non per responsabilità loro, quanto per alcuni problemi di cui si è parlato anni intrisechi nel sistema finanziario.
SE vogliamo ben vedere allora dovremmo dire che il problema è stata la FED che ha detto "gli do' una bella lezione a wall street e li lascio fallire" poi però con bear stearns hanno dovuto agito diversamente se non volevano il collasso finanziario.
CHe poi non ci abbia rimesso più di tanto è abbastanza normale, se fallisce l'azienda in cui lavorate dovreste perdere casa? Sicuramente ci avràperso in quanto il suoi piano di retribuzione era in parte azioni, immagino che almeno metà del suo patrimonio se lo sarà giocato. Poi se vogliamo parlare della sproporzione di alcuni salari ci può anche stare.
Manco sai usare i link e vedere che ci sono otto slide. :asd:
E anche in Storia non ci siamo. Visto che è stata l'AIG ad essere salvata dopo il collasso Lehman.Citazione:
SE vogliamo ben vedere allora dovremmo dire che il problema è stata la FED che ha detto "gli do' una bella lezione a wall street e li lascio fallire" poi però con bear stearns hanno dovuto agito diversamente se non volevano il collasso finanziario.
Bear Stearns è stata salvata prima.
No. Le nostre finanze pubbliche non hanno e non avevano problemi di sostenibilita' (come ha certificato la Commissione Europea).
Nel 2011 avevamo problemi di liquidita' a breve (spread) che la BCE non ha voluto risolvere per motivi politici (come dimostra il fatto che alla fine della fiera quando e' servito agli altri i titoli di Stato li hanno iniziati a comprare eccome).
Ma per favore.
Talmente sostenibile che nella frase dopo invochi l'intervento della banca centrale.
Se deve intervenire la banca centrale ad alterare gli equilibri di mercato non mi pare sia "perfettamente sostenibile".
http://www.huffingtonpost.it/2015/06...m_hp_ref=italy
:asd:Citazione:
E anche la cancelliera tedesca, riporta Bild, si starebbe preparando all'uscita della Grecia dall'euro: dopo "due ore di negoziato a Bruxelles con Alexis Tsipras e Francois Mitterand"
http://www.huffingtonpost.it/2015/06...m_hp_ref=italy
Cartier, il proprietario svela la sua più grande paura: "Che i poveri insorgano e facciano cadere i ricchi"
Qualcuno di loro incomincia a realizzare... Ma ormai è tardi. Non puoi fermare di colpo una macchina lanciata a 300km/h.
nah, puo' dormire sonni tranquilli. ci saranno sempre piu' bambini poVri, ma nessuna rivoluzione. la societa', semplicemente, si adattera' un po' alla volta alle nuove condizioni sociali e i ricchi staranno sempre bene.
basta fare un bel decretone rolex, regalandone uno a tutti i cittadini italiani, e vedi che non insorge nessuno :asd:
Ha paura perché la gente nonostante la crisi, compra gli iPhone e gli Apple watch. :snob:
ah e comunque mio zio, che lavora in gioielleria, dice che Cartier non se lo caga nessuno :asd:
AH al moda, l'industria di cui dovevamo essere orgogliosi.
Un cumulo di teste di cazzo che la metà basta.
Si lo so che Cartier non è italiana, ma pensati che Armani sia più intelligente?
Ha studiato troppa economia, il risultato è che non capisce un cazzo della vita vera :asd: