Hai mai provato ad accendere la tv a qualsiasi orario ? Oramai i ragazzi ne sanno più di noi :asd:
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Giusto per non andere ulteriormente off topic, ho visto L'ordine naturale dei sogni di Gervais. Banale, qualche battuta gustosa e la conferma che la working class degli anni settanta era una vita davvero dura. Ah, l'ho visto solo perchè sto recuperando (con il mio solito ed immancabile colossale ritardo) un pò di materiale del geniale britannico.
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visti ieri e oggi.
Belli, senza "difetti" precisi, però boh, non m'hanno lasciato molto.
Un po' scontati nella trama e, per la promessa dell'assassino, forse troppo stereotipato..
Cronenberg e Mortensen sono una bellissima accoppiata, non vedo l'ora di vedere l'ultimo "A Dangerous Method"
il primo è una margherita da 30 & Lode-
Spoiler:
ma lo fate apposta a postare ste copertine blu rei? :asd:
nella promessa dell'assassino Cassel somiglia in modo inquietante a Ceccherini...:pippotto:
Eddie, ma va a cagher. Te e i BluREI. :asd:
Di "A History Of Violence" ricordo solo la scena di sesso con la Bello. Non so se è un bene o un male.
ovviamente quella col vestitino da cheerleader 8)
Sì anche io me la ricordo quella della cheerleader in quella specie di capanno.
Cronenberg coi corpi ci sa fare, in tutti i frangenti :asd:
Non erano andati tipo al lago o qualcosa? :uhm:
Whatever, io la Bello ancora me la ricordo.
Il film un po' meno :bua:
non era su una scala :uhm: ?
Tano, lei è miope, che ne sa :tsk:
oltre la sezione blueray ci vorrebbe pure quella pr0n
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Visto "Un giorno di ordinaria follia", anche se sarebbe bastato chiamarlo ( consentitemi la battuta ) semplicemente "Un giorno di merda" :asd:
Tornando seri il film mi è piaciuto molto e mi ha dato uno strano ed indescrivibile senso di "claustofobia" dal primo minuto di film sino alla "tragica" fine, ci si sente quasi mancare aria nell'immedesimarsi nel glaciale protagonista che ritenendosi "vittima del sistema" si sente oppresso da esso ma non riesce ad uscirne, praticamente un esplosione di sentimenti da cui noi stessi spesso ci sentiamo schiavi, ed un Douglas che riesce ad essere credibile e convincente nel ruolo di un semplice uomo che non si sente compreso e cerca di difendere i propri ideali, anche se nella maniera sbagliata :sisi:
In fin dei conti non abbiamo subito situazioni simili ( ma naturalmente in misura molto minore ) anche noi nella nostra vita ?
L'unico difetto di questo film (che poi è il difetto principale e più difficile da evitare di tutti i film del genere) è che inizia in 4^ ma non riesce a mantenere la tensione alta fino alla fine, e il finale è abbastanza noiosetto. Cmq gran films enza dubbio :sisi:
Si, su questo posso darti ragione, si perde un pò nella parte centrale dove ( complice un ottimo inziio ) ci si aspettava qualcosa di più :sisi:
Il finale è un pò scontato ma in fin dei conti mi è piaciuto
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The Invention Of Lying
Da vedere perchè c'è (e fatto da) Gervais, c'è pure Louie C.K. e qualche altro cameo interessante. La Garner non è topa come ai tempi di Alias ma fa sempre la sua bella figura. Parte molto bene (in un mondo in cui tutti dicono la verità cosa succede appena uno riesce a mentire?), alcune scene sono davvero mitiche ma poi si perde un pò tra la storia d'amore e il resto ma vabbè.
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Dubito che in molti abbiano visto il debutto horror di Stevan Mena, quel Malevolence targato 2004 che, dopo una gustosa premessa, crollava miseramente su se stesso soffocato da un budget ridicolo e da quella bruttisima sensazione di squallore generale data da tanti film di serie B, girati magari con passione ma con scarsa esperienza e nessuna abilità specifica (tralascio la colonna sonora a base di synth che neanche nei peggiori camp-horror anni 80 avevo dovuto sopportare...).
Fatto sta che dopo la parentesi di Brutal Massacre, una commedia in salsa horror riuscita a metà ma comunque onesta e guardabile, Mena è riuscito ad ottenere un budget decente per creare il prequel di Malevolence, affidandosi stavolta ad un cast solido (c'è persino Michael Biehn, anche se in un ruolo che non gli rende affatto giustizia) e, con l'aiuto dell'italiano Marco Cappetta alla fotografia, ad uno stile sporco e polveroso, perfetto per un torture-porn fatto come si deve o, se preferite, per uno slasher a la Texas Chainsaw Massacre.
Ed alla fine Bereavement è proprio un ibrido tra questi due sottogeneri, mescolato ad una vena visionaria/esistenziale che scimmiotta in qualche modo Martyrs senza mai raggiungerne la stessa efficacia visiva e narrativa.
Raramente ho cambiato così tante volte idea sul giudizio da attribuire ad un film come durante la visione di questa pellicola: Martin, il bambino rapito dal serial killer e testimone delle sue peggiori nefandezze ed atrocità, è affetto da una rara sindrome che non gli consente di provare dolore, nè fisico nè, così sembra, psichico.
Martin è prigioniero silente di un folle a sua volta intrappolato in un labirinto mentale, che uccide per adempiere ad una presunta missione salvifica: lo schema sembra funzionare a dovere, ma Mena nell'alternare scene di ordinaria vita quotidiana a macellazioni di donne inermi rende il ritmo farraginoso da subito, impedendo a Bereavement di creare quella tensione palpabile che, con un climax del genere (il finale è effettivamente riuscito, spiazzante e devastante anche dal punto di vista grafico), avrebbe soltanto giovato all'intera economia della pellicola.
Non aiutano neanche le azioni demenziali della Daddario, che mette la spunta alla lista completa delle "cose da NON fare in un film dell'orrore" (ma ha delle tette memorabili che scavalcano quelle di Jessica Biel nella chart personale delle migliori pere viste in un horror nell'ultimo decennio), e neanche i momenti di involontaria comicità dati da una recitazione che, nel caso di Brett Ryckaby, rende efficace il personaggio di Graham (il sadico killer completamente alienato da qualsiasi parvenza umana), ma giunge ad un parossismo che fagocita il ruolo stesso, distruggendolo.
Un film mediocre salvato da una conclusione potentissima, all'insegna della violenza con la V maiuscola, reso comunque meno amaro dalla sensazione di malato emanata da una fotografia azzeccata e da una regia accorta e puntuale. Mena ha curato anche il montaggio e le musiche, ottenendo un risultato più che accettabile: è indubbio che il ragazzo abbia talento e passione da vendere, mi auguro riesca ad ottenere qualcosa di più concreto, scevro da banali errori di logica e imperdonabili cali di tensione.