La Repubblica - Delneri "bruciato" in un minuto
10.05.2011 16.15 di
Davide Terruzzi per
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Fonte: di Emanuele Gamba per "La Repubblica"
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport
Un minuto di follia ha incenerito il futuro di Gigi Delneri, che nella prossima stagione non sarà più l'allenatore della Juventus malgrado un contratto valido ancora per tredici mesi e nonostante la protezione che i dirigenti gli hanno garantito fino a lunedì sera. Ma dopo l'assurdo pareggio con il Chievo, che equivale al ritiro del passaporto e al divieto di espatrio verso qualunque tipo di Europa, Agnelli e Marotta hanno scelto di sacrificare il primo capro espiatorio a portata di mano, attribuendo al tecnico responsabilità invece molto diffuse.
Un anno fa, fu direttamente Agnelli ad assumere Delneri, stracciando il contratto che Blanc aveva quasi perfezionato con Benitez. Marotta avrebbe preferito altre soluzioni (Prandelli, Spalletti), ma poi accettò di sostenere l'uomo insieme al quale aveva costruito il miracolo Sampdoria. Alla fine, è stato proprio il diggì l'ultimo a difendere Delneri. Ma invano. Le parole pronunciate dopo l'assurdo pareggio contro il Chievo hanno il peso di una sentenza: "Stiamo lavorando per migliorare il settore tecnico in vista del prossimo campionato. La settimana prossima prenderemo una decisione". La nuova Juve si è sempre presa come alibi (ed è un alibi solido, concreto) le difficoltà della rifondazione: Agnelli e Marotta si sono mossi tra la macerie di una squadra disastrata ed enormemente sopravvalutata, debole e costosissima. Hanno chiesto tempo, spiegando che la ricostruzione sarebbe stata lunga e faticosa. Ma non hanno concesso a Delneri lo stesso alibi, né il medesimo tempo che hanno preteso per loro stessi. Delneri, dunque, finirà per pagare i difetti di una squadra largamente imperfetta e soprattutto i vizi di giocatori psicologicamente instabili e tecnicamente discutibili e in buona misura anche presuntuosi, visto che negli ultimi due mesi sono riusciti a farsi rimontare per tre volte due gol da formazioni modeste (Cesena, Catania, Chievo), meritandosi l'estromissione dalla Champions e, forse, anche dall'Europa League. "Ci manca l'esperienza, l'equilibrio. Falliamo gli appuntamenti emotivi e finiamo vittima di situazioni paradossali" ha spiegato l'allenatore, il cui ottimo lavoro tecnico è stato limitato dall'impossibilità di completare anche un buon lavoro psicologico. Ma anche lui ha dimostrato dei limiti, soprattutto a livello di mentalità: troppe volte si è accontentato di pareggi, ignorando che alla Juve pareggiare equivale a perdere. Ma è Juve questa squadra che non sa schiodarsi dal settimo posto in classifica?
Marotta ha promesso una soluzione in tempi brevi: significa che ha già in mano la carta buona. Tutti gli indizi portano a Mazzarri, che il Napoli ha virtualmente esonerato, ma il cui arrivo comporterebbe tre problemi: 1) i suoi rapporti con Marotta sono freddini, ma è anche vero che la posizione del diggì ultimamente appare indebolita; 2) il mercato richiederebbe interventi massicci, per reclutare giocatori adatti al 3-4-3 (nella rosa attuale non ce ne sono molti; 3) Quagliarella e Mazzarri non possono convivere. Negli ultimi giorni sono tornate ad affiorare voci su Van Gaal (uno che, in passato, ha spesso dimostrato di disprezzare il calcio italiano), mentre i tifosi si sono apertamente schierati dalla parte di Conte e qualcuno ha sussurrato il nome di Deschamps, che a Torino tornerebbe molto volentieri. Molti sono convinti che alla fine spunterà una sorpresona, come quando venne ingaggiato Capello, nel 2004. E allora si riparla dello stesso Capello, persino di Mourinho (lo ha scritto un sito tedesco), ancora di Spalletti (la primissima scelta di Marotta) e infine di Villas Boas che la Juve, attraverso Fabio Paratici, segue da diversi mesi e che non ha mai disperato di poter strappare al Porto. Nei prossimi giorni il quadro si farà più nitido. Nel frattempo, sarà Delneri a pagare per tutti.