Re: Decreto sulle università
perchè gli atenei del nord formano MEGLIO (=con titoli più spendibili sul mercato del lavoro), e dunque GIUSTAMENTE possono chiedere più soldi di retta.
che è poi appunto l'essenza stessa della riforma.
oggi questo "di più" che gli atenei possono chiedere è cmq relativamente basso (rispetto ad esempio alla spesa per mantenere uno studente fuori sede), domani potrebbe crescere: se crescesse, le università sarebbero obbligate a garantire una qualità conseguente, salvo venir penalizzate.
poi, scusami, oramai siamo arrivati all'assurdo che stai sostenendo che gli studenti sono disposti a pagar più soldi per avere un servizio più scadente: se è così, non c'è riforma che possa salvarli, a quel punto problemi loro.
Re: Decreto sulle università
No, sostengo semplicemente che, come del resto hai affermato anche tu, la retta da pagare non sia l'unico elemento preso in considerazione quando ci si iscrive ad una università, col risultato che un aumento delle rette in un luogo non è detto che provochi una grande variazione nel numero di iscritti.
Re: Decreto sulle università
da dati falsi si possono trarre ogni genere di conclusioni
ronin almeno serve a qualcosa.
Re: Decreto sulle università
Non ho letto le ultime pagine e perciò non so a che punto del dibattito siate arrivati, comunque vi posto la lettera della gelmini al politecnico di milano (per chi non lo sapesse, doveva essere presente alla cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico, ma alla fine non è venuta):
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Magnifico Rettore,
Illustri Docenti, Cari Studenti,
impegni contingenti mi impediscono di essere con voi per celebrare insieme l'inaugurazione dell'anno accademico del Politecnico.
Il Politecnico di Milano è un'ottima università che compete ai massimi livelli. Gli straordinari risultati raggiunti nella ricerca, l'eccellenza dei percorsi formativi, la grande capacità di interagire con il tessuto produttivo arricchendolo con intelligenza e creatività ne fanno ai miei occhi un punto di riferimento e un modello per tutto il nostro sistema universitario.
Viviamo un momento difficile, in cui alle preoccupazioni per un quadro economico pieno di incertezze si assommano, per chi lavora nel mondo universitario, preoccupazioni specifiche sul futuro a medio termine. Anche in questo contesto il Politecnico ha saputo dar prova di saggezza e prudenza, impegnandosi in un dibattito serrato ma costruttivo. Ne prendo atto con ammirazione a tutta la comunità del Politecnico, a partire da lei, caro Rettore, e dai suoi Colleghi e Studenti. E' in questo modo, sforzandosi di comprendere e dialogare, che riusciremo insieme a impostare le soluzioni migliori per rafforzare le nostre università. Credo che sia ormai chiaro a tutti che per ottenere risorse dobbiamo metter mano a riforme non di facciata, offrire segnali chiari di una volontà di rinnovamento che, siamo onesti, troppe volte in passato è venuta a mancare.
Sarà prezioso, appunto, il "modello Politecnico", cioè quello di un ateneo che da tempo ha scelto di puntare senza esitazioni sul merito e sulla valutazione. Proprio su merito e valutazione si deve insistere, tutti dobbiamo insistere, per far crescere la stima e il rispetto di cui le università devono godere nel Paese. Non condivido i giudizi sommari e le critiche generiche. Nel nostro sistema universitario si registrano certamente problemi anche seri e storture da radrizzare, ma ci sono migliaia e migliaia di docenti che giorno dopo giorno svolgono con impegno e dedizione i loro compiti e che illustrano l'Italia nel mondo. E' per loro e per il futuro delle giovani generazioni, le quali si aspettano dall'università un'occasione irripetibile di crescita umana e professionale che dobbiamo sforzarci di lavorare in un clima di dialogo e rispetto.
Vorrei concludere questo saluto con la promessa di una visita a tempi brevi. Sarà per me un piacere ritrovare la comunità accademica del Politecnico e testimoniare ancora una volta, di persona, la mia profonda stima per questa gloriosa università che oggi si accinge a dare avvio al 146mo anno della sua storia illustre.
Mariastella Gelmini
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Che dire, mi sembrano un mucchio di banalità messe una dopo l'altra, ma una cosa sensata l'ha detta: "Credo che sia ormai chiaro a tutti che per ottenere risorse dobbiamo metter mano a riforme non di facciata, offrire segnali chiari di una volontà di rinnovamento"
Ora, io non so che cosa lei abbia in mente per riforme non di facciata. Se per riforma non di facciata ha in mente analizzare caso per caso gli atenei e verificare efficienze ed inefficienze, tagliare cosa è da tagliare e finanziare ed incentivare gli aspetti migliori e più trasparenti delle nostre università, le do pienamente ragione. Ma dubito fortemente che sia questo il suo pensiero, almeno a giudicare dai fatti.
Re: Decreto sulle università
Il mio corso di laurea chiuderà già a gennaio,ma se analizzata la cosa in modo oggettivo può avere un senso.
Sono iscritto nel corso di laurea di "scienze e tecnologie erboristiche" della facoltà di farmacia dell'università di Cagliari. Più del 60 % degli sami che avrò dato fino alla laurea saranno uguali a quelli del corso di farmacia e CTF,inoltre quest'anno le matricole erano pari a 40,delle quali 21 frequntano. Ogni anno nel mio corso 3 studenti su 10 passano non dico tutti,ma almeno la metà degli esami del primo anno. Con tutta probabilità il mio corso di laurea diventerà una laurea specialistica,e credo che abbia molto senso.
Per il resto dalle mie parti non succederà nulla di disumano. Licenzieranno qualche professore,e sicuramente dei ricercatori.
Da che mondo e mondo un professore deve passare tot di ore a insegnare,non molti,ma alcuni dalle mie parti so trovano spesso durante tutta la mattina nel loro ufficio a caxxeggiare,e i ricercatori non tutti ricercano,ma alcuni fanno tutoraggio,e altri ancora di quelli che ricercano alla fine non ricercano un bel nulla.
Quel decreto è stato interpretato male da subito,è un sieme di SE e di MA,ma è sempre più facile strumentalòizzare milioni di studenti per far chiasso invece di vedere le cose come stanno ;)
Poi,come se tutto sto casino sia scoppiato ora. Questa legge è solo la mazzata finale,ma dietro a tutto ciò ci sono quasi 20 anni di tagli all'istruzione,e nessuno ha fatto nulla per farlo notare. Quanti sanno che lo sciopero di alcuni anni fa dei camionisti è stato risolto togliendo soldi alla ricerca?POchi,certo,la cosa non è stata strumentalizzata perchè l'opposizione allora non lo fece. A sto punto,non è più una questione nè di destra nè di sinistra,almeno,non dovrebbe esserlo,ma ultimamente lo si sta facendo ancora.
Se sfruttato bene questo decreto può essere funzionale,ma dubito verrà usato nel modo migliore.
Anche se trovo sensato che vogliano chiudere corsi come il mio,non lo trovo comunque giusto,si tratta comunque di una privazione dei diritti allo studio,non capisco perchè un ragazzo debba farsi 3 anni di palle di farmacia che non gli interessa per poi specializzarsi in erboristeria quando potrebbe esistere un corso di laurea.
In sostanza,ci siamo fatti pigliare per il **** da quasi 20 anni a questa parte,spesso osservando le cose e non facendo nulla nonostante l'informazione ci sia,insomma,io sono del parere che ogni popolo ha il governo che si merita;)
Re: Decreto sulle università
l'Università italiana perpoter rinascere deve prima essere chiusa..
poi dopo aver mandato a casa tutto il marciume ke c'è va riaperta...
ovviamente con maggiori fondi di quelli dati nei tempi passati...