Più che altro per ritardarne la caduta. :sisi:
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In 5 anni di topic e 500 pagine credo che di financial collapse ne abbiano previsti almeno un centinaio in questo topic :asd:
Stessa cosa per la fantomatica ripresa italiana. Il problema è che la previsione non era fatta da utenti del topic ma da fior di economisti :asd:
http://www.linkiesta.it/cina-illusio...oscar-giannino
Ma quale paese non ha i conti truccati? :asd:Citazione:
Chi scrive qui pensa invece che la Cina debba affrontare la realtà: statistiche non truccate
Mi sa che il processo sarà un pò lunghetto e contorto, sempre se ci sarà...Citazione:
Questo significa tornare alla supremazia dell’economia reale su quella della pura finanza. E aprire la porta a libertà civili e politiche: la fine del potere comunista.
http://www.ilsole24ore.com/art/finan...l?uuid=ACIZw6l
Il tuo titolo sta crollando? Perdi miliardi di capitalizzazione? Manda una bella letterina et voilà! :asd:
Una mail di Cook aiuta le azioni Apple, ma la chiusura è in rosso
Beh ci sono fortune fatte e disfatte per semplici interviste, rumors, pareri alla cazzo di cane, misunderstanding, ecc :asd: la borsa è molto "emotiva".
Beh chiarire le intenzioni del top management dovrà avere una qualche influenza sul prezzo di un azione si spera.
Mi stupirei più del contrario.
Poi crollando... è molto relativo, sono oscillazioni tutto sommato decenti, considerando che il titolo era ai suoi massimi.
http://www.wallstreetitalia.com/arti...nanziaria.aspx
Paradisi fiscali saranno al centro della prossima crisi finanziaria
Citazione:
NEW YORK (WSI) - Grazie ai paradisi fiscali le grandi banche di Wall Street stanno evitando le regole sui derivati imposte dalle autorità Usa per scongiurare un'altra crisi fiannziaria e che non permetterebbero loro di prendere rischi eccessivi.
In un'analisi approfondita sui paradisi fiscali, Reuters spiega come essi saranno al centro dela prossima crissi finanziaria. Gli atolli offshore sono alla base del capitalismo globalizzato contemporaneo.
Le banche hanno fiumi e fiumi di prestiti depositati in conti situati in paradisi fiscali. Sei banche americane da sole hanno prestiti per 3.300 miliardi di dollari dichiarati alle isole Cayman.
E non si tratta solo delle banche e delle isole Cayman. Il problema è ben più esteso. Fondi hedge e gruppi di private equity hanno aumentato le attività creditizie ad alto rischio negli ultimi anni. Di pari passo hanno fatto sempre più ricorso a veicoli 'fuori bilancio'.
Ora il fenomeno rischia di essere al centro della prossima crisi finanziaria. I colpevoli sono principalmente due: gli Stati Uniti che non sono riusciti a fermare o almeno limitare queste attività ai limiti della legalità e ovviamente i paradisi ficali dove le imprese possono agire senza controlli.
Mentre il contribuente standard paga il prezzo per gli eventuali errori commessi e i rischi intrapresi, le banche e i paradisi offshore intascano lauti guadagni con scommesse ad alto pericolo.
Le pressioni delle lobby della finanza hanno consentito alle banche di portare a casa una vittoria importante, ottenendo che le regole restrittive imposte dalla Commissione di Trading dei Futures sulle Commoditites (CFTC) non valessero per gli strumenti derivati che non rispondono aalle leggi americane.
I prestiti non iscritti a bilancio ma depositati in conti offshore di sei banche americane raggiungono un valore monstre di $3.300 miliardi.
I prodotti in questione comprendono alcuni dei derivati più scambiati al mondo e anche per questo più rischiosi. Il comportamento speculatore e la caccia al profitto non sono spariti nell'universo finanziario, si sono semplicemente spostati oltre oceano, in tutti quei luoghi dove le leggi sono più morbide.
Anche se queste operazioni di trading avvengono fuori dai confini statunitensi, i rischi non vengono esportati offshore, bensì rimangono all'interno del paese. I contratti rischiosi vengono firmati all'estero, ma i mercati e tutto il mondo dovrebbe preoccuparsi del fenomeno.
Come ha dimostrato l'ultima crisi del debito greco, tutto è strettamente interconnesso e come i paradisi fiscali offshore siano al centro di tutto. il Regno Unito, il Lussemburgo, le Bermuda, le isole Cayman, l'isola di Man, la Svizzera, il Liechtenstein, l'Irlanda e ovviamente gli Stati Uniti compaiono nella rete di relazioni legate al debito greco nel grafico elaborato dall'Fmi.
Guarda, i paradisi fiscali qui sono solo sovrastruttura (per dirla alla Marx :asd:).
La prossima crisi arrivera' quando si sgonfiera' l'ennesima bolla, alimentata esattamente come in passato dalla permanenza di tassi d'interesse bassissimi per un periodo piuttosto lungo durante il quale la liquidita' creata non e' confluita quasi per niente nell'economia "reale" (beni e servizi) per il semplice fatto che la si e' usata per comprare titoli invece che per fare maggior spesa pubblica.
In queste condizioni e' perfettamente inutile cercare di metterci una pezza con limitazioni tutto sommato marginali che non toccano i veri nodi del problema: le banche d'affari non sono state separate completamente da quelle commerciali, i flussi internazionali di capitali sono ancora sregolati ecc. ecc. ecc.
e se arriva la crisi quando i tassi sono già bassi? :raffag:
E' appunto quello che dicevo io sopra eh. Tassi troppo bassi troppo a lungo -> bolla -> crisi. Non e' un meccanismo particolarmente nuovo peraltro.
Lo riassume benissimo Larry Elliot sul Guardian:
Citazione:
financial markets are by no means free. They are, on the contrary, one of the last bastions of socialism left on earth. Everything possible is done to boost asset prices and when overstimulation leads to bubbles bursting it is all hands to the pump to prevent them from falling too far.
si ma le passate crisi erano dovute ad un tialzo dei tassi dopo anni di calma, cosa succede se questa volta arriva la botta quando già i tassi sono a zero? ( come sta succedendo ora del resto).....
Eh oddio, il rialzo dei tassi e' stata semplicemente la goccia che ha fatto traboccare il vaso dei subprime, ma il problema fondamentale e' che sia in America sia in Europa si erano accumulate tonnellate di debiti insostenibili perche', in buona sostanza, tanta ma tanta gente ha prestato troppo e male (ovvero a gente che si sapeva benissimo che non avrebbe mai potuto restituire i soldi).
Certo, i tassi bassi da soli dopo un po' non fungono piu', a quel punto ti tocca per forza fare interventismo statale in un modo o nell'altro, si tratta solo di capire se vuoi fare economia keynesiana "normale" o destinata al riarmo :chebotta:
Ma la gente era ricca per i guadagni in conto capitale sulla casa.
Poi che gli stipendi non aumentassero non sono neanche d'accordo, non certo in maniera proporzionale ma aumentavano.
Che è molto quello che invochi te con la "spesa pubblica selvaggia".
Non che non abbiamo già esempi disastrosi di tali politiche, tipo il sud america.
E questo non significa nulla, visto che anche finanziare spesa pubblica è "comprare titoli".Citazione:
La prossima crisi arrivera' quando si sgonfiera' l'ennesima bolla, alimentata esattamente come in passato dalla permanenza di tassi d'interesse bassissimi per un periodo piuttosto lungo durante il quale la liquidita' creata non e' confluita quasi per niente nell'economia "reale" (beni e servizi) per il semplice fatto che la si e' usata per comprare titoli invece che per fare maggior spesa pubblica.
Semmai il problema è proprio che non si comprano titoli, che l'aumento della "voglia di risparmiare" non è compensato da un aumento della "voglia di investire". Il che si porta dietro un offset domanda-offerta che si riflette sul reddito, visto che I non aumenta, S non aumenta e molte risorse giacciono inutilizzate.
:alesisi:Citazione:
Nuovo scandalo in vista per la finanza Usa: manipolati i titoli del Tesoro. Un mercato da 12.800 miliardi di dollari
http://www.ilsole24ore.com/art/finan...l?uuid=ACrtVGv