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:asd:
Io ho votato per questo perché durava 40 minuti in meno infatti. :asd: Settimana prossima ripariamo con The Cabin In The Woods. :sisi:
Divide - Xavier Gens:
Se non erro l'aveva visto Uccio da poco, lungi dall'essere perfetto ma sai che me lo sono goduto tantissimo? C'ha cattiveria, di quella cruda che non si limita solo a un paio di scene splatter ma costruisce tutto il rapporto dei personaggi e si insinua sottilmente nelle loro azioni.
Per quanto abusata la struttura del microcosmo rinchiuso si fa seguire dall'inizio alla fine senza un secondo di noia, bravo il signor Gens :pippotto:
The Human Centipede 2 - Tom Six:
Esattamente il contrario, punta tutto sul fastidio oculare lasciando che sia questo a strabordare dal film e rimpire il vuoto assenteista lasciato dalla sceneggiatura.
Carino il riferimento meta-cinematografico, ma fondamentalmente è un orpello su cui tutto sommato Scream4 (che è tutto dire) ha saputo dire di più, qualche scena fastidiosa c'è ma non basta stare lì a indugiare quei dieci secondi in più sull'ennesima tortura per poter giocare a fare il regista di genere.
Del due mi è piaciuta molto la scelta del b/n, quella del protagonista che è davvero perfetto e il cambio totale di approccio (il primo a confronto è una commedia). Non credo che Six sia uno stupido e sa giocare benissimo con le aspettative dello spettatore, anche se poi ha delle cadute di stile fastidiose (il neonato, il "tocco" di colore :asd: )
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Duello Silenzioso di Akira Kurosawa. Era da un po' che non vedevo un suo film. La malattia è uno dei temi di cui parla più spesso (Vivere, Drunken Angel), e non si può fare a meno di dire che è bravissimo nel farlo: i personaggi reagiscono sempre in modo molto realistico e interessante. Sarebbe facile paragonarlo con l'Angelo Ubriaco, ma in realtà i temi trattati, per quanto vicini, sono molto diversi. Qui la responsabilità non è su sé stessi, come nel film seguente nella cronologia di Kurosawa, dove Toshiro Mifune rifiutava di essere guarito per motivi di onore. Qui la responsabilità è sugli altri, il tema si sposta sul contagio. Magari non è migliore come film, causa anche la lentezza talvolta spossante e i toni vagamente melodrammatici, ma mi è comunque piaciuto molto, soprattutto la sfuriata finale del marito che ha trasmesso la malattia al resto della sua famiglia. Interpreti come al solito fenomenali ma questo è sottinteso.
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High Noon di Fred Zinnemann. Visto che mi devo recuperare un bel po' di western, specialmente quelli classici, tanto vale partire da uno dei più famosi di sempre. La trama di Mezzogiorno di Fuoco è quella che ha reso il film famoso, ma è l'interazione dei personaggi che me l'ha fatto piacere. Gary Cooper è fenomenale e mi ha ricordato per un qualche motivo Chris Noth, il che è un bene visto che quell'uomo mette sempre in dubbio la mia virilità. Grace Kelly invece è tenerissima e anche lei molto brava. Insomma non ho molto altro da dire, bel film, tutto qua.
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Battle Royale di Kinji Fukasaku. Se ne parla tanto da quando è uscito Hunger Games ma io non l'avevo mai visto, e così ho rimediato. Mi è piaciuto un casino, ovviamente. La violenza è quasi più psicologica, visto che non ho trovato quella fisica così disturbante come si dice in giro, se non un paio di scene. È il modo in cui si comportano i personaggi a sconvolgere, in alcuni momenti sono realisticamente del tutto fuori di testa, ed è una cosa che ho amato. Per esempio la strage al faro è di una bellezza incredibile, tutte che si sparano urlando perché non hanno capito chi ha avvelenato la ragazza. Il tipo con la capigliatura assurda e la katana che sembra uscito da un videogioco è meraviglioso, tra l'altro (stupenda la scena in cui si vede che è rimasto accecato dall'esplosione). Anche Kitano è fantastico, e che il suo personaggio non è una macchietta ma ha uno spessore e una profondità elevatissima lo si scopre solo dopo almeno metà film (e quando si rialza per rispondere al telefono è proprio il classico Beat Badass Moment). Molteplici chiavi di interpretazione, quindi non ne dico neanche una visto che in testa ne ho almeno 3 o 4. Da notare come il governo distopico descritto nel film nelle poche scene in città sia assolutamente identico a quello attuale.
Ah sì, ho visto la versione unrated, con i sogni e i flashback, anche quelli rendono i personaggi ancora più interessanti.
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A Dangerous Method di David Cronenberg. S'è detto un po' di tutto su questo film, che fosse noioso, pretenzioso... A me è piaciuto. Non sono uno psicologo né ho intenzione di diventarlo, e ciò che conosco riguardo Freud deriva da interessi personali e qualche accenno scolastico, quindi sicuramente m'è sfuggito qualcosa e dovrò rivederlo. Però il resto c'è: gli interpreti sono fenomenali (Knightley all'inizio mi sembrava sopra le righe ma è stata davvero brava secondo me). I personaggi sono analizzati molto bene tramite una delle migliori sceneggiature che ho visto in uno dei suoi film, attraversa delicatamente un decennio senza spaesare né confondere. È un film molto diverso comunque dai suoi standard, ma se l'è comunque cavata bene. Non uno dei suoi migliori, ma memorabile grazie a dei dialoghi molto ben fatti, quelli che segui con tale attenzione da ripeterli nella tua testa.
Ancora scosso dopo la prima visione, in assoluto, del film "il buio oltre la siepe"
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Raramente ci si trova innanzi a film di tale bellezza, delicatezza e profondità, un titolo che mette a nudo l'animo umano e ne rivela l'abiezza e la forte intolleranza verso il diverso che porta a quell'ignoranza che ci fa odiare e addirittura temere il nostro prossimo.
Un immenso Gregory Peck si cala nei panni di un avvocato rimasto vedovo, "costretto" a difendere un nero incolpato di violenza nei confronti di una ragazza e a lottare da solo contro i pregiudizi dell'uomo comune che si rifiuta di vedere al di la del prorprio naso, che crede nelle maldicenze e nelle malelingue e che proprio non vuole comprendere che sin troppo spesso l'apparenza si presenta come una malefica ingannatrice ...
Un continuo intrecciarsi tra la storia di un padre, amorevole e ligio al suo dovere morale, e i suoi due figli che sostengono il padre con coraggio e ammirazione dopo aver provato a loro spese ( portando avanti profondi e maligni pregiudizi verso il vicino di casa Boo Radley) cosa significhi giudicare negativamente chi o cosa non si conosce realmente.
Chi é quindi il reale mostro che si trova in quel " buio oltre la siepe" ? Un uomo in carne ed ossa o quel "falso preconcetto" dell'uomo bianco che reputa, a prescindere, il diverso ( che sia un nero, un povero o un disturbato mentale ) fonte di ogni male ?
Qui ci troviamo a qualcosa che va oltre la classica visione per intrattenimento, un'autentico capolavoro senza tempo, un titolo ancora attuale e che può solo sorprenderci per l'alto contenuto morale offerto dal titolo in questione, un vero e proprio schiaffo morale verso l'uomo e che ci chiede semplicemente una doverosa riflessione su questa società oramai così malata, corrotta e apparentemente difficile da salvare ...
(ri)visto A BITTERSWEET LIFE di Kim Jee-woon e dal 2005 a oggi la mia opinione non è cambiata nonostante nel frattempo abbia visto altri suoi (buoni) film: per me è uno dei più clamorosi casi di auto-esotismo dell'ultimo decennio nel cinema del far east
I Diavoli, di Ken Russel.
Mi è piaciuto guardare le motivazioni dei personaggi. In un film dove l'Inquisizione mette in moto e risolve i fatti non hanno giocato mostrando il fanatico cieco di fede.
Richelieu e il Barone mettono su un processo farsa spinti da interessi politici, Suor Jeanne è semplicemente isterica e fa tutto per ripicca, le sue consorelle recitano la parte per salvarsi la pelle e padre Barre potrebbe essere indicato come l'inquisitore fanatico ma da l'idea di essere solo un ciarlatano sadico.
Solo Grandier ha una fede, si fuori dai paletti cattolici ma è l'unico genuino cristiano in tutto il film.
D'effetto le sequenze oniriche della gobba e dell'esorcismo di massa.
Ancora grazie per il consiglio.
Visto anche io All'ovest niente di nuovo.
Non ho mai visto qualcosa di tanto vecchio che racconti la guerra in maniera così moderna, concentrandosi sulle condizione dei soldati e i loro drammi. Viene in mente solo Sholder Arms di Chaplin di (lontanamente) simile.
Credo che sia il primo a mostrare la condizione di chi ritorna a casa, alienato dalla vita civile e col pensiero ancora al fronte.
Davvero bella la semplicità di alcuni dialoghi (come quando discutono sulle cause della guerra), qui credo che sia merito del libro.
Oggi avrebbe poco senso, almeno per me, dopo i tanti film sui tanti Jonny con le turbe tornati dalla giungla.
E a tal proposito vi presento quello che andrà a Cannes:
http://www.youtube.com/watch?feature...;v=SfzwSfDXnAE
:rotfl:
Confermo, non mi dispiacque :sisi:
Tom Six invece ci prende tutti per il culo, e Human Centipede II è soltanto una mera scusa per una carrellata di nefandezze, supportata dallo zero più totale. I film che disturbano solitamente fanno della storia il loro punto forte. Questo al limite può nauseare, e persino annoiare.
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In The Mouth Of Madness di John Carpenter. Meraviglioso, oserei dire il migliore del regista insieme a The Thing. L'ispirazione lovecraftiana gli dà quell'atmosfera inodiabile, troppo affascinante e inquietante. Inoltre è un film profondamente metatestuale, il che lo rende davvero un capolavoro. Molte scene memorabili (quando all'inizio la macchina si ritrova a guidare nel cielo per un secondo, il quadro che cambia in continuazione, quando Trent cerca di fuggire dalla città e si ritrova sempre nello stesso punto, quasi tutte cose che ora sono cliché malsfruttati). Durante l'ultima mezz'ora non ho potuto fare a meno di pensare ad Alan Wake, il videogioco: si deve essere chiaramente ispirato a questo film, oltre che aver preso l'ambientazione da Twin Peaks. Tutta la questione riguardo Trent che è un personaggio creato da Kane è proprio ripresa (praticamente plagiata) pari pari. Il finale è gloriosamente geniale, con il poster del film (ovviamente diretto da Carpenter). Bellissimo, vedo su wikipedia che è stato abbastanza mazziato dalla critica: MAH.
Il seme della follia é fantastico, ed ancora oggi mi mette una strizza tremenda:asd:
Ma per me il migliore di Carpenter rimane grosso guaio a Chinatown :tsk:
Che però non c'entra un cazzo :asd:
The Thing resta inarrivabile, per quanto mi riguarda. Anche se Christine ha un posto speciale nel mio cuoricino horror :asd:
E se non l'avete fatto, recuperate quel gioiellino di Prince of Darkness.
concordo con uccio, la cosa è anche il mio preferito :sisi:
come detto nell'altro topic,ho recuperato:
http://www.newscinema.it/wp-content/...2/04/dvd20.jpg
Bel noir teso e violento,anche se indiretta la mano di To si vede tutta
Apartment 143 (Emergo) di Carles Torrens (2011)
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http://www.imdb.com/title/tt1757742/
Ennesima variazione sul tema del found-footage, ma alla fine resta una piacevole sorpresa di serie B questo Apartment 143.
La storia è classica: equipe di scienziati/studiosi del paranormale si recano da un tale che, persa la moglie in un incidente, si ritrova, assieme ai due figli, perseguitato da quelle che sembrano forza sovrannaturali e maligne.
Stavolta però c'è una parvenza di storia a far da sfondo alla vicenda, un cast di attori mediocri ma che comunque svolgono egregiamente il compitino (splendida la figlia di Joe Mantegna), una regia che sfrutta le varie fonti visive (handycam, videocamere fisse, installazioni a parete) per dare una buona dinamicità alla pellicola e la giusta suspense al momento opportuno.
E' uno di quei casi nei quali "you know it's coming" ma il saltino lo fai lo stesso, perché Torrens se la gioca bene con le luci e la fotografia, e perché il male si manifesta comunque con un ottimo tempismo ed effetti visivi semplici ma efficaci.
Certo, i dialoghi son troppi così come le chiacchiere a vanvera, il dottore addirittura crede di poter dare una spiegazione a tutto ciò che lo circonda, strumentazione, fenomeni, carta da parati..e alla lunga lo vorreste morto.
Dentro ci son varie teorie, dal poltergeist alla ghost story fino al caso di schizofrenia, ma l'opportuno spiegone del padre vedovo (un valido momento di recitazione, peraltro, interrotto dallo spavento migliore del film) ed il money shot finale, tremendamente cheap ma funzionale alla comprensione dell'accaduto, ci permettono di avere un'idea precisa dell'accaduto.
Mal sfruttata la colonna sonora, forse più efficace se fosse stata limtata ai soliti effetti sonori. A parte qualche eccesso di lentezza ed il fatto che sia comunque un film a basso budget, Apartment 143 se la cava e si fa preferire ai vari Paranormal Activity e a molte altre pellicole dello stesso filone, Poughkeepsie Tapes inclusa.
Mission Impossible Protocollo fantasma - orrido.
The Artist - ma per favore!
lapidario quest'oggi :asd:
Che hai contro The Artist? :fermosi:
è un film che non chiede un minimo d'impegno e anzi viaggia su binari tranquilli e per di più gioca con la furbata del film muto, cioè tutta una serie di pseudo novità che non fanno presa. Per non parlare del plot, niente di più patetico. Si salva solo Jean Dujardin, bravissimo.