http://www.uccellinodidelpiero.com/o...efa-lo-ordina/Citazione:
Oltre lo sciopero di napoli: GLI ULTRAS chiedono un dialogo, la UEFA lo ordina
(di Antonio Corsa)
Piccola ma doverosa premessa: quello Ultras non è il mio mondo, quindi proprio per questo è un argomento che in generale tratto poco e niente, nel blog. Non giudico ciò che non conosco e non vivo, anche se credo sia giusto non sottrarsi mai dal discutere, specie quando lo si fa usando i giusti toni e portando delle argomentazioni (giuste o sbagliate che siano) a supporto. Non sono un fan dei “comunicati stampa” (virgolette d’obbligo, in questo caso): quello scritto in occasione dello “sciopero” indetto “dagli ultras” per la trasferta col Napoli (a proposito: onore ai 700 presenti, meravigliosi), tra l’altro, conteneva alcuni passaggi che francamente non mi convincevano (così come non mi aveva convinto la protesta col Palermo indirizzata al presidente. Ma anche qui: il mio è un giudizio “esterno”, da esterno). La mia posizione sul rinvio di Napoli è simile a quella di Annamaria di Orgoglio Gobbo, ovvero – semplicemente – le decisioni del Prefetto non si possono discutere, soprattutto perchè sarebbero state strumentalizzate (in realtà sono stati strumentalizzati i morti di Genova e quello di Pozzuoli, ma non torniamo sull’argomento). Non essendomi messo in viaggio per la partita, inoltre, non riesco a giudicare come giusta o sbagliata la richiesta di solidarietà per chi ha fatto la trasferta monca: lascio a voi queste considerazioni. Non è infatti questo il punto. Il punto è che, lunedì scorso, la stessa Annamaria ha secondo me offerto un buon “servizio” nella sua trasmissione “La Juve siamo noi” su RadioJuve Web, invitando Christian, responsabile dei Viking nonchè uno degli esponenti più in vista e tra i promotori della protesta, per argomentare meglio le proprie ragioni. Che, come potete ascoltare nella clip “tagliata” di 53 minuti che vi propongo, diciamo che prescindono anche da quanto accaduto (o, per meglio dire, si è cercato un pretesto per poter portare alla luce delle richieste che sono state avanzate da tempo).
Personalmente ho ascoltato con interesse e, come spesso accade, assieme agli amici intervenuti, discutendone serenamente, si è riusciti secondo me a superare quei pregiudizi e quella freddezza tipica appunto dei “comunicati stampa” (rivirgolette) che, come detto, in generale non amo. Ho trovato l’oretta scarsa del suo intervento interessante, a tratti persino condivisibile (sorprendente, se consideriamo la provenienza molto diversa dei nostri percorsi). Al di là delle richieste fatte (ovvero anche solo di una virtuale “pacca sulla spalla” con pensiero di dispiacere verso i tifosi bianconeri che si erano messi in viaggio per vedere la partita e sono stati fermati a metà strada) e dei giudizi personali sui vari dirigenti (io posso dire la mia, per quella che è la mia esperienza, ed il giudizio è opposto: sono contentissimo oltre che onorato dei rapporti intrattenuti finora), c’è di fondo un problema sollevato che prima o poi dovrà essere affrontato (al di là della bontà o meno della scelta di scioperare) e, per completare il servizio reso dalla radio, trovo sarebbe interessante scriverci due righe di approfondimento. L’esigenza emersa dalle considerazioni ascoltate è quella di un maggiore (anzi, in realtà oggi è praticamente nullo o quasi) dialogo con la dirigenza, o anche solo col Presidente Andrea Agnelli. Non ne conosco i motivi reali (insomma: va bene la pacca, ma mi pare di capire si chieda anche altro, con tanto di “appello” pubblico), ma a prescindere da essi – oltre a rimarcare come sia molto delicato (anzi, di più) da sostenere, specie in questo momento storico (verrebbe strumentalizzato, tanto che il presidente Agnelli è già stato in passato accusato di agire solamente per compiacere i propri tifosi, quasi standone al ricatto) – c’è da dire che, anche se oggi ritengo non ci siano le condizioni per venire incontro ufficialmente alle richieste, nel prossimo futuro le cose potrebbero (anzi, dovrebbero) cambiare. C’è insomma margine per discutere. A partire dalla prossima stagione, infatti, la UEFA ha introdotto (art. 35 del Regolamento UEFA Licenze per Club e Fair Play Finanziario) nuovi criteri per alzare gli standard minimi per l’assegnazione delle licenze (quest’anno 600) da consegnare ai clubs. Quello di cui meno si è parlato finora (dell’aspetto prettamente economico abbiamo già discusso a lungo), ma sul quale vorrei soffermarmi, è l’istituzione della figura dello SLO, ovvero il “supporter liaison officer” (tradotto: funzionario per le relazioni con i tifosi). Si tratta di un soggetto – fortemente voluto dal governo del calcio europeo e dalla Direzione Tifosi, organo che supporta i gruppi di tifosi in 17 nazioni europee - che i clubs saranno obbligati (parliamo di obbligo, non di facoltà) a nominare allo scopo di assicurare un giusto e costruttivo dialogo con i propri tifosi. Non parliamo di un semplice impiegato messo lì per fare presenza, ma di persone che “devono essere credibili per i tifosi, e quindi dovrebbero avere esperienze nel campo, oltre che contatti e reti nella base dei tifosi”. Figure di riferimento con il compito di informare i tifosi delle decisioni principali prese dai dirigenti del club e, nella direzione opposta, comunicare i bisogni dei tifosi ai dirigenti. In più, sarà loro compito costruire relazioni anche con la polizia e con i responsabili della sicurezza degli stadi, soprattutto di quelli di proprietà. Ultimo importante obiettivo previsto: favorire il confronto tra colleghi prima delle partite per assicurarsi che i tifosi si comportino rispettando le linee guida della sicurezza.Tra i tanti argomenti di natura economica (figuriamoci) e non che verranno discussi nel “tavolo della pace” (che Petrucci ha precisato essere semplicemente un “tavolo”, senza necessariamente “pace”) del 14 dicembre prossimo, questo sarebbe uno di quelli (non l’unico) extracalciopoli interessanti. Non sarà quella l’occasione, probabilmente (discuteranno di altro), ma prima o poi andrà fatto. C’è da iniziare un percorso, non facile, ma inevitabile. Abbiamo fatto tanto con lo stadio di proprietà, ma ora serve fare un ulteriore passo avanti tutti, responsabilizzandoci e mettendo da parte i pregiudizi. Rispettando la massima agnelliana dell’ “ognuno faccia il proprio mestiere”, ovvero senza invasioni di campo, senza minacce o pretese assurde, ma anche senza chiusure aprioristiche e paure. Ce lo impone l’Europa. In Italia, di solito, ci muoviamo solo così. Per quanto possibile, come blog vedremo di seguire i lavori (il mese scorso ad esempio c’è stato un importante workshop organizzato dall’UEFA a Berlino, ma ne sono previsti altri in futuro) e di riportare alcune esperienze già avviate in altre nazioni europee (es. la Germania), magari raccogliendo l’esperienza di qualche collega di penna che possa raccontarci pregi ed eventuali difetti di tale iniziativa. Visto che “ci tocca”, meglio arrivare preparati e farlo al meglio. Piaccia o non piaccia, i tifosi sono parte integrante del gioco del calcio, e lo saranno anche in futuro. Regolare i rapporti con essi non potrà che essere un bene.
P.S. A Roma i tifosi bianconeri sono stati fatti uscire a mezzanotte; a Napoli sono stati fatti entrare un quarto d’ora prima della partita, dopo che la fila era talmente lunga che ci si stava comprimendo troppo e si rischiava seriamente di farsi male. Pensare di aver risolto tutti i problemi semplicemente con una “tessera” per i trasfertisti è vigliaccheria. Siamo ancora lontani anni luce da una gestione complessiva “civile”. Almeno noi, che siamo più avanti, puntiamo agli standard di qualità più alti. Per far sì che il calcio sia “sport”, servono regole uguali per tutti; per far sì che sia anche uno “spettacolo”, bisogna muoversi per renderlo confortevole e accessibile – comodamente – a tutti. Ma anche su questo argomento, con l’anno nuovo e dopo la “pausa”, sarà bene ritornare.