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Bukowski ha scritto gio, 16 marzo 2006 alle 13:01
Berlusconi furibondo per le critiche di Fini e la presa di distanza di Casini
"Anche se perdo le elezioni non me ne vado". E insiste sul partito unico
"Stanno abbandonando la nave
ma affogheranno anche loro"
"Mi ero liberato di Follini e adesso me ne ritrovo due. Che bella figura"
"Vogliono farmi le scarpe dopo il 10 aprile, ci fosse Umberto ad aiutarmi"
di CLAUDIO TITO
Berlusconi, ieri sera, allo stadio di San Siro
ROMA - "Pensano di abbandonare la nave come i sorci, pensano che stiamo affondando. Ma non hanno capito che se affondo io, affondano anche loro. Dovrò fargli capire che io, anche se perdo le elezioni, non me ne vado. Resto e le carte per il futuro della Cdl, le darò comunque io". Dopo il duello televisivo tra Berlusconi e Prodi, il centrodestra sembra una scialuppa in balia delle onde. Con Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini rapidi nel prendere le distanze dal premier, Umberto Bossi silenzioso nella sua degenza e il Cavaliere infuriato con gli alleati.
Il Cavaliere infuriato per le critiche degli alleati non esclude di rinunciare al match di ritorno e pensa di rilanciare il partito unico
Alla ricerca di una ricetta per rimettere la campagna elettorale sui binari sperati e per scovare le contromisure più adatte per sfidare il Professore nel faccia a faccia decisivo, quello del 3 aprile.
Sta di fatto che a meno di 24 ore dallo scontro con il leader dell'Unione, il Cavaliere non si aspettava un "voltafaccia" così esplicito dai due principali partner, ossia dal leader di An e da quello dell'Udc. Così, prima di assistere a San Siro alla partita di addio dell'ex milanista Demetrio Albertini, si è fatto leggere le loro dichiarazioni. E a quel punto è scattato. "Sono stati in silenzio fino ad ora e parlano adesso. Bella figura. Mi ero liberato di Follini e adesso me ne ritrovo due".
Una situazione inaccettabile per l'inquilino di Palazzo Chigi. Che è deciso a ingabbiare politicamente gli alleati per affrontare gli ultimi 25 giorni di campagna elettorale. La scorsa settimana aveva già fatto commissionare un sondaggio per verificare l'impatto sull'elettorato di un eventuale rilancio del progetto del partito unico. Da ieri quell'idea è tornata sul tavolo del premier. "Diciamo subito che il giorno dopo le elezioni ci sarà una sola formazione nel centrodestra, annunciamo che ci saranno i gruppi unici. E vediamo che succede".
Nel piano del premier, questo progetto non serve solo a sterilizzare le polemiche interne e a improntare i rapporti interni nel segno della "coesione indispensabile per vincere". Ma è anche una sorta di "assicurazione" sulla vita in caso di sconfitta. Sarebbe il contenitore nel quale bloccare tutte le spinte centrifughe che si azioneranno nel Polo davanti al governo Prodi e, in più, confermare la leadership berlusconiana anche all'opposizione. "È chiaro che quei due stanno facendo una corsa per il dopo 10 aprile. Entrambi pensano di prendere il mio posto, di farmi fuori. Evidentemente ancora non hanno imparato a conoscermi".
Insomma, Berlusconi vuole costruire fin da ora una barriera che alzerà dopo il voto se la rincorsa non si concluderà con la vittoria. Il Cavaliere vuole essere comunque il "king maker" della Cdl e il referente quando si intavoleranno le trattative per scegliere il nuovo capo dello Stato. Con un occhio agli interessi delle aziende che, a suo giudizio, "si tutelano meglio se si è al vertice di una forza politica di rispetto".
Di certo, in una giornata delicata per il centrodestra, non può essere un caso che Berlusconi non abbia sentito né Fini, né Casini. Avrebbe voluto, semmai, parlare con Bossi. "Se Umberto riuscisse a fare un po' di campagna elettorale, molto cambierebbe. L'ho anche detto ai suoi: "fategli fare qualche uscita alla radio o in tv"".
In questo clima, invece, le uniche telefonate sono intercorse tra il presidente della Camera e il ministro degli Esteri. Concordando di fatto le loro uscite. "La verità - ha spiegato Casini al suo staff - è che serve un rinnovamento generazionale. È la campagna elettorale a dircelo. Vale per noi come per l'Unione. Il duello in tv ha mostrato due esponenti di una politica vecchia".
Non solo. Già qualche settimana fa, il capo dei centristi aveva avvertito che se il Cavaliere non fosse riuscito a riacciuffare Prodi almeno nei sondaggi, avrebbe cominciato a sferrare "calci". E ieri, in effetti, ha iniziato. Anche perché con la sovraesposizione berlusconiana, "noi siamo di fatto cannibalizzati.
Finché c'era la possibilità di arrivare alla vittoria, va bene. Ma se non è così, dobbiamo difenderci. Se Silvio vuol fare tutto da solo, noi siamo costretti a farci sentire. In gioco, ormai, è il futuro. E non il presente". Fini è meno tranciante. Ma il discorso è analogo. "Noi dobbiamo rilanciare l'attacco a tre punte. Abbiamo capito che ci sono elettori che non voteranno mai l'Unione e non vogliono nemmeno votare il presidente del consiglio. Ecco, vogliamo far sapere che possono dare a noi la loro preferenza. Noi, e non Forza Italia, possiamo intercettare il voto dei delusi".
Riflessioni che Berlusconi conosce perfettamente. E per questo si sta preparando a rintuzzare gli assalti, degli alleati e degli avversari, senza scartare neanche l'ipotesi di rinunciare al match di ritorno con Prodi: "Da oggi - ha annunciato ai suoi - si cambia registro. Si passa all'attacco su tutto. Il prossimo faccia a faccia deve essere diverso. Altrimenti tanto vale non farlo. Tutte le cartucce le utilizzerò lì, ad una settimana dal voto quando quel 25% di incerti inizia davvero a valutare se schierarsi".
Si vuole giocare tutte le carte di riserva. Sfoggiare proposte nuove. "Gli italiani vogliono sognare e devo farli sognare". Ed entro il 3 aprile, il Cavaliere spera anche in "un aiuto esterno". Perché, dicono a Via del Plebiscito, "le inchieste giudiziarie sui vertici del centrosinistra che si erano fermate, nei prossimi giorni potrebbero ripartire. Se si tratta di questioni pesanti, allora cambierà tutto".
(16 marzo 2006)