http://www.youtube.com/watch?v=lFzYIVcr9lc
:asd:
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D'Alema chiude bottega e licenzia tutti
Dal blog di Mario Adinolfi:
«Questa è l’ultima settimana di lavoro a Red Tv, dalla prossima settimana tutti i lavoratori del canale satellitare figlio di Nessuno Tv saranno in cassa integrazione, resterà acceso pro forma solo il segnale.
Penso ai miei tredici colleghi assunti a tempo indeterminato, ma soprattutto ai quattro a tempo determinato già espulsi dal ciclo produttivo a gennaio e privi anche di strumenti di tutela. Si rincorrono progetti per una possibile riapertura più in là nel tempo, ma non ci spero granché. Meglio attrezzarsi per fare altro.
La responsabilità di questa chiusura? Certamente di Giulio Tremonti e dei suoi tagli al fondo sull’editoria. Ma qualcuno mi deve ancora spiegare perche Red Tv, la tv di Massimo D’Alema, sia l’unica delle testate coinvolte dal taglio a mandare subito i suoi dipendenti in cassa integrazione. Anche qui una spiegazione tecnica c’è: gli “imprenditori” che in questi anni hanno lavorato sul meccanismo fondi pubblici-anticipazione bancarie per via del diritto soggettivo, in assenza di tale diritto non vogliono mettere a rischio dei denari loro per tenere in vita e in efficienza il canale. E allora, via alla cassa integrazione, pagata da Pantalone. A mio avviso, un errore strategico. Ma in linea con quanto accaduto negli ultimi tempi.
Da quando, cioè, poco più di un anno fa Massimo D’Alema volle far vedere a Walter Veltroni che era più bravo di lui pure sul suo terreno e così si prese Nessuno Tv, una giovane e brillante e incasinata televisione che si occupava di politica sul canale 890 di Sky. Se la prese senza cacciare un euro, ovviamente: solo garantendo “copertura politica” e inviando una serie di personaggi che lavorarono con noi gratis per qualche mese, capitanati da Lucia Annunziata. Con la promessa della “copertura politica” (finalizzata ovviamente all’ottenimento dei fondi) D’Alema si prese due membri del consiglio d’amministrazione, cambiò il nome al canale, a giugno ottenne la sostituzione del direttore: Claudio Caprara, dalemiano sì ma poco ortodosso, venne ringraziato e al suo posto arrivò Francesco Cundari. “Direttore” assolutamente osservante, imitazione vivente del Capo che venera, fratello di latte di Matteo Orfini, consigliere d’amministrazione di Red Tv oltre che membro della “segreteria dei segretari” del Pd con delega all’informazione. Cundari, per sua stessa ammissione, di tv capisce zero, non ha un curriculum particolarmente brillante: fa fatica a scuola, bocciato all’esame da giornalista, laurea manco a parlarne, ma questo è un punto d’onore per i dalemiani, il Capo non s’è laureato dunque manco loro.
Cundari è però efficiente nel far sparire tutti gli elementi problematici del canale. Entro novembre riesce a cancellare ogni programma dove si parla di politica (Morning Show, Finimondo, Red-azione, Tribuna Politica, Titoli di Coda, solo quest’ultimo verrà reintrodotto dopo una protesta ma solo per sottolineare l’azione di Tremonti sui fondi) e la programmazione diventa un rosario televisamente inguardabile. Poiché i non laureati hanno il complesso della cultura (è un problema anche di Veltroni), si susseguono trasmissioni di una noia mortale su musica, filosofia, arte, religione, teatro o puro nulla a conduzione di famigli della Fondazione Italianieuropei. Con l’aggiunta di episodi di meschinità infinita: il redattore costretto alle dimissioni perché aveva osato esprimere una critica; due tecnici allontanati per una risposta giudicata non consona al “direttore” (”la prossima volta ne caccio quattro”, mi disse in pieno delirio mentre io sgranavo gli occhi all’ennesima enunciazione del colpirne-uno-per-educarne-cento).
Conseguenza? Noi che eravamo abituati a far discutere con le nostre interviste, entrando quotidianamente nel dibattito politico del paese, spariamo dalla percezione dei colleghi, iniziamo a non esistere più. Le professionalità interne sono mortificate. Ovviamente in questo clima i tagli al fondo dell’editoria diventano un colpo mortale, soprattutto quando si scopre che il Partito democratico ha deciso di puntare i suoi investimenti su YouDem, il canale immaginato da Walter Veltroni, ora preda dei bersaniani attraverso Stefano Di Traglia.
A Cundari viene affidato un ultimo compito: scaricare su Dario Franceschini la responsabilità della chiusura di Red Tv. E lui, diligente, una sera si mette a rincorrere i miei colleghi anche fuori dalla porta mentre vanno a casa inventando un fantomatico caso su una nomina su cui il capogruppo del Pd si sarebbe messo di traverso facendo irritare Tremonti. Una scena pietosa, ripetuta più volte, ovviamente in mia assenza perché si sa che i servi sono sempre un po’ vili.
Racconto tutte queste vicende perché resti una lezione a chi ci proverà dopo di noi: io, infatti, resto convinto che lo spazio per una televisione di nicchia che parli al popolo delle primarie ci sia. Non credo debba essere una tv di partito, deve essere una tv di area, per questo la scelta del Pd di puntare su YouDem (cioè una tv finanziata direttamente e direttamente controllata, con tutto ciò che questo comporta in termini di libertà editoriale) sia un errore strategico. L’errore, più complessivo che riguarda i dirigenti del Partito democratico (Massimo D’Alema e i suoi seguaci in primis) è che si debba far prevalere sempre l’affidabilità dell’appartenenza alla libertà della competenza, il grigiore dell’esecutore all’intelligenza del fantasista, l’obbedienza al merito. E’ un limite, il limite più forte del post-comunismo: il non sapersi veramente e radicalmente mettersi in discussione, avendo una pretesa di verità totalmente disattesa dai fatti. Tutto questo emerge dalla triste fine di Red Tv. Insieme ai guai del dualismo D’Alema-Veltroni, la palla al piede sempiterna dei democratici.
Ho lavorato per questa emittente cinque anni. Ho scritto e condotto qui sette programmi (Contro Adinolfi, Polifemo, Partita Democratica, Marioadinolfi.it, Streetcam, Morning Show e Finimondo) che insieme ai tre fatti per la tv generalista (Pugni in Tasca per Mtv, Tornasole e Settimo Giorno per la Rai) rappresentano cinque anni straordinari da me trascorsi a raccontare il mondo e le mie idee tramite la televisione. Soprattutto ho lavorato con colleghi di grandissima qualità professionale e umana. Sono triste per loro, meritavano una sorte migliore. Non mi sono mai svegliato pensando di dover andare in redazione con un senso di fastidio: non è una condizione abituale, negli ambienti di lavoro.
Massimo D’Alema in questi giorni di difficoltà non si fa né sentire né vedere. Forse potrebbe passare, dire una parola a un gruppo di ragazze e ragazzi (quattordici dipendenti, quattro contrattualizzati senza tutele, almeno venticinque tra collaboratori e tecnici) che finiranno in mezzo a una strada. Ma, si sa, comunisti e preti sono i padroni peggiori. Di oltre novanta testate in difficoltà, la sua è l’unica che manda subito i dipendenti in cassa integrazione e rinuncia alla battaglia, alza la bandiera bianca sul fortino. Capisco che Veltroni non c’è più e dunque il giochino ha perso interesse, ma magari poteva dimostrarsi un po’ più attaccato alla sua creatura e alle persone che l’hanno tenuta in piedi. Anche una dichiarazione pubblica, in queste settimane di lotta completamente mancata, dimostrerebbe che sa che il capitano non si defila dalla nave che affonda.
In redazione c’è una strana euforia: serve a negare forse a noi stessi la portata di questa grave sconfitta, che inciderà pesantemente nella vita di ciascuno. Io sono triste, l’ho detto, e anche arrabbiato. Questo è stato un pezzo della mia vita. Non il pezzo peggiore. Ci si vede in giro, ragazzi».
:rotfl:
mi sento particolarmente ferito da questo facepalm :asd:
tu che sei partito postando materiale del ventennio e sei finito a spiare dal buco della serratura della D'Addario, sei sprecato per una platea come quella del Backstage, dove si aggirano figuri come me. ti vedo molto meglio in J4S :sisi:
Ma allora non è un vizio, è proprio una tecnica studiata quella che avete di andare sul personale per non rispondere sul merito.
"andare sul personale per non rispondere nel merito" is now a meme :asd:
rispondere nel merito per lui significa mettersi a petulare se è più forte Travaglio o Belpietro. io ho smesso ai tempi di Goldrake e Mazinga
Quindi desumo che quello che rosikava e petulava qui:
doveva essere quel comunistaccio di vitor. errore mio allora :sisi:Citazione:
quello che bisogna insindacabilmente rimproverare a Berlusconi è l'aver sollecitato la comparsa di una serie di scarafaggi che sono diventati ricchi facendo gli "anti" di professione. rosico anch'io verso questi parassiti, campano vendendo bile ma alla fine i milionari sono loro
Amico mio, non posso farci niente, avra' anche ragione ma Travaglio a me sta parecchio sul cazzo.
Ma dimoRto he.
Sara' che ha sempre quel ghigno a presa per i fondelli quando fa i suoi monologhi ma proprio non lo sopporto.
E ben lo sanno quelli che me lo fanno dal vivo.
E' piu' forte di me, mi fa andare in bestia.
Tra l'altro quanto detto sopra da recidivo è, nel mio caso, vero sostituendo il nome di vari politici al posto di Travaglio nella frase; tra cui ovviamente anche il nostro amato PdC :asd:
si, errore tuo. io lì rosicavo e basta, osservando che c'è una generazione di parassiti che fanno soldi grazie ad una rivisitazione ad personam del vecchio ma pur sempre valido "governo ladro"
poi tu sei libero di sceglierti gli idoli che vuoi, tanto più che come ti ho detto prima vedo che non hai difficoltà a svolazzare di qua e di là
Cioè, abbiamo una classe politica che definire delinquenziale è quasi un elogio, e tu rosiki contro i giornalisti??Citazione:
si, errore tuo. io lì rosicavo e basta, osservando che c'è una generazione di parassiti che fanno soldi grazie ad una rivisitazione ad personam del vecchio ma pur sempre valido "governo ladro"
Ma allora ti chiedo, anzi ti richiedo: tenendo da parte J4S, Religione e Spiritualità ed altre cazzate, quali sono le figure giornalistiche da tenere in considerazione? Feltri? Belpietro? Fede?
per me Travaglio non è nemmeno un giornalista. è uno che si sa vendere benissimo, questo sicuramente, dal momento che era un collaboratore periferico del Giornale di Montanelli e si spaccia per il suo delfino, quando Indro probabilmente non si ricordava nemmeno che faccia avesse
ma di giornalista che cosa ha? vorrei sapere quanti qui dentro saprebbero elencare a bruciapelo cinque inchieste giornalistiche di Travaglio che non riguardino Berlusconi o la sua compagine. questo è un furbetto che si è specializzato nell'infamare una certa parte politica, ben sapendo che l'operazione rende, eccome se rende. ogni tanto deve pagare anche qualche calunnia in tribunale, ma nel saldo ci guadagna alla grande
poi che ci siano politici corrotti, altri pseudogiornalisti partigiani, maestre d'asilo che stuprano i bambini o calciatori che bestemmiano, non cambia la mia considerazione per quell'ometto
hanno sventato un colpo di stato dei militari in turchia :sad:
E già, si parla di almeno una quarantina di militari alti in grado coinvolti :sisi:
non mi incazzo, rosico un po' perché per vivere mi devo fare il culo, mentre c'è chi ha trovato sistemi molto più comodi e remunerativi per arricchirsi. sotto questo profilo devo ammettere che ammiro anche un po' Travaglio, ci vuole del talento anche per fare l'infamatore, bastasse dire Berlusconi merda in questo forum ci sarebbero parecchi milionari :asd:
mi sento chiamato in causa :asd:Citazione:
bastasse dire Berlusconi merda in questo forum ci sarebbero parecchi milionari :asd:
Non diventero' mai milionario, pago le tasse :bua:
così, giusto per ricordarlo.Citazione:
Si fermano da oggi due settimane, contemporaneamente, tutti gli stabilimenti italiani della Fiat Auto: 30.000 lavoratori saranno in cassa integrazione fino al 5 marzo. L'attività riprenderà lunedì 8 marzo, ma anche se per il momento non sono annunciate altre fermate produttive la fine degli incentivi per l'auto, come ha già preannunciato l'amministratore delegato, Sergio Marchionne, lascia prevedere tanta altra cassa integrazione. "Una Fiat che non ha a cuore il futuro dell'occupazione negli stabilimenti italiani non va bene", commenta il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, per il quale la decisione di chiudere la fabbrica di Termini Imerese "é il segno che l'azienda scommette su altri mercati". Il Lingotto ha annunciato il 26 gennaio lo stop delle fabbriche di Mirafiori, Cassino, Pomigliano d'Arco, Melfi e della Sevel, motivandolo con il forte calo degli ordini e la necessità di adeguare i livelli produttivi alla domanda. Secondo l'Unrae, l'associazione dei costruttori esteri, la raccolta degli ordini nel mercato italiano ha subito, a gennaio e nei primi dieci giorni di febbraio, un calo di oltre il 50% rispetto al quarto trimestre del 2009, ultimo periodo nel quale erano in vigore gli incentivi all'auto. La tensione resta alta alla Fma di Pratola Serra (Avellino), dopo lo sgombero del presidio da parte delle forze dell'ordine per consentire il carico di motori destinati alla produzione dei modelli Bravo e Delta nello stabilimento di Cassino. Oggi davanti ai cancelli i lavoratori hanno tenuto un'assemblea, mentre alcuni operai hanno simbolicamente occupato la sala consiliare della Provincia di Avellino. "L'enorme dispiegamento di forza di polizia - afferma Giorgio Cremaschi della segreteria Fiom - è il primo intervento pubblico nella crisi del gruppo. I soldi per pagare gli straordinari dei poliziotti e dei carabinieri sono i primi che il governo spende dopo la montagna di chiacchiere e promesse a cui abbiamo assistito. E' una vergogna che si accompagna allo scandalo dei maxiaumenti delle retribuzioni che si sono dati Marchionne e tutti i dirigenti del gruppo". Sulle retribuzioni dei vertici Fiat ritorna anche il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, parlando del futuro dello stabilimento di Termini Imerese: "l'aumento dei compensi ai manager Fiat mal si concilia - afferma - con le difficoltà di bilancio annunciate dall'azienda". Del futuro della fabbrica siciliana si parlerà il 5 marzo nel nuovo incontro tra istituzioni, azienda e sindacati al ministero dello Sviluppo economico.
Non trovo più il topic dello sbrocco di Travaglio, quindi metto qui la risposta di Santoro:
Citazione:
BOTTA-E-RISPOSTA SU «IL FATTO». L’OPINIONISTA: «ERO STANCO E NERVOSO»
Santoro a Travaglio: «Se te ne andassi
non sarebbe una tragedia»
Il conduttore: «Vivrei con amarezza la tua decisione ma non sarebbe una catastrofe irreparabile»
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SANTORO - Santoro critica Travaglio per la performance dell’ultima trasmissione: «Hai saputo schivare e anche incassare molti colpi bassi ma questa volta è bastata una banalissima insinuazione di Porro (e non un’aggressione squadristica) per farti perdere il lume della ragione. Hai frequentato un sottufficiale dell’Antimafia prima che venisse condannato per favoreggiamento. Scusa, qual è il problema morale?». Il conduttore difende la propria conduzione a afferma: «Se la televisione è perfino peggiorata non è solo colpa di Berlusconi e dei suoi trombettieri ma di chi avrebbe dovuto contrastarlo e anche di quelli che scelgono di battersi pensando di essere gli unici a farlo con coerenza».
TRAVAGLIO - Ribatte Travaglio: «L’altra sera la militarizzazione del fronte berlusconiano ha segnato un altro scatto in avanti e io, forse stanco e nervoso per conto mio, ho reagito in quel modo». Ammette l’opinionista di Annozero e giornalista e fondatore de Il Fatto): «Non nutro la tua stessa fiducia nel "pubblico" che saprebbe tutto e riuscirebbe da solo a distinguere ciò che è vero da ciò che è falso. Quando milioni di persone sentono dire che frequento mafiosi, penso che una parte di esse si aspetti una reazione proporzionata alla gravità dell’accusa, e se la reazione non arriva si fanno l’idea che qualcosa di vero ci sia». Travaglio ribadisce che per ribattere alle accuse «occorrerebbe del tempo per rispondere», e aggiunge: «Ma quel tempo non te lo posso chiedere perché, nella partita di Annozero, sarei costretto a giocarne un’altra, privata». (Fonte: Apcom)
23 febbraio 2010
qua la risposta completa, in realtà molto più articolata
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e qua la replica di Travaglio
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