Se chiellini recuperasse per lo Zenit sarebbe davvero fantastico ma stasera si tifa per l'uomo di dio :rullezza:
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Se chiellini recuperasse per lo Zenit sarebbe davvero fantastico ma stasera si tifa per l'uomo di dio :rullezza:
Capace di intendere e di volere
Juventus, Secco: "Del Palermo il miglior mercato..."
Ecco alcune valutazioni del ds bianconero Alessio Secco a proposito del mercato:
"La Fiorentina ha fatto un gran mercato, anche se ha speso tanti, tanti soldi. In rapporto al budget, invece, dico il Palermo, che ha venduto bene e preso i giocatori che servivano".
Dopo aver condotto la più importante operazione del mercato juventino proprio con il Palermo, il bell'Alessio ci dice che il Palermo ha fatto il miglior mercato.
Ma allora è in piena coscienza che lo prendiamo in ****.
E dato che la Fiorentina ha speso tanto, l'unica operazione a costo praticamente zero gliel'abbiam fatta fare noi.
In piena coscienza.
Qualcuno chiami l'esorcista.
Ma scusatemi...l'inter è SPORCHINA? :asd:...illecito nei bilanci (quello che tu, f3de, accusi alla juve...ma l'hanno fatto anche loro!), passaportopoli, plusvalenze a sbafo. E perdevano. Ed erano/sono sporchi. E perdevano. Allora sporco per sporco hanno punito chi vinceva?
E' come nel ciclismo. Tutti si dopano ma uno vince. Vince chi si dopa di più?
facciamo polemica :asd:
"Il Sistema Inter"
Nell’estate di fuoco del 2006 si è fatto tanto parlare di quell’associazione pseudomassonica, definita “Sistema Moggi”, in grado di controllare senza contrasti il mondo del pallone italiano. Un’organizzazione talmente ramificata e invasiva che non è stata nemmeno riconosciuta dai giudici (sic) di Calciopoli ma che è comunque entrata nella memoria collettiva del tifosame medio, quello, per intenderci, che si nutre di rosei fogliacci e di sciabolate telecronistiche.
Ma se questo famigerato Sistema Moggi è entrato a far parte del sentire comune ed è stato elevato ad alibi universale dalla multitudo antibianconera, esiste anche un altro “sistema”, forse meno chiacchierato, ma quanto mai reale e influente. È il “Sistema Inter”, quello dei lamenti, dei complotti, degli arbitri che sono sempre per gli altri, quello del “noi siamo gli unici onesti”. Ma è un sistema fallace, buono solo per confermarsi al bar, tra un bicchiere e l’altro, che la Juve ruba.
È un sistema che come caposaldo ed etichetta ha scelto questa frase: “meglio secondi che vincere da juventino”. Ma proprio in quell’orgoglioso motto è già contenuto l’errore decisivo, il vizio di forma che relega il sistema ad autoconsolazione mutualistica tra tifosi in depressione. Infatti a mostrare la contraddizione dello slogan sopraccitato ci pensa la storia stessa della società: che l’ultimo scudetto (reale) interista risalga al 1989 lo sanno anche i muri, ma quante volte l’Inter è arrivata seconda? Quante volte è stato possibile a un tifoso della Beneamata esclamare “meglio secondi”? Quante volte l’Inter è stata capace di lottare fino in fondo in una competizione? Perché un conto è arrivare secondi e un conto è uscire dai giochi dopo nemmeno due mesi. Vediamo dunque in quale misura il sostenitore nerazzurro può a buon titolo fregiarsi del titolo di “secondo”, poiché pare che anche in questo caso interviene più l’autoconvicimento che la realtà dei fatti. Partiamo dalla Champions League:
▪ Ultima vittoria: 1965
▪ Ultima finale: 1972
▪ Semifinali negli ultimi 35 anni: 2 (1981, 2003)
Nel periodo considerato l’Inter si è potuta fregiare una sola volta del titolo di seconda (1972), scomparendo poi dalla massima competizione europea per oltre 30 anni, salvo due sporadiche apparizioni in semifinale. Ma passiamo al campionato, dove le dolenti note suonano ancora più discordanti. Consideriamo gli anni dall’ultimo scudetto reale, quello del 1989 (tra parentesi i dati con i tre punti a vittoria):
▪ 1989/90 - TERZA: -7 (-11) punti dal Napoli vincitore, pari con la Juve
▪ 1990/91 - TERZA: -5 (-7) punti dalla Samp vincitrice, +9 (+14) sulla Juve
▪ 1991/92 - OTTAVA: -19 (-31) punti dal Milan vincitore, -11 (-19) dalla Juve
▪ 1992/93 - SECONDA: -4 (-5) punti dal Milan vincitore, +7 (+9) sulla Juve
▪ 1993/94 – TREDICESIMA: -19 (-27) punti dal Milan vincitore, -16 (-22) dalla Juve
▪ 1994/95 – SESTA: -21 punti dalla Juventus vincitrice
▪ 1995/96 – SETTIMA: -19 punti dal Milan vincitore, -11 punti dalla Juve
▪ 1996/97 – TERZA: -6 punti dalla Juventus vincitrice
▪ 1997/98 – SECONDA: -5 punti dalla Juventus vincitrice
▪ 1998/99 – OTTAVA: -24 punti dal Milan vincitore, -8 punti dalla Juve
▪ 1999/00 – QUARTA: -14 punti dalla Lazio vincitrice, -13 punti dalla Juve
▪ 2000/01 – QUINTA: -24 punti dalla Roma vincitrice, -22 punti dalla Juve
▪ 2001/02 – TERZA: -2 punti dalla Juventus vincitrice
▪ 2002/03 - SECONDA: -7 punti dalla Juventus vincitrice
▪ 2003/04 - QUARTA: -23 punti dal Milan vincitore, -10 punti dalla Juve
▪ 2004/05 - TERZA: -14 punti dalla Juventus vincitrice
▪ 2005/06 - TERZA: -15 punti dalla Juventus vincitrice
Sintesi: in 17 anni l’Inter ha raggiunto solo tre volte il secondo posto ed è stata in corsa per il titolo fino alla fine solo in due occasioni (1997/98, 2001/02). Nel 1992/93 e del 2002/03 l’Inter si è classificata seconda ma senza opporre una valida resistenza alle squadre campioni (Milan e Juventus) che, si sono aggiudicate lo scudetto con rispettivamente 1 e 2 giornate di anticipo.
Ma i dati più significativi sono quelli legati ai punti di distacco. Considerando la formula dei tre punti a vittoria, nei diciassette anni presi in esame, si ottengono queste cifre:
▪ 255 punti di distacco dalla squadra campione. Una media esatta di 15 punti a stagione
Dati alla mano fa sorridere sentire i tifosi interisti parlare di scudetti “sottratti” grazie al Sistema Moggi. Nonostante l’evidenza dei fatti qualcuno è stato capace, invece, di teorizzare l’esatto contrario, tale Alessandro Arrighi che, nel suo libro “Juve, il grande inganno” (Kaos) afferma che nessuno dei campionati bianconeri è stato vinto con legittimità : «Non è davvero un caso che nei 12 anni in questione (1994-2006, nda) l’Inter sia stata in assoluto la squadra più danneggiata dalle decisioni arbitrali: era la sola “grande” in grado di insidiare l’egemonia di Juve e Milan». Da tale ricostruzione infatti non si salvano nemmeno gli scudetti del Milan, dal momento che, secondo la sua teoria, l’Inter è stata al centro di un complotto che l’ha costretta a classificarsi sempre dietro alle due rivali. E questo nonostante un tredicesimo, un settimo, un sesto e un quinto posto, due ottavi e due quarti posti. Per chiarire meglio l’evidenza matematica delle cifre sopra esposte, consideriamo solo i punti di distacco accumulati dall’Inter nei confronti della Juventus. Per questa classifica partiamo dalla stagione 1993/94 perché, a partire da quella data, per 13 anni, l’Inter non è stata in grado di sopravanzare i bianconeri in classifica:
▪ 156 punti di distacco dalla Juventus. Una media esatta di 12 punti a stagione
Quindi, anche in quest’ottica, la teoria del complotto interista non trova un riscontro matematico che la possa sostenere. I dati dimostrano anche come l’Inter non abbia potuto competere (se non nelle due occasioni che abbiamo visto) per la vittoria finale, rimanendone sistematicamente esclusa dopo pochi mesi dall’inizio del campionato.
Se i numeri confermano la realtà, la realtà conferma i numeri: ovvero, se in tutti questi anni l’Inter non è riuscita ad imporsi in campionato e non è nemmeno riuscita a concorrere per la vittoria finale, ci deve essere un motivo. E il motivo è facilmente intuibile: una sconsiderata gestione dirigenziale che è stata alla base della mancanza di risultati nel periodo considerato. Per farsi un’idea più precisa del fenomeno ci si può avvalere di alcuni dati significativi, che di seguito elenchiamo:
CALCIATORI IN ROSA DURANTE LA PRESIDENZA DI MASSIMO MORATTI
(1994/95 – 2006/07)
PORTIERI (15): Ballotta, Bindi, Carini, Cordaz, Ferron, Fontana, Frey, Frezzolini, Julio Cesar, Mazzantini, Nuzzo, Orlandoni, Pagliuca, Peruzzi, Toldo
DIFENSORI (63): Adani, Andreolli, Angloma, Barollo, Bergomi, Bia, Blanc, Bonucci, Brechet, Burdisso, Z.Camara, F.Cannavaro, Centofanti, Cirillo, Coco, Colonnese, M.Conte, Cordoba, Dellafiore, Domoraud, Favalli, Ferrari, Festa, Franchini, Fresi, Galante, Gamarra, Georgatos (due volte), Gilberto, Gresko, Grosso, Helveg, Macellari, Maicon, Materazzi, Maxwell, Mezzano, Mihajlovic, Milanese, Padalino, A.Paganin, M.Paganin, Panucci, Pasquale, Pedroni, Pistone, Potenza, Rivas, Roberto Carlos, Samuel, Sartor, M.Serena, Silvestre, Simic, Sorondo, Tarantino, Tramezzani, Vivas, West, Wome, J.Zanetti, Ze Maria
CENTROCAMPISTI (66): Almeyda, Aloe, Beati, Belaid, Berti, Bianchi, Biava, Binotto, Brocchi, Cambiasso, Carbone, Cauet, Cinetti, Dabo, Dacourt, Dalmat, D’Autilia, Davids, Dell’Anno, Di Biagio, Djorkaeff, Emre, Fadiga, Farinos, Figo, Gonzalez, Guglielminpietro, Ince, Jonk, Jugovic, Karagounis, Kily Gonzales, Lamouchi, Luciano, Maa Boumsong, Manicone, Marino, Morfeo, Moriero, Nichetti, Okan, Orlandini, A.Orlando, Paulo Sousa, Peralta, Pinto Fraga, Pirlo, Pizarro, Rebecchi, Seedorf, Seno, Sergio Conceiçao, Sforza, Shalimov, Simeone, Solari, Stankovic, Trezzi, Vampeta, Van Der Meyde, Veron, Vieira, Winter, Zanchetta, C.Zanetti, Zé Elias
ATTACCANTI (42): Adriano, M.Altobelli, Baggio, Batistuta, Bergkamp, Branca, Caio, Choutos, Colombo, Corradi, Crespo (due volte), Cruz, Delvecchio, Di Napoli, Ferrante, D.Fontolan, Ganz, Germinale, Ibrahimovic, Kallon, Kanu, R.Keane, Martins, Meggiorini, Momenté, Mutu, Pacheco, Pancev, Rambert, Recoba, Robbiati, Ronaldo, Ruben Sosa, Russo, Sinigaglia, Slavkovski, Hakan Sukur, Ventola, Veronese, C.Vieri, Zamorano.
ALLENATORI (14): Bianchi, Castellini (due volte), Cuper, Hodgson (due volte), Lippi, Lucescu, Mancini, Simoni, Suarez, Tardelli, Verdelli, Zaccheroni
In totale, 186 calciatori e 14 allenatori (una media di 1,16 allenatori a stagione) sono entrati a libro paga dell’Inter nei 12 anni e mezzo di presidenza morattiana (Massimo rilevò l’Inter il 18 febbraio 1995). Per fare un confronto, la Juventus si è avvalsa di 135 calciatori e 4 allenatori (Lippi, Ancelotti, ancora Lippi, Capello) nell’analogo periodo.
Ancora più sconcertante il dato relativo agli acquisti, cioè il numero di giocatori effettivamente “comprati” dall’Inter di Moratti, che si ottiene sottraendo dalla lista che abbiamo visto sopra i calciatori già presenti in rosa al momento dell’acquisizione della società e i giovani che, di anno in anno, si sono aggregati alla prima squadra. Alla fine del 2006 sono ben 120 i giocatori acquistati, grazie all’esborso di circa 700 milioni di euro, con una media di 56 milioni l’anno.
A queste impressionanti cifre si aggiungano le incredibili storie di alcuni calciatori pagati a peso d’oro praticamente per non giocare, da Recoba a Vampeta, da Farinos a Luciano, fino alla curiosa storia di Binotto: «All’Inter lo pagavano purché stesse a casa sua. “Brutta situazione, non c’era posto, non avevano bisogno, mi allenavo da solo, cercavo di dare il massimo, anche se la tensione la sfogavo nel weekend guardando il calcio su Sky”» .
Insomma siamo ben lontani dalla realtà dipinta da Marco Tronchetti Provera in una famosa intervista del 29 novembre 2005: «se l’Inter non vince è perché non si è mai piegata ai giochi di potere». Evidentemente il proprietario di Telecom si era dimenticato di aver sponsorizzato tutti i tornei calcistici italiani (Serie A Tim, Serie B Tim, Coppa Italia Tim, Supercup Tim) mentre Moratti si era dimenticato di aver appoggiato la candidatura di Galliani contro Sensi all’epoca delle contrattazioni dei diritti televisivi. Bisognerebbe chieder loro cosa ne pensano ora, dopo Calciopoli.
Che nomi :rotfl:
Il vendere R.Carlos e' stato una genialata di Hodgson....un mito!!!
'vuoi mettere invece prendere al di lui posto centofanti? :mmh?:
"Lucky Luciano": come ti pezzotto la pelliccia
Probabilmente "Dalli al pluriscagionato" sarebbe stato un titolo più adatto a questa specie di elogio del linciaggio pubblicato per la prima volta nel 1998 dalle edizioni Kaos a firma di "Ala sinistra – Mezzala destra" (d'ora in poi Alaemmezza).
Infatti, per gettare fango sul più grande manager calcistico degli ultimi 30 anni, Alaemmezza, oltre a ridursi a spacciare per verbo rivelato un numero impressionante di pettegolezzi, malignità e recriminazioni infantili di avversari sportivi, ripercorre un po' tutte le inchieste della magistratura nel mondo del calcio, dallo scandalo Scommesse del 1980 a Farsopoli, con la fissa morbosa di insinuare la colpevolezza di Luciano Moggi in tutte quante, e cioè sia in quelle – la maggior parte - che manco lo lambirono, sia in quelle nelle quali venne sì indagato, ma mai condannato.
Siccome Lucianone, attivo nel calcio ad alti livelli fin dagli anni '70, ebbe i primi problemi giudiziari solo attorno alla metà dei '90, e solo a causa delle disavventure di Borsano per Tangentopoli, il bulimico Alaemmezza s’ingegna a fantasticare, retrospettivamente, su oscure colpe risalenti fin dai tempi del Calcio scommesse '80. "Strano che Moggi non ne sapesse niente", si legge infatti nel capitolo "Lucianone cieco e sordo". "Anche perché nessuno lo ha interrogato", si aggiunge con un po’ di bavetta alla bocca.
Se il metodo è questo, il Napoli di Maradona dove lo lasciamo? Vuoi che non abbia combinato nulla di male? Così, se nel '95 la procura di Napoli apre un’inchiesta sul fuoriclasse argentino e il suo noto vizietto (tra l’altro finita a colpi di assoluzione), scatta subito un ovvio "Possibile che non ne sapesse nulla?" (capitolo "La piedi grotta di Lucianone"). E dato che dichiarazioni di camorristi insinuano il dolo nella sconfitta del Napoli nel campionato '87-'88 vinto dal Milan, non può mancare l’allusione al non indagato Lucianone che si vende lo scudetto. Che l’inchiesta alla fine sia stata archiviata, poi, è al solito un fastidioso dettaglio.
Considerato che per Alaemmezza, quando Moggi non compare in un atto d'indagine, scatta in automatico l’illazione, figuriamoci quando indagato lo viene davvero. Ed è ciò che finalmente accadde in seguito alla sventurata idea di andare a lavorare per il Torino amministrato da un imprenditore legato a Craxi. E proprio l’anno prima dello scoppio di Tangentopoli.
Per gli anni al servizio di Borsano veniamo così a sapere che Moggi venne indagato per 5 ipotesi di reato. Le archiviazioni furono 3: "Sfruttamento della prostituzione" e "Frode sportiva" per la chiacchierata vicenda delle prostitute agli arbitri; "frode fiscale" per la fatturazione di "acquisti fantasma" (che però, si intuisce, vennero emesse allo scopo di evitare di fare del nero a causa di cervellotiche regole federali sulla comproprietà dei giocatori!). Una quarta accusa, "Falso ideologico", e sempre per gli "acquisti fantasma", finì col non luogo a procedere nel '94, previa una multa di 300.000 lire. Solo per la quinta, "frode fiscale", per la gioia di Mezzala e il giubilo di Ala, venne almeno rinviato a giudizio assieme a Borsano. Ma il divertimento finisce ancor prima di cominciare, perché la questione venne sbrigata con un patteggiamento di 5.250.000 lire.
Salta così facilmente agli occhi che le lievi multe (5.550.000 lire in tutto) che Moggi finì per pagare per quegli anni riguardano irregolarità contabili attribuibili alla disgraziata gestione nella quale si trovò a operare, e non certo frodi sportive.
Sulla questione prostitute, sinceramente, dei dubbi restano, Anzi, stando ad alcune testimonianze fotocopiate dalle carte della procura, sembrerebbe che in almeno un caso un arbitro internazionale abbia fatto il galletto. Ma che la cosa sia stata organizzata e voluta da Moggi a fini di frode sportiva è una pura – ennesima - illazione, e non si capisce perché la sua versione, secondo la quale si limitò a dare ai suoi collaboratori l’autorizzazione ad assumere interpreti per accogliere squadra ospite, delegazione Uefa e arbitri, debba essere quella falsa. Di certo, il parere di Alaemmezza sulla questione non è dei più imparziali. Inoltre, come si riporta a pag. 84: non era stato lo stesso Borsano a lamentarsi di Moggi perché "non compra gli arbitri"?
Tanto più che, guarda un po', il più grave scandalo sportivo che segnò quella stagione granata, e cioè l’affare Lentini, vide Lucianone del tutto estraneo, nemmeno indagato, sicché al nostro Alaemmezza non resta che ricorrere all’ormai classico: "Strano che non ne sapesse niente".
Dopo aver sbagliato con Borsano, purtroppo Lucianone ebbe la cattiva idea di perseverare: scelse di andare a lavorare per la Juve, e cioè la squadra più invidiata e diffamata d’Italia. Logica conseguenza ne è il fatto che il dodicennio Juventino, scandito fin dall'inizio da straordinari successi, lo vide ripetutamente impegnato a scagionarsi, sia in prima persona che a livello di società, da calunnie ispirate dall’insofferenza suscitata dalla bravura sua e dei suoi colleghi di club.
A titolo personale, nel periodo bianconero viene scagionato da 4 accuse: "favoreggiamento" per una querela di Marco Travaglio a Giraudo (assolto perché il fatto non sussiste); "frode sportiva" per un’inchiesta di Guariniello sui meccanismi di designazione del campionato dei piagnoni '97-'98 (archiviazione); "concorso in bancarotta fraudolenta" per l'indagine sul Como di Preziosi (archiviazione nel 2005); ancora "frode sportiva", ancora la procura di Torino (e ancora archiviazione nel luglio 2005).
Per Alaemmezza, ovvio, tutti errori giudiziari. Lo stesso vale per altri dirigenti bianconeri: Giraudo assolto nel '98 dall’accusa di aver diffamato Travaglio "perché il fatto non sussiste". Sempre nel '98, archiviata un’inchiesta sul rapporto tra società e ultras (capitolo "Lucianone ultrà"); altre 2 archiviazioni, a Torino e Firenze, per altrettante inchieste sul campionato dei piagnistei 97-98; ciliegina sulla torta, l'assoluzione in secondo grado per Giraudo e Agricola nel 2005 nel processo sul doping.
E’ proprio in questo impressionante elenco di inchieste giudiziarie sulla Juve, o meglio, nelle 4 assoluzioni e 6 archiviazioni a cui approdarono, che probabilmente abbiamo la spiegazione di come sia stata possibile la farsa del 2006: dato che a livello penale non si riusciva a trovare nulla che potesse scalfire l'invidiatissima Juve della Triade, l’esasperazione spinse qualcuno a imboccare la scorciatoia antigiuridica: atti d’indagine riservati diffusi alla stampa e via al vergognoso linciaggio che sappiamo.
A questo proposito, l'anno della prima pubblicazione di questo libraccio è significativo: il 1998, che col senno di poi possiamo considerare un numero chiave per le disgrazie bianconere. Preannunciato dalla morte dell'erede designato della dinastia proprietaria (13-12-97), fu l'anno in cui iniziò la persecuzione guarinielliana sul doping terminata nel 2007 con la definitiva non colpevolezza degli indagati; in cui i media trovarono, grazie allo schianto Ronaldo-Iuliano, la sequenza simbolo dell’antijuventinismo militante (ribadisco: la magistratura indagò 3 volte su quel campionato – due a Torino e una a Firenze - non ravvisandovi frode); e in cui se vogliamo, a livello sportivo, l'ennesima Champions League sfumò in finale per un gol in palese fuorigioco che un paese accecato dall'odio finse di non notare.
Oltre al fanatico accanimento à la Torquemada, l’operazione "Lucky Luciano" cela un altro aspetto, se possibile, ancora più ributtante: il razzismo sociale di fondo. Le umili origini di Moggi vengono ripetutamente sottolineate da Alaemmezza per dargli dell’ignorante, dello zotico, del poco di buono (vedi in particolare il capitolo "Lo chiamavano Paletta"). Ma come spesso accade, l'eccesso di zelo porta al grottesco, all’esilarante. Come quando si arriva a rinfacciargli non solo un tragico incidente stradale del '82, ma addirittura una multa per eccesso di velocità del 1977.
Più in generale, è grottesco il modo in cui si conferisce aura di verità assoluta a qualsiasi tipo di asserzione, purché sia anti-Moggi: le recriminazioni arbitrali di folkloristici presidenti anni ’80, come i mitici Anconetani del Pisa (capitolo "A cavallo del Toro") e Rozzi dell'Ascoli, prese come oro colato e usate a seconda dei casi (Rozzi che accusa Moggi ai tempi della Roma è attendibile - capitolo "Metti una sera a cena" -, non lo è più quando, ai tempi del Napoli di Maradona, gli diventa amico - pag. 61 -); le accuse mossegli dal procuratore Caliendo per screditare un concorrente (pag. 67), in cui si ravvisa in nuce il prototipo della testimonianza d’accusa al processo GEA ora in corso (se non altro grazie ad Alaemmezza riscopriamo che la GEA era stata dichiarata legittima dalla stessa commissione federale Figc nel dicembre 2002); le inchieste federali suscitate dalle cacce alle streghe di Cannavò (Gazzetta) e Sconcerti (Corriere dello Sport) che cavalcano i piagnistei del '97-'98 per far fuori il fastidioso Di Tommaso del concorrente Tuttosport (pagg 202-220); le accuse di un imprenditore (capitolo "Lucianone Ultrà") che era stato denunciato dalla Juve per appropriazione indebita; gli stessi guai giudiziari del Torino originati dal diario di un contabile licenziato da Borsano.
Insomma, non bisogna essere dei Zichichi per capire che Alaemmezza è interessato unicamente a crocifiggere uno che alla fine è passato attraverso 2 oblazioni, 3 assoluzioni, 9 archiviazioni. E cioè, in definitiva, numerose indagini e nessuna condanna.
Io non so se questi numeri, per quanto eloquenti, siano sufficienti a sancirne per contro l'onestà, concetto per altro deteriorato dall'abuso che certi sepolcri imbiancati del calcio ne hanno fatto. Di certo, sancisce la ferocia con cui è stato preso di mira.
In tal senso, il capitolo finale, aggiunto nell'edizione pubblicata con sbalorditivo tempismo in piena Farsopoli (giugno 2006), si chiude in modo fin troppo rivelatore: "La volpe è finita in pellicceria".
Sarà.
Ma a me pare che il pellicciaio venda merce contraffatta.
tsk. E' chiaro che quando arrivavano tredicesimi, tutte le squadre che gli erano davanti rubavano e si dopavano. Se non vince l'inter il campionato (o la coppa) è sicuramente falsato. L'Inter è la squadra supermegafantastica sempre piena di giocatori fortissimi che se non vince è perché gli altri complottano contro di loro :sisi: Non lo avete ancora capito? :asd:
Quella società tra tifoseria, dirigenza, staff tecnico e giocatori raccoglie la massima espressione mondiale di piagnoni. Se prendessero Zeman probabilmente chiuderebbero il cerchio e si aprirebbe uno stargate :asd:
Che lungo fire :bua:
Intanto telepredica di Legrottaglie.
fire ma ste cose da dove le prendi? ma non lavori? :D
cmq l' uomo-dio oggi ha giocato bene
daglie legro!
Legro è migliorato molto negli ultimi 2 anni.
Mio cugino
Chissà se il Grande Accusatore avrà dovuto liberare la cantina, per fare spazio all'ennesimo trofeo di una carriera da fare invidia alla staffetta 4x100 boliviana.
Anche l'esperienza serba, a quanto pare, è finita come gran parte delle precedenti. Lui risponde piccato che non si tratta di esonero, questa volta, ma di rescissione consensuale del rapporto. Come no.
E' la storia della sua carriera, in fondo. Chi di voi non ha mai sentito raccontare da un collega o da un conoscente la storia di quel fantomatico cugino "che se non si rompeva il ginocchio, a quest'ora giocava in nazionale"?
Oppure l'aneddoto classico, raccontato al bar durante 90° minuto in una sala TV gremita: "Lo vedi quello lì biondo che segna a raffica in serie A? Pensa che, quand'era nelle giovanili, mio cugino era il suo compagno di stanza; e regolarmente giocava titolare, con il biondino in panchina". Solo che poi - sai com'è - il solito devastante incidente al ginocchio. E fine dei sogni di gloria.
Quale sia stato il ginocchio malandato del tecnico boemo nessuno lo sa con certezza, ma ciò che è certo è che se in vent'anni di carriera Zeman ha saputo collezionare solo licenziamenti, retrocessioni o piazzamenti insignificanti, una visita dall'ortopedico porebbe fargli solo del bene.
Non credo sia il massimo della gratificazione, per un allenatore, avere in cima alla lista dei propri ornamenti non già le coppe e gli scudetti, ma un'intervista estiva; intervista grazie alla quale prese corpo il più lungo e cervellotico processo penale a carico di una società di calcio (indovina indovinello), durato la bellezza di sette lunghi e interminabili anni, col gran finale di un bel buco nell'acqua.
Se oggi posso muovere un appunto all'ex a.d. della Juventus, Antonio Giraudo, è quello di essersi adoperato in lungo e in largo (almeno così pare) per contrastare la carriera di un personaggio tanto innocuo. Per una volta, mi duole dirlo, non aveva saputo essere lungimirante affatto, il buon Giraudo. Non ci sarebbe stato nulla di più appagante e cinicamente sfizioso che lasciarlo operare (e fallire) a ripetizione, per ottenere la più grande delle soddisfazioni dopo la sfida lanciata nel 1998 (e persa) dalle colonne dell'Espresso*.
Per non parlare della madre di tutte le fortune di questo allenatore nel pallone molto più vicino a Lino Banfi che a zio Vycpalek: l'aspetto contrattuale.
No, non sono impazzito. Se pensate al fatto che dopo un esonero, generalmente, un mister viene comunque retribuito per non fare nulla, il profeta boemo deve solo ringraziare il cielo che gli allenatori non siano inquadrati come "statali".
Perché con il ministro Brunetta alle calcagna, uno così avrebbe le ore contate.
* Piccola postilla: girovagando per la rete, ho appreso che qualche paladino della disinformazione ha pensato bene di arricchire la pagina di WIKIPEDIA dedicata a Zeman con la solita fandonia certificata in merito all'epilogo del processo per abuso di farmaci ai danni della Juventus (QUI).
Per avvalorare la fandonia, il paladino della disinformazione ha linkato WIKIPEDIA al sito di quelli che parlavano con arbitri e guardalinee e che organizzavano incontri a cena dal co.co.co. Leo Meani nel giorno di chiusura del suo ristorante (QUI). La verità sul processo doping sappiamo tutti quale sia.
La domanda è: cosa aspettate, in Corso Galfer, a togliervi quel sorrisetto dalla faccia e procedere seriamente per porre fine a questa infamia?
Prima della vendemmia (o dopo?)
Intervistato dall'inviato della Stampa, il presidente Cobolli Gigli ha parlato di Juve e Champions, di Buffon e Giovinco, chiudendo l'intervista con una ubriacante similitudine enologico-calcistica. A Fabio Vergnano che gli chiedeva "Nella Juve chi è il Barbaresco?" Cobolli Gigli ha risposto "Io sono un appassionato di Nebbiolo che è alla base del Barbaresco. I Nebbiolo della Juve sono Poulsen e Zanetti che permettono di produrre un Barbaresco o un Barolo d'annata che identifico in Camoranesi, Del Piero, Trezeguet".
Premesso che Vergnano era stato inviato dal giornale al seguito del Presidente a Neive dove c'era il convegno "Prima della vendemmia" e che l'intervista è riportata nelle pagine sportive della Stampa dell'8 settembre, se ci pensiamo bene la similitudine di Cobolli Gigli sembra proprio stare in piedi e il suo ragionamento è molto sobrio, quantomeno sul fronte enologico: in effetti il vino buono si porta in bottiglia corpo, sapore e gusto vincente, riuscendo così a fare gol, solo grazie alla qualità dell'uva da cui comincia il ciclo produttivo; proprio come dovrebbe succedere per i gol di Trezeguet e Del Piero che riescono bene quando gira in pieno il centrocampo e Zanetti (quest'anno Poulsen) avvia l'azione, magari lanciando Camoranesi per rifinirla.
Pochi dubbi allora sul fatto che il nostro Presidente è un intenditore di vini (un "appassionato" come dice lui stesso nell'intervista), gli interrogativi riguardano aspetti diciamo così di merito e non di metodo. Per dirne uno: c' è il rischio che Cobolli Gigli sappia di vino più di quanto può aver capito di calcio in questi anni di Juve? Saprà tutto sul ciclo produttivo della Zonin ma di quello dello Zenit da affrontare in Champions?
Addirittura uno molto maligno potrebbe chiedersi "ma se Poulsen è l'uva Nebbiolo la Juve è un'osteria?", ma noi a questo non ci arriviamo, ci fermiamo alla fine del capoverso precedente, ci beviamo mezzo bicchiere di Camoranesi, pardon di Barolo, e proviamo a sognare di vincere la Champions.
Riecco Zeman: 'Campagna moggiana contro di me'
08:27 del 11 settembre
Zeman: "Rieccomi, potrei già allenare". Il tecnico boemo parla dopo la sua breve esperienza alla Stella Rossa: "Non sono stato esonerato(m'hanno solo preso a calci nel ****). Mi hanno acquistato 16 giocatori tutti a parametro zero, scelti su internet(il nostro DS è un appassionato di PES e FIFA) e senza il mio consenso(io volevo Ronaldinho Kakà Gerrard C.Ronaldo Buffon Chiellini De Rossi Ibrahimovic e se ci scappava pure Torres). L'unico che ho accettato era Lazetic, ma quando gli ho chiesto di giocare mi ha detto(Mister io in porta non ci vado) che non se la sentiva. Contro di me c'è una campagna moggiana".
(Gazzetta dello Sport)
ormai sei una barzelletta Zeman :rotfl:
........non so che dire..... :look:Citazione:
Clamoroso: Cassano alla Juve!
08:30 del 11 settembre
Super colpo di mercato: la Juventus avrebbe già soffiato Antonio Cassano a Inter e Milan. Pronto l'accordo con la Sampdoria, c'è già l'intesa verbale anche con l'attaccante barese ex Roma e Real Madrid. I blucerchiati potrebbero chiedere in cambio il prestito di Giovinco.
(Tuttosport)
ma anche no
Zeman peggiora a vista d'occhio :rotfl:
a leggere sta santificazione del Povero ferroviere con l'anima uccisa dai cattivoni mi viene da pensare che anche Berlusconi con tutte le sue assoluzioni e tutti i suoi processi svaniti nel nulla sia una persona assolutamente onesta.
quasi quasi ci credo.
Firewall non esagerare, l'equazione assolto=onesto vale solo a fini giuridici, non prendiamoci per il **** in questo modo dai.
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io non lo voglio... spero sian solo voci messe in giro per far abbassare la cresta a giovinco
Attualmente è l'unica seconda punta in grado di poter prendere il posto del capitano, nessuno dica Di Michele o Quagliarella fra gli italiani per favore, ma rinunciare a Giovinco è una cazzata.
Io penso che Cassano sia un gran giocatore.
Ha solo qualche problemino di tipo caratteriale, ma se riesce a superarli, direi che è formidabile.
Certo, non penso nemmeno che dare Giovinco ancora in prestito sia una cosa buona.
http://212.239.39.34/newsmem/tuttosport/prima/prima.jpg
C'è da crederci? :asd:
vediamo cosa dice domani il secolo XIX, per ora tutti riportano la notizia del tuttosport.
Comunque finchè non ne parla La Stampa è solo un rumor
Fantastico: Inter, la baby-champions :rotfl:
Gli rode che Tronchetti non puo' intercettare l'Inghilterra, la Spagna, o la Germania....:asd:
che senso ha dare in prestito giovinco a 22 anni...alsciamo stare tutto com'è xchè tanto il caratteraccio del barese ci sarà sempre specie poi con ranieri farà il bello ed il cattivo tempo ma queste son cose secondarie
io cassano lo vorrei tutta la vita.... ma giovi nn si da via, nono..