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Il pm: «A giudizio Moratti e Galliani»
La richiesta della Procura di Milano: il presidente dell'Inter
e il vicepresidente del Milan indagati per falso in bilancio
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Galliani e Moratti
Galliani e Moratti
MILANO - Il pm Carlo Nocerino ha chiesto il
rinvio a giudizio di Massimo Moratti e di Adriano Galliani, rispettivamenrte presidente dell'Inter e amministratore delegato
del Milan, per falso in bilancio nell'ambito dell'indagine sul cosiddetto "doping amministrativo", la realizzazione cioè di
pluvalenze fittizie legate alla compravendita di calciatori. Per l'accusa in relazione ai nerazzurri c’è un neo in più, relativo a Moratti (firmatario del bilancio 2003), all'attuale
vicepresidente e amministratore delegato, Rinaldo Ghelfi, e all'ex amministratore delegato Mauro Gambaro: e cioè il fatto che, secondo i calcoli della Gdf e della Procura, senza il doping amministrativo dei bilanci nerazzurri, l'Inter non sarebbe riuscita a rientrare nei parametri previsti e perciò non avrebbe potuto iscriversi al campionato di calcio della stagione
2004-05, conclusa al terzo posto.
RESPONSABILITA' - Anche le due società, intese come persone giuridiche, vengono coinvolte dal pm Carlo Nocerino in base alla legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa delle società per reati commessi da propri dirigenti nell’interesse aziendale: una prospettiva foriera di maxisanzioni pecuniarie nel caso di modelli organizzativi carenti o assenti, e comunque forse più insidiosa (perché quasi senza prescrizione) persino del versante personale penale, dove invece l'ipotesi contestata a Moratti e Galliani è assai probabile si infranga nei brevi termini di prescrizione contemplati dalle norme sul falso in bilancio.
INCHIESTA-MADRE - Lo sviluppo milanese è uno dei tanti filoni originati in tutta Italia dall'inchiesta-madre della Procura di Roma (nutritasi anche della denuncia pubblica dell'ex presidente del Bologna, Gazzoni Frascara) sul fenomeno delle operazioni "incrociate" per fare il maquillage ai bilanci delle squadre, tramite l'inserimento in contabilità delle plusvalenze apparentemente generate dalla cessione di giocatori ipervalutati: scambi di campioni di carta, in teoria contesi a suon di milioni dai maggiori club di serie A e B, ma nella realtà spesso poi mandati a giocare nelle serie minori, quasi sempre come "prestito gratuito" a dispetto delle loro teoriche valutazioni. Del resto, il meccanismo conveniva a tutti: mentre le plusvalenze (cioè la differenza tra il prezzo di vendita e il prezzo di acquisto) venivano iscritte per intero nel conto economico, producendo così un beneficio immediato per il bilancio in chiusura, il costo dei calciatori comprati veniva ammortato in più esercizi secondo la durata del contratto.
24 settembre 2007
Resto Del Carlino
Gazzetta
Inchiesta plusvalenze
cosa rischiano Milan e Inter
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L'impianto accusatorio si basa sulle plusvalenze fittizie: se il giudizio stabilirà che rientrano nell'articolo 7 del codice di giustizia sportiva i club coinvolti possono essere puniti con penalizzazione in punti, retrocessione, esclusione e revoche di scudetti