A 1.013 giorni dalla morte di Federico Aldrovandi i quattro poliziotti accusati di averne causato il decesso - Enzo Pontani, Monica Segatto, Luca Pollastri e Paolo Forlani - sono chiamati a giustificare le percosse, i manganelli spezzati e i ritardi nei soccorsi. Per i genitori, che da trentatré mesi attraverso un blog chiedono giustizia, è l’udienza più importante, quella in cui gli agenti dellle volanti dovranno spiegare perché un ragazzo di 18 anni è morto all’alba del 25 settembre 2005 durante un controllo di polizia.
9.15 Aula piena per l’udienza del processo in cui parleranno gli imputati
E’ piena l’aula B del tribunale di Ferrara. Gli amici di Federico siedono in silenzio, con una spilla appuntata al petto. E’ un piccolo girasole, il fiore preferito dal ragazzo, lo stesso che si arrampica sui muri di via dell’Ippodromo, nel punto in cui il 18enne perse la vita. Ci sono i ragazzi che con lui trascorsero la notte a Bologna, in un centro sociale, ma ci sono anche uomini e donne che non hanno mai conosciuto Federico. Arrivano da Ancona, Milano, Roma… Sono qui perché da quando hanno letto il blog della madre Patrizia chiedono verità. E perché oggi, dopo 1013 giorni di silenzio, gli imputati dovranno parlare di fronte al giudice Francesco Caruso.
9.30 I quattro imputati arrivano in aula
Arrivano in aula i quattro imputati, Paolo Forlani, Enzo Pontani, Luca Pollastri e Monica Segatto. Sono imputati di eccesso colposo per aver «cagionato o comunque concorso a cagionare il decesso di Federico Aldrovandi»: reato, come riportato dal capo di imputazione per cui è prevista la pena dell’omicidio colposo. Durante l’intervento per immobilizzare Federico Aldrovandi ebbero con lui una violenta colluttazione, superando - secondo l’accusa - i limiti consentiti.
9.40 Arrivano in aula i genitori di Federico insieme al figlio minore Stefano
9.45 Inizia l’udienza
9.50 Il perito analizza le telefonate fatte la mattina della morte di Aldro
La dottoressa Carraro, il perito incaricato dal tribunale, spiega l’esito dell’esame sull’audio delle telefonate arrivate al centralino del 112, quelle tra il 112 e il 113 e quelle fatte al 118, sottolineando le incertezze e le discordanze riscontrate nell’analisi e anche nell’ambientale dei centralini. Spiega le modalità tecniche delle analisi e i risultati elaborati incrociando audio e video, ascoltando i consulenti tecnici di difesa e parti civili
10.35 Gli avvocati interrogano il perito
L’avvocato di parte civile Fabio Anselmo e il legale della difesa Giovanni Trombini interrogano il perito chiedendo chiarimenti sulle parole su cui c’è discordanza tra i consulenti tecnici di parte
10,45 Si analizza la telefonata di un carabiniere: “Delle pesche ce le ha”
La discussione verte su una parola pronunciata da un carabiniere durante una telefonata arrivata al 112 alle 7:36 del 25 settembre 2005. Federico è morto da un’ora. Al 112 arriva la chiamata di un carabiniere, arrivato in soccorso della polizia quando il ragazzo era già a terra. A un certo punto viene pronunciata la seguente frase: «Beh, sicuramente delle pesche/pecche ce le ha». La dottoressa Carraro, perito del Tribunale, ha spiegato che lei nella registrazione sente la parola pecche e che i consulenti di parte invece sentono la parola pesche per cui le inserisce entrambe
11.10 Il giudice acquisisce le relazioni dei consulenti di parte e concede una pausa
11.30 L’udienza riprende
11.32 Viene chiamato a deporre Enzo Pontani, uno degli imputati
Pontani, uno dei poliziotti intervenuti la mattina del 25 settembre 2005 e imputato per il decesso di Federico, spiega che l’operatore Bulgarelli gli dice di andare in via Ippodromo perchè c’è un ragazzo che sta dando in escandescenza. “In quel momento mi trovavo in questura dove stavo facendo i verbali dei miei interventi in precedenza”, racconta.
11.34 Pontani: “Frasi sconnesse e urla, qualcuno dava calci al paraurti dell’auto”
“Durante il percorso per andare all’Ippodromo - racconta Enzo Pontani, uno degli agenti imputati per la morte di Federico Aldrovandi - Bulgarelli gli comunica che erano arrivate ulteriori sollecitazioni d’intervento arrivando all’altezza del parcheggio abbiamo iniziato a sentire delle frasi sconnesse e delle urla c’era qualcuno all’interno del parcheggio abbiamo puntato le luci sul parcheggio perchè era buio pesto abbiamo visto una persona che ha iniziato a dare due calci al paraurti della macchina”.
11.40 Pontani: “Mi ha sconvolto il suo collo taurino, Aldrovandi era fuori di sè”
Il pm Nicola Proto chiede a Pontani dettagli sulla luce che hanno acceso, sui fari dell’auto, sui dettagli del loro arrivo “Noi ci fermiamo e all’improvviso sbuca questa persona che ci dà due calci al paraurto e l’autista istintivamente fa una breve retromarcia di qualche metro, non so dire quanto”. Il pm chiede conferma: “Quindi non siete scesi immediatamente?”. Risposta: “No, nel primo frangente no. Ho visto questa persona che gesticolava, aveva gli occhi fuori di sè”. Aggiunge che “inizialmente mi sembrava un extracomunitario perchè era scuro, forse per via dell’ombra. Quello che mi ha sconvolto - dice mimando - era il collo. Aveva il collo taurino. Era fuori di sè”
11.44 Pontani: “Urlava polizia di *****, stato di ***** e ha tirato un calcio contro l’auto”
Pontani prosegue nel racconto e dice che essendo abituato a situazioni di emergenza cerca il dialogo “ma questo inizia a urlare frasi del tipo stato di *****, polizia di ***** e poi mi si scaglia contro, con un calcio diretto al volto, contro la portiera”. Pontani continua a spiegare la dinamica dell’ aggressione. Il pm chiede maggiori dettagli sulla posizione dell’agente e del ragazzo per l’azione e sui tempi. “Il ragazzo saltava a vuoto, alzava entrambe le gambe per aria, girandosi. Appena io mi sono rivolto a lui il ragazzo ha detto le frasi che gli ho già riferito”
11.48 Pontani: “Ha messo i piedi sul paraurti e il tergicristallo poi mi ha dato un calcio”
Il pm chiede maggiori dettagli sulla posizione dell’agente e del ragazzo per l’azione e sui tempi. Pontani spiega: “Il ragazzo saltava a vuoto, alzava entrambe le gambe per aria, girandosi. Appena io mi sono rivolto a lui il ragazzo ha detto le frasi che gli ho già riferito”. Il poliziotto racconta che la sequenza dei fatti è stata immediata e, su invito del pm, spiega i gesti che avrebbe fatto Aldrovandi: “Ha fatto uno scatto fulmineo ha messo il piedi destro sul paraurti per darsi uno slancio, un secondo passo sul tergicristallo per darsi slancio e il terzo per dare un calcio diretto al mio volto”. Pontani spiega di essere riuscito a schivare il calcio girandosi di schiena. Pontani dice: “Me lo ricordo benissimo” e spiega che Aldrovandi dopo questo calcio a vuoto “cade a faccia a terra”
11.52 Pontani: “Era una furia scatenata, ho chiesto aiuto al mio autista”
Il pm chiede se dopo avergli tirato il calcio Aldrovandi si è alzato a terra. “Come se nulla fosse si è rialzato - racconta Pontani - sembrava rimbalzato da terra. Ha iniziato a sferrarmi calci e colpi, e io mi sono limitato a parare questi colpi poi sono riuscito a cingerlo da dietro”. Il poliziotto insiste di essere stato aggredito e ripete: “Sono riuscito a cingerlo alle spalle, ad avvinghiarlo sotto le spalle, solo che era una furia scatenata e ho urlato al mia autista: vieni, aiutami. Sono riuscito mala pena a trattenerlo a terra perchè lui ha inziato a sgomitare, a calciare. Sono riuscito con uno sforzo invcredibile a girarlo e a un certo punto mi sono sentito sfiorare la pistola e ho avuto paura perchè ho pensato se mi prende la pistola qui qualcuno si fa male”
11:54 Pontani: “Sembrava di avere un pesce tra le mani”
Pontani continua il racconto di quello che successe quella mattina dicendo che anche il suo autista aveva preso un calcio. “Sembrava di avere un pesce tra le mani”, dice.
11.56 Pontani: “Si è avvinghiato alla portiera, mai visto niente del genere”
Pontani continua a raccontare e spiega che quel punto l’autista torna in auto, su sua richiesta, per chiedere rinforzi. “Sono salito anche io di corsa sulla macchina, chiudo la portiera, ma a quel punto non si chiude più”. Spiega che Aldrovandi “si è rialzato e si è avvinghiato alla maniglia della portiera”, descrive la scena e dice: “Non ho mai visto una cosa del genere”. Pontani spiega che l’autista ha iniziato a fare piccoli strattoni per vedere se il ragazzo si staccava dalla portiera.
11.59 Pontani: “Siamo andati via dal piazzale ma lui continuava a urlare”
Pontani spiega come si siano riusciti ad allontanare dal piazzale per aspettare rinforzi e nello stesso tempo per mantenere il controllo su “quella persona” che, secondo il poliziotto, “continuava a urlare”. “Lo vedevamo a tratti mentre usciva e entrava nel parchetto”, spiega l’agente delle volanti, che racconta di essersi preoccupato.”Ero bloccato in auto, la portiera con quel tira e molla si era bloccato”. Dice di non sapere quanto tempo è rimasto in auto, di non essere riuscito a calcolarlo perchè “in quei momenti si pensa ad altro non al tempo”
12.03 Il Pm: “Se era buio come ha visto il collo taurino?”. Pontani: “Ho una buona vista”
Il pm gli chiede come fa ad avere visto il collo taurino di Federico se c’era tutto quel buio. Pontani risponde dicendo: “Ho una buona vista” e aggiungendo che comunque, durante la prima aggressione, “era vicinissimo a me”
12:07 Pontani: “Pensavo volesse aggredire la mia collega, mi sono messo in mezzo
A un certo punto arriva la seconda volata, con a bordo gli altri due imputati, gli agenti Monica Segatto e Paolo Forlani. La volante è guidata dalla Segatto. Pontani racconta: “Forlani riesce con due o tre strattoni ad aprirmi la porta, io scendo e spiego che c’era una persona pericolosissima che mi aveva aggredito”. In quel momento, secondo la ricostruzione dei fatti dal poliziotto, Federico sarebbe uscito nuovamente dal parchetto. Pontani aggiunge: “Capisco che voleva aggredire la mia collega e ho pensato: se le salta addosso l’ammazza”. “Ho visto la mia collega spaurita, che stava indietreggiando e a quel punto mi sono frapposto tra lui e lei”. A quel punto, secondo la ricostruzione, Aldrovandi avrebbe indirizzato “la sua furia verso di me”
12:10 Pontani: “C’ero io e i miei colleghi. Nessun altro può dire com’è andata”
12.12 Pontani: “Federico con un calcio ha rotto il manganello di un collega”
L’imputato continua a parlare dell’aggressione, dei colpi e dei calci e ripete nuovamente: “Era una furia, non mi dava tregua. A quel punto i miei colleghi si sono avvicinati e vedendo in che situazione mi trovavo l’hanno circondato e hanno inziato a colpire con i manganelli e a chivare nel contempo i suoi calci”. Pontani spiega anche che con un calcio Federico ha dato un calcio al manganello di Pollastri facendoglielo volare via. “Ho visto il pezzo di manganello volare”
12.19 Pontani: “Io e Forlani siamo riusciti a ributtare giù il ragazzo”
L’imputato continua con la descrizione della colluttazione tra Aldrovandi e l’altro agente, Paolo Forlani. Spiega che alla fine lui e il collega Forlani insieme sono riusciti “a ributtare giù il ragazzo”. Il pm insiste sui manganelli, su quanti li avessero presi in mano sul momento esatto in cui li hanno afferrati. La mattina della morte di Federico Aldrovandi in via dell’Ippodromo due manganelli sono stati spezzati. Il primo, appunto, sarebbe stato rotto da Aldrovandi con un calcio.
Il poliziotto continua sottolineando la difficoltà della Segatto che “poverina stava prendendo un sacco di calci”. Pontani descrive la concitazione del momento, “la furia del ragazzo”, le loro riflessioni “non arrivano mai le ambulanze?”. Racconta anche il momento in cui, “dopo un calo di forze del ragazzo”, riescono ad ammanettargli prima una poi l’altra mano dietro la schiena, in posizione supina. “Nel momento in cui dopo averlo ammanettato, mi sono alzato nuovamente lui ha ripreso a scalciare”
12.23 Pontani: “L’ho ammanettato ma ha ricominciato a scalciare”
12.27 Pontani: “Arriva l’ambulanza e a noi sembra tutto a posto. Ma i sanitari si agitano”
Secondo Pontani le forze del ragazzo iniziano a calare nel momento in cui arriva in ausilio un auto dei carabinieri. La situazione sembra calmarsi tant’è che lui invita la collega Monica Segatto che “era distrutta e dolorante” a sedersi in auto. “Chiamo la centrale (è la telefonata delle 6.12) e sento in lontananza le ambulanze”. A quel punto, con il personale del 118 sul posto, al ragazzo vengono tolte le manette e iniziano le manovre di soccorso. Gli agenti, racconta Pontani, raccolgono i manganelli, “ci mettiamo a due metri dagli operatori del 118 e ci sembrava tutto normale. Poi vediamo i sanitari agitarsi, la dottoressa anche”
12.32 Il pm fa notare a Pontani che è in contraddizione, diverbio con la difesa
Pontani spiega che fino a quando non ha visto i sanitari agitarsi era tranquillo, poi ha iniziato a preoccuparsi: “Ci chiedavamo, ma che sta succedendo, perchè?”. Il pm gli fa notare che quest’ultima affermazione contrasta con la telefonata delle 6.12 in cui “sembrava molto concitato e agitato”. Intervengono gli avvocati della difesa, sostenendo che non può osservare questo perchè “la stessa telefonata ad altri sembrava affannata e non preoccupata o concitata”. Nasce un diverbio tra pm e difesa. Il giudice li richiama all’ordine: “Pubblico ministero faccia l’esame all’imputato e poi alla fine si riserva le sue conclusioni”
12.34 “L’abbiamo bastonato di brutto, è mezzo morto”. Pontani: “Volevo solo spiegare”
Il pm riformula la domanda: “Fino al momento in cui ha visto i sanitari agitarsi era preoccupato o no?”.
L’imputato risponde: “Ero tranquillo” e a quel punto il pm ripete il testo della telefonata in centrale in cui lui parlando con l’operatore il poliziotto dice: “L’abbiamo bastonato di brutto, è mezzo morto”. L’imputato spiega di avere detto quella frase gergale “brutta fin che si vuole” ma per spiegare la situazione, senza essere realmente preoccupato delle condizioni del ragazzo
12.44 Pontani: “Il ragazzo non chiese aiuto. Solo urla e cose incomprensibili”
Il pm gli chiede se abbia sentito chiedere aiuto o pronunciare altre frasi a Federico Aldrovandi. Pontani risponde: “Mai, solo urla, cose incomprendibili”
12.47 Il pm: “Ha sentito urla strozzate?” Pontani: “Erano ringhi”
Il pm insiste: “Ci sono testimoni che l’hanno sentito chiedere basta”. La difesa di Pontani obietta: “Cosa vuol dire tanti? Si dica di quanti testimoni si sta parlando e in che momento”. Il pm chiede allora: “Ha sentito F.A. chiedere aiuto?”. “Assolutamente no”, risponde Pontani. Il pm prosegue: “Ha sentito delle urla strozzate?”. “Erano ringhi”, risponde Pontani
12.51 Pontani: “Spingere il ragazzo mentre era a terra? La polizia non fa queste cose”
Il pm chiede se quando Federico era a terra qualcuno dei poliziotti si è messo seduto a cavalcioni del ragazzo. Pontani nega: “Gliel’ho già spiegato come lo avevamo immobilizzato, tenendolo per braccia e gambe”. Il pm chiede ancora se qualcuno ha spinto Federico con una mano sulla schiena, quando era a terra. Pontani nega anche questa circostanza: “La polizia non fa queste cose”.
12.53 Pontani: “Non ho avuto la percezione che il ragazzo stava morendo”
“Lei ha avuto la percezione che Federico stava morendo?”, chiede il pubblico ministero all’agente Pontani. “No, in tanti anni di strada - risponde lui - ho visto persone assopirsi, riprendersi…”
12.56 Pontani: “La relazione di servizio? Mi sono fatto aiutare dall’ispettore Dossi”
Si prende in esame la relazione di servizio firmata dall’imputato e prodotta, a suo stesso dire, la sera attorno alle 19, dopo essere rientrato dall’ospedale. Il poliziotto spiega: “Generalmente non mi aiuta nessuno, ma questa volta ero così distrutto che mi sono fatto aiutare dall’ispettore Dossi”. E poi aggiunge: “Le relazioni sono fatte in maniera sintetiche e quando parliamo di ausilio intendiamo che abbiamo chiamato anche l’ambulanza”
13.00 Pontani: “Mi sono tolto la pistola. Un poliziotto non lo fa mai”
Il pm insiste perchè tra le accuse che vengono formulate ai poliziotti vi è anche il ritardo nel chiamare il 118. Enzo Pontani si difende da una parte con la sintesi che è “necessaria e inevitabile” nello stendere una relazione di servizio e poi ripete di avere atteso a lungo, insieme ai colleghi, l’arrivo dei medici. E ricorda anche che per la prima volta nella sua vita “si è tolto la pistola per evitare conseguenze peggiori”, quando “un poliziotto non se la toglie mai”. Quest’ultimo passaggio indicherebbe secondo l’imputato la sua volontà di difendere sè e i colleghi, contenendo le possibili conseguenze.
13.06 Pontani “E’ stata un’aggressione nei nostri confronti. Eravamo sconvolti”
Il pm chiede se, dopo l’arrivo dei colleghi, Pontani sia rimasto sul posto per dare una mano a ricostruire quel che era accaduto. Pontani risponde: “Guardi che essendo stata un’aggressione nei nostri confronti avrei potuta trattarla io come volanti, ma proprio perchè aveva avuto un epilogo così terribile ed essendo noi sconvolti, sono intervenuti i colleghi”.
13.12 Pontani viene interrogato dall’avvocato di parte civile, Fabio Anselmi
Rispondendo alle domande di Anselmi Pontani spiega di essere rimasto colpito “dall’insensibilità del ragazzo al dolore”
13.32 Pontani ripete all’avvocato di parte civile che nessuno è salito a cavalcioni su Federico
Prende la parola Beniamino Del Mercato, altro avvocato di parte civile, che chiede
informazioni sull’ammaccatura della volante e chiarimenti sulle parti finali della collutazione quando Federico era ormai a terra, ammanettato, con il volto riverso a terra, in una posizione che secondo le perizie medico-legali gli ha impedito di respirare causandone il soffocamento. Il poliziotto ripete quanto detto prima: nessuno, secondo la sua ricostruzione, sarebbe salito a cavalcioni del ragazzo o lo avrebbe spinto a terra, ma solo tenuto fermo per evitare che si divincolasse ancora.
13.46 Pontani: “Ci aspettavamo arrivasse anche un’ambulanza”
Gli avvocati che assistono la famiglia chiedono come mai i quattro agenti non abbiano chiamato l’ambulanza prima, dato lo stato di agitazione psico-fisico che Federico - a detta dell’imputato - aveva dimostrato. Pontani chiarisce di aver chiesto ausilio in senso generico, e che dunque si aspettavano che arrivasse anche un’ambulanza
13.52 L’agente Pontani viene interrogato dall’avvocato della difesa
Prendono la parola, uno a uno, gli avvocati difensori dei quattro imputati. I difensori cercano di mettere in luce come i poliziotti abbiano reagito a un’aggressione, si siano difesi, cercando di non fare degenerare la situazione e non abbiano commesso errori o ritardi nel chiamare i soccorsi. In sostanza mirano a demolire la ricostruzione del pm che li vede imputati di eccesso colposo per aver “cagionato o comunque concorso a cagionare il decesso” del 18enne
14.10 La parola al giudice. “Come spiega le ferite al volto del ragazzo?”
La parola passa al giudice Francesco Maria Caruso che chiede chiarimenti sul momento esatto in cui la portiera si è bloccata - una circostanza già racocntata da Pontani durante l’interrogatorio del Pm - e sulle parole e sulle frasi pronunciate dal ragazzo durante la prima colluttazione. Il giudice Caruso chiede anche al poliziotto come si spiega le ferite al volto del ragazzo
14.21 Pontani: “Aldrovandi si è ferito al volto cadendo dopo essersi arrampicato sull’auto”
Pontani spiega di ritenere plausibile che quelle ferite al volto siano state provocate dalla caduta del ragazzo a terra nella primissima fase della collutazione quando si è arrampicato sull’auto. Il giudice Caruso gli chiede esplicitamente: “Esclude che ci siano stati comportamenti lesivi vostri che abbiano potuto provocare quelle lesioni?”. L’imputato lo esclude, continuando ad imputarle al comportamento autolesivo del ragazzo e alla sua prima aggressione
14.32 Pontani: “I manganelli li impugnavamo in 4. Lo hanno colpito alle gambe”
Il giudice Caruso chiede ulteriori chiarimenti sui manganelli. Pontani risponde: “Li impugnavamo tutti e quattro, i miei tre colleghi li hanno utilizzato per colpirlo alle gambe”
14.36 Pontani: “Il corpo venne spostato dai sanitari”
La parola passa di nuovo alla difesa che mostra all’imputato le foto dei rilievi della scientifica in via dell’Ippodromo per chiedergli ragione della posizione del corpo che, secondo l’accusa è stata spostato. L’imputato spiega che il ragazzo era stato spostato dai sanitari che lo hanno girato per prestargli i primi soccorsi
14.37 Termina l’esame del primo imputato, Enzo Pontani. Si riprende alle 15