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[GC] L'Ultima Cena
È un tepore gentile quello che ti sveglia, Gordon. La luce del sole ritaglia netta le ombre in una mattina bella come non ne vedevi da tempo. Dagli alberi giungono mille cinguettii diversi, nel sottobosco odi il frusciare degli scoiattoli, e poco lontano la voce allegra della cascata. È il tuo piccolo Eden ricostruito, un pezzo di Paradiso ritagliato subito fuori da quel mondo che ti ha così profondamente ferito.
Quell’uomo, quello che ha ucciso i tuoi, pare essere morto, ormai. Ma tanti come lui si aggirano per la Francia. Sodomiti. Assassini. Depravati, folli, invasati. Il Re non sembra intervenire, o forse neppure lui può fare nulla. Ma vendicherai i tuoi genitori. Glielo devi. Lo devi a quel medaglione che porti sempre con te e che ti sembra bruciare sul petto.
La mattina trascorre tranquilla, i pensieri allontanati da alcune ore di allenamento, dall’aria pulita dei boschi, da un tuffo sotto la cascata. È quasi ora di pranzo quando inizi alcuni esercizi brandendo la tua spada.
Poi senti un rumore sopra di te, come qualcosa che fenda rapido l’aria. Guardi il cielo. Cala dall’alto un falco, sbatte le ali per fermarsi, si appoggia sulla terra davanti alla tua caverna. Ti avvicini a lui con calma, la spada ancora in mano, ma l’animale sembra non avere paura, né fare nulla per attaccarti. Resta immobile. Sei incerto per un istante sul da farsi, poi noti che ha qualcosa legato a una zampa. Sembra un foglio di carta, un biglietto, un messaggio, forse. Cosa può essere?, nessuno sa che abiti qui. Nessuno ormai più ti conosce. Ti avvicini, circospetto. Fissi le cime degli alberi, come se d’un tratto ti aspettassi di vederti scagliare addosso una freccia.
Ma nulla.
Il falco ti attende, imperturbabile. Gli prendi la zampa, sfili il messaggio. Mentre lo spieghi, il falco riprende il volo, e sparisce nella luce abbagliante del sole. Lo guardi un istante, poi i tuoi occhi cadono su quelle poche righe di una calligrafia sconosciuta. Fatichi a leggere, è tanto che non sei costretto a farlo.
“La sir… la sign… la signoria…”
È inutile. Tutto inutile. Potrei andare avanti a cercare quelle bestie per anni. Cosa mi potrà mai raccontare questa gente, cosa? Nulla, che non siano voci, sentito dire. Leggende, forse.
Vagare per le foreste, per il verde così buio di queste terre, attraversare colori che non conosco, così diversi da casa mia. Ricordi che si susseguono. Il piacere degli anni ormai così lontani, volti di donne che si confondono nella nebbia delle memorie. Il sapore dolce e pastoso della mia spavalderia, lo splendore della mia spada che brillava nel sole, trafiggendo avversari, e mille cuori di donna.
Il dolore di quelle notti grigie, sferzate dal rosso del sangue, dal bianco troppo intenso delle frustate, dalla confusione, dall’inebetimento.
Mille ricordi e mille colori, mille sensazioni. Mille anime che si agitano in me. Ciò che sono stato. Ciò che sono ora. Ciò che mi guida. Una ricerca infinita, interminata, interminabile. Cosa mi può dire questa gente? Hanno paura dell’anima nera che vaga nelle loro foreste. Hanno paura degli spiriti dei morti. Hanno paura di ululati lontani, di un’ombra troppo grande, dello sguardo severo di Dio. Hanno paura di tutto, e per me è come se non avessero paura di niente.
Si aggirano per queste terre, quegli esseri che mi hanno ridotto quello che sono.
Si aggirano forse per le strade spoglie di questo villaggio, troppo piccolo anche per avere una ronda notturna, troppo piccolo anche per avere dei derelitti agli angoli della strada.
Si aggirano… cos’è quel rumore? Una carrozza? A tarda sera, qui? Le persone dabbene dormono, ormai. Solo io resto sveglio, stremato ma folle nella mia cerca. Viene in qua. Rallenta. Cosa..?
Scende un uomo, bardato in un ricco vestito di broccato, i capelli scuri (ma tutto è scuro, tutto è buio in questa notte senza stelle, solo il rosso incerto di qualche fiaccola me lo mostra) che gli cadono sulle spalle, il sorriso aperto e cortese, troppo cortese. Troppo affettato per uno come me, dagli abiti luridi e strappati. Tanto cortese da dare i brividi.
- Buonasera, messer Tanos. Reco con me un messaggio di grande importanza. Spero vorrà accettarlo di buon grado.
Quel sorriso. Mi porge una lettera, poco più di un foglio ripiegato. E senza attendere oltre sale in carrozza e il cocchiere la fa ripartire. Cosa..? Una visione, forse?
Solo quel foglio mi convince di non aver avuto una visione, di non essermi ormai perduto. Poche parole, in una lingua che non parlo da tanto. E altri ricordi, ancora. Il Banco, donne, mio padre…
“La Signoria…”
Aggirarsi di notte, nell’ombra, per non farsi scoprire. Poche fiaccole tremanti come unica illuminazione. Colpire, quando si deve, nell’ombra, non visti, non uditi. Mimetizzarsi, come un camaleonte. Silenziosi, come la sabbia che scorre in una clessidra. E quando la clessidra si svuota, colpire. Vendetta. Dovere. Senza aspettarsi di essere compresi. Non qui, non in questo luogo. Non in questa terra. Non in mezzo a chi nei secoli ha ucciso la mia gente, senza pietà, con la falsa scusa di un Dio lontano. Un Dio che permetteva le sofferenze di centinaia e migliaia di miei simili, di miei avi. Di me, nei secoli dei secoli. Porto in me le sofferenze e le ferite di ognuno di loro. E le restituirò, sono qui per questo. Porto in me la rabbia di generazioni. Ucciderò, come in passato ho ucciso, come hanno ucciso i miei compagni. Quelli che lo sono ora, quelli che mi hanno preceduto, quelli che lo saranno. Ho ucciso io Corrado di Monferrato. Lo stesso freddo desiderio di vendetta e libertà di quell’Assassino mi anima, è come se io fossi lui. Io sono lui, anche se lui è nato tre secoli prima di me. Anche se lui ha colpito più di duecento anni fa, quando gli avi dei miei avi calcavano la mia terra. Io sono lui. Io ucciderò, ancora. Per questo sono in mezzo a questi bastardi che mi chiamano Infedele, che mi odiano, da cui devo nascondermi. Ma il loro odio è solo paura mal dissimulata. Pessimi mentitori, così diversi da me, mi temono perché sono il monito costante dei loro errori, il ricordo continuo che dovranno pagare.
Apri la porta della povera casa in cui hai trovato rifugio, Wael, e resti in ascolto. Nessun rumore particolare, ma è come se qualcosa non fosse al suo posto, se qualcuno fosse passato da qui. O come se ci fosse ancora. Le stanze sono poche e minuscole, le esplori in fretta, tutto è normale. Eppure.
Eppure.
Quella sensazione continua a aleggiare. La tua mano scivola leggera e rapida sulla sciabola, la tua fedele, spietata compagna. Senti un rumore, un leggero cigolio. Scatti verso la porta – non te l’eri chiusa dietro, che disattenzione stupida – che si muove lentissima. Nessuno. Né qui, né fuori in strada. Nessuno. Resti in ascolto senza respirare. Rientri. Ti chiudi dietro la porta. Poi, per terra, lo vedi. Un foglio, piegato in due. Scritto a mano. Lo prendi in silenzio, controllando lo spazio attorno a te con occhiate nervose.
“La s… la signor… la signoria vostra è…”
La luce si rifrange sui tetti di Pisa, colpisce la torre ed esplode di bianco, sciogliendosi leggera sul vociare della gente che si accalca operosa per le strade. Che giornata meravigliosa, ti sembra di volare, Eloise! E sembri volare in mezzo alla gente, in mezzo agli sguardi degli uomini cui ormai sei abituata, quegli sguardi così stupefatti da quella bellezza scura che passa così vicino a loro. Non ascolti i commenti, ormai, neanche quelli volgari dei più umili garzoni, se non con un sorriso nascosto dietro ai tuoi sublimi occhi di giada.
Sublimi, come sublime quell’opera che hai visto in mattinata, quell’opera di cui tanto si parla e che ancora non eri andata a visitare, quell’orologio dipinto da Mastro Paolo, nel duomo di Firenze. I Medici stanno realizzando un capolavoro, con quella città, la sua bellezza rimarrà nei secoli a ricordo del genio degli uomini, già lo sai, e quell’orologio bellissimo non è che l’ennesimo gioiello. Sulla via del ritorno ti sei fatta lasciare dal cocchiere in paese, volevi godere sul volto l’aria di questa bella giornata di sole, la prima dall’inizio dell’anno, non volevi tornare subito a casa.
Ci arrivi ora, e appena Martino, il tuo servo più fidato, ti apre, senti del vociare nella sala. Vi entri subito, con passo sicuro, e i tuoi occhi incrociano quelli della tua nutrice, che sta parlando con uno sconosciuto. Lo fissi, fissi i suoi capelli scuri, i suoi occhi neri come la notte più scura. Un’espressione a un tempo altera e interrogativa ti vela lo sguardo.
- Quest’uomo è qui per consegnar…
- Signora – dice l’individuo interrompendo la nutrice e facendo un piccolo inchino – come spiegavo alla sua governante, è mio dovere consegnarle questa lettera. Spero accetterà di buon grado. Se permette, la lascio alla sua giornata. I miei omaggi.
Un breve inchino, poi s’incammina verso la porta. Si ferma un attimo passandoti accanto.
- Quasi dimenticavo: spero abbia apprezzato il nuovo orologio, nella sua visita di questa mattina. Trovo che messer Paolo Uccello abbia superato ogni aspettativa. Non è d'accordo?
Un altro cenno del capo, poi ti supera. La nutrice ti porge la lettera, ancora chiusa.
Ancora sovrappensiero, ne fissi il sigillo in ceralacca, una grande G piuttosto sobria. Apri la lettera, e leggi le poche righe di un foglio di una carta bellissima.
"La signoria vostra…"
La signoria vostra… la Signoria Vostra…
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Re: [GC] L'Ultima Cena
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Re: [GC] L'Ultima Cena
"Pepla?" dice Eloize con voce vibrante, richiamando così la sua nutrice e governate.
"La señorita ha bisogno?"
"Chi era quell'uomo?" chiede lei, indicando con lo sguardo la via percorsa pocanzi dallo straniero. Gli sembra di vederlo ancora prendere la porta della tenuta e gettarsi in strada, fra le avide braccia del sole di mezzogiorno.
"Proprio non lo so, Élois, es arrivato qui pochi istanti prima del tuo arrivo"
"E questa lettera?" chiede senza pensare dopo averla letta una seconda volta.
"Come puoi vedere, ne so quanto te"
Un'invito in casa di sconosciuti, e per di più senza preavviso? Chissà chi altro è stato invitato! Quel cognome "Giovanni" le suggerisce qualcosa, non è per nulla nuovo alla sua mente. L'ha già sentito una volta, appoggiato alle labbra di qualcuno...
"mmh Giovanni, Giovanni"
Prende la lettera ritirandosi nel suo studio privato, chiudendo la porta. Il pavimento in legno pregiato riflette con dovizia il movimento dei suoi piedi e il loro irrequieto incedere.
"Giovanni, Giovanni, Giovanni" il cognome danzan nella sua mente, e lei gira a vuoto nella camera appoggiando talvolta pensosamente le labbra sottili alla pregiata cartapecora, sentendone forte l'odore.
Bussano alla porta.
"Cosa c'è?" chiede sollevando gli occhi dal foglio verso la porta
"Pepla la manda a chiamare signora, dice che il pranzo l'è pronto d'hun pezzo!" È la voce di Martino. Meglio andare, ci avrebbe pensato più tardi.
Come spesso capitava quando era praticamente da sola, ovvero non aveva ospiti (nemmeno "romantici" o "dell'ultim'ora" come usava chiamarli) o era ingombrata dalla presenza dei genitori, o peggio dei generi, nella tenuta pisana dei De Q. , Eloize era solita pranzare in cucina al posto della servitù. Così era cresciuta, talvolta nascosta in situazioni socialmente delicate per il colore della sua pelle e per quello che rappresentava. I genitori lo facevano "per la serenità familiare" ovviamente poterono farlo finché Eloize non diventò abbastanza intraprendente da autoinvitarsi generando stizza, soprattutto nella madre.
Ora, nella villa pisana era totalmente indipendente e gestiva il suo tempo come meglio credeva, forte di una servitù ristretta particolarmente affezionata e di una casa che aveva praticamente trasformato nel suo regno
Oggi attorno al tavolo spesso in legno consunto, a consumare la zuppa di cereali e un pezzo spesso di grana, siede Pepla. Martino non era mai solito a mangiare in presenza della padrona e le altre servette (con le quali lo stesso amava fare lo scemo) avevano ottenuto giornata libera.
"Come es, che sei arrivata sì tardi?" chiede maternalmente Petra
"Don Salmastro e messer Paolo, mi hanno tenuta occupata a lungo, malgrado tutto è stata una mattinata molto piacevole, i De Medici sono veramente persone di un certo livello" risponde compiaciuta
"E quella lettera?"
"È un invito a una serata mondana, una cena, forse da parte di una famiglia che vuole guadagnare ascendente in città, sicuramente non sono di qui, il loro cognome mi è familiare, si chiamano Giovanni."
"Giovanni? Ma hun sono miha merhanti de Djenova?"
L'illuminazione! Eloize spalanca gli occhi!
"Certo! Di Genova!"
"Mio Padre aveva avuto a che fare anche con loro, quando eravamo in Corsica, un grande doppiogiochista lui..." è vistosamente pensosa ma interessata.
"Mi ricordo, djente falsa, como tutti i mercanti!" appunta severamente Pepla
"Ora non essere così moralista Pepla! Quell'uomo che ha portato l'invito ersa senza dubbio molto elegante" controbatte Eloize rammentando a se stessa la scena con eccitazione.
"Ohi, perché tù te alzi ora?" chiede la nutrice, notando che l'inquietudine della sua prediletta si è trasformata in spinta
"Non ho tempo di mangiare ora! Il 14 è così vicino! Devo andare per forza da mastro Cortese a farmi fare un abito per l'occasione! Martino prepara la carrozza!"
"Horro!" e tutto si era già messo in moto...
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Re: [GC] L'Ultima Cena
La carrozza è pronta in fretta, e ti lasci dietro Pepla, con i suoi dubbi già dimenticati. Fuori, fuori, all'aria, al sole, nell'anticipazione di una nuova avventura, una nuova uscita in società..!
La bottega di mastro Cortese è il solito brulicare di garzoni e stoffe, un tripudio di colori, di sete pregiatissime e broccati di sfavillante bellezza. Fuori la giornata risplende, anche se in lontananza il cielo appare velato da sottili nubi bianche.
Entri come fossi a casa tua, e non hai bisogno di attirare l'attenzione del mercante, che ti nota appena varchi la soglia.
"Madama Eloise, che grande piacere rivedervi!"
Povero mastro Cortese, che avvampa sempre in viso ogni volta che ti rivolge la parola, come si sentisse inadeguato davanti a te... o forse, solo come si sentisse imbarazzato davanti alla tua bellezza. Questo almeno è quello che sembrano pensare i suoi due garzoni, che scorgi sghignazzare e darsi di gomito dietro di lui.
"Cosa posso fare per voi? Vi serve un nuovo abito?"
P.S.: Finchè non arriva (almeno) anche Clandestino giochiamo un po' l'incontro, poi ci si sposta... http://forumtgmonline.futuregamer.it...on_biggrin.gif
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Re: [GC] L'Ultima Cena
"Evidentemente se vengo da te, caro il mio mastro Cortese, è perché ho bisogno di un abito; altrimenti con forte probabilità non mi troverei qui visto che vendi abiti!" Dava del tu al mercante, non certo come si dialogando con un amico ma piuttosto come quando si impartiscono ordini a un servo. "Ma bando alle ciance, ora, presumendo che non sia necessario prendere alcun tipo di misura in quanto probabilmente le saprai ormai a memoria, mi faccia vedere qualche nuova stoffa, ad esempio, sono per caso nuovi arrivi quei tessuti, lì?" Indica con gli occhi un mucchio di rotoli di sete e broccati al quale il mercante evidentemente non ha ancora trovato un'adeguata sistemazione.
"Quelli? Sono l'ultima moda nelle repubblice marinare" si prodigò Cortese, srotolandone uno di un forte color porpora sul quale la luce si prodigava in strani giochi "Vengono dall'estremo est, dalle terre dei mori, oltre il mare e il deserto di sabbia arida, e si dice che per prenderli le carovane abbiano..." come al solito messer Cortese si amava divagare.
"Si,si non m'interessa" dice con fermezza Eloize interrompendo il fiume di parole del suo iterlocutore "Per ora va benissimo quella color vermiglio, ma anche questo lavanda devo dire che mi garba... Veramente di ottima qualità! Mi faccia vedere ancora qualcosina" le sue mani si muovono agili e assetate fra le pregiate stoffe, accarezzando e saggiandone la qualità.
"Per il modello ha in mente qualcosa madama?" chiede l'ansimante e azzimato mercante che stava già cominciando a distribuire ordini ai suoi garzoni.
"Si, si qualcosa avrei in mente..." risponde lei con un mezzo sorriso a increspare la pelle color caramello.
Martino, che in quel momento è sulla porta, non può fare a meno di pensare che gli si prospetta di certo un lungo pomeriggio.
"Dovrai terminarlo per il quattro di aprile, pensi di potercela fare? Dimmelo subito, altrimenti mi reco da qualcuno d'altro."
"L'ho mai delusa, io, signorina De Q.?" argomenta con falsa modestia Cortese sostenedo con impaccio i rotoli di tessuto via via scelti dalla sua focosa cliente.
"In effetti non hai ancora avuto questa sfortuna" risponde con prontezza Eloize "Ti pagherò generosamente, ma bada che deve essere pronto per quella data."
"Certamente mia signora, troppo gentile mia signora, sarà fatto mia signora"
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Re: [GC] L'Ultima Cena
Un invito...
Dio mio sono anni che non ne vedevo alcuno, odora di allegria, puzza di lussuria.
Giovanni, chi sarà mai costui?Nella fitta nebbia che opprime il mio animo riesco a discernere a malapena i contorni, fiochi, oscuri del mio passato, come questa notte senza luna...forse un cliente del banco? Oramai niente è più sicuro nella mia mente, niente è più come prima.
Il mio sguardo si posa sulle vesti luride e strappate che mi trascino dietro ormai da mesi.
"Hai dimenticato le buone maniere, vecchio cane rognoso..."
Mormoro fra me e me.
Ho bisogno di un bagno caldo e delle vesti pulite.
Annuso l'aria fredda e pungente della notte, e con lo sguarno cerco di definire le forme degli edifici e delle strade che mi circondano.
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Re: [GC] L'Ultima Cena
Citazione:
The Puppet Master ha scritto dom, 17 aprile 2005 alle 12:30
Un invito...
Dio mio sono anni che non ne vedevo alcuno, odora di allegria, puzza di lussuria.
Giovanni, chi sarà mai costui?Nella fitta nebbia che opprime il mio animo riesco a discernere a malapena i contorni, fiochi, oscuri del mio passato, come questa notte senza luna...forse un cliente del banco? Oramai niente è più sicuro nella mia mente, niente è più come prima.
Il mio sguardo si posa sulle vesti luride e strappate che mi trascino dietro ormai da mesi.
"Hai dimenticato le buone maniere, vecchio cane rognoso..."
Mormoro fra me e me.
Ho bisogno di un bagno caldo e delle vesti pulite.
Annuso l'aria fredda e pungente della notte, e con lo sguarno cerco di definire le forme degli edifici e delle strade che mi circondano.
[gdr off]
Cosa c'è intorno a me?
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Re: [GC] L'Ultima Cena
E' una nottata buia e desolata, in un paese buio e desolato che sorge in una piccola valle circondata da monti di modesta altezza.
Due, tre strade che s'incrociano, poco più, per un accrocchio di case che non supera la dozzina. Un gruppo di case sorto attorno a un torrente, nient'altro.
Poco avanti, sulla destra, la povera chiesa del paese, con davanti un piccolo spiazzo che probabilmente serve da piazza. Qui attorno a te, invece, basse case in pietra, dalle strette finestre sprangate da pesanti scuri di legno.
L'erba spunta coriacea dalla pietra delle case, il vento alza dalle strade sterrate una polvere che ti rimastichi in gola.
In lontananza, nella luce pallida di una luna quasi piena, intravedi una sagoma buia, probabilmente una casa colonica...
Nessuno è in giro, nessun rumore che non sia quello del vento che spazza il nero cielo sereno.
P.S.: scusa l'assenza, ho avuto problemi con il computer nel weekend e non è che sia rimasto online moltissimo... http://forumtgmonline.futuregamer.it...n_rolleyes.gif
P.P.S.: togliamo la sign in questo topic..? Così evitiamo di avere pagine ancora più lunghe e resta solo la storia... http://forumtgmonline.futuregamer.it...on_biggrin.gif
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Re: [GC] L'Ultima Cena
Il viaggio è lungo, per molti di voi. Chi giunge da lontano riceve una visita il giorno prima della partenza, prima ancora di quanto pensasse. Eloise, lo stesso uomo che ti ha portato l’invito arriva da te a fine marzo, informandoti che il giorno dopo si sarebbe partiti. Dannazione, il tuo vestito non è neppure pronto, dovrai partire scegliendo un abito adatto tra quelli che già hai.
Il viaggio è lungo, sì, ma bellissimo, in una carrozza sfarzosa, riccamente decorata, trainata da cavalli maestosi. Carrozze diverse, che da molti punti convergono in uno solo, che attraversano i Carpazi, la Francia, l'Italia, che giungono da ogni direzione, di giorno e di notte, come frecce sicure che sibilano verso il centro del proprio bersaglio.
Frecce che giungono a destinazione a breve distanza l’una dall’altra, in un paesino di poche anime sperduto nella foresta dei Carpazi. I monti incombono gelidi tutt’attorno, e il paese sembra essere nato con l’unica funzione di essere una stazione per chi si trovasse a attraversare le foreste.
La notte è fredda, più del solito. Lontane nubi scure velano il cielo all’orizzonte, ma la luna illumina la notte. La carrozza si ferma davanti a una locanda in pietra con il tetto e le travi in legno. Fuori un’insegna malamente incisa recita “All’Aquila d’Oro”.
Sei il primo a giungere, Ian. Senti il cocchiere fermare i cavalli, alcuni rumori all’esterno, poi ti apre la porta della carrozza e ti aiuta a scendere.
“Signore, il mio dovere è compiuto. Trascorrerà la nottata in locanda, il signor Giovanni ha già preso accordi con l’oste, e domani altri verranno per portare lei e gli altri ospiti alla cena. Le auguro una serena permanenza”. Non ti guarda negli occhi, mentre si rivolge a te, e appena finito di parlarti si volta e fa per tornare sul palco.
È la notte del 3 aprile 1445.
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Re: [GC] L'Ultima Cena
"Mai lasciarsi alle spalle delle porte aperte" ... questo mi avevano insegnato da subito, ma parevo averlo dimenticato. Come un cadetto alle prime armi. Per fortuna non c'era nessun pericolo immediato, ma soltanto una lettera... chi l'aveva consegnata era già scomparso.
Una lettera. Un invito. Era forse l'ultima cosa che mi aspettavo di trovare. Nessuno mi conosceva là dove mi stavo recando, nessuno doveva conoscermi. Eppure proprio là qualcuno richiedeva la mia presenza.
Era una strana situazione. Non ero solito farmi distrare mentre avevo degli incarichi da compiere, ma prima di agire dovevo scoprire chi fosse questo Claudio Giovanni che mi invitava presso la sua dimora. Non sapevo perchè ma avevo la netta sensazione che sottovalutare, o peggio ancora ignorare, quest'uomo sarebbe stato un pessimo errore.
Comunicai la mia intenzione di fare una tappa presso di lui ai miei superiori con i mezzi convenuti e mi riposai qualche ora. Fui svegliato dal fragoroso incedere di una carrozza. Capii che i servitori del mio misterioso ospite erano venuti a prendermi.
Mi alzai, infilai la mia pesante tunica nera e recuperai le mie poche cose. Uscii dalla casa e rivolsi un cenno di saluto al conducente, senza proferire parola.
Quindi salii sul veicolo, curioso di vedere dove mi avrebbe portato...
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Re: [GC] L'Ultima Cena
Il tuo viaggio dura solamente un paio di giorni, Wael, molto poco. Non capisci esattamente dove si stia dirigendo la carrozza, poichè conosci ancora poco queste terre, ma ti sembra che scivoli veloce verso nord, inerpicandosi sempre più sulle montagne.
Mentre procedi, chiuso nell'abitacolo sprangato dall'esterno, senza possibilità di parlare con il cocchiere - e tutto sommato senza voglia di farlo, nonostante i dubbi e le domande che si affollano nella tua mente - noti che i due piccoli finestrini ai fianchi della carrozza hanno delle guide sia all'interno che all'esterno, anche se non vedi dentro l'abitacolo nulla che sembri adattarvisi.
Il giorno si scurisce nella sera, e sfuma rapido nella notte. Perso in ricordi che si sommano a domande su Claudio Giovanni, in pensieri sulla tua missione che si mescolano a curiosità e inquietudine per questo invito, vieni quasi ridestato da uno scossone dato ai cavalli, che iniziano a rallentare. In distanza vedi farsi sempre più vicina una locanda, "L'Aquila d'Oro", e davanti a essa una carrozza simile a quella su cui stai viaggiando.
Bene, presto capiremo.
Deglutisci, impassibile.
P.S.: ho posticipato di un anno la data, spero non sia un problema per nessuno... Nevvuccio, togli la sign? http://forumtgmonline.futuregamer.it...on_biggrin.gif
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Re: [GC] L'Ultima Cena
EDIT
L'aria fredda di un vento notturno mi sorprende gelida uscendo dalla carrozza, mi stringo nel mio manto logoro cercando un pò di tepore, so già che non ne trovarò alcuno.
Non so perchè ho accettato l'invito, nostalgia di quella vita mondana che mi sono lascito alle spalle?
Non lo so, la vita fra i monti mi ha fatto più bene di quanto sperassi, mi ha reso più cauto, riflessivo, più forte, i miei sensi sono allertati, c'è un odore particolare nell'aria.
Do un ultimo sguardo all'autista, poi con legerezza sfioro la porta della locanda, in un attimo sono dentro.
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Re: [GC] L'Ultima Cena
TANOS! IAN TANOS!
Ecco cosa dice a tono appena più alto del normale un uomo dai capelli scuri coperto da un pesante mantello marrone appena varchi la soglia della locanda. A un tavolo lì accanto, sulla destra, un altro si fa un appunto su un foglio, probabilmente a indicare il tuo arrivo.
E' un fuoco allegro che crepita nel camino in fondo all'unica grande stanza, quello che ti accoglie in questa locanda. L'interno, di pesanti pietre e spesse travi di legno scuro, è accogliente, nonostante la locanda sia piuttosto semplice e la luce poco intensa. Sul lato sinistro un ampio bancone copre quasi metà della lunghezza della stanza, e subito accanto a esso l'unica porta, che dà probabilmente accesso sia al piano superiore che al retro. Le pareti sono spoglie, se si esclude una mensola con alcune brocche dietro al bancone e un'aquila impagliata esattamente di fronte a esso. L'oste al banco sta mescendo del vino, e a sentire il tuo nome alza lo sguardo verso di te. La cameriera, una giovane ragazza esile, dalla carnagione pallida e i capelli riuniti in un crocchio dietro la testa, porta a un tavolo un piatto con del cibo.
I tavoli, sì, i tavoli. Molti sono già occupati, anche se da poche persone. Sul fondo della locanda, vicino al camino, quattro tavoli piccoli sono occupati ciascuno da una persona, quelli che all'apparenza sono un soldato, un prete, un mercante e... un uomo di carnagione scura, forse un moro, anche se non ha quei tratti terribili di cui hai sentito parlare. A un altro tavolo, più grande, che corre lungo la parete destra della sala, alcuni avventori, probabilmente gente del luogo inebriata dall'alcool, esplode di continuo in sonore risate. In un angolo poco illuminato alla tua destra, oltre quell'uomo che ha annunciato il tuo arrivo, rannicchiata sotto una finestra, vedi una vecchietta con davanti un piccolo piattino per le offerte. Sembra addormentata, ma le getti appena uno sguardo fugace mentre ti guardi attorno.
Wael, la tua carrozza si ferma proprio mentre l'altra riparte, come in un perfetto, impalpabile, meccanismo.
Il cocchiere ti fa scendere, aprendoti la porta e annunciandoti che il suo compito si ferma qui.
"Le auguro una buona notte", dice, mentre si allontana senza fissarti (eppure è strano, non ti sembra lo faccia per disinteresse, nè per rispetto... ti sembra quasi una sorta di pudore, ma non riesci a focalizzare).
Ti guardi attorno, nella notte fredda, nel vento che si alza e ti schiaffeggia la pelle. Da dentro la locanda giunge una luce non particolarmente intensa, e poche voci allegre.
Non vuoi entrare subito. In fondo, neppure sai realmente perchè sei qui. Perlustrare il terreno, prima di tutto. Capire cosa sta accadendo, assicurarsi che non ci siano pericoli. Hai già commesso una disattenzione di troppo negli ultimi giorni, lasciando aperta la porta. Meglio non ripetersi. Controllando che nessuno ti veda (precauzione inutile, le poche anime che abitano questo paese sono probabilmente già a dormire, chiuse in casa per tenere lontane le superstizioni, o perse ormai nell'ebbrezza data dalla birra dell'Aquila d'Oro), scivoli nel vicolo buio accanto alla locanda, per spiare da una finestra come sia la situazione all'interno.
Forse è la carrozza più ricca di quante tu abbia mai visto, forse è il viaggio più fastoso che hai mai fatto, Eloise. Le locande in cui ti fermi sono spesso di gran pregio, addirittura hai riposato una notte in un bell'albergo della splendida Vienna.
Ma ora sembra infine che il tuo viaggio sia giunto al termine. Dopo aver percorso una strada sempre più tortuosa verso un paesino abbarbicato su monti che hai sentito chiamare Carpazi, senti il cocchiere dare l'alt ai cavalli.
Pochi istanti dopo la porta della carrozza si apre davanti a te, e l'aria fresca della notte ti solletica il viso e ti rigenera. Il cocchiere ti porge la mano per aiutarti a scendere.
"Signora, il mio compito si conclude qui. Spero abbia apprezzato il viaggio. Le auguro una buona notte."
Il suo accento italiano è lievemente sporcato dal tedesco, ti sembra, o comunque dalla lingua che parlano qua, ma per il resto è eccellente. Senza fissarti negli occhi chiude la porta, si allontana da te e fa per risalire.
Davanti a te un'insegna indica "All'Aquila d'Oro", e subito quella locanda ti appare come l'unica fonte di luce di un paese minuscolo, sviluppato su un'unica strada desolata, con poche case buie a affacciarsi mute. Fatichi anche solo a percepire le sagome delle case lontane pochi metri. Per la prima volta in tutto il viaggio, forse, non ti senti del tutto a tuo agio.
Ma la notte è fresca, e ti attende una cena importante. Ha senso rovinarsi l'umore con un dettaglio così insignificante?
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Re: [GC] L'Ultima Cena
"Madre de dios" mormora Eloize quando una folata di vento particolarmente sbarazzina le si insinua fra le pieghe del mantello facendola sussultare.
"Lasciarmi, così in mezzo a una strada chissàdove? che comportamento!" non può fare meno di pensare, ma la locanda è lì e pulsa di vita, vociare, luce, calore.
Con la testa intabarrata nello scialle di tessuto color lavanda (unica parte dell'abito completata da Cortese prima della fugace partenza) cammina piano verso la locanda, sforzandosi di sembrare più sicura di quanto in realtà non sia.
"Questi Giovanni, hanno organizzato una cena in una locanda? Che cosa bizzarra, pensavo si trattasse di gente di alto livello, tutti gli sfarzi di questo viaggio... Pepla me lo rinfaccerà di sicuro"
Qui,sulle labbra della gente, si muove un idioma che non comprende, certo, a Vienna poteva parlare provenzale qualche verbo in tosco (nemmeno pensare lontanamente all'aragonese) ma qui? Si era spinta molto lontano da casa, forse più lontana di quanto non fosse mai stata. Lì non conosceva nessuno, non poteva interagire con nessuno, non aveva niente sotto controllo.
"Saranno veramente dei buzzurri barbari come si racconta al sud?"
guarda ancora un attimo l'insegna cullata dalla brezza
"Facciamoci forza" sospira nascondendo ancora di più il viso fra i lembi della sciarpa leggera.
Appoggiando la mano alla maniglia fredda e ruvida, la dama dagli occhi di oriente, spinge. Aprendo la porta.
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Re: [GC] L'Ultima Cena
La taverna mi accoglie con il suo chiassoso condensato di umanità, il mio sguardo si posa subito sull'uomo che mi ha annunciato, poi sui tavoli imbanditi, la fame è tanta, ma dovrà aspettare...
-Ci sono altri ospiti in arrivo stanotte o che sono già arrivati, uomo?-
Rivolgendomi al tipo che ha pronunciato il mio nome.
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Re: [GC] L'Ultima Cena
OT In che lingua gli stai parlando, Puppet..? /OT
"Sono già giunti due ospiti, i signori Radu Mileviç e messer Tariq,"
ti dice sorridendo e indicando due tavoli in fondo alla stanza, quelli dove siedono il mercante e il moro.
"Presto altri vi raggiungeranno, entro la nottata contiamo che altri dieci si uniscano a voi..."
Poi il suo volto si apre in un sorriso, mentre senti un rumore dietro di te. Fai un passo avanti mentre ti volti e vedi entrare una donna di superba bellezza, come... come non ne vedevi da tempo, da anni. Da quando, ragazzo, ti muovevi spavaldo in una società che non ti appartiene più, che l'incubo degli ultimi anni ha cancellato.
"A cominciare da mademoiselle Eloize de Q.! Lieto di averla tra noi!"
E' lo stesso uomo che ti ha portato l'invito, Eloize, lo riconosci all'istante. Ti fa un rapido baciamano, mentre ti fai avvolgere dal crepitare del fuoco e dalla confusione di una tavolata di gente che ride e parla in una lingua che non comprendi.
L'uomo dai capelli neri come la notte che ti ha salutato, invece, parla un italiano perfetto. Accanto a te un altro uomo, giovane, stava parlando con lui. Forse un altro invitato. Eppure non ne ha l'aria, non sembra all'altezza dell'idea che ti sei fatta di messer Giovanni.
Ancora quel velo d'inquietudine che affiora, lento, come una lama che affonda nella carne.
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Re: [GC] L'Ultima Cena
La sciarpa si abbassa lievemente lasciando scoprire un poco il naso e le labbra caramello, mentre gli occhi scrutano la stanza e l'aitante sconosciuto ti bacia la mano parlando in un tosco con forti inflessioni che non riesce bene a identificare.
E ora, l'atmosfera della locanda la avvogle, con il suo rumore, l'odore di vino rustico, carne cotta e speziata come non si oserebbe mai fare al sud. Ci sono molte persone, una cameriera esile emaciata svolge le sue mansioni non troppo rapida e forse un po' insicura, ai tavoli già siedono degli invitati.
"Altre 10 persone?" pensa, ancora dubbiosa sulla luogo in cui si trova, è una cena o una sagra paesana? Comincia a essere un po' stizzita pur sapendo che ormai era in ballo e doveva senz'altro ballare. Se con lei ci fosse stato Martino con lei di sicuro avrebbe avuto meno tentennamenti.
"C'est mon plaisir, bonhomme" scandisce in perfetto provenzale "Non abbiamo ancora avuto l'occasione di fare le nostre presentazioni, qual'è il vostro nome?" tornando al tosco e indicando lo straniero con cui l'uomo stava parlando.
"E non mi offenderò di certo se avrà la cortesia di presentermi anche questo signore" ora, si srotola la sciarpa e il viso si scopre del tutto, i capelli neri come la pece scendono sulle spalle, le labbra si inarcano in un sorriso sprezzante.
"Ora ci siamo"
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Re: [GC] L'Ultima Cena
"Mi rendo conto che non ci siamo mai presentati. Il mio nome è Gheorghe, al vostro servizio mademoiselle, almeno per la serata".
I suoi occhi scintillano di una strana luce, più morbida e lasciva della semplice gentilezza.
"Ho il piacere di presentarvi Ian Tanos, un altro convitato che domani sera sarà a cena insieme a voi al castello del signore di queste terre. Come dicevo a messer Ian, sono già giunti due altri graditi ospiti, Radu Mileviç e messer Tariq, dalle lande dei mori".
Poi torna a fissarti negli occhi, ebano che si riflette nell'ebano.
"Spero abbiate fatto un viaggio piacevole".
Un'altra esplosione di risate, mentre la cameriera si allontana trotterellando rossa di vergogna dal tavolo dove si assiepa la maggior parte degli avventori.
Fuori, un rumore sordo si avvicina.
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Re: [GC] L'Ultima Cena
"Certamente di buon gusto, anche se molto molto lungo. Ho molto gradito Vienna, città veramente splendida. Per tutto il viaggio non ho fatto che domandarmi per quale motivo il vostro padrone abbia voluto invitarmi mandandomi a prendere e portandomi fin qui, dall'Italia. Spero non abbia a che vedere con mio padre, in talcaso vi avviso che il signor Giovanni potrà già far risellare i cavalli della carrozza... "
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Re: [GC] L'Ultima Cena
"Vi posso assicurare che il signor Giovanni non è minimamente interessato alla vostra famiglia, ma solamente alla vostra persona e alle vostre qualità. Per quanto mi è dato sapere, tutti gli invitati sono individui veramente rari. Ma vi spiegherà lui stesso meglio i motivi domani sera. Se ora desiderate mettervi a vostro agio, sono sicuro che Nicolai saprà servirvi degnamente".
E con un piccolo inchino e un sorriso rivolto a entrambi voi, abbraccia con un gesto la locanda e la varia umanità al suo interno. Il calore del camino e il profumo di carne speziata riempiono l'aria. La stanchezza per il lungo viaggio si insinua lentamente in voi.
Fuori, un nitrire di cavalli.
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Re: [GC] L'Ultima Cena
"Allora siate così cortese di farmi preparare una stanza con una serva, desidero coricarmi solo dopo aver mangiato qualcosa in privato e fatto un bel bagno caldo. Sono abbastanza provata dal viaggio e vorrei coricarmi quantoprima. Arrivederla signor Gheorghe, arrivederla signor Ian. Spero che i messseri Milevic e Tariq mi perdoneranno, ma li riceverò senz'altro nella giornata di domani"
Eloize sorride e si congeda con un breve inchino.
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Re: [GC] L'Ultima Cena
-Buonanotte madama-con un lieve inchino rivolgendomi a lei nella lingua del banco.
Esaurita la mellifua conversazione fra i nuovi arrivati mi allontano, e pensare che un tempo ipocrite cerimonie di questo tipo riempivano le mie giornate e mi procuravano assai gaudio.
Cerco con la coda nell'occhio un tavolo libero vicino al moro e al mercante, con l'intenzione di scambiare infomazioni.
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Re: [GC] L'Ultima Cena
Ti allontani sorridendo, Eloize, mentre Gheorghe fa un cenno all'oste, che subito si avvicina a te uscendo da dietro il bancone.
Ti si rivolge in un italiano stentato, leggermente imbarazzato, in cui i toni gutturali della lingua di queste parti emergono evidentissimi, mentre ti fa strada attraverso la porticina che dà sul retro, e su per una rampa di ripide scale in legno.
"Spero vi troverete bene qui all'Aquila d'Oro, signora. Certo è meno ricca del castello Giovanni e il nostro cibo è meno ricercato, ma per questa notte spero vi basterà. Siete fortunati, sono poche le volte che Lord Giovanni tiene ricevimenti. Vi manderò la ragazza appena possibile, ora è giù che serve, siamo solo noi due qui in locanda".
Il piano superiore non è che un largo corridoio sul cui lato destro si aprono tre porte. Ti apre la prima, "la stanza migliore!", spalancandoti la porta su una povera stanza con un letto malmesso e una vecchia madia il cui legno è ormai a larghe fascie schiarito. Nell'angolo vicino all'unica finestra, una piccola toilette. Nient'altro, se si eccettua il legno del pavimento lievemente sconnesso, in una stanza che per dimensioni potrebbe accogliere molti più mobili, e che così sembra irrimediabilmente spoglia.
"Vi farò portare subito l'acqua per lavarvi, signora", ti dice Nicolai allargando un sorriso deferente che mette in mostra i suoi denti ingialliti.
Tutto sembra tranquillo, Wael. Spii non visto da una finestra, e intravedi i primi ospiti arrivare. Una donna molto bella, una nobile, probabilmente, altezzosa, e un uomo ben piazzato che anche a un primo sguardo sembra aver conosciuto ogni durezza la vita possa riservare.
C'è anche un uomo dalla pelle scura, in locanda, probabilmente un invitato anche lui. Non è della tua gente, ti sembra venire più da occidente, dalle terre del Nilo, forse. Ma puoi capirlo tu, non certo quegli stolti lì dentro che giudicano solo dal colore della pelle riunendo persone diversissime in un'unica definizione.
Stai per tornare sul davanti della locanda per entrare proprio quando giunge un'altra carrozza che si ferma davanti alla porta d'ingresso. Attendi ancora, nell'ombra, nel buio, senza farti vedere, senza farti udire.
Quante sciocchezze in così poche parole, quante inutili deferenze, Ian! E quanta parte della tua vita se n'è volata via così... ti allontani da lì, e superi l'oste che ti lascia il passo mentre si dirige verso la donna (com'ha detto di chiamarsi? Eloize, forse?).
La ragazza corre da una parte all'altra, sempre più indaffarata, soprattutto per colpa di quel tavolo sempre più chiassoso. C'è un tavolo, piccolo, uno dei pochi rimasti, tra il mercante e il prete. Vicino comunque anche all'altro invitato, il moro.
Noti che il prete e il moro ti osservano sederti, il primo con uno sguardo torvo, l'altro con aria indifferente. Il mercante resta invece chino sul cibo, a mangiare con le mani un pezzo di carne, forse pollo, la bocca sporca pulita passandosi rapidamente il polsino sulle labbra. Ha il mento squadrato, una barba scura, folte sopracciglia nere e i capelli tagliati corti. Mastica a bocca aperta, rumorosamente, ma è difficile rendersene conto quando poco distante la tavolata scoppia nell'ennesima risata.
Il fuoco continua a crepitare nel camino.
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Re: [GC] L'Ultima Cena
Citazione:
Quote:
"Vi farò portare subito l'acqua per lavarvi, signora"
"speriamo almeno sia calda" non potè fare a meno di sussurrare fra sè e sè mentre si guardava attorno nello scarso ambiente circostante.
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Re: [GC] L'Ultima Cena
Quanta falsità si scorgeva in quella taverna, dove tutti parevano allegri e gioviali, intenti nelle loro macchinazioni. Tanti sorrisi e risate non potevano nascondere il fatto che qualcuno ci aveva convocato qui per uno scopo ben preciso e non era affatto certo che fosse uno scopo nobile. Nascosto nell'ombra cercavo di studiare la situazione, prima di espormi volevo almeno sapere con chi avevo a che fare.
Inquadrai subito quelli che dovevano essere gli altri invitati. Non fu certo un compito difficile, dato che si distinguevano fin troppo bene dalla popolazione locale. Una nobildonna assai elegante e forse altrettanto frivola, un moro, probabilmente egiziano. E diverse altre persone che probabilmente avrei conosciuto a breve. Studiai i loro movimenti, i loro gesti. Ma da qui non potevo udire le loro parole, quindi decisi che era tempo di entrare nella locanda.
Ma proprio mentre stavo per muovermi udii lo sferragliare di un'altra carrozza. Mi fermai subito, curioso di vedere chi sarebbe stato il prossimo arrivato.
GDR OFF
Ole, chiedo scusa ma il problema internet a PD non è ancora risolto, quindi ancora per questa settimana mi tocca condesare la mia partecipazione al GDR nei weekend... http://forumtgmonline.futuregamer.it...s/icon_cry.gif
GDR ON
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Re: [GC] L'Ultima Cena
La carrozza è molto simile a quella dove hai viaggiato tu, e dove probabilmente hanno viaggiato tutti gli invitati. In qualche maniera ti sorprendi della perfetta organizzazione che ha fatto sì che giungeste tutti a brevissima distanza l'uno dall'altro. Questo Giovanni deve avere diverse frecce al suo arco.
Il cocchiere apre la porta della carrozza, e ne scende un uomo dallo sguardo altero, i tratti definiti, la mascella volitiva, i lunghi capelli neri che gli cadono sulle spalle. Una cicatrice gli solca la guancia destra. Ma ciò che colpisce di lui non è tanto il viso, nè la corporatura, nella media di queste terre, per quanto ti sia dato di capire, quanto gli abiti che indossa.
Una ricchissima tunica in broccato celeste con intarsi neri stretta in vita da una cintura probabilmente in seta. Dalle spalle pendono sottili catene argentate, e un ampio diadema con alcune iniziali intarsiate rifulge sul suo petto. Il mantello cje ha legato al collo è altrettanto sontuoso, ampio, in velluto nero.
L'uomo scende con andatura marziale dalla carrozza, porge appena uno sguardo che ti sembra di disprezzo verso il cocchiere, e senza neppure aspettare che questo gli volga le spalle avanza verso la locanda e entra.
Il cocchiere risale sulla carrozza e la fa partire.
Sei nuovamente solo, Wael. Il vento intensifica la sua forza. E' una notte sempre più fredda.
HERLEA! DIMITRI HERLEA!
Questo è il nome che ti sembra di capire, Ian. Lo dice Gheorghe, l'uomo che ti ha accolto all'entrata, nel momento in cui varca la soglia un nobile, o almeno uno che ne ha tutta l'apparenza. Non riesci a distinguere bene le insegne che porta, ma con ogni probabilità dovrebbe essere un voivoda del luogo. Noti che la sua entrata ha calamitato l'attenzione di tutti gli avventori. La tavolata si è zittita, anche il soldato, che finora ti pare fosse rimasto sulle sue, ha alzato lo sguardo squadrando attentamente il nuovo arrivato.
Nuovo arrivato che da parte sua senti sibilare qualcosa a bassa voce a Gheorghe, per poi avvicinarsi con aria dura alla cameriera e dirle seccamente qualcosa che però non riesci a percepire.
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Re: [GC] L'Ultima Cena
Dovresti dire che è un viaggio da re, Gordon. Dovresti. La ricchezza di questo lord Giovanni emerge da ogni minuscolo elemento di questa carrozza. Gli intarsi, interni come esterni. Il rivestimeno delle poltrone. La seta che ricopre il soffitto.
Eppure.
Eppure fatichi a respirare, qui dentro, abituato come sei a una vita libera, nelle foreste. In questi giorni le foreste le hai attraversate vedendole filtrate da una minuscola finestra, distanti. Non le hai potute respirare, non le hai potute vivere. Eppure qui sembrano ancora più rigogliose di quelle a cui sei abituato.
E questo Giovanni, che persona sarà? Un nuovo nobile invasato del suo potere e perso nelle sue perversioni? Un altro Gilles de Rais? Perchè ti chiama a sè dall'altra parte d'Europa? Perchè?
La luna splende indifferente in cielo, mentre la carrozza entra in un piccolo paesino abbarbicato sui monti, poche case lungo una strada.
In distanza, da una casa, forse una locanda, giunge una fioca luce.
Senti i cavalli rallentare, intravvedi un'insegna, "All'Aquila d'Oro".
Stai giungendo alla tua meta.
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Re: [GC] L'Ultima Cena
Non vogliono davvero farmi mangiare in pace stasera...mormoro fra me e me alzando lo sguardo dal tavolo
Chi è costui dall'aria così arrogante?
Dimitri Herlea...mi ricorderò di te.
Lancio uno sguardo al prete al mio fianco e con un sussurro gli chiedo:
Conosce per caso quell'uomo padre?
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Re: [GC] L'Ultima Cena
Un altro nuovo arrivato. Un nobile, a giudicare dal portamento e dai ricchi abiti. A dire il vero dall'aspetto pareva proprio uno di quei voivoda su cui avrei dovuto indagare qui in queste terre.
L'andirivieni di quella notte pareva non finire mai, l'osteria "All'Aquila d'Oro" pareva essere diventata il centro del mondo. Mi fermai un attimo a riflettere, ma decisi che a quel punto era inutile attendere oltre. Per quel che ne sapevo potevano arrivare altre cento carrozze e io non potevo certo attendere qui per l'eternità.
Tolsi il cappuccio della mia tunica. Una folata di vento gelido investì il mio volto. Uscii quindi dal mio nascondiglio e mi portai sul fronte della locanda. Una volta davanti alla porta la aprii e feci il mio ingresso...
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Re: [GC] L'Ultima Cena
"Herlea? No, non lo conosco. Dal nome, se non sbaglio, dovrebbe essere un voivoda di una terra a sud di qua".
E' un uomo alto e imponente, quel prete. Capelli bianchi sporchi, selvaggi, che incorniciano un volto volitivo. Indossa solo una tunica di grezza tela marrone.
"Anche tu sei di quelli? Anche tu domani andrai dal 'signore di queste terre'?", il suo tono è pieno di sarcasmo e disprezzo mentre usa questa espressione. I suoi occhi si infervorano, alza lievemente il tono della voce, fino a quel momento appena sussurrato.
"Ascoltami, fratello. Un terribile male è entrato nel Regno di Cristo dalle terre del sud, un vento malevolo che spira dalle terre pagane. Capisci cosa intendo? E' il vento del diavolo!", e strozza un grido imperioso quando nomina il maligno, comprendendo che si sta lasciando prendere la mano. "Dimmi... cosa sai del tuo ospite di domani sera?"
REYAD! WAEL REYAD!
Entri nella locanda, Wael, e ti si ripresenta il colpo d'occhio che hai avuto spiando dall'esterno. L'unica differenza, sul fondo della locanda, è il prete che sta discutendo animatamente con uno che hai individuato essere un futuro ospite della cena che ti aspetta.
Noti l'individuo seduto spuntare il tuo nome, e poco oltre, seduta in un angolo, una vecchia mendicante. Dal piano superiore scende l'oste, biascicando qualche parola tra sè e sè e facendo un cenno alla cameriera.
La carrozza infine si ferma, Gordon, e il cocchiere scende per aprirti la porta e farti scendere. "Signore, il mio compito si ferma qui. Le auguro un buon pernottamento e una buona serata presso Lord Giovanni". Senza fissarti negli occhi, risale sul palco in silenzio. Un vento forte spazza ora la strada, con un sibilo cupo, sollevando polvere che ti colpisce gli occhi costringendoti a sbattere ripetutamente le palpebre e a ripararti con una mano il volto.
Davanti a te, unica macchia di luce in tutto il paese, una locanda da cui proviene un intenso vociare - fatto strano, considerando il tardo orario.
Ed eccoti in una piccola stanza buia, Eloize. Dopo aver passato tanti giorni in un'atmosfera quasi da sogno, giunta alla tua meta ti sembra di esserti bruscamente risvegliata. Il letto non sembra sporco, ma alla fioca luce di un'unica candela non è semplice capire se quelle ombre siano semplici riflessi o fetide macchie. Ti avvicini alla finestra e guardi fuori. Il paesino è veramente piccolo, conterà in tutto dieci case, comprendendo la piccola chiesa. La stanza dà sulla strada anteriore, dove vedi giungere un'altra carrozza, e da essa scendere un giovane robusto, i cui abiti piuttosto rovinati ti sembrano di foggia vagamente francese.
Alzi lo sguardo, e in distanza scorgi una sagoma scura abbarbicata proprio sulla cima di un monte. Potrebbero essere semplici alberi, ma ti sembra una costruzione, forse il castello di Giovanni.
Un grosso ragno si arrampica sulla parete della stanza, subito accanto alla finestra, alla tua sinistra.
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Re: [GC] L'Ultima Cena
Un tipo interessante il prete...vediamo un pò cosa mi vuole dire:
No padre, non so nulla rguardo al mio ospite.
Mi giro verso l'oste e gli faccio segno di portare da bere, la conversazione si sta facendo interessante, urge della birra o dell'idromele, o qualsiasi altra bevanda di queste terre, tanto più che è tutto pagato.
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Re: [GC] L'Ultima Cena
"Giovanni?", e con una smorfia disgustata sputa per terra.
"Il demonio incarnato per attentare al Regno di Nostro Signore. Ma lo imparerai da solo, se oserai andarci! Abbandonerai la retta via ed entrerai nel covo del demonio! Rifiutalo! Rinnegalo! Sei ancora in tempo..."
La sua voce si è arrochita e fatta quasi minacciosa mentre cresceva la sua tensione nel parlarti di Giovanni. Si ferma a respirare profondamente, spostando gli occhi dal tuo volto, lentamente, verso il pavimento.
Per un istante la tua attenzione è distolta dalla cameriera, che con il volto sfatto dalla stanchezza ti porta una caraffa di acquavite e un bicchiere che a stento potresti definire pulito.
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Re: [GC] L'Ultima Cena
Un fanatico? Forse ci sono della verità nelle parole del religioso
Penso riempiendomi il bicchiere.
"Uh?"
Sollevo il bicchiere e lo guardo controluce...
"Mha!"
Ne ho visti di più sporchi...e anche di più puliti
"Padre cosa ci fa lei qui allora, in queste terre infestate dal demonio?
Cosa sa di messer Giovanni? ha un nomeesotico, non sembra di queste terre..."
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Re: [GC] L'Ultima Cena
Attende che la cameriera si allontani, poi torna a fissarti, gli occhi febbrili.
"Il Signore mi ha scelto per portare il suo Verbo in questa terra e per difenderla dal male che sta provando a diffondersi.
Quel Giovanni" - e ancora sputa per terra disgustato - "venne anni fa da Venezia, per stabilirsi qui. Inondò d'oro queste terre, per imbonirsi le povere anime che vivono di stenti e poter fare i propri comodi... quel bastardo" - e qui un ennesimo sputo - "evoca il demonio nelle notti di luna! Arazzi con scene di nefande sconcezze sono appesi ovunque nel suo castello, e fa portare nelle sue stanze vergini che vengono possedute ripetutamente da lui e dai suoi pari! Si pongono a tavola e bestemmiano la Santità di Nostro Signore mimando l'ultima cena e bevendo del succo mestruale delle femmine che portano con loro!
Poi evocano il demonio, e si abbandonano a torture e possessioni sodomitiche con chiunque sia loro ospite! E... e alcuni, i più deviati, li scelgono per entrare tra le loro fila. E tra suoni di tamburi, in un sabba demoniaco, chiamano a sè il mondo infero..."
Ancora una volta si è accalorato. Si guarda attorno. Noti che il moro e il mercante vi stanno osservando in silenzio.
Il prete ti fissa, poi abbassa lo sguardo, sconsolato.
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Re: [GC] L'Ultima Cena
Finito lo sproloquio del vecchio, finalmente porto il bicchiere alla bocca...l'acquavite non è certo un nobile Cecubo, ma va bene lo stesso, ho smesso da tempo di fare lo schizzinoso.
Lascio il vecchio alle sue farneticazioni e volgo lo sguardo verso il mercante al mio fianco, alzo il bicchiere in segno di saluto.
-Salute uomo...-
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Re: [GC] L'Ultima Cena
"Anche tu dunque vuoi arrenderti al demonio..! Te ne pentirai, nel nome del Signore! Egli giungerà e libererà la terra da quel mostro, e di nuovo questo paese vivrà nel Signore! Torna sui tuoi passi, torna sui tuoi passi finchè sei in tempo!".
Te lo dice piegandosi verso di te, senti il suo alito caldo e pesante sfiorarti il volto. Quando si rende conto che non hai più intenzione di ascoltarlo, si ricompone e bisbiglia qualcosa in una lingua che non capisci.
Il mercante ti fissa. Ti sembra turbato dalle parole dell'ecclesiastico, ma alza un bicchiere rispondendo al tuo saluto, poi se lo porta alle labbra e beve.
"Anche lei invitato da Lord Giovanni, domani sera?", ti chiede, nel dialetto del luogo, che comprendi a stento.
Eloize, senti bussare alla tua porta. Una voce di ragazza, dall'altra parte, ti parla in un toscano stentatissimo, totalmente imbastardito dalla rozza parlata gutturale di queste parti. Intuisci la parola "acqua".
Il ragno continua a salire su per la parete.
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Re: [GC] L'Ultima Cena
"Così pare...lei conosce il motivo di questa riunione?"
Dico rivolgendomi al mercante, mentre rivolgo di nuovo uno sguardo alla cameriera, intendo finalmente riempire lo stomaco provato da un lungo viaggio.
"L'uomo che mi ha mandato l'invito è stato molto vago"
e aggiungo sottovoce
"Le farneticazioni di quel vecchio non mi sono state d'aiuto, lei cosa sà del nostro ospite?"
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Re: [GC] L'Ultima Cena
Non vedi in giro la cameriera, forse è momentaneamente sul retro. Incroci lo sguardo dell'oste e gli fai capire che hai intenzione di mangiare.
"Ne so molto poco anch'io. So solo che ero nella mia bottega a Timisoara, e un giorno mi arriva questo tizio, con un gran vestito da ricco, e mi dà questo invito. Questo Giovanni non l'ho mai sentito nominare, mi dicono che qua è il signore, e che è stato generoso con questa terra, ma niente di più. Pensavo che sarei stato da solo, e non volevo neanche venire, ma mi hanno caricato su una carrozza e portato qua. A vedere che siamo in tanti, almeno, mi sento più tranquillo. Lei di dov'è?"
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Re: [GC] L'Ultima Cena
"Budapest, anche se non la vedo più da parecchi anni ormai...e cosa sà invece del saraceno al suo fianco, è insolito vedere un infedele da queste parti..."
Non credo che riuscirò a cavare informazioni particolari da questi uomini, hanno subito la mia stessa trafila.
Giovanni, non riesco a togliermi questo nome dalla testa, cosa vorrà mai volere da tutti questi uomini così diversi?
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Re: [GC] L'Ultima Cena
"Akva? Sarà arrivato il necessario per il bagno" pensa Eloize mentre un po' titubante si appresta ad andare ad aprire la porta
"Che schifo poi quel ragno, si vede che il signor -G- si diverte particolarmente a vedermi in questa situazione, chissà le grasse risate. Ah,ah!"
Sorridendo lascia entrare la servetta che appare timida e impacciata, se possibile più di quella del piano inferiore (o forse è la stessa?).
"Che sia stata troppo severa nei confronti di questa gente? Forse la vita nel cuore di Pisa mi ha troppo irrigidita, forse dovrei viaggiare di più"
"Grazie Mille" dice alla ragazza, scandendo con chiarezza le lettere