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[GdR] Nar Shaddaa
L'iperspazio appariva come al solito, piatto e privo di movimento. La nave sulla quale Valir si trovava era di una foggia a lui sconosciuta, tondeggiante ed allungata, quasi modellata sui grandi incrociatori Mon Calamari MC-80, immensi capodogli che scivolavano placidi su un infinito oceano, immobile ed afono. La cabina nella quale si trovava il Sith era una sfera si sviluppava nella sua quasi totale interezza, eccezion fatta per quella porzione che invece si allungava orizzontalmente per cinque metri circa, da una parte e dall'altra, la cui parte finale, terminante in una brusca linea diagonale, pareva essere stata mozzata da una lama, tanto era in antitesi con le altre linee della navetta. Che, per misurare in tutto sei metri o poco più, aveva dei buoni motori, e una non disprezzabile iperguida di classe 2, che generalmente non veniva montata su trasporti così piccoli. Forse l'ex-monaco lo aveva montato di sua iniziativa. Che gentile, adesso sarà stato sicuramente distrutto dalla fatica... Un sorrisetto malvagio increspò le labbra di Valir. Ma poi una fitta al volto lo distolse dai suoi oscuri pensieri... Aveva quasi perso l'occhio e la ferita gli faceva ancora un male dannato. Il navicomputer aveva ormai il pieno controllo della navetta, era perciò pressochè inutile continuare a restare in plancia. Valir raggiunse quindi la stanzetta adibita a dormitorio, si sdraiò sul duro lettino e lasciò che il droide medico gli allungasse le sue pinze verso la faccia, al fine di medicare al meglio la lunga ustione che gli attraversava il viso. Il fatto che quella minuscola navicella potesse contare addirittura su un droide medico, sebbene fosse di ridotte dimensioni e non possedesse un gran database, era sorprendente. Evidentemente, il suo Maestro aveva preparato un piano di riserva nel caso la missione di recupero fosse fallita. E questa eventualità si sarebbe potuta verficare solo a causa di una battaglia che il Sith aveva perduto, riportando dunque delle ferite. Perciò, un droide medico non era poi così fuori posto. I numerosi clicchettii e ronzii emessi dal droide inizavano a rendere nervoso Valir, ma, dal momento che ad ognuno di quei tediosi suoni corrispondeva una diminuzione del dolore, l'apprendista decise di pazientare e di non distruggere subito il droide. Dopo un'ora, grossomodo, il droide ritrasse i suoi strumenti al proprio interno, per poi estrarre uno specchio rettangolare dove comparve il volto del Sith: la cornea dell'occhio era stata ricostruita ed il taglio medicato, nonostante la cicatrice fosse rimasta. Il Sith aprì l'occhio in precedenza ferito: la luce della cuccetta, sebbene permettesse appena di guardarsi intorno, lo acceccò. Si sentì come se gli avessero puntato addosso un intero faro. Richiuse l'occhio con una smorfia. Passato qualche minuto, lo riaprì: il faro era diventato un riflettore. E così via fino a che l'occhio non ritornò quello di un tempo. Ma c'era ancora la cicatrice. Certo, un rapido bagno nel bacta e tutto sarebbe sparito, ma ora bisognava arrangiarsi con quello che si aveva a disposizione. Meglio: un'occasione per odiare con più forza il Jedi, guadagnando ancora più potenza. Non avrebbe avuto scampo la prossima volta, Valir ne era certo e bramava lo scontro con lui. Poi, il rumore del motivatore lo distrasse. Stava uscendo dall'iperspazio.
Raggiunta la cabina di controllo, il giovane Sith diede un'occhiata al pianeta che gli stava di fronte: Nar Shaddaa, la... "Luna del Contrabbandiere". Bah... Un mondo composto al novanta per cento da derelitti senza spina dorsale (o qualunque cosa avessero al suo posto), deboli diseredati e vigliacchi ladri di gizka. Nemmeno cento di loro avrebbero potuto competere con un Sith. Valir già pregustava gli squarci che quei poveri corpicini straziati avrebbero avuto addosso, quando la sua mente venne travolta da un'ondata di dolore, come se la Forza stessa la stringesse in una morsa micidiale:
Lord Traitus: "Si... sei forte... Ho ucciso molti di coloro che ti hanno preceduto solo entrando in contatto con loro tramite la Forza... Erano deboli, fragili foglie in balia del vento che le ha stracciate. Ma ora, vediamo meglio..."
Una voce, bassa e roca, risuonò nella mente dolorante di Darth Valir. Non c'erano dubbi: era Darth Traitus, il Signore dei Sith che avrebbe dovuto incontrare. E anche prima di guardarlo in faccia, lo stava mettendo alla prova.
Lord Traitus: "Fammi vedere cosa nascondi nella tua mente... mettimi a parte dei tuoi segreti... rendimi partecipe dei tuoi orrori più reconditi e delle tue brame più inconsce... si... sento rabbia in te... odio, molto, molto, molto odio... per un Jedi... lo hai affrontato e lui ti ha... ferito... ora desideri più di ogni cosa sentire il rumore della sua carne che si apre, si squarcia, si strappa, mentre il suo dolore la imputridisce e la infetta... si... bene, molto bene... hai una rabbia non comune in te... si... ma anche... anche... ambizione... di bene in meglio... ma... non te ne rendi conto... neanche adesso... l'hai repressa, invece di dirigerla contro colui che desideri spodestare... forse... mikeli?... ancora meglio... la voglia di potere è importante per un Sith... ora, ho informazioni sufficienti per riportarti dal tuo Maestro e raccontargli ogni cosa, lasciandoti in sua balia... ma... se ti dimosterai un Sith... allora... potrei anche aiutarti... il ricatto è un'arma che un Sith, ricordatelo, non deve mai mettere da parte... raggiungimi... apprendista... e forse avrai l'onore di partecipare al mio grande sogno... si... forse... potresti diventare... il mio nuovo araldo..."
Il dolore alla testa se ne andò così come era venuto, liberando dal dolore il cranio di Valir, ma non il resto del corpo: il Sith non riusciva a respirare, aveva una terribile nausea e una gran voglia di vomitare, mentre tutto girava ad una velocità incredibile intorno a lui... Valir cadde in ginocchio, appoggiando le mani a terra per evitare in ogni modo di svenire... Ma inutilmente. L'ultima cosa che sentì prima di venir meno fu il rumore del navicomputer che stava elaborando qualcosa...
Poi il buio.
Un colpo di tosse lo svegliò. Valir aprì gli occhi e si guardò intorno. Tutto era di nuovo immobile. La testa non gli doleva, la nausea era sparita, e... il Sith si chiese come aveva fatto a non rimettere. Beh, era sicuramente meglio così. Il suo addestamento mirava a controllare il corpo anche in condizioni critiche. Una riprova del fatto che era davvero un Sith. Passato qualche secondo, si rimise in piedi. Nessun problema. Lo sguardo si diresse subito verso la mappa tridimensionale della Luna: cinque punti erano stati evidenziati su di essa, ma l'apprendista non ricordava affatto di averli segnati in precedenza... forse, il contatto con Lord Traitus... forse era stato lui a ordinare al suo inconscio di evidenziare quelle zone...
Un segnalatore a fianco prese a lampeggiare: era arrivato un messaggio. Valir pigiò un bottone rosso e sullo schermo sottostante la mappa apparve una scritta:
"Una persona normale o un Sith debole ora sarebbe morto. Ma sento che sei vivo, apprendista. Me ne compiaccio. Avrai sicuramente perso i sensi, succede sempre quando uso la Forza per sondare in profondità pensieri... Ti sarai sentito come se ti avessero svuotato delle viscere. Per adesso, limitati a raggiungermi... Io, mi trovo presso una delle cinque località che sono segnate sulla mappa che hai attivato... Il "Karrakka", un locale malfamato nella parte ovest di Nar Shaddaa, il "From Dusk Till Dawn", un hotel a ore ad un centinaio di chilometri dal Karrakka, la "Chiesa di Nostra Dama di Convenia", una specie di luogo di ritrovo degli adepti di uno di quei culti misterici che tanto vanno di moda adesso, specie nelle "sfere alte" della società (ti divertirai laggiù, vedrai), nella parte sud della città. Poi c'è il "Mussafad", un ritrovo legale per scommettitori e giocatori di sabacc, pazaak e vari altri giochi d'azzardo, a sud-ovest della "Chiesa". Infine, la prova più difficile: uno sperduto avamposto nella più remota parte nord del pianeta, in apparenza abbandonato. Ma solo in apparenza... Anche li, credo, ti divertirai, apprendista... Decidi pure in quale ordine visitarli... Hai cinque ore per rintracciarmi, poi... credo che il tuo Maestro riceverà delle... spiacevoli notizie. Spiacevoli per te, ovviamente..."
Sotto, il nome "Lord Traitus". A quel punto, Valir poteva solo cercare di trovare il mittente del messaggio in tempo...
[GdR Off]
Grazie per il complimento, Bleada http://forumtgmonline.futuregamer.it.../icon_wink.gif. Come puoi vedere, ho pensato io al tuo "arrivo".
[GdR On]
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
GDR ON NAR SHADDAA
Più passava il tempo e più questo Lord Traitus mi affascinava...la padronanza che aveva con la forza, il potere che riusciva a scaturire.
Il tempo non era dalla mia parte quindi la mia prima scelta sul luogo dove poteva essere il Lord Sith doveva essere accurata.Provai a concentrarmi usando la forza per cercare di localizzarlo ma nulla...solo piccole forme di vita e nulla più.
Passarono alcuni minuti e decisi:
Valir:Credo che per un Lord Sith, il posto perfetto dove cui stare sarebbe un luogo lontano da occhi indiscreti e ben protetto.Credo che andrò a sud-ovest della "Chiesa".
Così misi le cordinate e partii...."non vedo l'ora di incontrare questo Sith e di dimostrargli di che pasta sono fatto!"pensai.
GDR OFF
Dovere http://forumtgmonline.futuregamer.it...on_biggrin.gif
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
Il Mussafad era un grosso locale che, se visto dall'alto, assumeva la forma di un trapezio, con alcuni lati in ombra ed altri invece in piena luce, luce che proveniva dai molti riflettori sparsi alla rinfusa su ogni lato. Gli effetti di luce si sprecavano, insieme ai faretti colorati intermittenti e ad ogni altra cosa che poteva divertire, o almeno quella era l'intenzione. Una cosa era però certa: il Mussafad non era certo sprovvisto di clientela. Una folla di gente era assiepata davanti alla sala dei divertimenti, esseri di ogni razza concepibile, vestiti nei modi più disparati. Stavano aspettando l'apertura ed ingannavano l'attesa parlottando a gruppi di tre: qualcuno tirava amichevoli pacche sulla spalla al vicino, altri ancora si sbracciavano come volessero richiamare l'altrui attenzione o per spiegare meglio un concetto. Molti si guardavano in giro, estraevano dalla tasca interna del vestito (aderente, lungo, pieno di perline, luccicante, succinto, colorato, nero, fasciante, cadente...) un portadocumenti, davano una rapida occhiata al suo contenuto e poi sorridevano, sfregandosi le mani e pregustando la serata di bagordi che li attendeva dopo aver rimesso a posto l'importante fagottino. Una band di ragazzini non più grandi di quindici anni suonava degli strumenti musicali a lato del capannello, urlando come degli ossessi per far si che la loro voce ancora "acerba" non prendesse il sopravvento sulla loro "performance". Sembravano comunque piuttosto bravi.
Nel mentre, la navetta di Darth Valir aveva rallentato in vista di quello che sembrava un vero e proprio parcheggio per gli airspeeder o le navi di piccole dimensioni, proprio quello che faceva al caso del Sith. Atterrato nell'area di "ricevimento mezzi", Valir scese dal trasporto e subito un twi'lek gli si avvicinò sorridente. Vestiva con una uniforme rossa con bottoni in ottone, le cui maniche erano attraversate da una riga verticale dello stesso colore dei bottoni. A dire il vero, il parcheggiatore (o tale sembrava) era decisamente buffo, anche perchè il completo che gli avevano dato era di un paio di taglie più grosso di lui, il che si traduceva in maniche perennemente più lunghe delle braccia e in pantaloni che lo facevano incespicare ad ogni piè sospinto.
Posteggiatore: "Buonasera signore e benvenuto al Mussafad, il locale più "cool" di Nar Shaddaa e, probabilmente, dell'intera galassia. E non si preoccupi, avrò la massima cura della sua nave, la stessa cura che ho per i miei lekku. Si chiederà perchè noi garantiamo un tale servizio senza un formale invito. Ma perchè noi siamo iiiilllll Mussafad! E non ci curiamo di queste banali sottigliezze! E poi ci sono i nostri droidi a mantenere l'ordine. A loro non si sfugge! Comunque... Il nostro parcheggio è ampio, il nostro buffet sempre pieno, i nostri divertimenti sempre a portata di mano! Le nostre ragazze sempre disponibili... se capisce cosa intendo. E tra l'altro vendiamo anche cosmetici all'interno del locale! Non ne ho mai capito il perchè, ma non importa. A proposito se vuole le posso consigliare un prodotto molto interessante per la cura della pelle (è ottimo, me lo ha confermato mio cognato) che può trovare in vendita nel nostro locale al modico prezzo di...".
Valir gli gettò uno sguardo tale che il logorroico posteggiatore smise non solo di parlare, ma anche di respirare. Il Sith fece qualche passo, ma a quanto pareva l'occhiataccia di prima non era stata sufficiente. Il tizio gli si era praticamente piantato davanti, con un sorriso idiota in faccia. Sapeva farsi i suoi affari, il twi'lek, visto che ovviamente era una mancia quella che voleva. A quel punto Valir lo prese semplicemente per la collottola, piantandogli addosso uno sguardo assassino. Il posteggiatore sbiancò.
Posteggiatore: "Mancia? Ho forse detto mancia, signore? Nessuna mancia, mi guarderei bene dal chiedergliela. Si vede subito che lei non è uno che ha bisogno di dare mance. Ha un'ottima presa sa? Ma ha le mani un po' screpolate, me lo lasci dire. No, perchè c'è un prodotto che noi vendiamo che è veramente ottimo contro le mani screpolate..."
Valir mise a testa in giù il tizio e lo infilò nel vicino cassonetto dell'immondizia. Un cadavere avrebbe atttirato troppa attenzione. Ne richiuse il coperchio e si avviò a passo deciso verso l'entrata distante pochi metri. Quella macchietta ambulante dopotutto aveva ragione, il Mussafad si presentava come uno dei locali più "in" di Nar Shaddaa. Era incredibile notare quanto quel pianeta si fosse... nobilitato rispetto al periodo dell'Impero e ancor prima della Vecchia Repubblica. Da semplice porto per relitti galattici a capitale del gioco d'azzardo. "Il fiore al neon dell'Orlo Intermedio". Molto probabilmente erano quasi tutte attività di copertura, ma un locale come quello poteva forse reggersi in piedi con il solo aiuto delle sue slot-machines truccate. Che fosse comunque uno dei locali più in vista del posto era ovvio, come testimoniava la fila di speeder di lusso che facevano gara ad entrare. Chissà perchè un Signore dei Sith avrebbe voluto incontrarlo proprio li. Certo, dopotutto era un locale dove era piuttosto difficile dare nell'occhio, con tutte quelle pettinature che sfidano la gravità e quei vestiti fluorescenti intorno. Il problema era entrare. Quasi sicuramente serviva un invito e Valir non lo aveva. A quel punto c'erano due strade: una porta che lasciava intravedere una scala anticendio, sull'estremo lato sinistro dell'entrata, oppure... l'entrata principale. In quel momento, infatti, il Mussafad aveva aperto e la folla, urlante ed eccitata, puntò decisa verso il buttafuori, un armadio a tre ante, che presidiava l'ingresso insieme a due droidi da guerra, dei Mark IV armati fino ai denti e più corazzati di un incrociatore stellare. In ogni caso, il Sith si sarebbe dovuto inventare qualcosa.
"Entrate signori, il regno del piacere ha aperto!", recitava un omino all'entrata. "Accomodatevi, il Mussafad è qui per soddisfare ogni vostro desiderio! Entrate signori, la notte è ancora giovane ed è tutta vostra!".
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
GDR ON NAR SHADDAA
Interessante questo locale , mi ricorda un po il locale "L'artiglio del Rancor" che frequentavo a Dathomir quando era un semplice pilota e non conoscevo le vie della forza..."ricordi che devo assopire"pensai.
Mi diressi verso l'entrata principale e facendomi largo tra la folla andai davanti a tutti ed arrivato davanti al buttafuori alzai le dita della mano sinistra e feci un movimento orrizzontale davanti alla suo viso e dissi con tono fermo:
Darth Valir:Tu mi farai entrare, guarda sono nella lista.
Ed aspettai una risposta duiel buttafuori
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
"Lei può entrare signore, lei è sulla lista", disse la voce priva di emozione del buttafuori. La Persuasione di Forza aveva funzionato ancora una volta. Valir fece qualche passo oltre l'entrata, ammirando per la prima volta l'immenso salone che introduceva nel Mussafad: due grandi scaloni, sorretti da statue dai muscoli tesi, che salivano verso il soffitto girando su sè stessi, i cui mormorei scalini erano coperti da tappeti porpora ricamati con motivi dorati, disegnando motivi floreali e cornucopie, conducevano al piano alto di quello che era in realtà un casinò, suddiviso dalle suddette scale in due zone, quella di "gioco" e quella di "spettacolo". La prima si snodava fra slot-machines, innumerevoli tavoli di sabacc e pazaak, qualche roulette, una specie di "Ruota della Fortuna", una sorta di "Bingo" e un tavolo che permetteva di acquistare i famosi "prodotti per la cura personale": questi ultimi andavano dalla lacca per capelli alle creme per il viso e il corpo, insieme a qualche medicinale. Chissà perchè vendere roba del genere in quel posto...
Quel piano era decisamente affollato, infatti Valir camminava a fatica attraverso la concentrazione di genti provenienti da ogni parte della galassia. Dando invece un'occhiata in alto, si poteva scorgere il livello "rialzato" del locale, decisamente più tranquillo e... intimo, per così dire. C'erano infatti parecchi tavolini rotondi, coperti da una tovaglia del medesimo colore dei tappeti di poco prima. Ciascuno di essi aveva un vasetto con dei fiori freschi e numerose cameriere in abiti il più possibile corti ed aderenti facevano la spola fra i tavoli ed una doppia porta più lontana, la cucina probabilmente. Molti ospiti alternavano infatti agli applausi delle generose porzioni dei ricercati cibi che si trovavano nei loro piatti. Di fronte ai tavolini c'era anche un palco. Là si trovava quello che, in teoria, doveva essere un comico: non faceva che sputacchiare battute penose e già sentite, ma al pubblico sembrava piacere.
L'aria era densa del vociare delle persone e di una musichetta strana: a dire il vero, più che una musica sembrava che qualcuno avesse registrato la giornata di un'officina droidi. Se non altro la riproduzione era di ottima qualità, sembrava proprio che i droidi della motivetto fossero accanto al Sith...
...anzi, erano accanto al Sith.
I due Mark IV lo avevano raggiunto e non avevano un'aria amichevole. Gli si piazzarono di fianco, puntando il braccio, sormontato da due canne di blaster pesante, alla testa. Valir diede un'occhiata alla loro corazza: phrik. Non ci voleva, quella lega resisteva anche alle spade laser e i progettisti avevano pensato bene di coprirci ogni centimetro quadrato dei Mark IV. Si trattava bene il localino...
Una voce elettronica, metallica e fredda come il ghiaccio fuoriuscì dalla "bocca" del droide a destra:
Mark IV: "Un momento, signore. Il mio database dice che lei non è sulla lista. Favorisca subito l'invito, o dovrò eliminarla".
Tombola!
Valir era in ballo e doveva ballare...
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
GDR ON NAR SHADDAA
I due droidi non avevano un'aria amichevole e le loro armature erano immuni alla mia spada laser,ciò nonostante non voleva dire che erano immuni alla forza!Guardai i due droidi e dissi:
Darth Valir : Finalmente un po di azione.
Feci un rapida capriola all'indietro e mi ritrovai i due droidi davanti a me , poi usando la Spinta di Forzascaraventai i due droidi al piano superiore sperando di averli distrutti.
GDR OFF
Jalus nei combattimenti contro gli png va bene se me li invento io o devo fare come i combattimenti contro gli utenti del forum che devo postare attacco e difesa?
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
Il Sith si disimpegnò rapidamente e fece ricorso ad un Spinta di Forza verso l'alto per allontanare i droidi, nel tentativo di guadagnare almeno un po' di spazio per respirare, ma quella dannata lega li rendeva più pesanti di un rancor e l'attacco di Valir risultò quindi inefficace. I Mark IV si librarono in aria per qualche metro, ma poi ripiombarono a terra con terribile un frastuono metallico, riuscendo anche a restare in piedi. Alzarono di nuovo le braccia armate e si prepararono a fare fuoco contro il Sith, la cui mano aveva già impugnato, sotto il mantello, la doppia lightsaber, pronto a vendere cara la pelle...
Ma non fu necessario.
Un uomo basso, secco e dall'aria unticcia, vestito però con un impeccabile frac, sbucò fuori da una porticina che Valir non aveva visto e puntò una specie di interruttore contro i drodi. Subito, i due smisero di funzionare, le braccia micidiali ricaddero lungo i loro fianchi metallici e la loro testa si abbassò, priva di vita ed energia. L'ometto raggiunse poi a grandi passi il Sith e, quando si trovò ad un metro da lui, si girò verso la folla smarrita, spaventata e basita. Da come parlava si sarebbe detto il direttore del locale:
Direttore: "Niente signori, non è nulla, non c'è niente di cui preoccuparsi!".
Disse a voce alta e un sorriso a trentadue denti. Poi si avvicinò ad uno dei Mark IV e gli diede un paio di colpetti in testa.
Direttore: "Questa stupida ferraglia va in corto ogni tanto ed il chip che sovrintende al controllo del database è il primo fondersi. Ma non dovete temere nulla, come vedete siamo perfettamente in grado di far fronte a questi inutili inconvenienti! I nostri tecnici si prenderanno una bella lavata di capo e non è escluso che io li licenzi per aver spaventato così tanto lor signori. Se può farvi sentire meglio, sappiate che citerò in giudizio anche la ditta produttrice e poi mi rivolgerò altrove. Questo e altro per i miei clienti! E..."
Facendo il gesto di presentare Valir alla folla:
Direttore: "...facciamo un bell'applauso al nostro amico, che non si è scomposto minimamente! Che sangue freddo! Avanti signori, rincuoriamolo in po'!"
Valir venne applaudito dagli ospiti e dal direttore per una decina di secondi, poi tutti tornarono ai propri giochi. Nel mentre, l'omino prese sottobraccio il Sith e gli sussurrò qualcosa all'orecchio:
Direttore: "Hai scatenato un bel casino dannazione, avrei dovuto lasciare che quei droidi ti ammazzassero, ma poi la mia reputazione ne avrebbe risentito. Uno sconosciuto che entra in un locale senza invito è già abbastanza, anche se i droidi riescono poi ad ucciderlo. Maledetto me quando ho deciso di... vabbè, lasciamo perdere. Vediamo un po'..."
Scostò leggermente il manto del Sith, quel tanto che bastava per lasciare intravedere la punta dell'arma di Valir. Il Sith gli afferrò la mano, stringendola il più forte possibile. Ma anzichè spaventarsi, il tizio si mise a ridacchiare:
Direttore: "Ah, sei proprio tu! Prova a farmi ancora male e come scodella per la colazione userò il tuo cranio. Ricordati dei droidi... E poi, io so una certa cosetta riguardo te. Un affaruccio che, se continui così, ti potrebbe creare molti problemi..."
Valir lo lasciò, anche se dovette obbligarsi a farlo.
Direttore: "Bravo, amico mio... Ora, ascoltami bene. C'è un tizio che ti vuole incontrare, ma sono io che decido quando e se farlo entrare. Prova a organizzarmi ancora uno scherzetto simile e ti scordi incontro e possibilità di uscire di qui, vivo almeno. Chiaro?"
Mentre parlava continuava a gettare ampi sorrisi a destra e a manca ora a quel cliente ora a quell'altro. Ogni tanto agitava anche la mano per salutare qualche amico o socio in affari. Valir avrebbe tanto voluto decapitarlo subito, ma a quanto pare quello era l'intermediario che Lord Traitus si era scelto per contattarlo. Un'ottima scelta, disonesto e servile al punto giusto.
Continuando a camminare, il Sith e il suo provvisorio compare si erano avvicinati alla porticina dalla quale era fuoriuscito il direttore. Vi si fermarono davanti e l'ometto si girò verso il giovane Darth:
Direttore: "Dopo di te, socio".
[GdR Off]
No, li descrivi tu Bleada, senza usare il Postat. Sarò poi io a dirti a cosa succede al termine.
[GdR On]
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
GDR ON NAR SHADDAA
Non mi fidavo di quel tizio , ma non avevo altra scelta così lo seguii.Mentre ci facevamo strada tra la folla uno strano presentimento mi fece rabbrividire la schiena ,come una sottile lama di ghiaccio che ti trapassa le spalle.
Arrivammo davanti una porticina dove poco prima era uscito "l'intermediario" , mi disse di entrare per primo.Presi la mia saber con la mano sinistra per tenermi pronto ancora fosse stata una trappola e lo guardai e gli dissi:
Darth Valir:Se è una trappola TU muorirai prima di me.
Così entrai.Non sapevo che cosa mi aspettasse davanti al mio cammino ma non avevo paura ....la forza sarebbe stata dalla mia parte.
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
Direttore: "Tzè, malfidente".
Valir oltrepassò la porta che dava su una piccola scala a chiocchiola, la quale si perdeva nel buio. Non si riusciva a vedere niente, l'unica luce lì presente era quella che proveniva dalla sala esterna. L'omino varcò a sua volta l'uscio e chiuse dietro di sè la porta. Valir era già pronto ad accendere la doppia spada laser, quando una luce proveniente da una vicina lampada a muro squarciò la densa tenebra che lo circondava.
Direttore: "Paura del buio? Beh, adesso ho fatto un po' di luce. Prego, sali pure".
Il tizio aveva montato un sistema di illuminazione a distanza, che sfruttava un telecomando per accendere le luci di quello che, con ogni probabilità era il suo ufficio. Si attardò a pigiare qualche bottone sulla pulsantiera posta a fianco della porta, inserendo evidentemente un codice di blocco, poi seguì il Sith che aveva già cominciato a salire i gradini della stretta scaletta che, attorcigliandosi su sè stessa, permetteva di raggiungere il piano rialzato.
Direttore: "Ah, perdona la scarsa agibilità dell'entrata, ma sai, quando lo spazio è poco... vedi, io voglio che il mio locale lasci spazio ai clienti, non a me, in modo tale che, poi, le mie tasche lasciano spazio... ai loro soldi!"
Al termine della scala si trovava un'ampia stanza, molto grande e splendidamente arredata, con alcuni dei più moderni mobili in circolazione, tutti sicuramente di gran marca. Vasti divani di pelle nera di rancor si trovavano poco lontano dalla scala d'accesso, occupando la parte più a sud-ovest dell'ufficio. Fra di essi si trovava un tavolino di cristallo, nero a sua volta, sul quale erano poggiate diverse riviste, ritraenti mobilio, famose cantanti e anche... discinte signorine...
Ma ciò che colpiva e l'oggetto verso il quale l'architetto che aveva progettato l'arredamento intendeva convogliare gli sguardi degli ospiti, era la grande scrivania d'ebano massiccio, con rifiniture in oro bianco ed un piano d'appoggio in vetro di Garasn (il più pregiato e caro dell'intera galassia), di forma allungata e con forme dolci, che troneggiava quasi al centro dell'ufficio. L'idea era che chiunque sarebbe entrato in quella stanza si sarebbe subito... "reso conto con chi aveva a che fare". Ma l'unica parola che tutta quella sciccosissima messa in scena suggeriva a Valir era "inutile", come l'ometto.
Sul muro a sinistra del bel tavolo si trovava un mobiletto bar dello stesso materiale della scrivania, staccato da terra di circa un metro e fissato al muro con dei tasselli. Le pareti ovest dell'ufficione erano invece, alla stegua della moquette che ricopriva il pavimento nella sua interezza, di color prugna. Lampade alogene che somigliavano a triangoli tondeggianti inframmezzavano regolarmente i muri del locale privato, illuminando di una luce avvolgente ed intima la stanza. Su tutta la parte est del locale si allungava invece un vetro fumè, una di quelle trovate che permettevano a chi era dentro di vedere fuori, ma a chi era fuori di non vedere dentro. Si poteva vedere l'intero Mussafad da lì.
Direttore: "Carina la baracchetta, no!? Se penso ai soldi che ho dovuto spendere... Ma nella vita certe cose non bisogna farsele mancare, tipo un bell'ufficio e... una bella segretaria! No, ragazzo?"
Con un sorriso beota stampato in faccia, l'ometto diede una gomitata a Valir, il quale ricambiò con una gelida occhiata.
Direttore: "No eh? Vabbè...
Adesso siediti, io devo sistemare alcuni affari, compreso quello del nostro ospite".
Il tizio raggiunse la poltrona di pelle nera, corredata di un ampio poggiatesta, e vi si sedette. Aveva appena toccato il morbido schienale, quando una specie di comlink per la chiamate private prese a trillare. Il direttorucolo lo afferrò, lo portò all'orecchio e dopo qualche minuto lo rimise dov'era.
Direttore: "Il tuo amico è arrivato. Beh, quasi. Tra qualche minuto sarà da noi..."
Fece una pausa. Poi si girò con la poltrona verso il finestrone.
Direttore: "...Naaaaa, non ho voglia di lavorare adesso, non dopo tutto il trambusto che mi ha tirato su. Sono stanco dannazione, dovrei andarmene a dormire, ma questo stramaledetto posto non mi permette di staccare la spina neanche per un secondo. Almeno ci sono i soldi... ma dopotutto non sono moltissimi. Beh, più o meno... diciamo che sono molti, ma rischiosi. Perchè vedi, socio, con le sole macchinette mangiasoldi non si arriva da nessuna parte. Si, certo, qualche credituccio, una casetta in centro, la pensione tranquilla... Ma non si vedono i veri soldi, non quelli che ti permettono di avere un ufficio e una casa di lusso, una nave consolare con iperguida di Classe 1, Mark IV tappezzati di phrik all'entrata del proprio locale, vestiti firmati e, sopratutto, il sedere coperto in ogni situazione. Insomma, sai quanto ti chiede oggigiorno un politico per chiudere un occhio sui tuoi affari? Coruscant non è più quella di una volta... Quelli si che sono sciacalli, non gente come me, che ha l'unico difetto di voler far divertire la gente. Con il sabacc, il pazaak e... anche qualcos'altro. Sai... quegli affaretti... si, insomma... quella robetta che ti fa sballare... com'è che si chiama...? No, perchè io mi guardo bene dal prenderla, sia chiaro. Insomma... ti brucia tutti i neuroni quella roba... ma si smercia che è un piacere, va via come l'acqua su Tatooine!
"Spaccacervelli", ecco come si chiamano! Siano benedetti! Perchè è da quando li faccio circolare che ho visto i soldi, quelli veri, non la miseria che tiri su dai rimbambiti che continuano a scommettere su partite truccate".
L'omuncolo si alza dalla sedia e si avvicina all'ampia finestra, indicando la zona del Mussafad dove si vendono i "prodotti per la cura personale".
Direttore: "Li vedi quelli? Quelle stupide cremine? Beh, non crederai certo che mi sia messo a vendere veramente cosmetici e scemenze varie nel mio locale? Quelli sono solo dei contenitori, ottimi contenitori. Devi sapere ragazzo che quegli adorabili bastoncini sono illegali in tutta la Repubblica. Ma come si può, dico io, non rendere legale qualcosa di così piacevole? Piacevole per me ovviamente! Dovresti vedere quanta gente si svena per quella porcheria, perchè il bello è che danno assuefazione! Ed è così che io guadagno! Loro si fanno una bella dose, stanno tanto bene ed io intasco tanti bei soldini. E se poi gli si fonde il cervello... beh, siamo in una galassia libera, no!? E se quegli imbecilli si vogliono ammazzare con le loro mani... ben vengano, se pagano così bene!
Eeeehhhhh, quanto mi diverto! Però c'è sempre il problema della Repubblica. Ogni tanto arrivano e ti controllano il locale, così, senza preavviso. Ma io li ho fregati, sempre con le mie adorate cremine. Perchè sai, io, i miei amichetti rompitesta, li metto direttamente nelle cremine, in un bel sacchettino, così non si rovinano. E a nessuno di quei controllori repubblicani è mai venuto in mente di controllare dentro i vasetti! Certo, se mi beccano sono guai, ma non credo proprio che succederà. Ohè, naturalmente quelli esposti sono "prodotti di bellezza" che non hanno niente dentro, così chi si vuole comprare solo quella scemenza lo può fare. Sono uno democratico io! Mentre invece... chi lo vuole, può richiedere i "prodotti specifici". E noi glieli diamo, ovviamente! Lo scemo paga i suoi bravi mille crediti e noi glieli diamo, i suoi "prodotti specifici"! Ha, ha, ha, ha, ha...!"
Il ricevitore suonò nuovamente. Il tizio lo accostò all'orecchio e, dopo un breve ascolto, rispose.
Direttore: "Fallo entrare.
E' arrivato il tuo amico, socio".
Dal fondo della stanza una porta nascosta nella parete scivolò di lato e un uomo avvolto in un ampio mantello nero, che lo avvolgeva completamente, entrò con passo pesante nell'ufficio. Il cappuccio del manto era calato sul suo volto, il quale era totalmente in ombra. Sul fianco sinistro dell'individuo era distinguibile un rigonfiamento lungo e sottile... simile a quello creato dalle spade laser quando vengono coperte dalle proprie vesti...
A quanto sembrava, Valir aveva trovato il suo Signore Oscuro dei Sith.
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
GDR ON NAR SHADDAA
Le chiacchere del direttore incominciavano a farmi innervosire e se non fosse stato lui da tramite con il Lord Sith l'avrei già ucciso.Il tempo passava ed io diventavo sempre più impaziente , ma per fortuna il Lord Traitus era arrivato così con il suo permesso avrei potuto uccidere quell'essere insignificante che continuava a blaterare.
Si aprì la porta e dissi:
Dart Valir : Finalmente ci incontriamo Lord Traitus...
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
Direttore: "Ottimo, quando avete finito di baciarvi potete anche uscire, io me ne voglio andare a dormire".
L'odio di Valir per quell'essere privo d'utilità era pari solo alla sua emozione nell'incontrare finalmente Lord Traitus. Ne era rimasto affascinato, sin da quando ne aveva "fatto conoscenza" sulla navetta ed ora lo poteva finalmente conoscere di persona. Sogni di potere e vendetta vociavano all'unisono nella mente dell'apprendista, mentre guardava verso il buco nero che costituiva il volto del Signore Oscuro, a causa del pesante cappuccio che ne nascondeva i connotati. A dire il vero neanche la più piccola parte del suo corpo era visibile sotto l'ampio manto nero come la notte che lo ricopriva dalla testa a piedi. Anche guardandolo da lontano lo si sarebbe detto un Signore dei Sith. Quanto fascino oscuro in quella misteriosa figura...
Una voce bassa, roca e piuttosto metallica uscì un attimo dopo dallo spietato manto:
Lord Traitus: "Si, sei tu. Non pensavo saresti riuscito a trovarmi così in fretta, apprendista. mikeli ti ha insegnato bene, forse troppo... Ma per questo non c'è problema... noi... sapremo... ehr, saprò ridurti al silenzio, se dovessi divenire troppo forte. Ora, vieni con me".
Traitus si voltò quindi verso la porta dalla quale era venuto, oltre cui era visibile un'altra scala a chiocciola che scendeva in basso, forse verso un'uscita posteriore, seguito dal giovane Sith. Una volta raggiunto il piccolo uscio, si voltò verso Valir:
Lord Traitus: "Ma prima elimina il nostro sciocco amico, sento che lo vuoi fare. Poi raggiungimi fuori di qui".
E cominciò a discendere la scaletta. Ma il direttore si era ben guardato dal farsi i fatti propri, visto che aveva sentito ogni parola...
Direttore: "COSA!? Come sarebbe a dire!? Maledetti! Non mi fregherete così! C'era un dannato accordo con il... NOOOOO!"
Senza neanche finire la frase, l'omino estrasse dalle tasche interne della giacca due piccoli fulminatori, con i quali prese a bersagliare di colpi Valir.
Ma il Sith aveva intenzione di eseguire il volere del proprio Maestro...
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
GDR ON NAR SHADDAA
Guardai il mio nuovo maestro e dissi:
Darth Valir:Grazie Maestro , sarà un piacere.
Finalmente avevo l'occasione di uccidere quel insignificante essere.Accesi la mia spada laser e dissi:
Darth Valir:CREDI CHE DEGLI STUPIDI COLPI DI BLASTER POSSANO FERMARMI!!????
Detto ciò feci un grande balzo in avanti verso il mio avversario e diedi un colpi dall'alto verso il basso contro la testa del mio nemico, così da dividerlo in due come il burro.
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
Il corpo crollò, tagliato in due pezzi, esanime a terra. Lasciatosi alle spalle il cadavere del viscido direttore, Valir scese a tutta velocità la scala a chiocciola, verso un rettangolo luminoso che costituiva l'uscita posteriore, o meglio "d'emergenza" dell'ufficio dell'ormai cadavere. Un lembo del mantello di Lord Traitus era visibile nella parte destra del riquadro della porta, evidentemente il Signore Oscuro stava dando un'occhiata nei paraggi per evitare che qualcuno li vedesse. Passato l'ultimo gradino, Valir si girò attraversò la porta e si girò a dritta, verso la nera cappa che aveva intravisto, ma il problema era che dentro quella veste non c'era nessuno, fatta eccezione per l'aria.
Proprio così, il mantello era appeso ad un sottile tubo di metallo piegato in modo tale che formasse un approssimato angolo retto, che fuoriusciva dal muro dell'edificio, oscillando al vento. Neanche il tempo di soprendersi ed ecco che la gelida canna di un DL-44 si pianto nella nuca del Sith...
Individuo: "Allora non sei poi tanto furbo. Peccato, sembravi meglio da fuori. Beh, un lavoro - e sta' fermo - dicevo, un lavoro semplice, ben pagato... e divertente, soprattutto divertente. Sai, era comodo quell'affare che mi portavo addosso, quasi quasi dopo che t'ho ammazzato me lo tengo... Prima che tu muoia voglio che tu sappia che sei stato ucciso dal miglior assassino presente sulla piazza, altrimenti quello che mi ha ingaggiato per mandarti all'altro mondo non mi avrebbe riempito così tanto di crediti... Sai, in teoria avrei semplicemente dovuto aspettare che passassi per la porta, ma poi mi è venuto in mente che era meglio se ti facevo girare dall'altra parte. Così ho appeso il mantello a quel tubo e ho controllato se si vedeva dalla porta, così ero sicuro che ti saresti voltato proprio di là, dandomi le spalle e garantendomi la buona riuscita del lavoretto... Furbo, no? A dire il vero non ci speravo molto, ma a quanto pare i fatti mi hanno dimostrato il contrario.
Beh, adesso crepa..."
Sembrava proprio giunta la fine per il giovane Sith...
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
GDR ON NAR SHADDAA
Astuto-pensai- mi aveva ingannato ed io come uno stupido non mi ero accorto che egli non era il Lord Sith che cercavo.Non avevo paura di lui e l'avrei potuto schiacciare quando volevo, ma prima volevo sapere il mandante così da vendicarmi in futuro.
Dovevo dargli corda.
Darth Valir : Mi hai fregato,sei veramente un ottimo assassino .Ma prima che tu mi uccida vorrei sapere chi ti ha incaricato di uccidermi dato che non ho nemici.in quel momento dissi una grossa bugia
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
Individuo: "L'ultimo desiderio del condannato, eh? D'accordo... Allora ti dirò...
E che ne so io? Non l'ho mai visto, ho ricevuto solo un suo messaggio vocale. Mi ha solo detto di dire quella roba, vestirmi in quel modo, ficcarmi un piccolo tubo di trenta centimetri sotto i vestiti e presentarmi in questo locale ad una certa ora. Poi mi ha versato i soldi sul conto e mi ha detto che mi avrebbe straziato se non avessi fatto come voleva, bla, bla, bla. Ma io rispetto sempre i voleri dei miei clienti, in tutto e per tutto! E' anche per questo che sono il migliore! Poi quando sono arrivato qui è arrivato quel tizio e mi detto di stare dietro la porta dalla quale sono uscito. Ad una certa ora gli avrei dovuto telefonare, poi dovevo aspettare qualche minuto ed entrare a fare quello che dovevo. Basta. Per quanto riguardava la tua morte non mi hanno detto niente, la fregatura che ti sei preso è tutto merito mio!
Certo non mi immaginavo che mi sarei divertito tanto! Addio...!"
E si apprestò a premere il grilletto...
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
GDR ON NAR SHADDAA
L'omuncolo mi aveva detto quello che volevo sentire anche se,e dalla descrizione del mandate sembrava fosse il Lord Sith che stavo cercando.Ma perchè cercava di uccidermi?Forse voleva mettermi alla prova o forse non era lui.
Il tempo scorreva tiranno e dovevo agire per non perderne altro.
Darth Valir:Bene , grazie per l'informazione ...ora puoi morire.
Così con grande velocità mi abbassai prendendo la mia saber e diedi un colpo in orrizontale cercando di colpire il nemico e di dividerlo in due.
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
Con un'ultima espressione di disgusto, il Sith abbandonò il corpo straziato di quello che doveva essere "il miglior assassino sulla piazza"... Chissà gli altri, allora... Valir fece qualche passo nella direzione opposta, quando un distinto e sonoro "blip" gli si insinuò nelle orecchie. Si girò e vide che una luce di colore rosso lampeggiava sul corpo del criminale. Pensando ad una bomba che l'assassino aveva attivato durante la colluttazione (anche se l'apprendista non si spiegava come avrebbe potuto farlo), il Sith si nascose dietro l'angolo dell'edificio ed attese la detonazione...
Ma non successe nulla. Anzi, la luce continuava a lampeggiare. Sembrava quasi che lo stesse aspettando. Valir si avvicinò con cautela alla cintura che reggeva la piccola fonte luminosa e la staccò dal suo supporto si ritrovò in un mano un oggetto che appariva in tutto e per tutto come un comlink, magari solo un po' più grande del normale, forse a causa del fatto che montava un segnalatore di chiamata così grosso. Pigiò il pulsante che permetteva di accettare la chiamata ed ecco che un'altra figura vestita di un manto nero da capo a piedi si materializzò sulla piastra olografica. Il Signore Oscuro che stava cercando, forse?
Lord Traitus: "Notevole apprendista, i pochi giovani Sith che, dopo la mia sonda mentale, avevano avuto a che fare con quel killer non erano sopravvissuti. Forse sarai proprio tu il mio araldo nella galassia, ma è ancora troppo presto per dirlo. Prima devi trovarmi ed hai ancora altri luoghi da esplorare. Il tempo stringe la sua mano intorno alla tua gola, Valir... Non mi deludere, dimostrami che sei forte. Sbrigati ora."
L'olocomunicatore si spense. Ma era davvero Lord Traitus quello? Oppure si trattava di un altro impostore? E la sua vita sarebbe stata di nuovo messa a repentaglio? Il Sith non poteva rispondere alle sue prime domande, ma all'ultima si. E la risposta era affermativa. Quasi sicuramente i luoghi nei quali doveva ancora rintracciare il Signore Oscuro si sarebbero rivelati pericolosi e quei pericoli non andavano affatto sottovalutati, a meno di non voler vedere l'inferno da vicino.
Valir provò a premere più volte il bottone di "ripetizione messaggio", ma non serviva a nulla. Evidentemente, il ricevitore era stato programmato per cancellare il messaggio immediatamente dopo la sua prima lettura. La possibilità di ottenere qualche, seppur minuscola, informazione circa la posizione di Traitus era sfumata. Il Sith buttò a terra l'olocomunicatore e si diresse con passo deciso verso il parcheggio di prima, sperando che il parcheggiatore ci fosse ancora. Aveva bisogno di scaricare ancora un po' la tensione dopo quella disavventura. Ma poi si rese conto che doveva veramente sbrigarsi: tra una cosa e l'altra era già passata quasi un'ora e gli restavano ancora parecchi posti da visitare: il Karrakka, la Chiesa di Convenia, il "From Dusk Till Dawn" e quel posto abbandonato.
A Valir restava poco tempo...
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
La nave uscì con un sordo boato dall'iperspazio, a poca distanza dal pianeta che presto avrebbero visitato. Prima delle guerre dei cloni, quel posto era quello che il Maestro Kenobi avrebbe definito "un covo di feccia e di malvagità" secondo solo, con ogni probabilità, allo stesso Tatooine. Ora, invece, sembrava piuttosto una sorta di "copia in scala" di Coruscant: più piccolo del "Gioiello dei Mondi del Nucleo", ma ugualmente scintillante. La città aveva infatti interamente, o comunque al novanta per cento, ricoperto la Luna, ma se questo fosse avvenuto un paio secoli fa, Nar Shaddaa avrebbe avuto l'aria di una grossa palla di metallo, brulla e triste, anzichè l'aspetto di mondana e lussuosa città del piacere.
All'interno del modesto trasporto, Nukassa e Devil stavano armeggiando con gli strumenti della navetta. Il Maestro Jedi tirò qualche leva e attivò una serie di interruttori, poi inserì le coordinate del luogo di atterraggio nel computer di bordo e, mentre attendeva che quest'ultimo le elaborasse, si appoggiò con il gomito destro sulla cloche, in modo tale da sorreggere la testa posta sulla mano chiusa a pugno e guardò corrucciato il pianeta:
Nukassa: "Eccola qui. Siamo arrivati Devil. Sai, questo era un postaccio senza eguali nella galassia. Rapitori, assassini, ricattatori, grassatori, psicopatici, tutti quanti convergevano qui, il posto migliore per nascondersi dalla Repubblica e per cercare nuovi modi con i quali trascinare la loro misera e malevola esistenza. Potevano sparire senza alcun problemi, come se non fossero mai nati, cambiare identità, lavoro, persino faccia se volevano. Nar Shaddaa li avrebbe ingoiati e digeriti, tenendoli al sicuro da sguardi indiscreti all'interno del suo putrido stomaco. Ovviamente, gli Hutt imperversavano. Capi supremi di ogni traffico, spaccio e crimine in generale. Nessuno respirava senza che fossero loro a dirglielo. Avevano stuoli di guardaspalle e soldati al loro servizio, chiunque avesse cercato di arrestarli mentre si trovavano in una delle loro roccaforti private sarebbe stato ucciso all'istante, ancora prima di entrare con la punta del naso nella porta principale. La Repubblica si guardava bene dall'affrontarli, visto che potevano contare su un arsenale e risorse tali da potersi chiudere nei loro bunker per interi mesi senza risentirne, fronteggiando un vero e proprio assedio se si fosse reso necassario.
Ma naturalmente la torta era troppo grossa perchè fosse uno solo a mangiarci: quasi tutti i clan manfiosi dello Spazio Hutt e, probabilmente, dell'intera galassia conversero così sul pianeta che abbiamo di fronte. Ma, ti chiederai, perchè tutto questo interesse per un misero pianetucolo? Ed eccoti la risposta: Nar Shaddaa rappresentava per gli Hutt una vera e propria terra di conquista. Un posto abitato solo da poveri che non potevano permettersi un alloggio decente in una qualsiasi altra parte della galassia ed erano così allo sbando, oppure da delinquenti che volevano sparire dalla circolazione. In ogni caso, due tipologie di persone che potevano essere tranquillamente sfruttate, i primi perchè erano così disperati che avrebbero fatto qualunque cosa, qualunque, pur uscire dalla situazione nella quale si trovavano, mentre gli altri... beh, non aspettavano altro che un modo per fare soldi contando sulla loro "reputazione". Fu così che si scatenò quella che viene chiamata "Gang Bang", una guerra fra cosche. E solo i clan più forti riuscirono a spuntarla, spartendosi letteralmente il territorio della Luna e creando una specie di "trattato" che imponeva regole come "non sconfinare nel territorio vicino", "non ammazzare gli amici dell'altro", "non mettere il naso nei traffici altrui" e cose simili. Gli Hutt trasporarono tutti i loro beni su Nar Shaddaa, i soldi e crearono nei pressi delle loro residenze laboratori per il raffinamento e il taglio della droga, per la produzione delle armi, le agenzie di assassinio su commisione e molto altro. Poi, iniziò il reclutamento. Ciascuno nei propri territori prese a "donare" dei soldi a qualsiasi persona passasse per strada, illudendola con facili e redditizi guadagni, ottenibili in cambio dei servizi da prestare ai capimafia. Tu dirai: "Ma non avranno accettato, sapevano che era una cosa illegale". Ed io, ragazzo, ti rispondo dicendoti che la moralità e l'onestà sono le prime cose di cui una persona si dimentica, quando si trova in una situazione simile a quella nella quale versava la maggior parte degli abitati di quel posto. E soprattutto se ciò che gli permette di alzarsi dal fango non "richiede" virtù tali. I criminali avevano invece solo trovato un nuovo, e ben remunerato, lavoro. Gli Hutt avevano già fatto parecchi soldi altrove ed erano perciò arrivati sulla Luna con un consistente patrimonio alle spalle, pronto ad essere speso in attività tanto lucrose quanto illegali. Fu così che il novanta per cento degli abitanti del pianeta finì alle dipendenze delle varie cosche e un grande impero del crimine si consolidò su Nar Shaddaa.
Spaccacervelli, Spezia, Cenere di Agrassax, tutte le droghe venivano raffinate laggiù, o questa era comunque una tappa obbligata. Lo spaccio delle stesse sia su Shaddaa che negli altri sistemi rimpinguò ulteriormente i già grassi conti in banca degli Hutt. Per non parlare delle centinaia di contratti per la vendita di armi ai vari gruppi rivoltosi che nascevano ad ogni piè sospinto per perorare ora questa ora quella causa. Che fosse patriottica o venale non importava, bastava che si vedessero i soldi, poi gli Hutt si disinteressavano completamente dell'uso che i compratori facevano di quei folgoratori. Ad un certo punto, alcuni clan iniziarono ad occuparsi di altri traffici, come ad esempio la più discreta truffa. Il bello è che le truffe erano fatte su commissione: quando un'azienda voleva mettere sul lastrico un concorrente, si rivolgeva al loro "ufficio contabilità" e loro, che potevano contare su dei veri e propri specialisti in materia, permettevano al cliente di ottenere il monopolio di quella merce. Il tutto sotto lauto compenso ovviamente. Ma quei non servivano solamente a comprare belle danzatrici twi'lek, no: servivano anche ad ungere per bene le tasche di parecchi senatori, in modo tale che la Repubblica "guardasse dall'altra parte", mentre loro "rubavano il portafoglio" a qualcuno. In un certo senso, quello che si faceva chiamare Darth Sidious aveva ragione: anche in Senato qualcuno non dorme la notte e neanche lì vige la totale pulizia, nè ora, nè mai. Ma ad un certo punto, le cose cambiarono: lo strapotere hutt cominciava a preoccupare non solo la Repubblica, ma anche gli altri gruppi mafiosi esterni alla loro cricca. Stavano diventando troppo forti e andavano fermati. Fu il Senato a ricevere un messaggio contenente le indicazioni per quello che sembrava una specie di "incontro al vertice" con i capi delle cosche di contorno ed i senatori di spicco e che, soprattutto, non erano sul libro paga degli Hutt. L'accordo era questo: se la Repubblica garantiva di non intervenire nei loro confronti, lasciando quindi loro campo aperto, i clan avrebbero eliminato gli Hutt, spodestandoli dal loro trono di signori del crimine della Luna del Contrabbandiere e dell'intera galassia. Loro, naturalmente, si sarebbero ben guardati dal "diventare come loro", portando solamente avanti le "cosucce" di cui si occupavano già da tempo. Ed i grandi capi del Senato accettarono, anche perchè avevano le mani legate: cercare di incastrarli per spaccio e detenzione di stupefacenti era come cercare di entrare nella camera da letto di uno di loro: impossibile. Non con i battaglioni di avvocati che erano pronti a sguinzagliare contro la pubblica accusa.
Ne seguì così una nuova "Gang Bang". Ma gli Hutt stavano per sorprendere tutti. Dopo una rapida riunione, i capi delle cosche mafiose contattarono a loro volta la Repubblica, promettendogli di chiudere con il loro "impero del crimine" se il Senato non gli avesse più dato loro la caccia. In cambio, loro si sarebbero comportati da perfetti "pentiti", facendo in nomi di tutti coloro che, in un modo o nell'altro, erano entrati in contatto con le loro casate: i prestanome, tutta la clientela, la maggior parte dei loro eserciti e, soprattutto, i nomi e le prove che dimostravano il coinvolgimento dei boss secondari nei loro traffici e che, ora, stavano per attaccarli. Il tutto, corredato da una bella deposizione firmata sulla carta più costosa che ci fosse. E non era un trucco: quei maledetti si erano messi abbastanza soldi da parte per garantire a sè e alle prossime tre generazioni una pensione ben più che tranquilla. Volevano veramente chiudere, la cosa si era fatta troppo pericolosa e gli Hutt sono vigliacchi.
Così, con un colpo di mano degno di Palpatine, la Repubblica chiese alle gang con le quali aveva preso precedentemente accordi di ritrovarsi nuovamente per stabilire un efficace piano di battaglia: ma quella era solo una scusa. Non appena i mafiosi arrivarono vennero arrestati e, con le prove fornite dagli Hutt, non trovarono scampo. Poi toccò alle aziende: case farmaceutiche come la Slazan co., la Dyuba Inc. o la Chemical Fitthor vennero denunciate e citate in giudizio e i dirigenti e proprietari incarcerati. Li avevano aiutati nelle produzione delle droghe. E la lista è ancora lunga. Darrrdd'ion s.p.a, Marag Communication perfino la famosa compagnia di trasporti Republic Airlines era invischiata. Gli Hutt avevano le mani dappertutto, stavano veramente prendendo il controllo della galassia e il loro quartier generale era proprio Nar Shaddaa.
Dopo il loro "pentimento", i capimafia vollero dimostrare a tutti che avevano chiuso con la vecchia vita e la prima cosa che fecero fu quella di cambiare completamente il volto della loro "casa". Con una parte dei loro risparmi finanziarono opere di ristrutturazione edile, crearono quartieri e, con un'ottima liquidazione, si disfarono anche di quasi tutti i loro soldati, dando loro anche una casa nella quale vivere. In un certo senso, avevano fatto una buona azione: tutti i poveracci che avevano dovuto diventare dei delinquenti senza esserlo potevano tornare a condurre una vita normale. Ai veri criminali diedero invece ottime referenze.
Ma la cosa non finiva lì, il restyling era appena cominciato: gli Hutt volevano che Nar Shaddaa divenisse un vero e proprio "pianeta del divertimento". Investirono ingenti quantitivi monetari in casinò, sale da gioco e chi più ne ha più ne metta. Continuavano così a fare soldi, ma stavolta era tutto legale. I posti abbandonati diventarono quartieri residenziali di lusso, i vecchi edifici cadenti hotel a cinque stelle, insomma la "Luna del contrabbandiere" era diventata un posto per vip o gente piena di soldi che non aspettava altro che una novità come quella. La mafia, come spesso succede, aveva messo il doppiopetto.
Nar Shaddaa divenne così la capitale di tutto ciò che è più "fashion" e "glamour" nella galassia: casinò nei quali puntare barche di soldi e uscire ancora più ricchi. Club privati dove passare notti brave in compagnia delle donne più belle della galassia. E ancora: hotel, alberghi lussuosi, saloni di bellezza, solarium, boutique costosissime, pub, ristoranti fra i più rinomati.
Nar Shaddaa capitale della moda: ogni giorno sfilate d'alta moda, ad opera degli stilisti più in voga del momento.
Nar Shaddaa capitale della bellezza e dell'apparenza: pettinatrici, beauty-farm, palestre, saune, studi di chirurgia estetica.
Nar Shaddaa capitale della musica: centinaia di concerti, di ogni tipo, negozi di musica e almeno tre case discografiche nelle quali chiunque poteva inviare un demo per diventare il cantante adorato dalle folle. Gli Hutt volevano che tutti avessero grandi possibilità e, se la cosa ne valeva la pena, erano in grado di sottoscrivere un contratto un minuto dopo che i loro esperti gli avevano comunicato il nome del bravo musicista o cantautore.
Nar Shaddaa capitale dello sport: eventi, manifestazioni, partite a scopo benefico, anche gli sportivi abitavano su Nar Shaddaa.
Nar Shaddaa capitale persino della cultura e dell'arte: tutti i giorni mostre, convegni, presentazioni di best-seller, incontri con i critici d'arte più famosi ed affermati, gli scrittori più noti, le firme più prestigiose. Anche qui gli Hutt promuovevano senza difficoltà gli artisti emergenti, aprendo atelier senza difficoltà o contattando gli editori più selettivi perchè pubblicassero il libro del bravo scrittore.
"Il fiore al neon dell'Orlo Intermedio".
Inutile dire che una tale quantità di locali, negozi e strutture in generale, richiedeva un'enorme quantità di personale, generando così milioni di posti di lavoro che potevano venire occupati letteralmente da chiunque: quei mafiosi non richiedevano curriculum o titoli di studio, assumevano tutti, senza distinzione. Chi non trovava lavoro andava così su Nar Shaddaa, sicuro che presto avrebbe potuto permettersi di pagare una casa, visti i buoni stipendi che girano sul pianeta. Ecco perchè molte brave persone sono finite in quel postaccio, come il mio amico Hart e sua moglia Sarra.
Quelli che un tempo erano dei criminali erano diventati dei mecenati. Sembrava che facessero tutto per il solo piacere di farlo, senza chiedere nulla indietro, ma non è così. Dietro i lustrini e le insegne scintillanti ci sono ancora grassazioni, furti, sequestri, ai danni di chi "non ha restituito il favore". Per non parlare dello spaccio di droghe: evidentemente qualcuno deve pagare la rata del castello su Coruscant, oppure non ha perso il vizio. E cose del genere succedono perchè ci sono ancora senatori compiacenti che prendono le bustarelle dai loro capi Hutt!".
Nukassa si era quasi infuriato. Qualunque cosa si potesse dire di lui, era comunque onesto e, soprattutto, fedele agli ideali dell'Ordine Jedi. Tacque un momento, il capo chino, poi continuò:
Nukassa: "Ora dobbiamo prepararci Devil. Prima raggiungeremo lo spazioporto dove lavora Hart, in modo tale da chiedergli bene che cosa ha visto, poi vedremo. Ma prima...".
Il Maestro Jedi si alzò dalla poltrona per dirigersi verso uno scomparto rettangolare alto circa un metro e mezzo verso il fondo della nave. Ne trasse un gessato, raccolse i lunghi capelli bianchi sotto un cappello beige dalle ampie falde, poi fece cenno a Devil di raggiungerlo:
Nukassa: "Praticamente tutti i locali di Nar Shaddaa impongono alla clientela l'abito scuro e la cravatta. L'eleganza prima di tutto. Ed è probabile che dovremo entrarci, in quei locali, se vogliamo trovare informazioni sul Sith. Inoltre, su un pianeta di damerini noi daremmo troppo nell'occhio con le nostre modeste vesti. Lascia perciò qui il tuo saio e mettiti uno di questi vestiti sopra la tunica. Non tengono caldo, non ti preoccupare, li ho fatti trattare apposta proprio per casi come questo. E in ognuno di essi c'è una fondina interna per la spada laser. E' dentro la giacca".
La scelta di vestiti era inaspettatamente ampia: c'erano frac, tight, smoking, gessati grigi o neri e altri ancora, tutti abbinati con le relative ed eleganti scarpe nere lucenti. Ma anche queste ultime potevano essere scelte fra comodi mocassini e scarpe più classiche con le stringhe o la fibbia dorata. Volendo su di esse potevano essere messe delle ghette di colore bianco. E poi i cappelli, di ogni forma e grandezza, dai panama agli stetson. A quanto pareva il Maestro Nukassa sapeva come vestirsi per una serata mondana! Quel Maestro era una continua sorpresa.
Nukassa: "Quando hai scelto e ti sei preparato dimmelo, così inzieremo l'avvicinamento allo spazioporto".
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
Alla vista di quei vestiti feci una faccia quasi preoccupata...guardai il maestro Nukassa con le sopracciglia verso l'alto e dissi
Devil: maestro...non mi sento a mio agio con queste vesti. Io ho sempre indossato la mia tunica Jedi da quando sono entrato in Accademia
dissi ponendo lo sguardo sulla mia tunica di pelle molto simile a quella che indossava Anakin Skywalker durante il suo cavalierato
Devil: Dovrei indossare queste cose?! Capisco che è per la missione, ma nn l'ho mai fatto
ma mentre parlavo mi stavo già preparando sapendo che non sarebbe servito a nulla fare tutte quelle storie. Indossai le vesti sopra la tunica e posi la saber dentro la fondina lasciando il saio sulla nave. Cercai di rendermi più comodo possibile. Non mi sentivo affatto a mio agio a farmi vedere in giro in quel modo
Devil: Per un pianeta che quasi disperava la fame pretendonno molto riguardo all'abbigliamento maestro...
dissi guardando le vesti
Devil: ok sono pronto! possiamo iniziare la fase d'atterraggio!
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
Nukassa: "Neanche a me piacciono, ma non dobbiamo far sapere che i Jedi sono arrivati su Nar Shaddaa. Sono in molti quelli che ci odiano, o che comunque non hanno buoni rapporti con la Repubblica. E che sanno come si vestono solitamente i Jedi. Se si rendessero conto di noi, potrebbero scappare, creare troppa confusione, o, peggio, attaccarci. E questa è una cosa che preferirei evitare. Ecco il perchè di quei vestiti. Dovrai resistere per un po'!".
Il piccolo trasporto planò dolcemente verso l'apertura rettangolare che costituiva l'entrata dello spazioporto a pagamento "Parker 3". Un sordo e vibrante brontolio percosse la nave da prua a poppa, prima che i carrelli d'atterraggio fuoriuscissero dallo scafo e toccassero il metallico terreno del vasto e spoglio hangar. Il portellone si aprì e due distinti uomini d'affari, in un impeccabile ed elegante abito da sera, discesero la breve rampa. I Jedi Manga e Nukassa erano irriconoscibili con quei vestiti, tanto si era abituati a veder loro addosso le pratiche tuniche e le ampie toghe tipiche dell'Ordine. Ma era proprio quella l'intenzione: far sì che nessuno sospettasse che quelli erano un Cavaliere ed un Maestro Jedi.
Era passato appena qualche secondo dal loro sbarco, quando un droide con una spessa corazza antiblaster e un paio di folgoratori montati sulle braccia si fece loro incontro. Quando era a pochi metri dai due, venne letteralmente intercettato da un addetto in tuta arancione e nera, sui trent'anni e con i capelli scuri. Devil riconobbe in lui il latore dell'olomessaggio che avevano visto in Accademia.
Hart: "Sciò, testa di latta! Non è qui che devi stare. Vai piuttosto a controllare la stiva di quei trandoshani, mi sembra piuttosto strano che una nave così grossa non trsporti niente. Vai!
Furon! Sei proprio tu? Come mai questa mascherata?".
Nukassa: "Ti spiegherò poi. Abbiamo bisogno di restare in incognito. Lui è il Cavaliere Jedi Devil Manga, mio compagno in questa missione".
Devil salutò un entusiasta Hart:
Hart: "Non avevo mai conosciuto un altro Jedi. Lasciami dire che è un vero piacere per me fare la tua conoscenza... posso darti del tu, vero? Sei giovane, mi aspettavo qualcuno come Furon... Siete una continua sorpresa voi Jedi! Ma venite, andiamo nel mio ufficio".
L'uomo guidò verso la piccola costruzione in fondo all'hangar i due Jedi, arrivati alla quale solo un paio di porte automatiche li separavano dal piccolo ufficio di Malcom. Tre sedie li aspettavano, pronte per essere occupate, come avvenne, dai tre.
Nukassa: "Allora, Hart... se non ti dispiace salterei i convenevoli. Ti prometto che se uscirò vivo da questa missione, tornerò qui e andremo a prenderci una sbronza ciclopica nel primo locale che troviamo! Ma ora dobbiamo sapere tutto quello che ti ricordi di quella strana persona di cui mi hai parlato. Abbiamo buoni motivi per credere che quello fosse un adepto del Lato Oscuro, una persona che usa cioè la Forza per il male. Quelli che si comportano in questo modo vengono chiamati Sith".
Hart: "Oh... capisco. Cioè, no, in realtà non ci ho capito niente, ma ho recepito il succo della faccenda. Che ti posso dire... Tutto quello che mi ricordo e che so di lui è quello che ti ho riferito nell'olomessaggio. Vestito con un mantellone nero come la notte che lo copriva completamente, una faccia anonima, niente segni particolari... anzi no... aveva una cicatrice rotonda su una guancia, non ricordo quale fosse però, comunque era una cicatrice tonda. Nient'altro però. Ha compilato i moduli, che tra l'altro dovete riempire anche voi, e quando ha alzato la testa gli occhi gli sono diventati tutti gialli. L'iride e la pupilla, mi pare, il resto era normale. Poi è andato via e da allora non l'ho più visto. Questo è stato... tre giorni fa. Mi dispiace di non averti mandato subito il messaggio, ma è che volevo essere sicuro di non allarmarti inutilmente".
Nukassa: "Sei stato fin troppo veloce ed accorto, amico mio. Non è da tutti uscire vivo dall'incontro con un Signore dei Sith, perchè è un Lord Sith quello che si trova su questo pianeta, ne sono sicuro. E avevi ragione Devil, c'è qualcosa di terribilmente familiare nella presenza che aleggia su Nar Shaddaa... spero con tutto me stesso di sbagliarmi..."
Mentre Nukassa era di nuovo perso nei suoi pensieri, Hart aprì un cassetto della scrivania e ne trasse dei moduli elettronici da compilare. Al rumore dell'attivazione delle schede, l'anziano Jedi si destò:
Nukassa: "Ah, si, i moduli... mi raccomando Devil, se qualcuno ti chiede qualcosa noi siamo i dirigenti della Mallax Enterprises, un'azienda che produce componenti base per droidi, che si trova su Coruscant. Questa azienda esiste davvero e ho qualche aggancio anche lì: è una persona fidata e che ci sa fare con i computer e le reti. Se qualcuno dovesse chiamare per una conferma, lui intercetterà la chiamata e la riverserà su una rete particolare che ha creato personalmente, parallela a quella dell'azienda, nella quale ha inserito un database modificato dei dipendenti. Al posto di quelli dei veri dirigenti, ha messo così i nostri nomi. Lui la inserisce al posto di quella "vera" il giorno della paga, così si fa dare qualche credito in più con il valore modificato del suo stipendio. Poi si disconnette subito dopo...
Ma nonostante le apparenze è una persona fidata e io in queste cose non sbaglio mai".
Il Maestro Jedi prese in mano il foglio elettronico di colore giallo sul quale erano visibili i caratteri neri che risaltavano efficacemente contro il luminoso sfondo, rendendosi ben leggibili.
Nukassa: "Ascolta Devil, mentre io mi occupo dei moduli puoi chiedere qualcosa ad Hart. Se hai qualche domanda, lui potrebbe fugare i tuoi dubbi. Che ne dici, Hart?".
Hart: "Certo. Sa hai delle domande sono a tua disposizione Devil".
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
In effetti avevo qualche domanda da porre...fin'ora la descrizione coincideva perfettamente con il sith che avevo affrontato su Kessel...ma cosa poteva portarlo proprio a Nar Shaddaa?!
Devil: Si avrei qualcosa da domandarvi...prima di lui è giunto qualcunaltro di sospetto?!non so...magari vestita come lui?!
Hart fece una faccia pensierosa e poi continuai
Devil: Insomma quel sith dev'essere venuto qui per qualche ragione e di sicuro non per giocare d'azzardo...magari prima di lui è atterrato qualcuno che trasportava qualche merce particolare che gli avrebbe poi dovuto consegnare...non vi viene in mente nessuno?!
cercavo di capire in tutti i modi cosa avesse potuto spingere la presenza di un sith proprio su Nar Shaddaa
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
GDR ON NAR SHADDAA
Usci dal locale e mi diressi verso la mia navicella che poco prima avevo parcheggiato....il tempo purtroppo era tiranno e mi mancavano poco più di 4 ore allo scadere del tempo.
Arrivai dentro la mia navicella e misi le cordinate per quel luogo in apparenza abbandonato pensando che il Lord Sith dato che voleva mettermi alla prova volesse vedere la mie capacità.
Continuavo a pensare all'errore che avevo fatto pocanzi..
Darth Valir:Come ho fatto a farmi fregare così?Come ho fatto a non accorgemene che l'idividuo di prima non era il Lord Sith che stavo cercando ma un insetto che era pronto a farsi schiacciare!
Diedi un pugno contro la lamiera e l'ammaccai.Ero pieno di rabbia ed il prossimo che si fosse spacciato per il Lord Sith l'avrei attaccato così da non sbagliarmi una seconda volta.
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
Hart: "Non, non è venuto, nè prima nè dopo, nessuno vestito come quel tizio, o che fosse comunque strano come lui. Almeno in questo posto. Io purtroppo non ho contatti con i miei colleghi degli altri spazioporti. Posso chiedere, ma ci vorrebbe un po' di tempo e da quello che ho capito andate di fretta".
Nukassa: "Si, non abbiamo un minuto da perdere purtroppo, il Sith va fermato subito. Comunque, la presenza che sento qui è particolare... mi è molto familiare, ed è... piuttosto... vecchia. Forse non si tratta del Sith che hai incontrato su Kessel... Anche io l'ho saputo Devil. Ma... non è lui, non... è una cosa diversa. Lo sento...
Ad ogni modo, hai altre domande? Dobbiamo andare".
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
forse il maestro Nukassa aveva ragione...forse nn era il sith che avevo affrontato, ma la descrizione del viso sembrava essere uguale...ad ogni modo avvertivo anche io qualcosa di molto più strano...ma era una cosa che mai prima di quel momento aveva scosso le mie percezioni
Devil: no maestro non ho nient'altro da domandare...per quanto mi riguarda possiamo andare
Ci alzammo tutti e io salutai Hart con un inchino dicendo:
Devil: Vi ringrazio per la vostra disponibilità...non sarà dimenticata
Detto ciò alzai il capo e attesi che il maestro Jedi salutasse il suo amico
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
Nukassa riconsegnò i moduli all'amico che si trovava dall'altra parte della scrivania.
Nukassa: "Spero sia tutto a posto amico mio, perchè ora dobbiamo proprio andare. Quel Sith va fermato prima che possa nuocere, oppure... e questo è ciò che temo... prima che possa fare dell'altro male... Ascolta Hart, conosci qualche posto dove si possano incontrare persone... "bene informate"? Insomma, qualcuno che sappia se in questa zona è arrivata una faccia nuova. Non sappiamo da dove cominciare a cercare e un "indirizzamento" ci farebbe comodo".
Hart: "Si, qualcuno del genere c'è. Ma ti avviso che non sono persone proprio... "in regola". Soprattutto una. Sono entrambi piuttosto ricchi e famosi, ma hanno avuto parecchi guai con la legge in passato e uno li ha ancora adesso. Soprattutto a causa di quel problema con gli alcolici..."
Nukassa: "Cosa intendi dire?"
Hart: "Gli Hutt vogliono dimostrare a tutti che il loro pianeta è un posto "pulito", in tutti i sensi. Così hanno imposto un divieto per quanto riguarda il consumo di alcolici. Un vero e proprio proibizionismo, insomma. Ma naturalmente qualcuno non ha... "sentito"... Lasciamo perdere, anche perchè io non ne sono molto a riguardo.
Allora, una delle persone che puoi contattare si chiama Yamin Sighel, detto "Beagle". E' uno degli impresari più famosi di Nar Shaddaa, che si è occupato della vera e propria ricostruzione della Luna del Contrabbandiere. Il suo "Damingo" è stato il primo casinò di questo pianeta. Passa molto tempo nel suo locale e, proprio perchè è da molto tempo che si trova qui, conosce la città come le sue tasche e non mi meraviglierei certo se conoscesse anche chi entra e chi esce da questo posto. Solo una cosa: non chiamatelo con quel soprannome perchè non gli piace per niente, nonostante sia più conosciuto così che non con il suo vero nome. E' un tipo simpatico, con il pallino della recitazione. Pensate che voleva fare l'attore!
L'altra persona invece è un tipaccio, uno dei boss mafiosi che imperversano in questo posto. Vedete, gli Hutt non si possono esporre più di tanto con i traffici illeciti e non vogliono. Questo va così a vantaggio dei delinquenti emergenti, sconosciuti alla Repubblica e sufficientemente spietati da non farsi alcuno scrupolo. Com'è che si chiama...?... Comunque, lui è uno di questi. A quanto si dice contrabbanda alcolici e poi li rivende ai gestori che vogliono... "soddisfare" la loro clientela. Il problema è che quella roba è piuttosto richiesta dalla gente ricca e viziata che frequenta questo posto, quindi lui non è stato il solo ad avere quell'idea. Ma è sicuramente il peggiore, visto che ha prima offerto e poi obbligato la maggior parte dei locali a comprare i suoi alcolici, pena... lo sai. E si dice che abbia anche fatto piazza pulita dei suoi concorrenti. Dicono abbia persino un certo seguito fra i manovali e gli scontenti, gente che è finita alle sue dipendenze o che lui ha corrotto. E fa paura. Ha ammazzato parecchia gente, ma nessuno ha mai testimoniato contro di lui. Una volta erano in sette i testimoni e hanno ritrattato uno dopo l'altro. Vi mando da lui solo perchè siete dei Jedi, altrimenti non ve ne avrei nemmeno parlato...
Mapone. Bral Mapone, ecco come si chiama. Lo trovate al "Raider", a ovest di qui. Ma mi raccomando, è veramente un tipaccio. E ah, ancora più importante: come per Sighel, anche lui ha un soprannome, anzi due. Uno lo odia con tutto sè stesso, ed è "marface", perchè ha una cicatrice sulla guancia che si sè procurato da ragazzo a causa di un apprezzamento troppo "spinto" alla sorella di uno dei suoi "conoscenti". L'altro è "Big Bral", ed è quello che perferisce, ovviamente. Siate cauti con lui, è ancora più incattivito da quando gli hanno ammazzato il fratello. Invio comunque le coordinate delle zone dove si trovano i loro locali al navicomputer della vostra nave".
Nukassa: "Grazie Hart, davvero. E non ti preoccupare, faremo attenzione. Salutami Sarra".
Hart: "Contaci. A presto Furon! E a anche a te Devil! Che la Forza sia con voi!".
L'anziano Jedi e Devil si alzarono dalle loro sedie, uscirono dalla piccola costruzione nella quale si trovava l'ufficio di Malcom e si diressero verso il trasporto. Saliti a bordo, avrebbero dovuto decidere da dove iniziare. Mentre una piccola mappa olografica di Nar Shaddaa compariva a fianco dei comandi, sulla quale erano in bella vista due punti luminosi non molto distanti fra di loro, Nukassa interpellò il giovane Cavaliere:
Nukassa: "Allora Devil, da dove cominciamo? "Raider" o "Damingo"?
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
Nar Shaddaa sarà anche stata il centro nevralgico di tutti i divertimenti della galassia, ma erano ancora parecchie le zone povere, sbandate e nelle quali la tacita legge che vigeva nella city era manifesta: posti nei quali i "veri" criminali del pianeta vivevano a fianco delle molte persone povere, coloro che avevano inseguito il sogno di un impiego facile e ben remunerato ed erano rimasti delusi. Era lì che Valir si stava recando. Il paesaggio che sfilava sotto la nave era dominato da un colore giallastro, da un fumo grigiastro e maleodorante, unito alla assoluta sensazione di desolazione più totale delle strutture in rovina e dei bianchi fogli sporchi e stropicciati che svolazzavano in aria, colombe corrotte in un paesaggio ancor più gramo. Sembrava un posto da fine del mondo, una di quelle atmosfere così particolari da risultare uniche, attimi irripetibili dove la luce e l'ombra, il giorno e la notte, il cielo terso e le nuvole si incontrano, quasi generando un portale invisibile verso un altro mondo, la cui energia si espande nell'aria circostante, mutandola e originando un cielo grigio piombo, tanto scuro da parere una notte, ma illuminata da una luce senza sorgente, allungando ombre laddove esse non potevano arrivare e spezzandole con la luce nei luoghi per lei irraggiungibili. Alcuni dicono che la stessa sensazione si avverte quando avviene un eclissi di sole... in alcune religioni sciamaniche, essa è considerata il portale per altro mondo, un altro universo...
La costruzione verso cui il piccolo trasporto del Sith si stava dirigendo era isolata dalle altre di qualche chilometro al meno, in mezzo al nulla, nel nulla. Un luogo triste ed inospitale come tutti gli altri di quella zona, separato dallo sporco lastricato metallico tramite una recinzione, la cui maglia metallica era qua è là aperta in buchi più o meno larghi. Il recinto era sormontato e inserito all'interno di due lastre di metallo, giallo come tutto il resto, sporcato da strisce nerastre di pece o chissà cosa. Oltre la recinzione, una costruzione alta nella parte più elevata circa sei metri, composta da un rettangolo di una centinaio di metri nei lati più lunghi e di cinquanta, in quelli più corti. Quello più a nord era collegato ad un'altra struttura di forma rettangolare, ma decisamente più piccola, la metà circa di quella più grande, sulla quale poggiava inoltre una cupola che toccava nei quattro punti cardinali il perimetro del rettangolo. Valir si trovava, una volta sceso dall'astronave, a sud del piccolo complesso: i buchi nella recinzione erano uno ad ovest, permettendogli così di dare un'occhiata all'interno spiando attraverso la finestra di vetro in alcune parti bucata, e l'altro ad est, conducente ad una porta nera in metallo, all'apparenza poco resistente. Dell'altro fumo filtrava da sotto quella porta. Oppure c'era la porta principale di fronte a lui, sud quindi, insieme a quella secondaria a nord, che immetteva all'interno della "dependence". In ultimo, una scaletta dall'aria malsicura permetteva l'accesso alla cupola, la quale aveva a sua volta il suo bravo buco, cosa che permetteva, forse, di poter entrare dall'alto, senza farsi vedere.
Non un suono proveniva da quel posto, c'era il classico silenzio innaturale, un posto veramente abbandonato. Non si sentiva neanche il rumore delle bestiole che frequentano normalmente i luoghi come quello, o il sibilo del vento che si insinua negli stretti pertugi della muratura, suonando una spietata e desolante melodia. Niente. Inquietante, anche per un Sith... Quel luogo poteva essere il teatro di chissà quale aberrante avvenimento, come del nulla più assoluto...
Ma Valir doveva entrare, se voleva mostrare le proprie capacità a Traitus. Le vie possibili erano cinque: nord, sud, ovest, est e il tetto.
E intorno, solo il silenzio...
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
risposi subito alla domanda del maestro Nukassa
Devil: Penso che se quel Yamin Sighel, detto "Beagle",conosce così bene la sua città potrebbe sapere qualcosa che noi non sappiamo...non credo che delle persone così sospette possano sfuggire agli occhi dei suoi scognazzi...e poi...ho voglia di giocare d'azzardo e di vedere questo Damingo
dissi con un ghigno
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
Nukassa: "E Damingo sia".
La nave rombò e si diresse a tutta birra verso il suddetto locale. Passò un quarto d'ora prima che il trasporto dell'anziano Jedi raggiungesse il casinò.
Una grande scritta corsiva di colore giallo sole troneggiava sull'entrata principale del gigantesco casinò "Damingo". Nonostante fosse all'avanguardia per ciò che concerneva misure di sicurezza, sorveglianza ed architettura, era incredibile quanto l'aria che si respirava intorno a quel locale avesse una sorta d'odore di polveroso, antico, vecchio... Lo stesso odore che si sente nelle soffitte delle case che sono rimaste chiuse per molti anni, intriso di ricordi, profumato d'esperienze passate... Forse era solo suggestione, dovuta al fatto che tutti sapevano che quello era stato il primo casinò di Nar Shaddaa, costruito qualcosa come una cinquantina d'anni fa, ma... forse quelle mura, che dal di fuori erano tirate a specchio e vantavano la firma degli architetti più costosi, avevano davvero mantenuto l'odore dei calcinacci che lo componevano, dei fili bruciati delle macchine ormai obsolete che lo costruirono, dei sogni dell'uomo che lo aveva generato.
Il "Damingo" era composto da cinque rettangoli, uno più piccolo del precedente, collegati fra di loro tramite dei turboascensori che si muovevano orizzontalmente, all'interno di un tubo cilindrico di plastica, o almeno così pareva, trasparente che permetteva di vedere all'esterno. Le strutture metalliche di sostegno era poche ed essenziali, ma ben in vista, generando così una piacevole visione di semplicità ed eleganza allo stesso tempo.
Ogni rettangolo ospitava al proprio interno un curatissimo giardino, dove ogni genere di pianta si incontrava con statue di pietra colte in pose atletiche, che ne mettevano in risalto i rocciosi muscoli. Al centro del giardino c'era invece una aggraziata e splendida fanciulla che, pietrificata nell'atto di specchiare il suo dolce viso nell'acqua, adornava una fontana zampillante, di forma circolare e con una serie di piatti che crescevano verso il basso sormontati da una bocca lavorata dalla quale usciva l'acqua azzurra.
Intorno all'oasi si trovava il casinò, mentre, nell'ultima e più piccola sezione, trovavano posto le stanze per i clienti. Un vero e proprio albergo, che si trovava all'interno del Damingo. Per non parlare della banca piazzata a pochi metri dall'ingresso, che dava sul primo giardino interno, affichè la clientela potesse avere immediato accesso ai propri conti, in caso di bisogno, o per depositare le vincite senza neanche cambiare le fiches in crediti. La banca accettava il "cambio della roulette". E via con i soliti ristoranti, birrerie, pub, ritrovi, discoteche... Un vero e proprio "piccolo mondo", discreto, sicuro e lontano da occhi troppo curiosi, ad opera di quel grand'uomo che è Yamin Sighel. Il problema è che Sighel non era affatto un grand'uomo, anzi...
Nukassa atterrò nell'immancabile parcheggio privato. Pagò il pedaggio per la sosta ad un impeccabile e serissimo addetto, immacolato nella divisa gialla e nera accompagnata da dei guanti che sembrava fossero stati tirati fuori dalla busta dieci secondi prima, scese dall'astronave insieme a Devil ed insieme si diressero verso la grande entrata, priva di un qualsiasi cancello o portone. Poi, i due Jedi notarono che incassati nello spesso muro di pietra si trovavano dei generatori di scudi deflettori, gli stessi montati sulle strutture militari. Una difesa decisamente efficace quindi. Nukassa e Devil fecero qualche passo sul terreno polveroso e privo di un qualche tipo di copertura che non fosse la nuda terra, coerente con l'ambiente alla "antichi tempi", molto "classico", sul quale era stato modellato il posto: colonne corinzie lavorate, frontoni, trabeazioni e chi più ne ha più ne metta.
Come innaturali gioielli nella roccia, incastonati a circa tre metri da terra nelle pareti del casinò, si trovavano un profluvio di torrette laser corazzate al bronzium, pronte a falciare chiunque avesse deciso di dimostrare a Sighel che non era un "pollo da spennare". Ora si trattava solo di trovare il loro contatto.
Nukassa: "Allora ragazzo, Hart non ci ha detto dove lo avremmo trovato esattamente, anzi, non ci ha nemmeno detto se lo avremmo trovato, quel tizio. Certo è che questo posto è enorme e il tempo che abbiamo a disposizione non ci permette di visitarlo tutto. I casi sono tre: o si trova in quella che mi è parsa la zona "residenziale", i dormitori o quello che sono, oppure è dentro il casinò vero e proprio, e lì non sarà facile trovarlo, a meno che, e questo è quello che spero, non ci sia un privèe per i "pezzi grossi". Da ultimo, ci sono i vari locali di contorno. Tu che dici?"
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
GDR ON NAR SHADDAA
Arrivai in quel luogo in apparentemente desolato , ma dentro la mia testa sentii un oscurità che cercava di farsi largo così da impaurirmi.
Darth Valir : La forza è potente in questo luogo...
Analizzando l'edificio decisi che la soluzione migliore sarebbe stata quella di entrare dal tetto così da non farmi cogliere in fallo se ci fosse stato qualche pericolo..
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
Oltrepassata la falla nella rete perimetrale, Valir si diresse con decisione e il più silenziosamente possibile verso la cupola. La scaletta, composta da non più di sei pioli, l'uno piuttosto distante dall'altro, tanto che bisognava darsi un certo slancio per poterlo raggiungere ed ottenere così l'accesso alla parte superiore del piccolo complesso, cedette non appena il piede del Sith toccò il cemento del blocco sul quale si alzava la cupola, cadendo a terra con un rumore di ferraglia rugginosa. Questo non andava per nulla bene, con tutto il dannato silenzio che vigeva in questa zona, quel rumore si sarebbe potuto sentire anche a chilometri di distanza. Valir si abbassò e tese le orecchie alla ricerca del rumore di una porta aperta, di un fulminatore estratto dalla fondina, del vociare confuso di truppe che si dispiegavano per attaccare. Passò qualche secondo. Poi un minuto interminabile. Niente.
I casi erano due: o lì non c'era effettivamente nessuno, ma allora perchè Traitus avrebbe dovuto mandarlo laggiù? Oppure chi si trovava in quel posto sperduto sapeva che lui sarebbe arrivato. E lo stava aspettando.
Valir si diede un'ultima occhiata in giro, non vide un'anima ed entrò nel buco, oltre il quale non si vedeva praticamente nulla, eccezion fatta per lo stesso buio.
Un odore di muffa, legno vecchio e cibo andato a male lo investì. E il buio non gli faceva vedere niente. Il Sith azzardò un passo. Il piede ricadde sul pavimento emettendo un rumore caratteristico: legno. Possibile che un sottotetto o quello che era avesse un pavimento di legno? Perchè non di cemento, visto che, con ogni probabilità doveva contenere qualcosa? O forse era effettivamente solo "per bellezza"? Trascorse un minuto, nel quale Valir cercò di abituarsi all'oscurità. Alla fine riuscì a vedere nell'oscurità, ma non vide niente lo stesso. Anzi no, si vedeva un'infiltrazione d'acqua correre giù per la parete di fondo, arrivando sino al pavimento. A parte quel trascurabile particolare, non c'era che il niente in quel sottotetto. Così come fuori. L'apprendista fece qualche passo in avanti, alla ricerca di un qualche segno di vita, di qualche suppellettile od oggetto che dimostrasse la presenza di qualcuno in quel posto, una scala che gli permettesse di scendere dabbasso. Niente di niente. C'era solo quell'odoraccio acre, di muffa e stantio. Valir esplorò l'intero perimetro alla ricerca di una qualche minima apertura. Ancora niente. A quel punto, era inutile continuare a cercare. Meglio scendere ed entrare da una delle porte che aveva precedentemente visto. Camminando deciso verso il pertugio dal quale era entrato, il Sith non potè fare a meno di inalare un'altra zaffata del puzzo che imperava là sopra: stavolta aveva una sorta di retrogusto, un che di... legno. Legno marcio, ad essere precisi...
Legno marcio!? Il pavimento del sottotetto era marcio!? Valir venne travolto dall'improvvisa intuizione. Era proprio così: il legno della "soffitta", con il passare del tempo, era ammuffito a causa dell'infiltrazione rintracciata poco prima, rendendo il legno poco resistente e, con ogni probabilità, incapace di reggere il peso di una persona per troppo tempo. Valir se n'era accorto e si dirigeva speditamente verso il buco d'accesso, per cercare di sfuggire a quella specie di trappola, ma inutilmente.
Non appena il Sith accelerò l'andatura, il piede sprofondò letteralmente, spaccando il pavimento, oltrepassandolo e rimanendovi incastrato all'altezza del ginocchio. A causa della mancanza d'appoggio, Valir cadde con tutto il suo peso sulla relativa gamba, con il risultato di far crollare l'intera sezione di pavimento su cui si trovava, la quale lo trascinò con sè di sotto...
Nell'immediato, l'apprendista precipitò nel buio più fitto. La caduta, priva di suono ed immagini, parve senza fine. Ma il Sith fece grossomodo un metro, prima di cadere pesantemente su secondo pavimento, o almeno così gli pareva, il quale era ancora più fragile dell'altro e si frantumò sotto il suo peso, accompagnandola nella caduta.
Non appena quest'ultimo rivestimento si ruppe, Valir venne investito da una convulsa serie di suoni, che andava dai "bip" dei comlink ai clicchetti di molti interruttori, misti a voci maschili, al passo pesante di stivali da viaggio, al tamburellare ansioso di mani in attesa di chissà quali notizie, passando per i ronzii dei droidi protocollari con le loro voci metalliche e terminando con il sordo rombo, vicino e lontano allo stesso tempo, senza una fonte precisa e che pareva giungere da ogni maledetta parte di quell'altrettanto infausto posto, di un macchinario di sconosciuta natura.
In realtà, quella che aveva appena attraversato era un rivestimento atto ad insonorizzare ogni zona interna del complesso, all'interno del quale fervevano invece i lavori e, con essi, tutti i tipi di suono concepibile. Valir riconobbe anche il rumore di folgoratori imbracciati e puntati in una qualche direzione. Quella nella quale si trovava lui, evidentemente. Era chiaro che coloro che si trovavano là dentro non volevano minimamente venire scoperti, ecco perchè si trovavano in una zona tanto sperduta di Nar Shaddaa ed avevano insonorizzato tutto il loro dannato ufficio o quel che era. Chissà perchè il legno nel sottotetto, però. Probabilmente, dal momento che il posto era comunque piuttosto pericolante, il cemento avrebbe costituito un peso eccessivo da sostenere per la struttura, facendola crollare su sè stessa. Forse. Ma a Valir non è che importasse, era decisamente più preoccupato per la sua caduta libera.
Certo, quella era un'entrata decisamente spettacolare, tipo quelle che si vedono negli olofilm d'azione, con tutti quei bellimbusti che, probabilmente, non saprebbero neanche andare in altalena nella realtà. Ma il problema era che il Sith non aveva, al momento, il controllo, soprattutto a causa di quello stramaledetto pezzo di legno che non gli permetteva di muoversi come voleva. E per di più, gli bloccava la gamba verso il basso, visto che pesava abbastanza. Valir udì le grida degli uomini che si trovavano sotto di lui, gli urli del comandante che impartiva ordini a destra e a manca, i primi colpi di folgoratore che gli fischiavano pericolosamente intorno. Ma soprattutto, il Sith vedeva il pavimento, quello vero e più solido che mai, farglisi incontro a gran velocità. Di fatto, non erano moltissimi i metri, sei al massimo, che separavano il sottotetto dalla base del piano di sotto, ma il fatto era che Valir stava cadendo scompostamente, ed era quello che lo preoccupava. E il pavimento continuava ad avvicinarsi sempre di più, più vicino, ancora più vicino, vicinissimo...
Valir piombò a terra pesantemente, cadendo proprio sulla gamba che il legno gli aveva costretto verso il basso, trasferendovi tutto il peso sopra. Ne seguì un rumore sordo, simile a quello che fanno le uova di lagass quando vengono spostate, dolce quasi... Poi, Valir sentì, lontanissimo, come se venisse dal suo pianeta d'origine, lontano nel cosmo, un gemito, poi un urlo, ma sempre molto distante da lui. Ma a poco a poco, quel grido si faceva sempre più vicino, fino a che Valir potè distinguerne l'origine...
...la sua bocca. Il Sith stava urlando di dolore già da vari secondi. La caduta gli aveva spezzato a metà la tibia sinistra, una frattura scomposta, difficile da guarire e che forse avrebbe potuto dargli problemi per il resto dei suoi giorni. Quelli che aveva intorno e che occupavano già da diversi anni quel posto, erano soldati della Repubblica, il cui ordine era quello di tenere sotto controllo l'attività criminale su Nar Shaddaa, fornendo anche il supporto necessario alle eventuali operazioni militari che avrebbero avuto come teatro la Luna del Contrabbandiere. Adesso erano lì, intorno a lui, i fulminatori spianati pronti a colpirlo al suo minimo accenno di movimento. Erano almeno una trentina, esclusi quelli che si trovavano sotto il "suo" legname, forse morti o solo svenuti, solo in quella sala, che doveva essere il salone principale, occupato in prevalenza da comunicatori a lungo raggio e strumenti logistici di vario tipo. Ben addestrati e ben armati. Valir sentiva i passi di altri soldati al di là della vicina porta scorrevole. Questa volta non avrebbe avuto scampo, ne era certo. Avrebbe finito lì i suoi giorni. Ucciso dalla Repubblica, la morte peggiore per un Sith, nemmeno da un Jedi. Da degli inutili e puerili soldatini. Ma Valir era certo anche di un'altra cosa: avrebbe venduto cara, molto cara, la pelle. Estrasse la doppia lightsaber e prese a tagliare tutto quello che gli capitava a tiro: braccia, gambe, armi, teste, droidi, deviando colpi di blaster. Il dolore era tremendo, ma la rabbia e l'odio erano più forti. Valir credette di essere riuscito a sbarazzarsi delle maggior parte dei soldati, ma quando aprì gli occhi, prima serrati sulle sue emozioni, vide con sgomento che erano invece più di prima, mentre lui accusava già varie bruciature da fulminatore sul ventre e le gambe. D'accordo, l'avrebbero ucciso, ma potevano essere certi che molti l'avrebbero seguito. "Avanti, fatevi sotto" diceva il suo sguardo ustionante e consumato dalla rabbia e dal male per la gamba, la doppia spada stretta fra le mani, i vestiti marci di sudore...
La spada laser sibilò doppiamente una volta aperta, pronta per uccidere. Poi però Valir guardò la sua arma: era già accesa, non l'aveva attivata adesso. Ma allora...
I soldati più lontani urlarono nei modi più terribili quando due spade laser rosse, una per mano, li attraversarono impietose. Uno dopo l'altro, tutti i soldati vennero uccisi, squartati senza rimorso alcuno. Mentre si compiva il massacro, il Sith si rese conto che era troppo debole per poter combattere. Troppo. Poteva solo attendere che il suo salvatore gli si mostrasse. Ma una cosa poteva ancora farla: notò una luce lampeggiante, in tutto e per tutto simile a quella che aveva rinvenuto sul corpo di quel killer di poco prima. Si trovava sul corpo di uno degli ufficiali, attaccata alla sua cintura. Era un oloricevitore: l'apprendista Sith premette il tasto per ascoltare il messaggio:
Lord Traitus: "Hai fallito miseramente. DI NUOVO apprendista. Lo vedo, lo vedo distintamente, sento il dolore che ti eviscera il cranio. E sento il tuo salvatore bearsi della morte che sta dispensando. Il fallimento è tuo compagno, debole Sith. Troppo debole, eccessivamente inutile. Non ti sei rivelato all'altezza, mio fragile apprendista. Ora morirai, forse permetterò al tuo salvatore di coservare le tue viscere come trofeo. Il fegato e i polmoni, a lui piacciono molto, li colleziona. E' una cosa che ha imparato da me..."
Traitus o chi per lui terminò la chimata. L'assassino che aveva ucciso tutti i soldati stava dirigendosi verso di lui, le due rosse spade puntate verso di lui. Valir doveva fare qualcosa, ma il dolore per la gamba lo lacerava. Ma non poteva permettere che Darth Valir morisse così, no, non ci pensava neanche. Ma doveva agire, e in fretta, senza pensare alla gamba spezzata, che minacciava di fargli perdere i sensi da un momento all'altro...
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
GDR ON NAR SHADDAA
E così il Lord Sith voleva sbarazzarsi di me!DI ME DARTH VALIR????Il dolore era lancinante e riuscivo a malapena ad essere cosciente .Il mio per così dire "salvatore" si stava dirigendo verso di me per finire il suo lavoro,ma non potevo essere ucciso così....come un cane ferito a morte...
In quel momento sfruttai la mia rabbia per riprendermi così con uno sforzo sovraumano mi alzai tenendo tutto il peso del corpo sulla gamba non rotta e mi alzai.
Il mio respiro si fece sempre più affannoso e il mio cuore chiedeva pietà.Guardai distintamente il mio avversario e dissi:
Darth Valir:Ci vuole ben altro per uccidermi , coraggio fatti sotto maledetto!!
Così misi la mia spada in posizione di difesa ed aspettai..
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
non avevo idea di dove si potresse trovare un pezzo grosso come quello, ma pensai che se fossi una persona di così grande importanza che dirigeva un casinò come quello avrei voluto farmi vedere proprio lì dentro e attenzionare il mio casinò direttamente, quindi dissi:
Devil: Maestro, io propeverei a cercare dentro il casinò...magari questo è un tipo a cui piace farsi notare...e quale posto è meglio di quello creata di persona?! Quindi io direi di controllare dentro il casinò...
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
Devil e Nukassa si diressero lesti verso l'ingresso dell'effettivo casinò. Un paio di antine che giravano sui propri cardini, sollevate di mezzo metro da terra, costituivano la porta d'ingresso in puro stile "western", una specie di modo di vestire che andava di moda parecchi anni fa nell'Orlo Esterno e in quello Intermedio, che praticamente trasformava chi lo seguiva in una copia "ricca" degli allevatori di nerf. E a quanto pareva, più che una moda era una vera e propria filosofia di pensiero e di vita, tanto nota da ricavarsi addirittura una "nicchia ecologica" all'interno dell'architettura, generando un particolare stile di composizione immobiliare. Decisamente originale. Soprattutto il fatto che l'intero Damingo era stato costruito in modo tale da rispettare tutti i canoni della "filosofia western", come veniva chiamata. A quanto pareva, Sighel era una specie di cultore del genere, dunque il suo locale doveva essere una specie di concretizzazione del suo pensiero e dei suoi sogni. Sighel voleva che il mondo teorizzato dal western divenisse realtà ed il suo Damingo avrebbe dovuto riuscire in questo intento. Cosa che, per quel che si poteva vedere, era avvenuta.
Non c'era ancora moltissima gente nel casinò, dopotutto se si voleva essere "in" bisognava uscire solo dopo una certa ora e per il momento era ancora troppo presto. Meglio, avrebbero avuto meno gente intorno. Il problema era che anche lo stesso Yamin poteva voler essere "in" ed i due Jedi non avevano certo il tempo per attenderlo. Nukassa cominciò a gettare frenetiche occhiate in giro, alla ricerca della "zona vip" o simile, imitato dal giovane Cavaliere. Il locale era decisamente grosso, non sviluppato in altezza, ma, quello si, in lunghezza. Sembrava lungo addirittura varie centinaia di metri, mezzo chilometro forse, scavato all'interno di roccia bianca ben visibile sui muri, con tutta la sua irregolarità e la sua eleganza, a detta di alcuni. I soffitti erano alti cinque metri ed il pavimento coperto da un unico ed enorme tappeto di velluto a coste, verde monocromo. Sighel doveva essere decisamente ricco. Ma questo non faceva altro che acquire il problema: più spazio c'era da controllare, meno erano le probabilità di trovare il loro contatto. I due Jedi gironzolarono per una decina di minuti per il casinò, ma non trovarono nè la zona vip nè tantomeno Sighel. Forse era ancora troppo presto, o forse, semplicemente, non si trovava lì. Non era affatto sicuro, dopotutto, il fatto che chi stavano cercando si trovasse al Damingo.
Dopo aver cercato in lungo ed in largo per mezz'ora, Nukassa e Devil dovettero arrendersi: Sighel non era lì. E loro erano ad un punto morto, perlomeno al Damingo.
Nukassa: "E' inutile, qui non c'è nessuno. Lasciamo perdere Devil, è inutile sprecare tempo in questo posto, andiamocene e raggiungiamo invec..."
Un signore in smoking nero, con due baffetti ed i capelli neri pieni di gel, tirati all'indietro il più possibile, si parò davanti al Maestro Jedi. Forse era il responsabile del casinò in assenza del proprietario.
Responsabile: "Posso aiutarvi signori? E' parecchio tempo che state girando per il nostro casinò senza fermarvi ad uno dei nostri tavoli, ed io mi chiedo: come mai? Forse i nostri divertimenti non sono sufficienti a stuzzicare il vostro interesse? Troppo poco rischiosi, magari? Allora ditemi, cosa posso fare per voi?"
Nukassa: "Stiamo cercando il proprietario del locale, il signor Sighel. Avevamo un appuntamento con lui. E' piuttosto importante e noi avremmo premura di incontrarlo".
Responsabile: "Strano, di solito il signor Sighel mi mette al corrente dei suoi ospiti "privilegiati". Datemi solo un attimo per controllare..."
Nukassa: "Non c'e bisogno di controllare, il signor Sighel sa di noi. Lei deve solo dirci dove possiamo trovarlo".
L'anziano Jedi aveva utilizzato la Persuasione di Forza sul sostituto del loro contatto. E, naturalmente, aveva pienamente funzionato. Il loro interlocutore rispose con voce piatta e leggermente impastata:
Responsabile: "...non c'è bisogno di controllare, il signor Sighel sa di voi. Io devo solo dirvi dove potete trovarlo... si...il signor Sighel si trova nella sua stanza, nella zona nord ovest del Damingo, stanza 50".
Nukassa: "Molto gentile. Buonasera.
Andiamo Devil... A meno che tu non voglia dare ancora un'occhiata in giro o chiedere qualcosa al nostro amico. La Forza è ancora padrona della sua mente, per ora".
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
Il Sith che Valir stava disperatamente fronteggiando scoppiò in una malevole e folle risata, che rimbombò nella sala deserta, fatta eccezione per loro due. Pareva quasi che la stessa aria fosse contro il giovane Sith, di colpo divenuta pesante, spessa, sembrava quasi si potesse tagliare con il coltello tanto era densa e Valir non riusciva a respirarla, entrava con orribile fatica nella sua bocca e poi nei suoi polmoni, sembrava addirittura che gli bruciasse la trachea tanto sembrava calda. I suoi occhi lacrimavano incessantemente, a causa del male tremendo dovuto alla frattura, la bocca disegnava un sorriso capovolto dal dolore. La mente era attraversata da continue scariche di sofferenza che partivano dalla gamba, attraversavano il corpo facendosi strada attraverso gli organi, bucandoli con una invisibile punta d'acciaio, aumentando così il dolore, e arrivando fino al cervello, dilaniandolo. Il cuore batteva sempre più forte, o forse no? Forse anzi stava per fermarsi del tutto? Valir non riusciva più a distinguere la differenza. Gli occhi erano accerchiati da una massa nera che si allargava sempre più, offuscandogli la vista in maniera sempre più totale. Cominciava a non sentirsi più dall'addome in sotto, la sensibilità della gamba rotta l'aveva ormai perduta da qualche minuto. Tutto quello che vedeva erano le lame della sua e delle spade laser del suo avversario. Tutto quello che sentiva era la risata malvagia e odiosa dell'altro. Tutto quello che avvertiva erano le sue dite strette sul manico della sua lightsaber, alla quale si aggrappava disperatamente, come stava facendo con la sua stessa vita...
...inutilmente. Il Sith abbattè con violenza le spade sulle lame della lightsaber, strappandogli subito di mano la sua arma, poi l'avversario gli diede un calcio in piena faccia. Valir ricadde all'indietro. Non vide più niente. E l'ultima cosa che sentì, furono le lame laser dell'avversario che gli attraversavano il petto e l'addome.
Valir morì.
Nessuno sa come Darth Valir si immaginasse l'aldilà. A dire il vero, si sapeva abbastanza poco di lui. Alcuni Sith dicevano che la vita dopo la morte non come dicono i Jedi, non è una semplice riunione con la Forza, è una vera vita, una vita eterna, in un posto nuovo, senza tutto l'orrore che hanno patito e senza battaglie da sostenere. Una vita dove loro possono regnare sovrani, per sempre. Altri dicevano che invece il Lato Oscuro gli avrebbe permesso di reincarnarsi in un altro corpo. Altri ancora che il Lato Oscuro non li avrebbe mai fatti morire, avrebbe mantenuto il loro spirito vivo, nel luogo dove erano morti, stabilendo così il loro dominio su quella zona...
"Certo che regnare da morto su un avamposto della Repubblica è proprio il massimo della vita... Ho, ho, ho, che battutone", pensò Valir.
Un momento, che cosa era successo? Si, proprio un attimo fa. Valir...? Ma allora non era morto? No, il suo avversario lo aveva colpito per bene, era stato indubbiamente ucciso. Ma allora, che cosa...? Aveva pensato, aveva appena... formulato un pensiero. Aveva coscienza di sè nella Forza! O dovunque era! Mentre... mentre i Jedi no! Ha, ecco un importante punto a favore dei Sith! Più o meno... sempre morto era. Valir si diede un occhiata in giro... o almeno era una sensazione simile: solo buio, nient'altro. Avrebbe forse dovuto passare l'eternità in mezzo al buio? Come minimo si sarebbe annoiato a morte... Uh, altra battuta... Che tristezza... Sia la battuta che la sua situazione... Era tutto lì "l'aldilà"? Nient'altro? Possibile?
No. Il Sith vide d'un tratto due figure farglisi avanti, sempre più vicine. Erano sospese nel mezzo del buio. Quando erano molto vicine, Valir le riconobbe. La prima era mikeli, il suo Maestro. Aveva una faccia strana, a metà fra il preoccupato e il furioso. Vicino c'era suo padre. Lui era invece solo triste, d'una tristezza molto lontana, lontana da lui soprattutto. Forse, dopotutto, non gli era andato giù il fatto che fosse diventato un Sith. Magari avrebbe preferito vederlo trottare da una parte all'altra di Yavin 4 nella famosa "Accademia Jedi"... Ma neanche per sogno, Valir era praticamente nato Sith. E quella era stata la scelta migliore per lui. Ne era sicuro... almeno, così credeva. Poi, dalla sinistra apparve Lord Traitus. Come facesse a vederlo, visto che era come al solito paludato in quella sua veste scura... Forse nell'aldilà le cose si vedevano in maniera diversa. Traitus scacciò sia mikeli che suo padre, i quali svanirono nel nulla, poi venne verso di lui, prima piano, poi sempre più velocemente. Ad un certo punto gli era completamente addosso. Lo travolse! La luce...!
Un flash. Una nebbiolina azzurra gli turbinava davanti agli occhi. Buio. Ora, oltre la nebbia si intravedeva qualcosa. Di nuovo buio. Una luce accecante. Poi ancora buio. Poi un dolore, fortissimo, mai provato prima, esattamente in mezzo al petto... Beh, almeno quella sarebbe stata la zona se fosse stato vivo. Forse stava arrivando verso il vero aldilà, quella che i Sith descrivevano nei loro strani racconti. Il dolore era forte, sempre di più, era come se gli stessero strappando il cuore...
E invece, il suo cuore non era stato affatto strappato via dal suo torace. Il dolore lancinante era dovuto al fatto che il suo cuore aveva ripreso a funzionare completamente, nella sua interezza. Di nuovo la nebbiolina. Questa volta, Valir riuscì a penetrarla e a vedere. C'era uno schermo, uno schermo di vetro oltre. E quella che lo circondava non era nebbia... era molto più densa della nebbia... era acqua... no, non era acqua... era bacta. Valir era immerso in una vasca di bacta, fin sopra la testa.
All'improvviso, una specie di energia lo percorse, facendogli scoprire il suo corpo, la sua conformazione, di nuovo. Era la vita, che stava tornando in lui. Il corpo gli faceva un male cane, in ogni più piccolo punto, ma era il dolore più bello e confortante che avesse mai provato. Com'è che diceva? "Se senti male, vuol dire che sei vivo"? Beh, in quel caso, chiunque avesse detto quella frase aveva pienamente ragione.
Il dolore continuava, anche se era di minore intensità. Valir spalancò per bene gli occhi, voleva guardarsi intorno, essere sicuro che quanto lo circondava era vero, concreto, tangibile. Il liquido nel quale era immerso era senza ombra di dubbio bacta, bacta all'interno di una vasca cilindrica alta due metri e larga uno e mezzo. Oltre, tre metri di stanza completamente sgombra da qualsiasi mobile od oggetto. Al termine una porta aperta sull'oscurità, con una banda rossa verticale a lato dello stipite sinistro. Il Sith cercò di girarsi su sè stesso per potersi guardare indietro, ma non ci riuscì. Era bloccato, non poteva muoversi. Forse qualcosa lo tratteneva, o forse era il suo stesso corpo che era troppo debole per poterlo fare. Pazientò.
Un rumore sordo, attutito dal denso liquido che lo aveva salvato, gli arrivò alle orecchie, metallico. Una grata dalle reti fittissime si spalancò sotto i suoi piedi, risucchiando il bacta verso di essa, in un convulso turbine azzurro e bianco. Valir sentì d'un tratto tutta la potenza della forza di gravità che lo attraeva impietosa verso terra. Cadde, accartocciandosi su sè stesso come un manichino lasciato al suo corpo privo di scheletro. La testa colpì il cilindro di vetro, ma in modo tale da permettergli di guardare dietro di sè. E così lo vide...
Anche lui aveva il solito, ormai nauseante vestitone nero, un'unica veste lunga che lo ricopriva da cima a terra. Ma il viso... oh, quello... non lo aveva certo dimenticato. No, affatto. Era il Sith che lo aveva ucciso. Si, insomma... che aveva incontrato in quella struttura isolata. Il suo avversario lo stava guardando senza tradire alcuna emozione, uno sguardo ghiacciato, alcuni avrebbero detto spietato. Una lama gelida che attraversava gli occhi di Valir. Ma quest'ultimo ora non si trovava più nelle stesse condizioni di prima, la Forza glielo diceva. Non aveva più la gamba...
Già... E la gamba? Che fine aveva fatto? Valir guardò in basso verso sinistra, mentre pensieri terribili cominciavano a mostrarglisi: non era guarita, oppure era guarita ma non avrebbe mai più potuto essere un Sith, brandire la sua doppia spada laser... O, ancora peggio, gli era stata amputata.
Valir deglutì e chiuse gli occhi. Cosa avrebbe visto, cosa avrebbe provato fra pochi secondi, quelli che lo separavano dalla più che prossima visione? Di nuovo dolore? Sollievo? Terrore? Basta! Doveva vedere!
L'apprendista spalancò gli occhi di colpo sulla sua gamba... Era dritta. Un buon inizio. Cercò di spostarla verso sinistra, facendola strisciare sul pavimento senza alzarla...
Non gli faceva male. Allora provò ad alzarla leggermente. Nessun dolore. Tentò allora qualche movimento più ardito. Ancora nulla. Era guarita! La gamba era completamente guarita! Valir avrebbe voluto subito uccidere qualcuno tanto era felice, per dimostrare che era guarito! Ma la felicità lasciò subito il posto ad un odio feroce. Era stato il suo avversario, per quel che vedeva, il responsabile della sua guarigione. Lo stesso che lo aveva... quello che era. Insomma, non si poteva mica tornare dalla morte, no? Per niente. Forse era stata solo un'allucinazione, magari a causa dei medicinali. O forse era semplicemente andato in coma ed aveva sognato tutto. Si, quella del coma era la risposta più plausibile.
La porta di vetro del cilindro si spalancò davanti a lui con un sommesso ronzio. Nonostante fosse guarito, Valir era però ancora debole. L'altro Sith lo afferrò per la collottola e lo sbattè sul pavimento. L'aria, così densa di vita, colpì Valir in pieno stomaco, un pugno di un peso massimo. Vomitò anche l'anima, sempre che l'avesse ancora. E poi un sorrisetto. Darth Valir non moriva facilmente. E presto avrebbe avuto la sua vendetta.
Sith: "Ciao, debole apprendista. E' buffo vedere come sai farti del male da solo. No! Stai zitto, non parlare! So già cosa vuoi chiedermi: perchè? Perchè non sei morto con il disonore che ti spettava? Perchè sei qui, riverso ai miei piedi, quasi privo di vita, informe ammasso di carne putrida e marcia, morente ma con tutti i tuoi organi ancora al tuo posto? Il tuo fegato e i tuoi polmoni ora dovrebbero adornare la mia sala di meditazione, lo sai? E' una bellissima sensazione, quella di estirpare l'organo mentre pulsa ancora, il piacere della sua ricerca nel molle ventre del mio avversario distrutto ed il perverso godimento provato nello strappare dal suo alloggiamento il pezzo di carne, cedevole e dolce, come lo sguardo del morente mentre la sua bocca si riempie del suo sangue, traboccando e contribuendo a creare un'immagine ancora più patetica e disonorevole. Ma nulla è come il adorabile profumo della sua vita che lo lascia e di cui io mi riempio. E' bellissimo, una... degustazione degna del migliore gourmet... A volte ho anche mangiato gli organi che ho preso, proprio davanti al suo possessore, che soffriva così ancora di più, che odiava ancora di più e moriva, moriva, moriva....!!!"
Quel tipo era decisamente pazzo, anche per i canoni Sith. Ma allo stesso tempo affascinante, era talmente perverso da risultare un più che piacevole compagno, come se fosse stato in grado di convincerlo a perdersi dolcemente, con lui, negli abissi di follia che quel Sith conosceva ormai molto bene. Ma Valir non era tipo da simili cose: lo odiava, molto semplicemente. Ed era quello che gli dava forza. Si alzò in piedi.
Sith: "Uh, non pensavo fossi già in grado di alzarti. Evidentemente la soluzione del nostro comune Signore è più potente di quel che pensavo. Sai, io non ho mai avuto bisogno di quel liquido."
Improvvisamente, Valir si sentì rinascere ad una nuova vita. Era come... come se fosse rinato, in una seconda nascita che lo aveva reso più forte di prima. Sentì il suo corpo avvampare, si sorprese di riuscire a distinguere ogni organo all'interno del suo corpo, distintamente e con grande precisione, li sentiva ricchi di forza, come se fossero stati quelli di un atleta vincitore di numerose medaglie. Allo stesso modo sentiva una specie di liquido attraversarlo ed asciugarsi, sparire a poco a poco, fino a svanire del tutto. Ma sembrava qualcosa di diverso dal bacta, era... qualcosa di nuovo ed incredibilmente potente, tanto da...da... da strapparlo alla morte?
Lo sguardo dell'apprendista era chiaro: era ormai guarito, in tutto e per tutto. Si concentrò, sentì la Forza intorno a lui. E la voce del suo avversario:
Sith: "Hm, ti sei ristabilito velocemente, come previsto. Il siero avanzato ha fatto il suo sporco lavoro. Il nostro Signore ha altri progetti per noi, non osare quindi cercare la tua vendetta su di me, perchè Lord Traitus lo saprebbe e ti distruggerebbe. Subito! Non sfidarlo, se vuoi vivere!
Egli vuole prima farci compiere una missione e mi ha ordinato di farlo INSIEME a te. Ora rivestiti, là ci sono i tuoi vestiti e la tua arma. Bel lavoro, hai riportato in vita la doppia spada laser dell'antico Lord Maul. Spero per te che tu la sappia usare con la stessa perizia. Presto dovrai dimostrarlo a Lord Traitus. Ti aspetto fuori."
Il Sith aveva indicato una poltrona alla sinistra della vasca di bacta, sulla quale erano appoggiati i vestiti di Valir e la sua saber. Una volta finito di parlare attraversò la porta e uscì dallo stanzino.
Era successo tutto ad una velocità pazzesca, nulla era chiaro e tutto rappresentava un'incognita per il giovane Sith. Soprattutto l'improvviso cambiamento nei piani di Lord Traitus. Prima lo voleva morto, poi lo aveva salvato, una nuova missione con un Sith schizzato... E quella vecchia? Non doveva più rintracciare il Signore Oscuro? Troppe domande... Quella missione era cominciata in maniera misteriosa e continuava alla stessa maniera. Evidentemente avrebbe avuto le sue risposte solo alla fine. Ma alla fine di cosa? Di quel nuovo incarico? O forse quando avrebbe trovato, o incontrato, Traitus?
Per adesso, Valir doveva solo rivestirsi. Al resto avrebbe pensato dopo...
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
GDR ON
Ero terribilmente sconcertato e troppi dubbi si facevano largo nella mia mente.Il sogno che avevo fatto quando ero in stato comatoso era qualcosa di a dir poco sconcertante ma era pure sempre un sogno....la cosa che mi dava da pensare era che nel mio sogno il volto di mio padre era triste e non felice.Ma come?Era stato ucciso da un Jed...così mi ricordavo.Dovrebbe essere fiero di me e non triste....al diavolo era solo un sogno e nulla di più!Un Sith non dovrebbe avere questi dubbi.
La cosa che non riuscivo a concepire era il motivo del perchè il Lord Sith mi avrebbe lasciato in vita.I deboli non dovrebbero essere distrutti?Dovevo stare in guardia e se qualcosa mi avrebbe insospettito non avrei esitato ad uccidere il Sith che mi affiancava.
Così mi preparai ed usci...
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
Valir uscì dalla stanza, trovandosi davanti uno stretto corridoio, cieco a destra, che girava bruscamente a sinistra con una curva a gomito, curva preceduta da una finestra che creava di fatto la deviazione impedendo di proseguire il linea retta, visto che era visibile qualcosa oltre i vetri appannati. Valir seguì il nuovo percorso, che stavolta portava in un'unica direzione, oltrepassando un infinito numero di porte automatiche bloccate, ciascuna di esse contrassegnata da una specie di targhetta fissata al muro solo per un lato, in modo tale che si potesse allungare in fuori, permettendo a chi passeggiava per il corridoio di leggere agevolmente a che tipo di ufficio si stesse avvicinando, senza doversi necessariamente girare verso la parete o la porta interessata. Quel posto sembrava in tutto e per tutto un ospedale, anzi, non un ospedale, ma una clinica privata. D'altronde, gli ospedali di Nar Shaddaa non erano neanche degli ospedali, quanto piuttosto dei lazzaretti o poco più, senza strutture e personale competente. In pratica ti buttavano su un letto e ti lasciavano a te stesso. Per una città al centro dell'attenzione come quella era una cosa piuttosto strana, ma dopotutto nessuno andava sulla Luna del Contrabbandiere per farsi curare. Naturalmente il discorso cambiava per i pazienti cosiddetti "di riguardo", cioè i ricconi che potevano praticamente pagarsi in tutto e per tutto la permanenza in ospedale, i quali avevano allora stuoli di infermieri e medici ai loro piedi. A quel punto, però, non si poteva più parlare di "ospedale pubblico".
In effetti, quella nella quale si trovava il giovane Sith era proprio una clinica privata, come si poteva leggere sulla scritta che adornava la grande porta d'ingresso, collocata presso la piccola ma elegantemente candida hall che Valir aveva raggiunto dopo aver gironzolato per un po' nei corridoi, piuttosto angusti, che, come arterie che raggiungono inevitabilmente il cuore, conducevano tutti verso la grande entrata principale.
Oltre la porta automatica si trovava il suo nuovo "compagno d'avventure", visibilmente impaziente di partire. Sembrava proprio che la missione non potesse aspettare un momento di più. Valir varcò l'uscita ed il Sith, senza aprir bocca, gli fece il gesto di seguirlo: girarono l'angolo ovest della clinica ed in pochi passi raggiunsero la nave del novello compare dell'apprendista, il cui portello era già aperto e li attendeva. La nave era una specie di Infiltratore Sith, per molti versi simile a quello utilizzato dall'antico Lord Maul, ma più piccolo e modificato in parecchi punti con strani componenti... Forse qualche ritrovato aziendale che il suo compagno aveva rimediato... E chissà come lo aveva rimediato... Valir non ebbe nemmeno il tempo di guardarli più da vicino, che l'altro Sith lo spronò a salire il più rapidamente possibile. Valir lo odiò ancor di più per come sembrava trattarlo, ma non se ne preoccupava più di tanto: prima o poi avrebbe sentito il dolce rumore della sua testa che rotolava lontano dal suo corpo e più passava il tempo, più l'apprendista assaporava quel momento. Nel frattempo, salirono sulla nave, i cui motori si accesero e permisero all'Infiltratore di decollare.
Passato qualche minuto dalla partenza, l'altro Sith parlò:
Sith: "Allora, per quanto riguarda questa missione, Lord Traitus mi ha detto che dovremo recarci in uno dei posti che lui ti aveva segnalato sulla mappa della tua nave, quando sei arrivato in questo buco di posto. Si chiama..."
Il Sith pigiò alcuni tasti fino a che una scritta non comparve sul video del computer di bordo.
Sith: "...mmm... "From Dusk Till Dawn", ecco come si chiama. E' uno dei locali nei quali avresti potuto incontrare il nostro Signore, se non fossi stato così debole".
Valir avvampò di rabbia. Tutte, dalla prima alla dannata ultima, una per una, pezzo per pezzo, ogni singola sillaba gli avrebbe fatto rimangiare, prima di squarciargli il ventre e decapitarlo, quel maledetto. Oh... oh... quanto lo odiava... era impossibile definire quanto odio misto a rabbia provasse Valir per quel maledetto Sith... Ma avrebbe avuto la sua vendetta... VOLEVA averla... e presto o tardi Valir l'avrebbe ottenuta.
Sith: "Lord Taitus mi ha detto solo che ha bisogno di tutti e due per questo incarico, ma non il perchè. Sembra che una volta lì dovremo uccidere qualcuno, una persona... ma non mi ha detto chi. Penso ce lo comunicherà una volta raggiiunto quel posto. Per ora, goditi il viaggio".
E rimase in silenzio.
Trascorse una mezz'ora piena. Valir aveva ancora in mente sia il sogno avuto durante il coma, sia tutte le domande che gli avevano affollato la mente quando era uscito dalla vasca del bacta. Ma era soprattutto una, quella che lo tormentava: era morto veramente, oppure no?
Sith: "Se stai pensando a quello che ti è successo..."
Che diavolo...? Forse il Sith si aveva letto nella mente con la Forza? Si era introdotto nei suoi pensieri senza la sua autorizzazione... un nuovo motivo per odiarlo ancora di più.
Sith: "... sappi che le risposte che cerchi te le può dare solo Lord Traitus. Nemmeno il tuo Maestro, il Sith M'abol. Perchè solo Traitus conosce sia i segreti alla base del particolare siero di sua invenzione che ha permesso al tuo debole corpo di vivere, sia le arcane e misteriose tecniche di meditazione Sith che hanno permesso al tuo spirito di restare in questo modo, invece di unirsi alla Forza. Gli sei debitore della vita apprendista, mettitelo bene in testa e lui esigerà da te la totale ed incondizionata fedeltà, a lui ed alla sua causa.
Se solo avessi visto quello che sta preparando, se solo avessi potuto dare una fugace occhiata ai suoi grandiosi piani per il futuro di questa miserabile galassia e dei Sith... Non ti saresti mai sentito così orgoglioso di far parte di noi... Mai. Lui è, è... quello che farà veramente tornare grandi i Sith. E che permetterà di fare cose che prima ci sognavamo soltanto".
L'odiato compare aveva un folle sorriso dipinto sul volto pallido. Sembrava addirittura in una specie di estasi distorta. Poi ne uscì:
Sith: "Lord Traitus ha fatto sue le ancestrali tecniche di meditazione Sith, che secondo alcuni di noi permettono addirittura di scampare alla morte, se utilizzate in tempo. Quando ti ho trafitto con le mie spade, tu non sei morto immediatemente, così Traitus ha potuto restare in contatto, tramite la Forza, con te, subito dopo avermi avvisato via comlink di non finirti. Ma mentre lui incatenava il tuo spirito al tuo corpo, io dovevo salvare le tue spoglie. Così, per colpa della tua debolezza, ho dovuto correre alla prima clinica privata che avesse delle vasche di bacta decenti, uccidere il personale che mi trovavo davanti, stiparlo nelle varie stanze e ficcarti nella vasca contente sia il famoso liquido che il siero generato da Traitus, siero che ho versato dentro al momento giusto dopo essermelo portato dietro. Meno male che ne basta poco... Il cilindro nel quale ti trovavi aveva discrete possibilità di sovraccaricarsi e di friggerti, sai? Aveva un guasto, ma sai com'è... avevo poco tempo..."
Un sorrisetto idiota incrinò la bocca dell'interlocutore dell'apprendista. Valir aveva ormai quasi raggiunto il limite di sopportazione: alla prossima, lo avrebbe spellato vivo...
Sith: "Ma a quanto a pare non bastava. Continuavi a stare male e rischiavi di morire. Traitus ha dovuto intensificare i propri sforzi per salvarti, nonostante ti avesse...perso per un attimo. Quindi forse... si. Per un attimo, per un solo attimo... sei veramente morto".
Il Sith smise di parlare. Valir venne assalito nuovamente dai suoi pensieri e dai dubbi, che sembravano aver rinnovato il proprio vigore nel frattempo. Poi l'altro Sith continuò:
Sith: "Ma Traitus è poi riuscito a "ritrovarti", diciamo. E il suo siero ha fatto finalmente effetto, salvandoti del tutto. Il resto lo sai".
Detto quello, non disse più una parola, anche perchè erano arrivati in quel posto.
La nave atterrò ed i due oscuri compagni ne discesero. Il locale era malandato e lasciato a sè stesso, con le finestre addirittura sbarrate da assi di legno piantate sulle finistre all'esterno. Era piccolo, una costruzione stretta di tre piani, incassata fra gli altri e più alti palazzoni del quartiere, che assomigliava, per squallore e miseria, al "From Dusk Till Dawn". Valir e l'altro si fermarono davanti all'entrata, un buco rettangolare senza neanche la porta, dal quale proveniva un puzzo immondo e nugoli di polvere. A quel punto il Sith aprì nuovamente bocca:
Sith: "Resta un attimo qui, vado a vedere una cosa".
E saprì oltre l'angolo sinistro dell'edificio prima che Valir potesse dire o fare qualcosa. Il giovane apprendista era solo ora, davanti all'angusta entrata della costruzione, che sembrava quasi una enorme testa pronta a divorarlo non appena avesse varcato la soglia...
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
GDR OFF
Jalus fino quando non ci riprendiamo un po in generale con il gdr non mi sembra il caso di postare ....
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
Il nuovo compare di Valir era sparito in pochi secondi, senza fare alcun rumore. La cosa era piuttosto inquietante, sembrava di essere in una di quelle storie macabre che leggevano i ragazzini e la scenografia non aiutava certo. Se la morte fosse stata una casa, forse sarebbe stata proprio quella. Ma Traitus aveva detto che lì si trovava quello che dovevano eliminare. Evidentemente doveva trattarsi di qualcuno difficile da accoppare, visto che Traitus voleva che fossero in due. Chissà... forse era addirittura un Jedi.
Valir rabbrividì, emozionato ed esaltato dalla possibilità di poter finalmente uccidere "uno di loro". Ma prima doveva entrare: i casi erano un paio. O seguiva la stessa strada dell'altro Sith, voltando a sinistra e costeggiando la parte relativa dell'edificio, in cerca di qualche finestra aperta o apertura che gli permettesse di entrare senza passare dalla porta, oppure... passava dalla porta principale, con tutti i rischi del caso. Ma, dopotutto, anche passare per una finestra poteva essere rischioso... Altrimenti c'era l'altro dell'edificio. Volendo c'era anche il tetto, ma viste le ultime esperienze... Per finire, poco sopra la porta era visibile una finestra, raggiungibile con un Salto di Forza, abbastanza ampia da permettere a Valir di attraversarla.
La scelta era piuttosto ampia...
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
GDR ON
L'individuo che mi accompagnava era sparito, nel nulla, ed ora più che mai non mi fidavo di lui, sicuramente era andato a cercare il bersaglio ed ucciderlo per conto suo o oppure era una trappola.Qualsiasi fosse stata delle due dovevo agire!
Mi guardai intorno per vedere analizzare il posto e decidere la strada migliore ed usai il "Salto di Forza" per raggiungere la finestra e così da vedere la situazione al suo interno.Questa volta dovevo essere meno avventato.
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Re: [GdR] Nar Shaddaa
Con un balzo, grazie alla Forza, Valir raggiunse l'apertura, la attraversò e piombò sul pavimento. Si diede subito un'occhiata intorno: davanti a lui un corridoio non più lungo di sei metri terminava in una scala che scendeva al piano inferiore. Ai lati del corridoio si trovavano tre aperture, che un tempo dovevano essere state coperte da una porta, davano sulle rispettive stanze, le quali erano piuttosto piccole. Il pavimento era ancora una volta di legno, ma non c'era odore di marcio in giro, solo un gran puzzo di vecchio. Valir mosse qualche passo, ma un'ombra passò davanti alla finestra da cui era entrato. Affacciatosi fuori, il Sith non vide più nulla. Chiunque fosse era stato dannatamente veloce. L'apprendista si mosse con circospezione. Passò davanti alla prima coppia di porte e vide che le stanze erano provviste di una specie di abbaino.
Un fruscio e di nuovo l'ombra! Prima da una parte poi dall'altra! Era velocissima! E ancora! E ancora!
Poi più niente.
La polvere era una spirale nelle lame di luce che filtravano attraverso le aperture del tetto, intorno solo la penombra. Qualche scricchiolio. Rumore di animaletti, forse topi di Rubill, che correvano qua e là, invisibili...
Gocce di sudore bagnavano la faccia del giovane adepto del buio. Era una missione pericolosa quella, forse più di quel che credeva. Poi eccola...
Un'ombra nacque alla base delle scale e cominciò a salirle, piano, piano, piano. Non faceva rumore. Stava solo salendo ad incontrare Valir...