Carpe diem.

Signore, signori,
dopo lunga elucubrazione finalmente ho capito.
Ho capito perché i giochi ultimamente non mi soddisfano; perché passo furiosamente da una nuova uscita ad un'altra.
Perché passo furiosamente da un gioco ad un altro.
La mancanza di soddisfazione mi fa godere dell'attesa, dei mesi e giorni antecedenti l'uscita della nuova ultima tanto agognata creatura, poi avviene il fattaccio.
Installo il gioco, lo provo, mi ci dedico un po' e, alle prime difficoltà o mancanze dello stesso lo abbandono.
Non completamente, poi ci ritorno; ma nel momento del primo abbandono l'orecchio attento potrebbe distinguere un suono come di vetri che vanno in frantumi.
Quello è il mio cuore.
Il mio cuore videoludico che, tradito dalla mancanza dell'oggetto del desiderio di non essere all'altezza dei suoi sogni, cade e si frantuma.

Scrivevo, nell'incipit, di aver capito.
Ebbene sì, signore e signori, ho capito perché il giocare non sarà più come prima.
Mi manca un elemento fondamentale, mi manca il tempo.
Ma non il tempo in senso stretto (ho la fortuna di avere un lavoro che mi permette di ritagliarmi gli spazi che, quasi, voglio), bensì il tempo anagrafico.
Non riesco più a giocare senza pensare che potrei, nello stesso tempo che dedico al gioco, fare altre cose.
Attenzione, non dico cose come guardare la televisione o ascoltare musica o leggere libri: quelle sono cose che tutt'ora continuo a fare.
Il problema, il nodo gordiano, è qui.
A fare cosa?
Forse a vivere?
Credetemi, Amici di gioco, davvero non lo so.
Forse, potrei azzardare, mi rendo conto in maniera sempre più forte e marcata che la candela si sta bruciando, che il tempo dedicato a potere fare luce sta diventando sempre di meno.
Alle volte, la sera, vengo preso da questi pensieri e mi viene l'ansia.
Brucia la candela.
Ricordate i pomeriggi, da bambini? Sembravano eterni.
Pomeriggi a immaginare, giocare, ridere e scherzare.
Ora, purtroppo, non è più così e la consapevolezza che tutto ciò non ritornerà è l'unica consolazione che ci rimane.
Sì, la consapevolezza. Giocare consapevolmente, sapere che mentre sono lì ed affronto mostri o sconfiggo eserciti, in realtà ho nuovamente sedici anni.
E la fine della candela sembra non esserci.
Ecco perché allora provo a giocare, perché provo a ritagliare momenti che andranno perduti come lacrime nella pioggia.
Vediamo un po' cosa uscirà nei prossimi mesi...

Beh. Questa te la rubo per la posta...

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In effetti ottimo spunto, mi ci ritrovo pienamente

Il mio problema é che prima i videogiochi erano l'unico interesse, mentre adesso ne ho altri e col passare del tempo cambiano anche le prioritá.
Prima giocavo anche di sera tardi, ma adesso ho deciso che sono piú importanti due-tre ore di sonno in piú, magari leggendo qualcosa prima di dormire.
Inoltre ho visto troppi titoli che promettevano miracoli e invece pur essendo validi, ti facevano capire che puoi campare senza problemi senza di loro.

Un altro problema é paradossalmente l'abbondanza di offerta dovuta anche ai vari sconti, che spesso impedisce di concentrarsi su un unico gioco.

Infine siamo talmente bombardati da informazioni sui vari giochi, che ormai cessano di essere una sorpresa: come ho scritto volevo rifarmi il pc per giocare The witcher 3, ma poi dopo aver letto che erano giá previsti due dlc, ho deciso di rimandare l'acquisto a tempo indeterminato.

Paradossalmente sono riuscito a godermi solo dei titoli che non mi ero filato o di cui sapevo poco, tipo Napoleon total war, Knights of pen and paper 2 e la saga di Sorcery: in teoria basterebbe non leggere nulla sui giochi che c'interessano, peró oggi é difficile con le informazioni che quasi ti seguono anche quando parcheggi la macchina.

Per me sono gli altri interessi che,a parità di tempo a disposizione, mi divertono di più.

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