Editoriale a rischio flame, ma ci proviamo lo stesso...
Partendo dall'azzeccatissima iniziativa dei Radiohead e finendo a parlare di tutt'altro, nei giorni scorsi riflettevo con il Gaburri di come la pirateria, nella sua illegalità ecc., costituisca - forse, ed è l'argomento di oggi - un volano positivo anche nelle vendite dei giochi (e non solo).
Il campo in cui sto entrando è minato, me ne rendo conto, quindi per quanto la mia stazza me lo consenta cercherò di muovermi adagio adagio.
Che per i produttori di hardware ne traggano beneficio credo sia un fatto ormai assodato, e non più oggetto di scalpore, senza per questo dover tornare a parlare delle PSX modificate. Basti pensare che il Nintendo DS ha superato cinquanta milioni di pezzi venduti, e all'attuale costo di una cartuccia "per l'homebrew".
Che possano trarne vantaggio anche gli sviluppatori è meno scontato, ma comunque legittimo parlarne.
Credo che il ragionamento valga soprattutto per i titoli più attesi, più "desiderati", quindi più scaricati e giocati.
Non sono pochi, credo, quelli che si scaricano un gioco, lo provano, lo finiscono anche, e sull'onda dell'entusiasmo decidano - magari non il giorno stesso - di comprarlo originale.
Chi ci smena più di tutti? Probabilmente le software house minori, che non hanno alle spalle l'Electronic Arts di turno, e le cui sorti dipendono dal vendere o meno 2000 copie del loro lavoro.
Quante volte vi siete trovati nella situazione "scaricato-comprato", anche non videoludica (parlo di film, musica...)?