Siamo d'accordo, ma non riesco a scordare l'unico anno che mi son fatto in Curva Sud per seguire l'ASRoma.
Il misto di calcio+estetica fascista+droghe leggere è stato teRibile, e la vena violenta non mancava mai.
Perche' sei Giuovine, nel '68 la situazione era identica ma la maggior parte delle curve esponeva simboli opposti. unica differenza a oggi.
Il tifo calcistico e il mondo ultras con la politica e le ideologie non c'entra praticamente niente ( bhe la politica spesso lo sfrutta ma a parte questo... )
vabbè, l'estetica delle curve è un po' così, in generale.
Cioè, io l'unica volta che sono andato in curva a vedere il Lecco sono finito a tirare carta igienica al portiere avversario.
Ti travia.
Era una provocazione futurista
Hai spezzato le reni all'italiano
Bisogna osare
Aggredire non solo la vita, ma anche la grammatica
Bronson non perdi mai l'occasione
Spoiler:Svizzera, dice no ai minareti
Referendum, il 57,5% favorevole al divieto. I sondaggi prevedevano una sconfitta dell'iniziativa dei conservatori
GINEVRA - Il 57,5% dei votanti svizzeri ha detto sì al divieto di costruire nuovi minareti, secondo i risultati definitivi del referendum svoltosi oggi nella Confederazione.
Il risultato del voto costituisce una sorpresa poiché smentisce i sondaggi che prevedevano un rifiuto dell'iniziativa promossa dalla destra nazional-conservarice. Si tratta inoltre di una sconfitta per il governo che aveva fatto campagna contro la proposta, insieme alla maggioranza dei partiti. La proposta di nuovo articolo costituzionale contro la costruzione di minareti è stata approvata da tutti i 26 cantoni della Confederazione tranne quattro: Basilea-città, cantone di Vaud, Ginevra e Neuchatel che la hanno respinta.
"Dalla Svizzera giunge un segnale chiaro: sì ai campanili no ai minareti": lo ha detto all'ANSA il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, interpellato sul risultato del referendum. "Quel che sembra emergere dalla scelta del popolo svizzero - spiega Calderoli - è da una parte il rispetto per la libertà di religione e dall'altra la necessità di mettere un freno agli aspetti politici e propagandistici legati all'Islam". "E' una cosa che dovrebbe far riflettere anche da noi - conclude il ministro leghista - in Svizzera si mette un freno mentre in Italia si ipotizza addirittura la nascita di un partito islamico, e quindi di un partito religioso, alla luce delle proposte di diritto di cittadinanza e quindi di voto".
Il no ai minareti, non è un no al diritto di preghiera per i musulmani, ha affermato oggi il parlamentare svizzero Oskar Freysinger dell'Unione democratica di centro (Udc), tra i principali promotori del referendum per il divieto di costruzione di nuovi minareti. "Il divieto dei minareti non cambierà niente per i musulmani che potranno continuare a praticare la loro religione, a pregare e a riunirsi. Si tratta di un messaggio, la società civile vuole mettere un freno agli aspetti politico-giuridici dell'Islam", ha detto Freysinger alla televisione svizzera.
I musulmani, che sono il 5% della popolazione elvetica, dispongono di circa 200 luoghi di preghiera in Svizzera, ma solo quattro minareti, che non sono usati per il richiamo alla preghiera.
DELUSIONE VESCOVI - La vittoria dei sì nel referendum anti-minareti in Svizzera è "un ostacolo sulla via dell'integrazione e del dialogo interreligioso nel mutuo rispetto", secondo la Conferenza dei vescovi svizzeri. "Non abbiamo saputo rispondere ad alcune paure legate all'integrazione di diverse religioni e culture in Svizzera", ha ammesso il portavoce Walter Mueller citat dall'agenzia di stampa svizzera Ats. A suo avviso, ha influito sul risultato anche la situazione dei cristiani, vittime di discriminazione e oppressione, in alcuni paesi musulmani.
GOVERNO NON E' RIFIUTO MUSULMANI - "L'odierna decisione popolare riguarda soltanto l'edificazione di nuovi minareti e non significa un rifiuto della comunità dei musulmani, della loro religione e della loro cultura. Il governo se ne fa garante", ha affermato il ministro svizzero di giustizia e polizia, Eveline Widmer-Schlump. Il governo svizzero "rispetta" la decisione della maggioranza dei cittadini svizzeri e dei cantoni che hanno approvato oggi l'iniziativa popolare 'Contro l'edificazione di minaretì . "In Svizzera - scrive il governo in una nota - sarà quindi vietato costruire nuovi minareti". Tuttavia, "l'esito della votazione non ha effetto sui quattro minareti già esistenti e l'edificazione di moschee continua a essere possibile. Anche in futuro in Svizzera i musulmani potranno quindi coltivare il proprio credo religioso praticandolo individualmente o in comunita", precisa il governo.
LEADER ISLAMICI, 'INDEGNO DEL PAESE' - La vittoria del sì nel referendum contro la costruzione di nuovi minareti, secondo il presidente del Coordinamento delle organizzazioni islamiche in Svizzera (Cois), Farhad Afshar, è "indegno della Svizzera", accusando anche i partiti politici elvetici di non essersi impegnati nella campagna referendaria, di non averla "presa sul serio". Citato dal sito del giornale Tribune de Geneve (Tdg), Afshar ha detto che il voto tocca il diritto fondamentale sulla tutela delle minoranze. "La cosa per noi (musulmani) più dolorosa non è il divieto dei minareti, ma il messaggio inviato con questo voto", ha detto, aggiungendo che "i musulmani non si sentono accettati in quanto comunità religiosa". Intanto, sempre secondo il sito del Tdg, la comunità islamica di Langenthal, nel cantone di Berna, la cui domanda di costruire un minareto è bloccata da un ricorso, ha detto che se ora le autorità comunali si opporranno ancora appoggiandosi al risultato del referendum, la comunità è pronta a ricorrere alla Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo per difendere il suo diritto al libero esercizio della religione.
PRIMO MINARETO FU ERETTO DA SUCHARD - Il primo minareto "svizzero" fu costruito nel 1865 a Serriére (cantone di Neuchatel) dal magnate del cioccolato Philippe Suchard, appassionato di architettura orientale. Si trattava però di una costruzione privata e a semplice scopo estetico. La prima vera moschea con minareto fu eretta nel 1963 a Zurigo. Il minareto di Ginevra e stato costruito nel 1978 e sono poi seguiti quelli di Winterthur (Zurigo ) e di Wangen bei Olten (Soletta). Nessuno di questi minareti è utilizzato per chiamare i fedeli alla preghiera, come invece è tradizione nei Paesi musulmani.
L'esito di questo referendum fa pensare.
Già rompono le bolas i campanili, immagino il minareto con le casse a palla che sparano preghiere in lingue sconosciute
Ma fa pensare che cosa?Spoiler:Svizzera, dice no ai minareti
Referendum, il 57,5% favorevole al divieto. I sondaggi prevedevano una sconfitta dell'iniziativa dei conservatori
GINEVRA - Il 57,5% dei votanti svizzeri ha detto sì al divieto di costruire nuovi minareti, secondo i risultati definitivi del referendum svoltosi oggi nella Confederazione.
Il risultato del voto costituisce una sorpresa poiché smentisce i sondaggi che prevedevano un rifiuto dell'iniziativa promossa dalla destra nazional-conservarice. Si tratta inoltre di una sconfitta per il governo che aveva fatto campagna contro la proposta, insieme alla maggioranza dei partiti. La proposta di nuovo articolo costituzionale contro la costruzione di minareti è stata approvata da tutti i 26 cantoni della Confederazione tranne quattro: Basilea-città, cantone di Vaud, Ginevra e Neuchatel che la hanno respinta.
"Dalla Svizzera giunge un segnale chiaro: sì ai campanili no ai minareti": lo ha detto all'ANSA il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, interpellato sul risultato del referendum. "Quel che sembra emergere dalla scelta del popolo svizzero - spiega Calderoli - è da una parte il rispetto per la libertà di religione e dall'altra la necessità di mettere un freno agli aspetti politici e propagandistici legati all'Islam". "E' una cosa che dovrebbe far riflettere anche da noi - conclude il ministro leghista - in Svizzera si mette un freno mentre in Italia si ipotizza addirittura la nascita di un partito islamico, e quindi di un partito religioso, alla luce delle proposte di diritto di cittadinanza e quindi di voto".
Il no ai minareti, non è un no al diritto di preghiera per i musulmani, ha affermato oggi il parlamentare svizzero Oskar Freysinger dell'Unione democratica di centro (Udc), tra i principali promotori del referendum per il divieto di costruzione di nuovi minareti. "Il divieto dei minareti non cambierà niente per i musulmani che potranno continuare a praticare la loro religione, a pregare e a riunirsi. Si tratta di un messaggio, la società civile vuole mettere un freno agli aspetti politico-giuridici dell'Islam", ha detto Freysinger alla televisione svizzera.
I musulmani, che sono il 5% della popolazione elvetica, dispongono di circa 200 luoghi di preghiera in Svizzera, ma solo quattro minareti, che non sono usati per il richiamo alla preghiera.
DELUSIONE VESCOVI - La vittoria dei sì nel referendum anti-minareti in Svizzera è "un ostacolo sulla via dell'integrazione e del dialogo interreligioso nel mutuo rispetto", secondo la Conferenza dei vescovi svizzeri. "Non abbiamo saputo rispondere ad alcune paure legate all'integrazione di diverse religioni e culture in Svizzera", ha ammesso il portavoce Walter Mueller citat dall'agenzia di stampa svizzera Ats. A suo avviso, ha influito sul risultato anche la situazione dei cristiani, vittime di discriminazione e oppressione, in alcuni paesi musulmani.
GOVERNO NON E' RIFIUTO MUSULMANI - "L'odierna decisione popolare riguarda soltanto l'edificazione di nuovi minareti e non significa un rifiuto della comunità dei musulmani, della loro religione e della loro cultura. Il governo se ne fa garante", ha affermato il ministro svizzero di giustizia e polizia, Eveline Widmer-Schlump. Il governo svizzero "rispetta" la decisione della maggioranza dei cittadini svizzeri e dei cantoni che hanno approvato oggi l'iniziativa popolare 'Contro l'edificazione di minaretì . "In Svizzera - scrive il governo in una nota - sarà quindi vietato costruire nuovi minareti". Tuttavia, "l'esito della votazione non ha effetto sui quattro minareti già esistenti e l'edificazione di moschee continua a essere possibile. Anche in futuro in Svizzera i musulmani potranno quindi coltivare il proprio credo religioso praticandolo individualmente o in comunita", precisa il governo.
LEADER ISLAMICI, 'INDEGNO DEL PAESE' - La vittoria del sì nel referendum contro la costruzione di nuovi minareti, secondo il presidente del Coordinamento delle organizzazioni islamiche in Svizzera (Cois), Farhad Afshar, è "indegno della Svizzera", accusando anche i partiti politici elvetici di non essersi impegnati nella campagna referendaria, di non averla "presa sul serio". Citato dal sito del giornale Tribune de Geneve (Tdg), Afshar ha detto che il voto tocca il diritto fondamentale sulla tutela delle minoranze. "La cosa per noi (musulmani) più dolorosa non è il divieto dei minareti, ma il messaggio inviato con questo voto", ha detto, aggiungendo che "i musulmani non si sentono accettati in quanto comunità religiosa". Intanto, sempre secondo il sito del Tdg, la comunità islamica di Langenthal, nel cantone di Berna, la cui domanda di costruire un minareto è bloccata da un ricorso, ha detto che se ora le autorità comunali si opporranno ancora appoggiandosi al risultato del referendum, la comunità è pronta a ricorrere alla Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo per difendere il suo diritto al libero esercizio della religione.
PRIMO MINARETO FU ERETTO DA SUCHARD - Il primo minareto "svizzero" fu costruito nel 1865 a Serriére (cantone di Neuchatel) dal magnate del cioccolato Philippe Suchard, appassionato di architettura orientale. Si trattava però di una costruzione privata e a semplice scopo estetico. La prima vera moschea con minareto fu eretta nel 1963 a Zurigo. Il minareto di Ginevra e stato costruito nel 1978 e sono poi seguiti quelli di Winterthur (Zurigo ) e di Wangen bei Olten (Soletta). Nessuno di questi minareti è utilizzato per chiamare i fedeli alla preghiera, come invece è tradizione nei Paesi musulmani.
L'esito di questo referendum fa pensare.
Le moschee/minareti non li vuole NESSUNO, a parte alcuni personaggi nostrani, che sembrano tanti solo perché fanno più casino
Mi piacerebbe conoscere il dato di affluenza.
Ultima modifica di Chiwaz; 29-11-09 alle 19:30:39
Quello è sui minareti, non sulle moschee
No dai, pure luiRoma, 29 nov. (Apcom) - Il referendum svizzero che boccia la costruzione di minareti è una "lezione di civiltà" e ora l'Italia deve inserire la croce nel tricolore. Lo chiede il leghista Roberto Castelli: "Ancora una volta dagli svizzeri ci viene una lezione di civilta'. Il messaggio, che arriva soprattutto a noi che viviamo vicini a questa terra, e' forte. Occorre un segnale forte per battere l'ideologia massonica e filoislamica che purtroppo attraversa anche le forze alleate della Lega".
"Credo - conclude - che la Lega Nord possa e debba nel prossimo disegno di legge di riforma costituzionale chiedere l'inserimento della croce nella bandiera italiana".
la croce
ma non potava proprre di importare più formaggio e cioccolato, invece?
ma non è come dire "i campanili no, le chiese si" ?
ci manca solo la repubblica cattolica italiana
Rilancio: mettiamoci pure la pizza e il mandolino
Ehhhh, che mondo strano....Secondo il dossier il leader di al qaeda avrebbe potuto essere prEso tora bora
Bin Laden, il rapporto del Senato
« Nel 2001 Usa a un passo dalla cattura»
Il rapporto del Senato americano: «Rumsfeld fermò l'operazione». Il fallimento 3 mesi dopo l'attaco alle Torri
MILANO - Nel dicembre del 2001, Osama Bin Laden era accerchiato e le truppe americane «senza ombra di dubbio» erano vicine alle sua cattura. Il numero uno di Al Qaeda si trovava a Tora Bora, in Afghanistan, ma i vertici militari presero la decisione di non attaccare il suo rifugio con tutte le forze a disposizione. Lo rivela un rapporto che la Commissione per gli Affari Internazionali ha svolto per il Senato dal titolo significativo: «How we failed to get bin Laden and Why it matters today» («Come abbiamo fallito a catturare Bin Laden e perché ciò è importante oggi»). Nel rapporto, pubblicato sul sito del Senato dove sarà presentato lunedì e il cui principale relatore è il senatore John Kerry, si legge che il fallimento nella cattura del leader di Al Qaida tre mesi dopo l'attacco alle Torri Gemelle ha avuto conseguenze terribili sulla lunga distanza e soprattutto ha posto le basi per l'attuale recrudescenza della guerriglia talebana in Afghanistan e per i conflitti interni che sconvolgono il Pakistan. Il dossier imputa all'allora segretario alla Difesa Donald Rumsfeld e all'ex comandante del Centcom, Tommy Franks, una decisione dalle «conseguenze disastrose». Non è la prima volta che Kerry, candidato democratico alla presidenza nel 2004, parla della fallita cattura di Osama Bin Laden già nel 2001. Da anni, il senatore accusa l'amministrazione Bush di essersi fatta sfuggire il leader del terrore sulle montagne dell'Afghanistan, tre mesi dopo l'11 settembre.
LE CONSEGUENZE DELLA MANCATA CATTURA - Nell'introduzione del rapporto che sarà pubblicato lunedì, proprio alla vigilia dell'annuncio del presidente degli Stati Uniti Barack Obama sul «surge» necessario per «finire il lavoro» contro i talebani ed Al Qaeda, John Kerry, presidente della commissione Esteri del Senato, scrive: «Quando siamo andati in guerra meno di un mese dopo gli attacchi dell'11 settembre, l'obiettivo era quello di distruggere Al Qaeda e uccidere o catturare il suo leader, Osama Bin Laden e altri importanti personaggi. La nostra incapacità di concludere il lavoro alla fine del 2001 ha contribuito al conflitto di oggi che mette a rischio non solo le nostre truppe e quelle dei nostri alleati, ma la stabilità di una regione cruciale e instabile».
LE ACCUSE - Ancora, il rapporto commissionato dal senatore Kerry, ex candidato democratico alla Casa Bianca nel 2004 contro George W. Bush e intitolato «Tora Bora rivista: come abbiamo fallito nel prendere Bin Laden e perché questo importa oggi» denuncia: «Rimuovere il leader di Al Qaeda dal campo di battaglia otto anni fa non avrebbe eliminato la minaccia estremista nel mondo. Ma le decisioni che hanno aperto la porta alla sua fuga in Pakistan hanno permesso a Bin Laden di emergere come potente figura simbolica che continua ad attrarre flussi costanti di denaro e ad ispirare fanatici nel mondo. Il fallimento nel completare il lavoro rappresenta un'opportunità persa che ha alterato per sempre il corso del conflitto in Afghanistan e il futuro del terrorismo internazionale». Il documento - basato anche su dati non classificati del governo e su interviste con partecipanti all'operazione - sostiene con certezza che il leader di Al Qaeda si nascondeva tra le montagne di Tora Bora in un momento in cui gli Stati Uniti avevano i mezzi più che sufficienti per dare avvio a un'operazione rapida con migliaia di uomini. «Osama Bin Laden era a portata di mano a Tora Bora - si legge nel rapporto - Accerchiato in uno dei posti più impervi della terra, lui e centinaia dei suoi uomini resistettero instancabilmente ai bombardamenti americani, quasi a 100 raid al giorno». Il leader di Al Qaeda «si aspettava di morire - rivela ancora il dossier - Le sue ultime volontá e il suo testamento scritti il 14 dicembre riflettevano il suo fatalismo. Diede istruzioni alle moglie di non risposarsi e chiedere scusa ai suoi figli per essersi dedicato al jihad».
29 novembre 2009