...ho aspettato qualche giorno per scrivere queste righe.
Trilogia della città di K. è uno di quei romanzi che pretende attenzione e va digerito una volta concluso.
Non capita spesso di trovarsi di fronte ad un capolavoro di simile portata.
Si inizia con scandalo e disgusto.
Ci si disorienta continuando... e poi al terzo romanzo ci viene proposta una "rilettura" dei fatti (come promesso in copertina, fra l'altro) che un po' stordisce, e molto piu', colpisce il lettore come un pugno nello stomaco quando si dipana "il mistero" messo in piedi maliziosamente dall'autrice.
In realtà non ho affatto gradito l'espediente letterario "alla Mazzantini", per citare un'autrice moderna,
Spoiler:
pero' ne capisco la necessità.
E capisco anche tutto il disgusto che il protagonista vuole raccontarci. Ha i suoi perchè. Ha la sua esperienza atroce di ragazzo illuso ingiustamente dal Destino avverso. Un'esperienza terribile che scopriremo solo piu' avanti.. e che pure aspettandoci il peggio ...
..bhè al peggio non c'è mai fine, si dice, ed è vero.
Incredibile che la Grande Guerra sia un male minore rispetto la concretezza del dramma familiare.
A volte i Grandi problemi del Mondo ci sfiorano appena lascinadoci insensibili, se l'apocallisse è dentro. I protagonisti del romanzo rendono questo messaggio dirompente.
Ho fatto molta fatica a leggere le ultime pagine.
La storia si incurva su se stessa, si ri-racconta, si ri-legge da nuovi punti di vista, pare svelarsi quando invece ci regala ancora un'ulteriore inganno.. caldo e rassicurante a questo punto, come una bugia che vogliamo sentirci raccontare perchè la verità, lo intuiamo, farà male. L'autrice ci ha insegnato che a tutto c'è un Perchè. Non ci deluderà mai, purtroppo, fino alla fine.
Il terzo libro raggiunge momenti di strazio assoluto, a volte ho avuto voglia di prendere per il bavero il "tizio" e gridargli in faccia. "MA COME PUOI ESSERE COSI'?? COME PUOI NEGARE ANCHE QUESTO A *****!!!" ...per poi ricredermi, almeno parzialmente, quando la narrazione cambia ancora una volta punto di vista.
Ágota Kristóf si dimostra davvero brava a giocare con la storia e i suoi protagonisti. A spostare il lettore negli occhi di chi meglio puo' "ingannarlo" in quel momento, senza pero' allontanarlo troppo dalla verità, ma fornendogli i pezzi del puzzle senza il disegno globale per ricomporlo... o meglio senza "la chiave". Le perdono l'inganno... perchè romanzi del genere fanno venire voglia di leggere, e le perdono gli "scandali" messi li' apposta per urtare la sensibilità dello spettatore e distrarlo dal porsi le domande giuste allontanandolo dai perchè.
Complimenti anche per il coraggio. (Ricordo che originalmente i libri furono pubblicati separatamente) Scrivere due libri come "Il Grande Quaderno" e "La prova" rischiando di atterrire il lettore e scoraggiarlo dal chiudere il tutto col capitolo finale significa credere fortemente nelle proprie ragioni e nella forza del messaggio. Un messaggio che arriva duro come un macigno nel finale superbo.
Complimenti davvero!