CATANIA - Si ascoltano ancora oggi storie di donne costrette a pagare professionalmente a caro prezzo il loro desiderio di essere mamme, ma la parabola di Giusi Malato scavalca la pura giurisprudenza del lavoro. Suona, piuttosto, come un grande tradimento dello sport.
Considerata la più grande giocatrice di pallanuoto nella grande storia di questa disciplina in Italia, in vasca con la calottina e poi da allenatrice Giusi ha riempito di trofei la bacheca della società catanese Orizzonte. Ma oggi proprio la blasonata Orizzonte le ha dato il benservito: esonerata perché mamma.
Dapprima incredula, poi ferita e offesa, Giusi scrive così una lettera aperta per raccontare la sua vicenda. "Sono colpevole di avere dato alla luce mio figlio Diego – dice la grande pallanuotista -. esonerata per maternità nonostante la squadra quest'anno abbia vinto sia lo scudetto, sia la Coppa Campioni".
Ma questi sono solo i più recenti successi di una carriera incredibile. Quando era centro-boa dell’Orizzonte Geymonat Catania, Giusi Malato vinse 14 scudetti consecutivi e ben sei coppe dei campioni, rappresentando il club catanese nel periodo d’oro della nazionale italiana ribattezzato “setterosa”: medaglia d’oro ad Atene 2004, campione del mondo nel 1998 e nel 2001, vicecampione nel 2003, quattro volte in cima all’Europa, tra 1995 e 2003. Il 2003 è sicuramente il suo anno, quando viene insignita della "calottina d'oro" quale migliore pallanuotista del mondo, unica donna nell'albo d'oro del premio.
Un palmares che meriterebbe quantomeno il rispetto. Invece oggi Giusi si ritrova a scrivere una lettera di questo tenore: “Da donna, da mamma e da sportiva che conosce e rispetta i sani principi della competizione agonistica non posso che restare sorpresa, delusa, esterrefatta nel rileggere le motivazioni per le quali sono stata allontanata. Colpevole per la mia maternità ".
"In questi anni – prosegue Giusi - in acqua o a bordo vasca, sono stata orgogliosa di portare in alto non solo la pallanuoto, ma anche il nome della mia città. Tanto orgogliosa che ho sacrificato anche tutti i mesi della mia gravidanza, fino al momento del parto. Non vi dico cosa provo da donna: nascondere i propri pensieri reali dietro un evento, per me e per i miei amici veri, lietissimo, come la nascita di mio figlio Diego, è una vigliaccheria: non si può costruire un castello solido sulla sabbia”.
“Ai dirigenti - conclude l'olimpionica - dico soltanto una cosa: ai vostri figli spero diate un esempio diverso, certamente più educativo, di quello che ho ricevuto io".
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