A domanda assurda, domande ancora più assurde e provocatorie, come dice - più o meno - il proverbio.
Quello immaginato nel titolo dell'editoriale potrebbe essere un mondo meno ricco di proposte (dal punto di vista videoludico, si intendo)? Oppure più articolato e più vario?
La possibilità - che molti, troppi sfruttano - di poter giocare aggratise costituisce un incentivo per gli sviluppatori e i publisher a osare qualcosa di più per cercare di accapparrarsi i clienti paganti, o al contrario li spinge ad appiattirsi su proposte poco interessanti, non abbastanza innovative e/o sperimentali, senza troppo coraggio?
O sostanzialmente le due cose si bilanciano, con qualcuno che osa e qualcuno meno, o tutti che ogni tanto osano e altre volte no, e sostanzialmente - pirateria o non pirateria - la situazione non cambierebbe più di tanto?
Quando si lancia sul mercato un videogioco oggi, la concorrenza non è solo contro i titoli analoghi: la fatica non è solo quella di riuscire a emergere in un genere inflazionato o particolarmente affollato (ma ce ne sono di non inflazionati?). Occorre, come nel primissimo Prince of Persia, combattere ANCHE contro se stessi, contro le versioni "gratuite" del proprio prodotto.
Se in generale - penso ai mobili, alle auto, alle lavatrici o ai lettori MP3 o altri generi di consumo "fisici", è "sufficiente" convincere la gente a comprare A piuttosto che B, nel settore dei videogiochi la fatica è infinitamente superiore: occorre convincere la gente a comprare. Che è molto, molto più difficile.