Non ci siamo forse stupiti quando abbiamo scoperto che EA spende per il marketing il doppio - se non il triplo - della cifra stanziata per lo sviluppo di un videogame? In un mondo perfetto, tutti quei soldi bruciati nella pubblicità uno vorrebbe magari vederli investiti in qualità e buon gameplay, giusto? Eppure è il marketing, non la bontà in sé e per sé, a garantire la migliore "resa" commerciale di un prodotto. Non lo dico io, ma una ricerca di EEDAR secondo cui un grosso investimento promozionale può rendere fino a tre volte tanto i bei voti accumulati nelle recensioni.
Che non ci fossero poi tutte queste correlazioni tra i voti delle review e dei vari aggregatori tipo Metacritic (una delle ossessioni degli sviluppatori che rischiano di perdere importanti bonus di produzione se il loro gioco non raggiunge un determinato valore medio, e dei publisher che temono il tracollo delle vendite se le recensioni non sono tutte positive) e i risultati di vendita di un gioco è cosa di cui abbiamo parlato anche qualche settimana fa.
L'ultima ricerca di EEDAR pare proprio confermarlo, e dice che gli sviluppatori devono imparare ad accettare il fatto che un titolo mediocre supportato da una grossa campagna di marketing venderà molto meglio di un ottimo prodotto con uno scarso supporto finanziario. "Potete realizzare il miglior gioco del mondo e non importa. So che è scoraggiante per gli sviluppatori, ma è la verità", dice Jesse Divnich del gruppo di studio in un intervento al Montreal International Games Summit.
Lo studio ha analizzato tutti i giochi usciti tra l'inizio del 2007 e la fine del 2008, tenendo conto delle diverse configurazioni e offerte (esclusive per una piattaforma, console portatili, ecc.), giungendo sempre alla conclusione che il marketing puro conta più della qualità. Divnich ci fa sapere che il primo Bioshock, forte di una campagna da cinque milioni e mezzo di dollari negli Stati Uniti, ha venduto più o meno il doppio di Dead Space, che aveva un budget di "soli" due milioni.
Diciamo che i risultati della ricerca, ossia che le recensioni valgono poco più della carta su cui sono stampate (e immaginatevi quelle online!), sono scoraggianti per gli sviluppatori, ma anche un po' per noi che di mestiere scriviamo di videogiochi. Per una volta però cerchiamo di non essere pessimisti! L'aspetto positivo di tutto questo è che i publisher smetteranno di fare pressione alla stampa per strappare voti alti ai propri giochi in cambio di esclusive e ricatti sulle campagne pubblicitarie!